venerdì 29 luglio 2011

Ancora sulle proposte di legge contro l'omofobia

A volte nel criticare le ragioni di chi considera giuste le pregiudiziali di costituzionalità delle proposte di legge contro l'omofobia mi sento un po' come Donchisciotte contro i mulini a vento. Come dite?! Avete ragione! Più Sancho Panza che Donchisciotte...
Ma questa volta vorrei porre una parola definitiva su quanti si intestardiscono nel dire che una legge contro l'omofobia non sia opportuna per la causa.
Non sto parlando delle pregiudiziali tecniche di costituzionalità delle due proposte di legge. Ma parlo del timore o della rabbia (a seconda di chi solleva la critica) che una legge contro l'omofobia  induce nelle persone gay etero, lesbiche e trans.
Sono delle osservazioni così facili da fare, apparentemente così di buon senso, che pure io ci sono caduto qualche anno fa, prima cioè di iniziare a confrontarmi con altre persone su questi argomenti (poco importa il loro orientamento sessuale) persone che facevano e fanno politica, che, semplificato brutalmente, stanno in mezzo alla gente.

Sono due, semplificando, le obiezioni che vengono sollevate all'opportunità di una siffatta legge.

1) Una legge contro l'omofobia crea dei paria, cioè dei deboli che hanno bisogno di una legge ad hoc. Gay lesbiche e trans devono essere difesi in quanto cittadini non per il loro specifico gay lesbico e trans. E' quello che scrivevo io nel 2007 su paesaniniland quando questo blog ancora non esisteva.
Allora credevo che:


(...) nvece di fare dei casi di intolleranza nei confronti delle persone omosessuali uno dei tanti esempi di un’Italia sempre più intollerante verso le diversità (immigrati, donne, portatori di handicap, avversari politici e quant’altro) la voglia di protagonismo di (certo) movimento omosessuale chiede leggi ad hoc solo per sé, e, pretende dal ministro Fioroni che nelle norme antibullismo si menzioni l’omofobia, invece di farsi carico del peso di un’intolleranza che è unica e coesa. Vuole, cioè …hammurabizzare le leggi contro la violenza, contro il razzismo, contro l’intolleranza.

È una mentalità di categoria che mi fa orrore, che trovo politicamente sbagliata e sinistramente destrorsa.
Anche io partivo da un presupposto sbagliato, cioè che la legge contro l'omofobia deve sanzionare prima di tutto l'insulto.

E questa è l'obiezione numero 2.
2) Una siffatta legge è un reato di opinione che non è proprio una legge democratica. E via le solite citazioni di Voltaire, etc...


L'omofobia però non è sopratutto un insulto: a frocio, a lesbica. 

Partendo da una considerazione sbagliata cioè che il problema sia quello di usare le parole gay e lesbica per offendere le persone facevo delle giuste osservazioni:

Dare del gay a qualcuno non è omofobia. È omofobia quando si insulta un gay perché lo si odia… Ma che senso ha dare del gay a un gay? (mi immagino la risposta: “sì e fiero di esserlo” oppure, “per servirla..”). Chi dà del gay a qualcuno lo fa per insultarlo, che il malcapitato in questione lo sia davvero o no. Chi usa la parola “frocio” come insulto la percepisce come termine intercambiabile con “negro”, “extracomunitario”, “handicappato”, “zingaro”, “comunista” “ebreo” tutte categorie che sono malviste dai …deficienti di cui sopra. Fa parte di una cultura (sic) maschilista, intollerante e profondamente ignorante, che bisogna combattere ma non con leggine …hammurabiche che elenchino tutte le possibili varianti e basta scomodare una categoria non prevista dalla legge per essere fregati. È la violenza dell’intolleranza, il maschilismo, la profonda ignoranza e l’asservimento ai luoghi comuni che bisogna combattere. È lì che nasce l’omofobia, sorella (ehm) di tutte le intolleranze. Non è solo una questione semantica, o sociologica, ma anche e soprattutto politica.
È facile protestare pro domo sua e finché i gay scenderanno in piazza chiedendo di essere tutelati in quanto gay cioè alieni minoritari che abbisognano di diritti ad hoc…. e non come cittadini italiani che si sentono violati nel diritto di non essere molestati o discriminati, la vecchina benpensante che passa per strada e vede la manifestazione di protesta penserà: “certo che protestano! So’ froci! Pensano agli interessi loro”.
Ma se il …frocio scende in piazza perché una moglie è stata picchiata dal marito, perché una donna è stata stuprata, un bambino violentato, un extracomunitario insultato o malmenato, qualcuno offeso non dalla parola frocio ma “ebreo”, “negro” o “extracomunitario” e il gay, riconoscendo in quegli atti di violenza e intolleranza la stessa radice di quelli rivolti alla propria persona, ne denuncia l’incompatibilità con uno stato veramente democratico, non rinunciando al proprio vissuto ma partendo da quello per difendere un diritto di tutti la vecchina vedendoli marciare penserà “Ammazza!! Se so incazzati pure i froci… allora ’sta cosa è proprio grave…”.
Ho cambiato idea? In questo caso no. Allora dov'è l'errore? Sta altrove, sta nella premessa. Sta nell'uso che facciamo della parola omofobia.
In quello che vogliamo indicare con questa parola.
L'omofobia non consta nell'usare le parole gay e lesbica e suoi sinonimi per insultare qualcun*.
O meglio, è una forma di omofobia ma è come per il maschilismo, nessuno si sogna di chiedere una legge contro il maschilismo.
Omofobia (e transfobia) indica qualcos'altro, indica tutta quella serie di convinzioni, di affermazioni, di credenze, di opinioni sull'omosessualità  (e il transessualismo) che portano molti a dire che le persone omosessuali (e trans) sono malate, promiscue, moralmente disordinate, tendenti alla pedofilia, al sesso compulsivo, incapaci all'affettività e a crearsi una famiglia.
Perché tutti questi pensieri e queste opinioni confluiscono in un immaginario collettivo che fa percepire froci lesbiche e trans come errori della natura al massimo da compatire ma non certo da usare come fonte di paragone o metro di giudizio.
Sarebbe questo lo specifico che, omofobicamente, qualcuno irride come incostituzionale,  portando come esempio mille altre minoranze: gli obesi, gli albini, i nani, i calvi… (il giornale)
Un immaginario collettivo che contribuisce a discriminare gay lesbiche e trans non consentendo che vengano visti come persone degne di cittadinanza democratica applicando una distinzione, una  esclusione, una restrizione basata sull'orientamento e sull'identità sessuale avendo come scopo   e/o   effetto   quello di   distruggere   o   di   compromettere   il riconoscimento,  il  godimento  o  l’esercizio,  in  condizioni  di  parità,  dei  diritti  dell’uomo  e della donna e  delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale e culturale o in ogni altro settore della vita pubblica.

Ecco l'errore di prospettiva, cui molti sono incappati, in buona o cattiva fede.

La parte in corsivo non è farina del mio sacco ma una parte della legge 13 ottobre 1975, n. 654 (legge "Reale") quella modificata dal decreto Mancino e oggi conosciuta col suo nome, che ratificava la convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, aperta alla firma a New York il 7 marzo 1966. In quella legge si legge
l’espressione  “discriminazione  razziale”  sta  ad  indicare  ogni
distinzione, esclusione, restrizione o preferenza basata sulla razza, il colore, l’ascendenza o l’origine nazionale   o   etnica,   che   abbia   lo   scopo   o   l’effetto   di   distruggere   o   di   compromettere   il riconoscimento,  il  godimento  o  l’esercizio,  in  condizioni  di  parità,  dei  diritti  dell’uomo  e  delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale e culturale o in ogni altro settore della vita pubblica.
Secondo la legge Mancino non si possono scrivere, dire, diffondere, opinioni contro persone in base alla razza colore origine nazionale etnica o religiosa perchè promuovono discriminazione e odio.
La proposta di legge dell'IdV voleva estendere questo divieto anche all'omosessualità e al transessualismo (oltre che ripristinare il vecchio impianto della legge edulcorato da un recente decreto ).

E non è vero come si dice da più parti che bastano le leggi che già ci sono.
Perché quel che si riconosce con l'inserimento di odio per orientamento e identità sessuale (trasformato in omofobia e transfobia perchè così consigliato dalla maggioranza che bocciò già nel 2009 le stesse proposte di legge sempre per incostituzionalità non riconoscendo all'espressione orientamento sessuale un significato preciso) è riconsocere che le persone sono uguali e hanno pari dignità anche per l'orientamento sessuale. Qualcuno invece vorrebbe che lesbiche gay e trans continuino a rimanere nell'anonimato e nell'invisibilità dalle quali si sono sottratte a fatica in questi ultimi 30 anni. Perché non è vero che il movimento non ha fatto nulla per la causa ha reso visibili le persone gay e lesbiche (purtroppo non ancora quelle transessuali).

Allora la prossima volta che qualcuno dice che non bisogna rammaricarsi perchè le due proposte di legge contro l'omofobia in parlamento  non sono nemmeno state discusse perchè giudicate incostituzionali digli di smettere.

Perché danneggia anche te.

1 commento:

Johan Liebert ha detto...

Ho come il sospetto che io e te, forse, neanche sapendolo, abbiamo una qualche forma di telepatia, perché proprio ora ho scritto un post programmato per le 4 di oggi circa lo stesso argomento.

Inutile, io e te sulla questione non saremo mai d'accordo, e mi sta pure bene, ci mancherebbe altro. Abbiamo, evidentemente, gli stessi obiettivi, ma strade diametralmente opposte.