domenica 22 agosto 2010

Abbraccio gay?
O dell'omofobia intrinseca dell'Arma dei Carabinieri
e dell'inedia delle associazioni gay.

Stavolta L'espresso ha superato se stesso e, in piena sintonia col carabiniere che si è sentito disturbato dall'abbraccio di due ragazzi, etichetta un gesto di affetto tra due ragazzi (gay) come abbraccio gay. Così titola infatti il settimanale l'articolo online pubblicato ieri:

Abbraccio gay, il carabiniere li caccia

Capisco la necessità di attirare l'attenzione del pubblico e di riassumere, in un titolo, l'essenza della notizia, ma Tommaso Cervo (se il titolo l'ha scelto lui, non si sa mai...) stavolta ha proprio toppato.

La notizia è nota a tutti. Mirco Vigni di 24 anni, di Pistoia, dopo aver lavorato tutta la notte al Priscilla Caffè, un locale gay, dove lavora da due anni, della vicina Torre del Lago, si reca nel bar Cusimano, in via San Francesco, nel centro di Viareggio. Sono le 5,30 del mattino. Con lui l'amico Fabio Frati, di Prato, di anni 22, che da inizio giugno lavora come cameriere al Buddy (altro locale gay, entrambi di proprietà di Alessio De Giorgi, direttore del portale Gay.it).
Fabio è seduto al tavolo, Mirco è in piedi, alle sue spalle. Mirco abbraccia Fabio, da dietro. Un abbraccio fraterno visto che i due sono solo amici. Abbraccio fraterno vuol dire senza baci.
Un carabiniere (di un gruppo di 4, seduti pochi tavoli più in là) urla loro contro di andare ad abbracciarsi da un'altra parte perchè quello è un luogo pubblico  che si riempe di bambini (alle 5 e 30 i bambini ancora non c'erano, ma ci sarebbero stati). Invece c'erano 15 altri avventori nel bar, tutti adulti. Mirko non si lascia intimidire e chiede al carabiniere se avrebbe detto la stessa cosa se avesse abbracciato una ragazza. Il carabiniere, infastidito, alza ancora di più la voce e ripete che se ne devono andare. Mirco non demorde, si avvicina al bancone e, mentre chiede il conto, sollecita al proprietario, rimasto in silenzio, ad intervenire visto che i carabinieri gli stavano mandando via un cliente non in quanto forze dell'ordine, ma in quanto normali avventori (altrimenti avrebbero formalizzato un reato, un'accusa). Il proprietario del bar però non interviene. E Mirco e Fabio sono costretti ad andarsene.

Ora perchè intitolare l'articolo con quell'aggettivo? Senza nemmeno le virgolette?
Davvero un abbraccio tra due ragazzi è un abbraccio gay?
Questa svista semantica fa parte della stessa cultura patriarcale e maschilista che legge in un gesto d'affetto un indizio di orientamento sessuale.
Se il carabiniere ha la colpa (doppia, di cittadino e di rappresentante dell'Arma) di cacciare due ragazzi solo perché si stanno abbracciando, l'Espresso ha l'altrettanto grave colpa di leggere in chiave omosessuale un semplice abbraccio.
Cos'è che rende quell'abbraccio gay? Il fatto che lo sono i due che si abbracciano?
Quindi un abbraccio tra due ragazzi etero è un abbraccio etero e dunque tollerato?
Allora cos'è che dà fastidio il gesto d'affetto tra due maschi o che a farlo siano due gay?

Non ci si rende conto che queste etichette dividono il genere umano in sub categorie razziste omofobe,  odiose e risibili?

Un abbraccio è un abbraccio chiunque lo compia. Il giornalista (o chi per lui) non ha giustificazioni: se con gay voleva alludere al fatto che ad abbracciarsi erano due uomini toppa perchè identità di genere nulla centra con orientamento sessuale (se voleva intendere che le due persone fossero entrambe di sesso maschile); se voleva intendere che l'abbraccio tra due ragazzi ha dato fastidio al carabiniere perchè da lui interpretato come gay doveva spiegarsi meglio e sottolineare la fobia del carabiniere che legge in una chiave omosessuale un abbraccio amicale se infine voleva sottolineare che l'abbraccio era gay perchè a darselo erano due gay anche il giornalista (o chi ha scelto il titolo) non è meno omofobo del carabiniere.
Non vanno formati solamente i Carabinieri ma anche i giornalisti.
Sì formazione. Così ha detto il Maggiore Pasquali, comandante della Compagnia Carabinieri di Viareggio il quale, contattato da Paolo Patanè,  presidente di Aricgay, si è reso disponibile a valutare eventuali momenti formativi per il personale impegnato a Viareggio e Torre del Lago. Il comandate ha porto le sue scuse a nome dell’Arma e lo assicurato che valuterà dal punto di vista disciplinare il comportamento dell’appuntato, rendendosi disponibile a valutare eventuali denunce penali che i ragazzi potrebbero adire anche se, dinanzi le scuse del Comandante, hanno rinunciato. Così ha dichiarato alla conferenza stampa (alla quale oltre ai due ragazzi e a Patanè, ha partecipato anche Alessio De Giorgi tutti ritratti nella foto insieme all'attivista Letizia Tassinari al blog della quale devo molto per i dati  riportati in questo post).


Certo accettare le scuse da un'Arma che non accetta tra i suoi membri persone manifestatamene omosessuali, perchè l'omosessualità è considerata lesiva dell'istituzione, sa un poco di presa in giro.
Per cui pur apprezzando immensamente le parole del Comandante Pasquali  bisognerebbe ricordare anche a lui soprattutto per non fare del carabiniere una singolo che sbaglia, e l'unico colpevole di omofobia in questa storia, che l'omofobia nell'arma dei Carabinieri è coltivata in casa.
Ma l'Arcigay, come ogni associazione omosessuale, è troppo compromessa con la politica di rappresentanza per condurre con coerenza una battaglia contro ogni forma di omofobia o fare una seria controinformazione.

Borghesemente a Patanè (non me ne voglia cito lui ma potrei citare mille altri) bastano le scuse di un Comandente dei Carabinieri per concludere la cosa, mentre un vero militante gay, avrebbe appena cominciato, sfruttando l'occasione per chiedere all'Arma di autoeducarsi contro ogni forma di discriminazione, anche quella omofobica,  senza fare polemiche, con pieno spirito di collaborazione, come il medico che cerca di aiutare il malato a guarire senza umiliarlo.

Ma vuoi mettere? L'arma ha chiesto scusa e tutto finisce a tarallucci e vino...


fonti consultate per questo blog


Il blog di Letiza Tassinari
L'Espresso
La Repubblica cronaca di Firenze

Domanda birichina dopo la ...melanzanata di Favara

Grave episodio di omofobia questa mattina a Favara. Una coppia gay è infatti stata insultata mentre si trovava in una traversa nei pressi della zona in cui oggi si teneva il mercato settimanale da un venditore di ortaggi. La loro unica "colpa", l'essersi scambiati un bacio. L'ambulante, vista la scena, ha infatti prima afferrato una melanzana e l'ha scagliata all'indirizzo di uno dei due, che è stato leggermente graffiato ad una spalla, e ha poi iniziato a inveire con parole volgari e minacciose. La coppia, composta da turisti italiani, dopo qualche istante di tensione ha deciso di allontanarsi. Un fatto grave e sicuramente deprecabile figlio, purtroppo, dell'arretratezza culturale. I due pare non abbiano sporto denuncia.(fonte Agrigentonotizie.it)
Ma perchè, quando veniamo aggrediti, invece di allontanarci non reagiamo? Con un altro bacio? Rivendicando con orgoglio il nostro orientamento sessuale? Andando a baccajare contro l'intollerante di turno? Mandandogli pacificamente  all'aria le altre melanzane del banchetto? Se le percosse ci atterrano e richiedono l'intervento delle forze dell'ordine e della Magistratura, i commenti aggressivi, il lancio di melanzane, i Carabinieri che ci cacciano via, ci impongo di incazzarci, di reagire duramente, con fermezza, senza pavidità. A muso duro.