venerdì 5 agosto 2011

E' morto Rudolf Bradza l'ultimo superstite tra i triangoli rosa dei campi di sterminio nazisti

Rudolf Brazda era stato deportato nel campo di concentramento di Buchenwald - il campo di sterminio nel quale fu più intensamente sperimentato l’annientamento da lavoro -  l’8 agosto del 1942. Vi rimase fino alla liberazione, l’11 aprile 1945. Tre anni di lavori forzati, prigioniero numero 7952, come gli era stato tatuato sul braccio, Rudolf era  l’ultimo superstite tra i “Triangoli rosa”, gli internati nei campi di concentramento a causa della loro omosessualità. Il triangolo rosa era il pezzo di stoffa che veniva cucito sulla loro divisa. Il colore rosa era stato scelto ovviamente per scherno nei confronti di chi era giudicato intrinsecamente effeminato; alle lesbiche internate fu imposto invece il triangolo nero delle "asociali" (il che rende difficile risalire alla causa dell'asocialità per questo sule lesbiche internate si hanno darti meno precisi).
I nazisti utilizzarono i gay anche come cavie per esperimenti medici, somministrando loro iniezioni ormonali e sottoponendoli a lobotomie o castrazioni.

L'omosessualità era vietata dal paragrafo 175 del codice penale tedesco in vigore dal 15 maggio 1871 al 10 marzo 1994.
Proprio per questo motivo, per essere i triangoli rosa dei carcerati per una legge non promulgata dal nazismo (anche se il nazismo la inasprì, facendola passare da reato civile a reato penale, annoverando tra le pratiche sessuali punite col carcere qualunque atto sessuale tra due uomini e non solamente il sesso anale) a differenza degli altri internati gli omosessuali non sono mai stati risarciti dal governo tedesco.
Anzi  quelli che non nascosero il loro orientamento sessuale dopo il nazismo vennero di nuovo imprigionati.
Heinz Dörmer, subì 20 anni di reclusione prima nei campi di concentramento nazisti e poi nelle carceri della Repubblica Federale Tedesca, mentre Helmut Corsini, dal campo di Buchenwald passò direttamente alle carceri nazionali.

Rudolf Brazda è morto all'età di 98 anni.


Per scrivere queste note mi sono basato sull'articolo de La Stampa e su altre fonti riportate in calce. Nell'articolo del quotidiano torinese c'è una foto di Rudolf  con una buffa didascalia:
Rudolf Brazda a Berlino di fronte
ad un monumento per gli omosessuali
uccisi nei campi di sterminio


Un monumento, come non fosse identificabile o come se Berlino ne avesse diversi (in realtà c'è una lapide all'uscita della stazione della metropolita di Nollendorfplatz...)
Un sito dell'Arcigay elenca i monumenti in memoria dei triangoli rosa sparsi worldwide
In realtà si tratta del monumento per le vittime omosessuali dei campi di concentramento costruito a Berlino, vicino alla Porta di Brandeburgo, su una radura erbosa del parco cittadino del Tiergarten, di fronte al memoriale per le vittime ebree dell'Olocausto (eretto nel 2005).
Tra i diciassette progetti selezionati dalla giuria è stato scelto quello di due artisti scandinavi residenti a Berlino, il danese Michael Elmgreen e il norvegese Ingar Dragset.

Il monumento, inaugurato nel 2008,  mantenendo lo stile del memoriale per le vittime ebree, è costituito da un unico blocco di cemento grigio largo 4 mt e alto 3 che su un lato, ad altezza d'uomo, ha una finestra attraverso la quale il visitatore può guardare un filmato a loop, cioè a proiezione continua, nel quale, dallo stesso punto di vista in cui si trova il visitatore in quel momento, sono stati filmati due ragazzi mentre si baciano.





Quando sono andato a Berlino (dove ho scattato le immagini che vedete) ho assistito alla descrizione di una splendida guida americana che spiegava a una coppia di turisti alcune implicazioni politiche del monumento.
Il monumento infatti ricorda esclusivamente i triangoli rosa, cioè i gay e non le lesbiche che, come ho già detto,  non avevano un simbolo che le identificasse in quanto lesbiche essendo internate invece come persone asociali dunque col triangolo nero. Ciononostante gli autori del monumento Michael Elmgreen & Ingar Dragset hanno previsto ogni due anni un cambio immagine sullo schermo: i due uomini si alterneranno a due donne che si scambiano il bacio.
Nonostante ciò, diceva la guida, le lesbiche si sono risnetite per quella che è a tutti gli effeti una esclusione: perchè non pensare più semplicemente a un solo filmato che ritraesse sempre e non ogni due anni entrambe le coppie? In effetti anche io mentre vedevo il filmato avevo fatto lo stesso pensiero: e le ragazze?!?!

Mentre mi documentavo sul monumento ho trovato questo incongruo e inesatto commento sul sito dell'arcigay che elenca i monumenti sparsi per il mondo:
All'inaugurazione non ha potuto essere presente alcun sopravvissuto dei campi di concentramento: l'ultimo testimone dello sterminio, Pierre Seel, un francese dell'Alsazia, è morto nel novembre 2005. Aveva raccontato in un libro pubblicato nel 1994 la sua tragica vicenda, di quando, deportato a 17 anni, vide il suo fidanzato 18enne divorato vivo dai cani davanti ad altri prigionieri.


la cui fonte è accreditata, nell'articolo al sito Gaynews. In realtà Pierre Seel è l'unico francese sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti ad avere apertamente testimoniato la sua esperienza.


Ed ecco come il problema della memoria è un argomento serio contro la rigorosità del quale si infrangono anche gli articoli scritti con le migliori intenzioni. Speriamo che in questo mio post non ci siano troppe imprecisioni...






articoli consultati per questo post:


La Stampa
wikipedia (voce triangolo rosa)
wikipedia (voce Pierre Seel
sito Arcigay  sui monumenti alla memoria
articolo gaynews che annuncia la costruzione del monumento
articolo di gaynews che annuncia l'inaugurazione del monumento 









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