lunedì 31 ottobre 2011

Ma la maggioranza della popolazione come ci vede? Sul caso della donna lesbica alla quale è stato negato di donare il sangue perchè considerata "a rischio".

La notizia non è nuova, nel senso che non è la prima volta che l'orientamento sessuale determina il discrimine sul diritto di poter donare sangue oppure no. Purtroppo non tutto il sangue è donabile. Io per esempio sono microcitemico (i mie globuli rossi sono piccoli e rugosi) e dunque il mio sangue è inservibile. Il sangue poi può essere infetto. Gli screening sono efficaci ma c'è smepre l'effetto finestra (il tempo che trascorre da quando uno si infetta e quello in cui l'infezione è rilevabile dagli screenings). Così se io ieri sera ho avuto un rapporto sessuale non protetto e mi sono infettato con l'epatite, e domani dono il sangue, l'infezione non verrà rilevata dagli screening che cercano marcatori che si sviluppano solo alcuni mesi o settimane dopo l'avvenuta infezione. Quindi si sono inventati un questionario molto empirico e poco scientifico nel quale si chiede al potenziale donatore con chi hai scopato? Fai uso di droghe? etc. Sperando che il potenziale donatore risponda sinceramente. Se io, nell'esempio di prima, mi vergogno di quel rapporto occasionale avuto (omo od etero che sia) ed è in effetti il primo e unico che ho avuto in vita mia potrò rispondere al questionario che no non ho rapporti promiscui senza mentire troppo visto che è l'unico rapporto con sconosciuto\a che ho avuto. Il pregiudizio nei confronti delle persone omosessuali riguardo hiv e altre infezioni sessualmente trasmissibili è duro a morire. Si dice che le persone omosessuali, i maschi gay soprattutto, sono statisticamente più promiscue di quelli etero e quindi statisticamente il loro sangue è statisticamente più soggetto a infezioni tanto che in paesi come i democratici USA, e la gayfriendly Gran Bretagna vietano a priori ai maschi gay di donare il sangue. Una discriminazione e una assurdità logica perchè l'oreintamento sessuale di per sè non costituisce un discrimine sulle modalità di diffusione dell'hiv, tant'è che nella letteratura medica da ani non si fa più riferimento all'orientamento sessuale ma solo a rapporti sessuali omobo-bisex o etero. Così mentre Marco Gabrielli autore di un articolo pubblicato nel 2010 su Vita nuova settimanale cattolico di Trieste in seguito alla notizia che in un ospedale milanese ad un giovane omosessuale sia stato impedito di donare il proprio sangue afferma che
Da parte dell’area che difende i diritti degli omosessuali c’è chi parla di discriminazione; chi invece difende la scelta dei medici lo fa in considerazione del fatto che nella letteratura scientifica è riportata un maggiore prevalenza (numero di casi di una malattia presenti in una popolazione in un determinato momento) di malattie quali Aids od epatiti B e C che nella popolazione generale e del fatto che in alcune nazioni, quali Stati Uniti e Gran Bretagna gli omosessuali maschi sono esclusi dalle donazioni.
Marco Gabrielli mente sapendo di mentire, diffonde notizie false e per questo andrebbe radiato dall'albo dei giornalisti (se vi è iscritto) infatti i dati statistici forniti dal Governo ci dicono che oggi sono i rapporti eterosessuali quelli a avere una maggiore percentuale come riportato in una slide che vi ripropongo (per leggere l'originale cliccate qui

Nel notiziario dell'Istituo superiore della Sanità Volume 23 - Numero 12
Dicembre 2010 ISSN 0394-9303 possimao leggere:

Nel 1985, tra i giovani con una nuova diagnosi di infezione da HIV, il 92,2% aveva contratto l’infezione attraverso l’uso iniettivo di droghe, il 6,1% attraverso contatti omosessuali e l’1,6% attraverso contatti eterosessuali.

Nel 2008 queste proporzioni sono 5,6% per l’uso iniettivo di droghe, 28,4% per i rapporti omosessuali e 48,0% per i rapporti eterosessuali.

Quindi di che cazzo parla Gabrielli lo sa solo lui.

Ma quello che mi ha colpito di questo ultimo caso di discriminazione basata non solo su un pregiudizio ma su una considerazione illogica e dunque pericolosa visto che applicata da chi deve controllare la qualità del sangue, non è tanto la notizia di per se, della donna lesbica cui è stato negato di donare il sangue, ma i commenti pubblicati dai lettori in calce all'articolo pubblicato dal Corriere della Sera eccovene qualche stralcio:


Tutta la mia simpatia,ma...
30.10|19:07
Lettore_8487
Non mi sento di rischiare la pelle accettando la trasfusione da un soggetto che un medico dichiara a rischio. Oltre a tutto i gay ne fanno una questione di principio,e non è certo l'esplicitazione di una manifestazione di solidarietà. Non so se si impunterebbero nel voler donare il sangue ad uno stretto congiunto,contro il parere dei medici.
Tutta propaganda, dovrebbe esser chiaro
30.10|19:07
-indomito-
questi episodi appaiono solo come patetici tentativi di agitare inesistenti discriminazioni per fare passare gli omosessuali come vittime. Sono manovre davvero meschine.
        polemica inutile
30.10|19:07
fridrick
ecco che come al solito il terrore (perchè a volte è tale) della discriminazione razziale presunta o reale manda in escandescenza mezzo mondo!...fosse stata una persona normale
no, non è discriminazione...
e avessero detto che la considerava una persona a rischio non sarebbe scattato tutto sto casino..perchè?..perchè non c'è mai una mezza misura...il mondo ci ha fatto credere che o si discrimina il "diverso" oppure lui deve avere speciali diritti ed essere esente da episodi che possano tralasciare dei sospetti..e quindi ogni motivo è buono per far gridare..vi è mai capitato di non sapere come guardare una persona di colore per paura che questo possa interpretare "male" un vostro comportamento o una vostra frase?...
La paura naturalmente è del lettore perchè probabilmente la persona di colore nemmeno si è accorta del suo sguardo....

Insomma quello che emerge da questi commenti, oltre a non cogliere il senso profondo dell'assurdità di dire no solamente alle persone omosessuali (e non ai presunti comportamenti a rischio che il loro orientamento automaticamente implica, ecco dov'è la discriminazione, come se promiscui gli etero non lo siano) quello che emerge da questi commenti è un certo fastidio, per non dire insofferenza, nei confronti delle richieste di diritti da parte nostra, diritti che non vengono percepiti come una esclusione dai diritti che tutti gli altri hanno, ma la richiesta di diritti speciali che valgono solo per froci lesbiche e trans.

Forse dobbiamo cambiare il modo di comunicare e smetterla di usare l'aggettivo omosessuale in ogni frase. 
Certo non lo facciamo solo noi ma finché anche noi parleremo di matrimonio gay questa impressione certo viene confermata.

Poi, per fortuna, c'è un ultimo commento che rimette le cose a posto, ma è uno su 4, c'è di che non dormirne la notte...

Successo anche a me
30.10|19:07
GinevraV
Sono una donna eterosessuale, dono il sangue regolarmente da circa 10 anni. Una delle prime volte, dopo la compilazione del test, ho chiesto con sincera curiosità alla dottoressa che mi ha fatto il colloquio come due donne omosessuali si scambiano fluidi corporei (ero molto giovane). La sua risposta diretta e perentoria è stata:" lei è lesbica, non può donare". Quella volta in effetti non ho donato, la dottoressa non mi ha creduto quando le ho spiegato che sono etero. Sono stata considerata a rischio, per una domanda...Se avessi dichiarato di essere lesbica mi avrebbero forse dato fuoco nel centro donazioni. Comunque nel questinario i rappori omossesuali sono definiti a rischio. Certo che c' è discriminazione!