lunedì 13 giugno 2011

Roma Europride 2011: de che te lamenti?

"Ma cosa hai da lamentarti?", mi chiede un amico su Faccialibro, leggendo il mio post precedente. Lui crede che ci sia rimasto male di non aver trovato stranieri da intervistare prima della partenza del corteo, e che abbia rotto gli occhiali perchè di stranieri ce n'erano eccome, solo che, dice, non li ho visti io. Crede che mi lamenti solo di questo e io invece mi lamento di ben altro! Ora che tutto è (finalmente!) finito, in attesa dei risultati sul referendum, issue molto più importante della riuscita di questo pride..., provo a rispondere così, all'impronta, a questa domanda, ampliandola dal significato originale col quale il mio amico me l'aveva fatta e espandendola a tutto il pride.
Di che ti lamenti?

1) il localismo italiano. Questo pride sembrava un pride locale, al limite nazionale, ma del tutto italiano. Non basta la presenza di cittadini europei, non basta nemmeno quella di militanza dei vari gruppi e associazioni venuti da tutta Europa (c'è un elenco degli accreditati, degli aderenti?).  E' stato pensato uno spazio dove incontrarsi, confrontarsi, parlarsi? Come dite, c'erano i quattro chioschi con la bira e la pizza, a 7 euro e 50 del Pride Park?!?! Io parlo di uno spazio politico. Nulla si è fatto per rendere questo pride europeo oltre al suo nome. Sul palco del dopo sfilata le solite drag che fanno tanto colore (locale) ma che di politico non hanno (più) nulla. Vi immaginate la loro pochezza se non ci fosse stata Lady Gaga? Pochezza di idee a partire dal manifesto politico il peggiore a memoria di pride italiano, il più pavido, omocentrato, privo di una vera analisi politica che vada al di la della froceria.
Un pride tutto in italiano in barba a chi l'italiano non lo parla. D'altronde NESSUNO DI NOI PARLA INGLESE! E allora chi ha capito cosa ha detto sabato sera Lady Gaga? Nessuno a leggere la traduzione che gira per la rete...

2) Rivendicazioni politiche.
Dopo il discorso di Lady Gaga in inglese Praitano e Patanè hanno leccato il culo a chi ha dato loro soldi e/o patrocini: regione provincia e comune, ringraziandoli profusamente (facendo finta di dimenticare le dichiarazioni omofobiche di Alemanno e Polverini...) e non ringraziando (ma che modo democristiano di parlare) il parlamento che non ci fa una leggina (uffa sob)!
Non una critica ai tagli alla cultura, alla politica di controllo dei flussi migratori,  ai non riconoscimenti alle famiglie di fatto etero, non una critica alle condizioni economiche degli operai che prendono stipendi dimezzati rispetto il resto d'Europa, nessuna critica ai tagli alla scuola, nessuna esortazione ad andare a votare al referendum  (senza esprimere una dichiarazione di voto, ma ricordare di farlo...).
Questo Pride vive in un mondo parallelo avulso dal resto d'Italia, d'Europa e del mondo, dove tutte le froce sono contente se una tipa qualunque che ha avuto la fortuna di conquistare l'attenzione dei media con azzeccate strategie di marketing è lì, privilegiata com'è, piena di soldi com'è, a dirci che noi poveri gay  e lesbiche siamo poveri e emarginati.

3) Il liberismo di questo pride.
A cominciare dallo sfruttamento dei volontari e delle volontarie che non hanno percepito un centesimo (i soldi servivano a pagare l'hotel a Lady Gaga...) nemmeno l'obolo di stagista, secondo lo stesso principio di sfruttamento dei padroni. E allora la CGLIL avrebbe fatto bene  a pensarci prima di aderire a questo pride che è stato organizzato con lo stesso principio di sfruttamento dei padroni  (e pensare che c'è chi ha avuto la faccia tosta di fare un pezzo su di loro ma che bel contentino!!!).
Un pride tutto consumi (a prezzi non certo da festa dell'unità) e pochi contenuti politici  e culturali (gli eventi proposti al Pride Park seguiti da poca gente e tutti rigorosamente in italiano) non certo pensati per una comunità internazionale ma per i soliti quattro gatti che invece di andare a ballare vogliono pensare...
Ballo sballo e sesso (le saune romane facevano orario continuato...) per tacere dei 600 euro che si pagava all'organizzazione per ogni carro (ce n'erano 35...).

4) Lo spessore politico della parata. Slogan? Pensiero rivendicativo? Manifesto diffuso e discusso? Ma no si è partecipato alla parata cantando RAFFAELLA CARRA' come si va a Cannes o a Venezia, perchè è un evento mondano e si sa la mondanità è frocia.
E invece di fare la rivoluzione francese perchè raiuno manda la diretta del pride solo perchè c'è Lady Gaga ce ne compiacciamo come di una conquista acquisita. Infatti appena Gaga finisce, tutti vanno via, di corsa, pronti a riversarsi alla festa al Palalottomatica (per la modica cifra di 30 euro). 
Un pride che è lo specchio di un paese svuotato di cultura e di politica, senza curiosità né spirito critico, totalmente obnubilato dall'agenda setting della televisione attraverso i cui occhi si cerca di leggere un mondo complesso con lenti di plastica finte di un consumismo che si spaccia per benessere mentre asfissia le ultime menti libere.

5) Le lotte interne del movimento, per cui una parte si sente di non riconsocere la parte avversaria e non gli permette in quanto realtà associativa consolidata di partecipare al pride perchè non riconosciuta (da chi?).
E' tutto merito di Praitano e Patanè ai quali non interessa fare un discorso politico (Presidente! Lei ha portato a Roma un dittatore, noi abbiamo portato Lady Gaga!) ma incassare il successo mediatico di un pride fatto a colpi di ospiti e lustrini e dove la politica è al minimo storico.

6) Il tutto sulle spalle della comunità glbt, pessima gestione di una rappresentanza che non ha più ragione di essere, svuotata com'è da qualunque contenuto che non sia la discoteca e il bere e le sigarette (siamo il paese europeo col più alto numero di tabagisti e alcolisti).
Perché io che non rappresento che me stesso (e che non sono nessuno) a un incontro organizzato dal Coordinamento Roma Pride sono potuto intervenire senza problemi, mentre  al comitato stesso non è stata data possibilità di partecipare (magnanima democrazia italiana) al pride.

E questi sono solo i primi punti che mi vengono così, a caldo, per cui ci sarebbe da lamentarsi.

E ora torniamo alle cose serie e vediamo i risultai del referendum.

Amina Araf? Ha 40 anni e vive in georgia, USA.

Nel 1993, Peter Steiner sul New Yorker disegnò una vignetta che ritrae un cane davanti al computer con sotto scritto: Su Internet, nessuno sa che sei un cane” Una frase diventata il simbolo dell’anonimità che si può avere sulla rete.

Purtroppo siamo state tutti vittime di questo anonimato. 

E' stato scoperto infatti che Amina Araf  la blogger che tutti credevamo arrestata dalle forze dell'ordine siriane non è mai esistita. A gestire il suo blog e a spacciarsi per lei è Tom MacMaster un americano  di 40 anni, della Georgia che per 4 mesi si è finto una coraggiosa dissidente siriana.

Lo ha confessato lui stesso quando, messo alle strette da alcuni quotidiani e molti siti internet, ha pubblicato un post sul blog di Amina intitolato “Scuse ai lettori” firmandolo col suo vero nome Tom MacMaster, Istanbul, Turchia, 12 giugno 2011 dove l'uomo si è recato in vacanza con la moglie.
Non mi aspettavo un livello di attenzione del genere - scrive sul blog-. Mentre il personaggio era di fantasia, i fatti raccontati su questo blog sono veri e non fuorvianti rispetto alla situazione sul campo. Io credo di non aver danneggiato nessuno. Gli eventi vengono plasmati dalle persone che li vivono su base quotidiana. Ho solo cercato di gettare luce su di essi per un pubblico occidentale. Questa esperienza ha tristemente confermato i mio modo di sentire riguardo alla copertura spesso superficiale del Medio Oriente e la presenza pervasiva di forme di Orientalismo liberale. In ogni caso sono rimasto profondamente toccato dalle reazioni dei lettori.

Il primo indizio sulla vera identità di Amina sono state le sue foto che sono risultate falseessendo di una ragazza londinese, Jelena Lecic come scrive il Wall Street Journal. Prego che Amina ritorni sana e salva alla sua famiglia ma è chiaro che io non sono lei, nonostante la mia foto sia legata a questa storia, ha detto Lecic in un comunicato stampa.
Il Washington Post e il sito Electronic Intifada hanno seguito alcune tracce che portavano fino a MacMaster e a sua moglie Britta Froelicher. Dapprima i due hanno negato tutto. Poi, domenica sera, poco prima della pubblicazione del post, Froelicher ha confessatoSiamo in vacanza in Turchia e vogliamo solo stare tranquilli e non avere a che fare con la follia del momento. MacMaster ha inviato un email al sito Electronic Intifada, in cui afferma: Faremo una prima intervista con un giornalista di nostra scelta tra 12-24 ore. Dopodiché prenderemo in considerazione gli altri media.

I primi sospetti sono emersi quando si è scoperto che un forum su Yahoo, chiamato “thecrescentland”, era stato creato da qualcuno che usava il nickname ”Amina” e che aveva fornito l’indirizzo di una abitazione a Stone Mountain, in Georgia. Il cui proprietario è proprio Thomas MacMaster, che risultava residente lì con la moglie fino al settembre 2010 (aveva invitato via Facebook gli amici per un barbecue).
MacMaster aveva annunciato su Facebook (e illustrato con foto) il suo trasferimento all’Università di Edinburgo (per un master). La moglie Britta Froelicher partita con lui per seguire corsi sullo “sviluppo economico siriano”.
Nell’album fotografico online della donna c’erano foto di un viaggio dei due in Siria (oscurate ieri notte) e almeno una delle immagini era stata utilizzata anche da “Amina” nel blog.
Il sito Lez Get Real che ospita il blog di “Amina” ha rivelato che aveva notato che l’indirizzo IP dal quale i post erano stati scritti rimandava all’Università di Edinburgo, ma non vi  aveva dato peso perché "Amina"  aveva detto (via email) di usare un proxy anonimo per mascherare il luogo reale da cui digitava (come fanno molti blogger dissidenti).
Anche se questa immensa bufala fa parte dei rischi della rete e ci si è messo poco a scoprire la verità mi stupisco ancora della millanteria della gente, e non mi riferisco al solo MacMaster ma anche a una delle fan del sito che si è spacciata per fidanzata di Amina. Certo quel che colpisce è la verosimiglianza di quanto raccontato e che casi simili già in passato sono successi veramente.
Certo è che su internet passa di tutto e bisogna verificare tre volte prima di credere veramente a quel che si legge. Una doccia fredda per tutt* ma anche un monito per il futuro.

(questo post è costituito sull'articolo, rimaneggiato, di Viviana Mazza pubblicato su il corriere della sera)

Roma Europride 2011

...volevo intervistare gli stranieri e le straniere venut* a Roma per il Pride. Volevo tastare il polso alla partecipazione condivisa e politica di un Pride di respiro Europeo. Volevo chiedere loro cosa pensassero dell'Italia e cosa ne sapessero dell'ammanco di diritti per la comunità glbtqi. Avrei chiesto anche come si erano sentit* accolt* e se avevano da dire qualcosa. Ma gli unici stranieri che ho visto erano turisti che non erano venuti per il pride.
Mi sono dunque limitato a scattare foto con la splendida Nikon di Maicol  e ne ho ricavato un video tributo alle facce belle, bellissimi dei e delle giovani italian*, gay e lesbiche, che hanno riempito le vie di Roma più come dato di fatto come come scelta politica. Erano al Pride perchè ci sono non perchè hanno abbracciato una battaglia politica di visibilità, di richiesta, di rivendicazione. nessuno slogan durante il corteo, nemmeno il trito, ma oggi rimpianto, "lesbica trans e gay fiero di essere quel che sei" scandito da Valdimr Luxuria durante i pride degli anni 90 politicamente distanti anni luce da questo scempio orgiastico di puro consumismo.
Gli unici diritti che la comunità glbtqi sembrano aver guadagnato dopo 40 anni di lotte è il diritto a spendere soldi, in palestre, capi di vestiario e oggetti per la cura della persona, a giudicare dalle presenze al pride, e dagli scatti fatti col mio occhio, parzialissimo e sensibile a quella classica bellezza da cliché, ma chi ha mai detto che la consapevolezza rende immuni?
Ho visto ragazzi  e ragazze partecipare a una festa, a un evento mondano, la cui presenza era sì politica ma solo come gesto partecipatorio, non certo come scelta consapevole e meditata.
Delle facce belle, commoventi, delle facce normali, dove la carnevalata di qualche anno fa è stata sostituita da una fiera e omogenea uniformità.
Eccovi il video.


Ragazzi  e ragazze non italiani c'erano sicuramente ma si sono  inseriti lungo tutto il corteo fino al circo massimo dove 500 mila persone (non il milione millantato da Patanè e soci) hanno riempito poco più di un terzo dell'ex stadio di Roma antica.
Un'organizzazione italiana improvvisata, provinciale, locale, basti pensare che sul palco dopo il corteo gli interventi di Patanè e Praitano non sono stati tradotti in inglese e chi ha tentato di leggere due righe in quella lingua era completamente incomprensibile.
Un pride i cui contenuti politici non sono stati letti, detti, fatti dal Comitato Organizzatore ma da una cantante pop che ha letto in inglese senza la benché minima traduzione il suo proclama.


Ecco la trascrizione del suo discorso, che ho ricavato revisionando il testo pubblicato su Gagatribe thru QueerBlog che si è preso molte licenze interpretative, e non ha riportato le cose proprio come Lady Gaga le ha lette. Ecco la MIA traduzione (sicuramente piena di errori ma almeno più fedele al testo originale)
“Ciao Roma. Quando mi sono imbarcata per la prima volta in questo viaggio artistico e musicale come giovane donna italo-americana, nata in una famiglia completamente di seconda generazione di origini italiane Stefania Joana Angelina Germanotta non conoscevo ancora la passione e il fervore per l'uguaglianza e la giustizia sociale che sarebbero cresciute così profondamente dentro di me. Mano a mano che mi sono avvicinata a ognuno di voi attraverso la musica  la danza, l’arte e la moda, la celebrazione della nostra individualità, mi è apparso chiaro che la mia più grande missione era di diventare parte della gioiosa mobilitazione della comunità Lgbt di tutto il mondo.
Oggi [si toglie gli occhiali da sole] e ogni giorno noi combattiamo per la libertà, combattiamo per la giustizia, chiediamo compassione comprensione e sopratutto vogliamo piena uguaglianza ADESSO! (urlando).
Sono arrabbiata come tanti di voi lo sono qui oggi ma dobbiamo trasformare questa piazza italiana in una cappella elettrica? Esercitiamo la nostra rabbia e battezziamo il nostro dolore e stiamo qui forti oggi proclamiamo la difesa dell’amore.
Per alcuni governi i diritti gay non sono una priorità politica o sociale, e i principi della non discriminazione sono ambigui. Nel mio Paese la trasparenza della democrazia è diventata similarmente affollata e confusa dalla procedura  politica. Mi ritrovo a cercare su google, cambiando da canale a canale dalla radio alla stampa solo per rivelare un atomo di verità politica in relazione alla giustizia sociale.  Io, come voi, voglio vedere le argomentazioni e far parte di questo dibattito, in democrazia mi è stato detto che ho voce in questo dibattito. Sebbene negli Stati Uniti possiamo celebrare i diritti gay e protestare pacificamente noi siamo modellati dalla politica e il processo legislativo ci viene nascosto nel suo continuo cambiare avanti e indietro. [si riferisce alla legge sul matrimonio in California prima fatta, poi cancellata, ora in qualche modo ripristinata]
Ma adesso parliamo di Europride.
Tutti quanti, alzate i vostri palmi in alto per l'Europa.
Questa non è solamente una festa o solamente una manifestazione pacifica è lo spirito dei diritti umani di base. Siamo qui oggi per difendere l’amore. Voglio dire grazie a tutte tutte le belle persone che sono convenute qui oggi: Ciao Roma! [in italiano]. Mi sono svegliata stamattina nel mio albergo dal quale posso vedere la piazza tra le voluttuose lenzuola italiane di seta, ero nuda, e là all'improvviso ho cominciato a sentire i mashup di Paparazzi, Judas e Born This Way… Grazie grazie tantissimo per aver permesso alla mia musica di far parte del questo vostro giorno gioioso. Sono onorata di essere qui. A tutti gli organizzatori dell’Europride e ai leader dello FRA ( European Union Agency for Fundamental Rights) che combattono ogni giorno per i cittadini Lgbt di tutta l'unione europea, abbiamo tutti bisogno di voi. Grazie e bravo.
Al sindaco di Roma Gianni Alemanno [il pubblico fischia e fa boo unanime] vi ringraziamo per aver coordinato questo evento che ci ha consentito di essere qui oggi per celebrare insieme.
Per me è un onore essere qui e vorrei inoltre fare un caloroso ringraziamento a Donatella Versace: oggi lei ha reso possibile ogni mio sogno gay italiano [si riferisce al vestito]. Oggi indosso esclusivamente abiti dell’ultima collezione di Gianni Versace.
Guardo nella folla e c'è una pletora di associazioni di cittadini europei molti governi dei quali ancora bloccano la libertà di base della libera riunione: celebrazioni come quella odierna in molti paesi è ancora illegale. Viaggiando per il mondo incontrando e baciando e toccando e celebrando con tutti voi è la vostra audacia e il vostro coraggio che mi ispira adesso. Le storie di tutti i miei bellissimi fan: i giovani soldati, la gioventù senzatetto glbt,  la violenza contro i gay gli effetti che la negazione del matrimonio per le persone dello stesso sesso ha sulle famiglie queste sono le storie che devono essere raccontate al mondo, queste sono le storie che cambieranno il mondo, queste sono le storie che parlano in difesa dell’amore.
Siamo qui oggi perchè non valiamo di meno.
Siamo qui oggi per proclamare la nostra forza la nostra risolutezza intelligenza. Non saremo trattati niente di meno che come umani. nella notte del 27 giugno 1969 nel cuore della mia casa nel West Village di Manhattan è nato il movimento gay: noi eravamo tutti insieme quella notte come stiamo qui oggi: in solidarietà per il cambiamento Ma oggi siamo qui con bandiere di pace sperando per lo stare insieme e sebbene è così semplice come suona mi ripeto: dobbiamo andare avanti nella difesa dell’amore. Siamo qui insieme per richiedere e difendere i diritti umani di base, piena uguaglianza, e fine all'intolleranza e alla discriminazione. Siamo arrivati così lontani dai giorni di Stonewall ma nonostante i progressi politici fatti in termini di diritti e visibilità come popolo Lgbt, è tristemente vero nei fatti che l'omofobia e la violenza anti-gay  e il bullismo sono vivi e reali veri.
Ho parlato in tutto il mondo, ripetutamente e con forza di queste questioni. Mi è stato chiesto il perché di così tanti discorsi gay. Mi è stato chiesto spesso: Quanto sei gay Lady gaga ? Perché ne parli? Perché questo argomento è così importante? La mia risposta è: Io sono figlia della diversità. Sono una della mia generazione, io sento un obbligo morale come donna, o come uomo di esercitare la mia potenzialità rivoluzionaria e fare del mondo un posto migliore. E, su una scala gay da uno a dieci, io sono una cazzo di Judy Garland 42.
Sono consapevole che molti Paesi e Governi in tutto il mondo ancora fanno restrizioni ai loro cittadini dal venire a conoscenza di questioni che riguardano i gay e questa è la sfida più importante per la mia carriera rimanere in contatto coi mie fan, io voglio che ognuna delle vostre storie sia ascoltata dal mondo. Una grandissima censura dai più grandi mezzi di comunicazione di massa credo che sia il muro gigante che si pone sul nostro cammino ed è mia profusa convinzione che le vostre potenti storie faranno da ponte tra i vuoti dell'umano stare insieme. Abbiamo tutti lo stesso dna. Siamo nati così [cita una delle sue canzoni].
È l'impedimento di queste storie lgbt a venire alla luce che perpetua l'odio e la discriminazione impedendo alla gente di vedere i tremendi effetti della diseguaglianza sulla mia generazione e sulle generazioni a venire.
Vorrei nominare alcuni di questi governi ora: Lituania, Russia, Polonia, noi lottiamo per Budapest [capitale dell'Ungheria], per il Libano, i Paesi del Medio Oriente.[grande applauso del pubblico la chiamano Gaga Gaga]. Non si tratta solamente di una legge o di un esempio. Queste leggi che non sono ancora passate per volontà di un Presidente e molte giovani persone sono affette ][dalla loro mancanza]: suicidi odio per se stessi isolamento incapacità di trovare lavoro o di integrarsi basati sulla paura. così io sono qui oggi  non solo come donna di origini europee ma come donna del mondo e chiedo ai Governi con voi di tutto il mondo di facilitare il nostro sogno di uguaglianza: aiutateci a lottare insieme  pacificamente vi preghiamo non divideteci. sono consapevole e rispettosa della storia religiosa e dei libri. Sono solidale con le giovani persone e le famiglie che onorano sacramente il loro lignaggio ma chiedo semplicemente al mondo concedi il cambiamento. Le moderne questioni sociali sono reali sono serie e la loro mancanza e il confinarli hanno un effetto pesante su tutta l'umanità. I Presidenti dei governi sono così influenti ed è per questo che noi siamo qui perchè noi cittadini Lgbt non abbiamo accesso al dibattito politico ma lo avremo. Per i quindicenni che lottano con la propria identità a chi e a cosa dovranno guardare? Dov'è il loro giorno in cui si sposeranno? Quando il sogno delle loro potenzialità potrà non avere limiti? Roma come possiamo trasformare l'oppressione del passato nella liberazione del futuro? Facciamo nascere una nuova ideologia internazionale, mettiamoci insieme per sintetizzare le nostre nell'oggi Dobbiamo essere rivoluzionari dell'amore e usare i nostri poteri umani, il nostro veramente forte potere umano, per salvare vite e incoraggiare l'unità in tutto il mondo.  Grazie!”