martedì 14 giugno 2011

Mal comune: fessi in due. Dalla rete impressioni su questo pride non necessariamente simili alle mie ma anche sì!

Cominciamo con Livingston il blog di Marco Mazzei del quale riporto per intero il post.

Sono stato all’Europride di Roma, e non mi è piaciuto per nulla. Lo dico così, senza troppi giri di parole, aggiungendo che giudico da puro spettatore: ho seguito distrattamente e da lontano il lavoro preparatorio, non so che cosa sia successo nei giorni precedenti la parata (sono arrivato a Roma venerdì e sono ripartito domenica), probabilmente sono condizionato anche dal mio cattivo umore del periodo. Fatta questa premessa, e detto che mi dispiace per i volontari che hanno lavorato tanto – evidentemente non ce l’ho con loro, ma capisco che magari possano sentirsi in qualche modo offesi, ecco che cosa penso.
Non so che numero di pride sia per me, ormai iniziano a essere parecchi; alcuni sono stati molto belli (Napoli l’anno scorso su tutti), altri meno, molto spesso sono stati per me una parentesi di quelle che si aspettano per mesi. Ho già scritto altre volte del clima, del fatto di trovarsi improvvisamente in mezzo a una famiglia, di aver voglia di abbracciare tutti. Ho scritto del sottile dolore che unisce persone tanto diverse tra loro e di quel senso di intesa che c’è negli sguardi sorridenti e orgogliosi.
Il fatto di aver partecipato a tanti pride mi toglie forse l’emozione di parlare delle Famiglie Arcobaleno e di Agedo: sono sempre i carri che fanno battere il cuore e venire qualche lacrima, però quando sei abituato a vederli, ecco, diventano più ordinari. Lo dico e lo penso con un po’ di tristezza, ma anche i bambini sul trenino arcobaleno, ecco, adesso ho voglia che diventino grandi, che portino nel mondo il valore delle diversità.
Comunque, anche questa volta ci sono state tutte queste cose (un po’ meno, per me, ma sono certo si tratti di una mia predisposizione d’animo diversa), ma sono mancate clamorosamente tutte le altre:
  • mi aspettavo una città con segni evidenti dell’evento, mi immaginavo l’arcobaleno della bandiera sparso qua e là in un vicolo, un cappello, un manifesto: nulla di nulla, se non sapevi che c’era l’EuroPride non te ne accorgevi (a parte quei pochi luoghi-ghetto dove ci sono stati eventi e a parte la parata); tanto che io girando con bandane e magliette e faccia colorata mi sono a volte sentito quasi a disagio (ma ti pare?);
  • mi aspettavo l’Europa dell’EuroPride: non pervenuta; sono certo che tecnicamente e formalmente è stato Euro, ma nella pratica di questa internazionalità poco o nulla, comunque non più di quella che normalmente c’è in una città come Roma;
  • piccole cose stupide: centinaia di persone fuori dai locali delle feste ufficiali il venerdì e il sabato notte, tutte a cercare un taxi, nessuna indicazione, trucco, consiglio, e nemmeno la predisposizione di un qualche servizio; ok erano feste e amen, però difficile non pensare al classico articolo di cronaca (due ragazzi pestati fuori da una discoteca), difficile non pensare che succede quasi sempre a Roma, difficile non pensare che se si organizzano delle feste e si portano migliaia di persone non si può lavorare solo al botteghino (20 e 30 euro senza consumazione, per la cronaca); il lato positivo è che ho visto due albe a Roma, per strada – e anche che nessuno mi ha pestato mentre vagavo sotto qualche tangenziale;
  • mi aspettavo un’invasione di preservativi: c’è stata? anche nei locali, c’erano? io non li ho visti, ma magari mi sono sfuggiti (e comunque se mi sono sfuggiti forse non erano così numerosi); un messaggio troppo coraggioso da portare in una città invasa dai pullman di Roma Cristiana?
  • le due ore al Circo Massimo tra l’arrivo del corteo e l’intervento di Lady Gaga sono state, come posso dirlo?, umilianti e deprimenti: centinaia di migliaia di persone davanti a un palco e sopra il palco: nulla; un paio di penose esibizioni di non so chi, la musica per ballare quando era evidente che nessuno ne aveva (più o ancora) voglia; dopo due ore sono poi arrivati Gerini, Patané, Praitano e giuro che mi sono vergognato per loro: il vuoto cosmico con il nulla attorno; non vuoi fare nulla di politico? chissà perché, ma ok va benissimo, allora riesci a portarmi qualcuno che intrattenga il pubblico per quelle due ore? tutta quella gente, tutta quella visibilità mediatica e tu non fai nulla? ma non ti accorgi che questo sarebbe il momento perfetto? hai letto i giornali? hai visto quel che è successo a Milano, vedi quel che sta succedendo per i referendum? ti accorgi che è un momento speciale? che le persone hanno solo voglia di essere coinvolte?
  • sono stati bravi a portare Lady Gaga, questo sì; e lei è stata brava e una vera sorpresa (che voce!), ma mentre teneva il suo discorso ogni tanto mi davo dei pizzicotti: è una cazzo di cantante pop che sta facendo un intervento da capo di stato! le mie rivendicazioni sono affidate alla voce di una show girl
  • la nuova Milano arancione di questa primavera deve diventare un modello anche per il movimento, che avrebbe bisogno di un Pisapia come rappresentante (a me non viene in mente nessuno, ma magari esiste già)
Interessanti anche i commenti (e non perchè ce ne sia anche uno mio) per i quali rinvio direttamente al blog.

Il vuoto pneumatico sul palco dell'Europride è un dato incontrovertibile del quale gli organizzatori tutti di questo Europride dovranno dare spiegazioni alla comunità. Mi spiace solo per le Famiglie Arcobaleno che reputo l'unica ricchezza del comitato (oltre al MIT) mentre Mario Mieli e Aricgay (o, meglio, Praitano e Patanè) dobbiamo mandarli a casa, per sempre, a fargli rivedere la figuraccia europea che hanno fatto salendo su quel palco a dire cretinate immani. E che qualcuno insegni loro come si sta su un palco, che Praitano sembrava un'operaia in cerca del praticabile...