sabato 24 settembre 2011

Listaouting all'amatriciana e indigesta a tutti.

Bufala, occasione persa, svuotamento del suo significato politico, anche questo blog oggi ha preso posizione come tutti sulla pubblicazione dei 10 nomi, secchi, tutti di uomini, pubblicata dal blog. Ieri La Stampa pubblica un articolo nel quale raccoglie dichiarazioni varie che si distinguono per la consonanza di idee tra persone che dovrebbero essere su fronti opposti:

Mauro Cutrufo (Pdl), prima coglie l’occasione per attaccare internet definendolo «un’arma pericolosissima». E poi invoca l’intervento del ministro dell’Interno per fermare «il massacro mediatico».


Secondo il Garante per la Privacy, Francesco Pizzetti, «è assolutamente illecito» pubblicare i dati sulle tendenze sessuali delle persone senza il loro consenso, «indipendentemente dal fatto se si tratti di eterosessuali o omosessuali». «È una bufala che fomenta l’ignoranza», interviene anche il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, nonché una «diffamazione gratuita». Quest’ultimo termine però piace poco a Dario Ginefra (Pd). Definire qualcuno omosessuale, replica, «non può essere considerato un insulto e quindi neanche una diffamazione».

Il Palazzo reagisce. Così si «distrugge la privacy», continua il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto. È un altro esempio di «sistema Boffo», sostengono i radicali. È un modo «estremo di fare battaglia politica che non fa parte della mia cultura», afferma Paola Concia (Pd) che, della battaglia contro l’omofobia, ne ha fatto una bandiera. Molti dei diretti interessati reagiscono. Chi con ironia. Chi con indignazione. Ci sono «centinaia di donne in apprensione» per me, ribatte Mario Baccini (Misto-Pdl). A cominciare «da mia moglie». Meglio nella lista dei gay che in quella degli «interisti occulti», dice da buon juventino Massimo Corsaro (Pdl). Sono un «banale eterosessuale», taglia corto il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri. «Fantasie malate, tutte sciocchezze», reagisce più piccato il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni. Ma se gli altri politici tirati in ballo scelgono il silenzio, quasi tutte le associazioni omosessuali contestano l’iniziativa.

Secondo il presidente dell’Arcigay [Patanè] la lista di proscrizione pubblicata sul sito è solo «un’operazione spregevole che ridicolizza» le battaglie contro la discriminazione di genere. [sic!]  È solo «un outing all’amatriciana», minimizza il portavoce di Gay Center, Fabrizio Marrazzo. Si tratta di un’iniziativa irricevibile», osserva Rossana Praitano del Circolo Mario Mieli. L’unico che giustifica la pubblicazione dell’elenco è Aurelio Mancuso, un esponente del mondo gay considerato da molti l’ispiratore della trovata: «È il frutto dell’indignazione di chi quotidianamente subisce violenze e insulti», ribatte. «È una denuncia contro l’ipocrisia della politica».
A parte lo svarione che confonde  orientamento sessuale con identità di genere è interessante notare come tutti quelli citati (evidenziati in nero) siano contro l'outing, mentre gli unici  a dire qualcosa di sensato, e di positivo per la causa, siano Aurelio Mancuso e Dario Ginefra (PD) evidenziati in rosso.

Mi chiedo, e vi chiedo, come mai questa consonanza di interventi? Questa difesa a oltranza della casta? Fatta così con l'accetta, generalizzando, senza fare distinguo confondendo merito con metodo?

Certo molto lo si deve al giornalista (anonimo) che ha scritto il pezzo e che lascia fori voci altrettanto autorevoli che invece hanno spiegato le ragioni dell'outing (quelle vere).


Così Giuseppina La Delfa presidente di Famiglie Arcobaleno sul blog gayfreedom sostiene  l'outing ricordando come
Tutti noi cittadini abbiamo il diritto di conoscere i potenti a cui affidiamo le sorti della nazione, e il pubblico in generale ha il diritto di sapere a chi ha a che fare. Reputo i parlamentari e gli ecclesiastici omosessuali omofobi, ipocriti e bugiardi, doppiamente responsabili delle violenze che la mia comunità subisce ogni giorno, responsabili dei suicidi, degli assassini, responsabili delle difficoltà grandi e piccole del nostro vivere quotidiano.

Oppure Aldo Busi sul blog Dagospia inneggia "fuori i nomi", ricordando che i

politici o uomini pubblici italiani, quali giornalisti, artisti, ecclesiastici che, omosessuali (...) si macchiano del crimine dell’omofobia, cioè che contribuiscono, notamente in Parlamento e nelle chiese e nei giornali e nelle televisioni, ad affossare ogni legge favorevole ai diritti delle persone dello stesso sesso desiderose di convivere stabilmente (e di adottare e di godere della reversibilità della pensione e dell’affitto e dell’eredità patrimoniale) tutelate come le comuni coppie formate da campioni del sesso opposto – le quali, a ben vedere, contraddittoriamente alle insane politiche procreazioniste e quindi religiosamente guerrafondaie, godono di ogni diritto anche se, proprio come una comune coppia omosessuale, non hanno generato nient’altro, reddito a parte.

(...)

Grazie all’outing (...) non è l’omosessuale nascosto che viene costretto a uscire allo scoperto, bensì il modo omertoso, mafioso, ricattatatorio che costui, un ricattato ben prezzolato e un ammalato con tanti servizievoli e sevizievoli dottori al suo capezzale, ha di vivere la sua omosessualità ledendo, per eccessiva difesa di uno stato patologico suo personale (corroborato e facilitato però dal privilegio del potere e dal potere del privilegio), il comune cittadino omosessuale che vive apertamente la sua naturale opzione sentimentale e sensoriale sprovvisto di ogni legittimazione e tutela legislativa.

Quindi ben venga ogni possibile outing, poiché la violenza al libero arbitrio che con l’outing subirebbero questi gay occulti delle alte sfere omofobe e reazionarie del Paese è infinitamente minore della violenza che da sempre le loro corsie preferenziali, i loro stipendi e pensioni, i loro clan, la loro vampiresca ipocrisia fanno subire ai più e al Paese tutto e alla Comunità Europea intera. (...)

Ma, nonostante queste autorevoli eccezioni, dà nell'occhio la difesa a oltranza della privacy degli omofobi.
Così mentre mentre tutti i rappresentanti delle associazioni gay citati nell'articolo de LA Stampa non sanno nemmeno distinguere tra gay, bisex ed etero che vanno con le trans (e se non fanno nemmeno questo MA CHE COSA CI STANNO A FARE?) i diretti interessati presentano le credenziali di eterosessualità glissando sul fatto che esiste la bisessualità e che si è etero anche se si va con le trans.


C'è poi chi deve distinguersi facendosi pubblicità in maniera sfacciata come Alessio De Giorgi, direttore del sito Gay.it che sul suo sito partendo da considerazioni condivisibili rimarcando la totale assenza del supporto di prove (fotografie, testimonianze o altro) e ponendo alcune domande ineludibili Chi ha deciso quali nomi pubblicare e quali no? Come sono stati raccolti questi nomi? Sulla base di quali prove è stato deciso di inserirli in questa lista? Cosa c'è a supporto di queste affermazioni? Siamo proprio sicuri che tutti i personaggi inseriti in questa lista siano effettivamente omosessuali o piuttosto sono solo pettegolezzi, dicerie, discorsi da bar?
spaccia furbamente per outing un articolo pubblicato tempo fa (e del quale questo blog si era già occupato) che era un puro articolo di gossip:
Nel 2008 Gay.it fece il primo "outing" della storia italiana. Oggetto dello "svelamento" della sua omosessualità fu Beppe Convertini, che a quei tempi era un attore sulla cresta dell'onda, un personaggio che si presentava in tutti i rotocalchi italiani come "fidanzato ideale" delle donne italiane in compagnia di belle ragazze.

De Giorgi glissa sul fatto che, però, Convertini non è un omofobo,  è solo un bisex velato (e nell'articolo la bisessualità è ridotta a mera omosessualità) la cui unica colpa era presentarsi come etero e non come bisex. Cioè questo sì un atto che viola la privacy d un personaggio pubblico per pura pruderie da pettegolezzo (come il sito ci ha ben abituato) che, e ci vuole fegato, De Giorgi presenta come inchiesta giornalistica.




Insomma questi e quello pari sono





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