venerdì 20 gennaio 2012

La disonestà intellettuale o l'ignoranza: su una notizia riportata nel modo più errato possibile a proposito delle persone trans sterilizzate in Svezia.

Leggo su vari siti italiani una notizia che lì per lì fatico a comprendere.

Gay.tv titola Castrare i [sic!] trans. In Svezia è polemica per la scelta del Governo.

Che pena che un sito che ha la parola gay nel nome perseveri con questo uso proditorio e discriminatorio del maschile per rivolgersi a tutte le persone transessuali...

Giornalettismo titola: Se la Svezia sterilizza i [sic!] transessuali

I transessuali sono i trans f to m, cioè donne che transitano verso il sesso maschile.

Perchè mai il governo Svedese dovrebbe sterilizzare (cioè rendere non fertili) le donne che vogliono transitare al sesso maschile?



Naturalmente si tratta di un errore dei due autori degli articoli  (o di chi ha fatto i titoli per loro) dove in realtà si vuole parlare di TUTTE le persone trans.

Ma perchè la Svezia vorrebbe sterilizzare le persone trans?



Non fidandomi cerco lumi sulla rete dove trovo un articolo della Alphagalileo Foundation che titola con un molto più sobrio Healthcare of transsexual persons [sic!] causes unnecessary suffering (l'assistenza sanitaria delle persone transessuali causa sofferenze non necessarie).
Nell'articolo si legge che  
nel 1972, la Svezia divenne il primo paese nel mondo a legiferare sulla cura del transessualismo con i soldi dell'assistenza sanitaria pubblica. (...) Si sarebbe aspettato che la vita delle persone transessuali sarebbe migliorata ora che era disponibile l'assistenza sanitaria finanziata dallo Stato. Una Tesi di Laurea [dell'etnologa (???) Signe Bremer]  pubblicata dall'Università di Gothenburg, Svezia, descrive questa assistenza medica come un sistema oppressivo gender-conservative (conservativo del genere sessuale) che causa sofferenza alle persone transessuali.
Le persone che richiedono misure correttive del genere sessuale conosciuto anche come riassegnazione del sesso, divengono legalmente riconosciute appartenenti al sesso nel quale loro si riconoscono. Ma un prerequisito per questo [riconoscimento legale] è che perdano qualcosa: la possibilità di avere figli biologici visto che la legge richiede che una persona transessuale debba essere sterilizzata dice l'etnologa Signe Bremer.
Adesso mi è tutto chiaro. E questa Etnologa ha un modo a dir poco contorto di raccontare le cose.

Facciamo un passo indietro.

La Svezia è stato il primo paese che ha riconosciuto legalmente alle persone transessuali la possibilità di cambiare sesso.
Il cambiamento non era solo una questione di carta di identità ma una questione fisica.

Infatti le persone transessuali dicevano di non riconoscersi nel corpo biologico in cui (col quale) erano nate e chiedevano assistenza medico-chirurgica per transitare verso l'altro sesso.

Questa difficoltà, o impossibilitò di accettare il corpo biologico col quale si è nati è stata psichiatricamente riconosciuta come disturbo dell'identità di genere (disforia di genere). 

La legge Svedese, nel 1972, e una legge simile in Italia, nel 1984, riconoscendo nella riassegnazione chirurgica del genere sessuale una cura alla disforia hanno creato a spese dello Stato un protocollo lungo e faticoso di transizione da un sesso all'altro.
Per far si che questo processo avvenga la legge svedese richiede che:
bisogna essere single, cittadini svedesi, maggiorenni, bisogna passare per un periodo di counseling psicologico e di “real test life”, ovvero un periodo di prova nei panni di una persona dell’altro sesso,
come ci spiega l'articolo di giornalettismo.
Adesso passi che la richiesta di essere single (presumo significhi non coniugati) possa ledere la libertà del singolo (ma mi metto pure nei panni di un coniuge, non importa quel sia il suo sesso, che si vede cambiare il sesso della persona che ha sposato...).

Ma le altre richieste, per essere una legge di 40 anni fa, non mi sembrano così peregrine.

Le persone trans hanno affermato di odiare il proprio corpo trovandolo erroneamente sessuato rispetto il loro sentire. Le trans non volevano un pene ma una vagina. I trans non volevano la vagina ma un pene.
La disforia di genere si basa proprio sull'inadeguatezza fisica del corpo delle persone trans. Visto he l'operazione chirurgica di riassegnazione del sesso è irreversibile non mi sembra così sbagliato che la legge chieda a chi fa richiesta di riassegnazione di vivere un anno (legge italiana) o due anni (legge svedese) come se abbia fatto la riassegnazione chirurgica, prima di farla veramente, casomai cambiasse idea...
E non mi sembra nemmeno così reazionario che questo processo sia seguito non solo dai medici chirurghi ma anche da uno psichiatra o uno psicologo, qualcuno cioè che accerti che questo drastico irreversibile cambiamento del proprio corpo (una vera e propria mutilazione e ricostruzione) renda davvero queste persone se non felici meno infelici.

La riassegnazione chirurgica del sesso della legge svedese (e di quella Italiana) non fu una scelta castrante (perdonate la battuta) del legislatore ma la soluzione più adeguata che medici e psichiatri (e il legislatore) trovarono alle esigenze delle persone trans che loro per prime dicevano di odiare le parti sessuate del loro corpo biologico che ricordavano loro di vivere in un corpo sbagliato e che non vedevano l'ora di sbarazzarsene.

Col tempo molte delle persone che hanno fatto la riassegnazione chirurgica del sesso si sono rese conto di avere commesso un errore, come ha raccontato di recente uno splendido documentario (indovinate? svedese!) Regretters(=chi si è pentito...). 

Oggi le persone trans chiedono la depatologizzazione della disforia di genere.
Cioè vogliono che la questione non sia più di avere un problema di accettazione del proprio corpo erroneamente sessuato tanto che quel corpo deve essere corretto con una riassegnazione chirigica. 
Sono persone che vogliono essere percepite dagli altri e riconosciute anche legalmente come appartenenti all'altro sesso senza passare necessariamente per la chirurgica o gli ormoni.  E chiedono che la riassegnazione del sesso (che finora ha significato riassegnazione chirurgica) sia prima di tutto riassegnazione legale sul documento di identità anche se la persona trans non ha completato la riassegnazione chirurgica.

Una richiesta legittima che però cambia le carte in tavola.

Le persone trans non sottolineano più tanto l'inadeguatezza del proprio corpo biologico, cosa su cui avevano insistito tanto in passato e su cui è costruita psichiatricamente la disforia di genere, tanto da proprorre la riassegnazione chirugica come estrema ratio per dare a queste persone un corpo che si avicinasse il più possibile al corpo sessuato dell'altro sesso, più vicino cioè alla percezione che queste persone avevano di sè.


Visto che la riassegnazione chirurgica del sesso non fornisce alle persone trans un  corpo biologicamente conforme al sesso di approdo ma un corpo che rimane biologicamente conforme al corpo di nascita, mutilato e ricostruito, le persone trans non reputano più necessario che la riassegnazione di sesso passi per forza per la chirurgia.

Il Venezuela ha per esempio legiferato in questo senso e consente a chiunque si percepisca e voglia essere percepito dagli altri come appartenente all'altro sesso rispetto quello biologico  il diritto a essere considerato talea prescindere alla riassegnazione chirurgica.
Quando le persone transgender (transizione di genere senza riassegnazione chirurgica)  sono state ammesse anche nei corpi di polizia, da noi hanno scritto che il Venezuela accettava i travestiti (sic!) nelle forze di polizia.

L'entnologa(=scienziato che si occupa di studiare e confrontare le popolazioni attualmente esistenti nel mondo) - perchè mai il transessualismo deve interessare una etnologa??? - però non parla di riassegnazione chirugica del sesso ma parla di sterilizzazione che è una conseguenza dell'operazione.

Questo è un vizio ideologico bello e buono. Anzi è disonestà intellettuale allo stato puro.

Un conto infatti è un uomo che dice di sentirsi donna e di vivere il pene del suo corpo come un'offesa alla percezione femminile che ha di sé e del proprio corpo chieda lei stessa l'asportazione chirurgica del pene, il cui effetto è sicuramente rendere quella persona sterile. Un altro è dire che per la riassegnazione di genere (senza specificare se chirurgica o no) la sterilità sia un prerequisito e non una conseguenza.

Non metto in discussione i principi nuovi del transgenderismo mi sembra  disonesto porre la questione in questi termini.

Non è il governo svedese che si accanisce contro le persone trans.
Sono le persone trans(gender) che chiedono allo Stato qualcosa di sensibilmente diverso da quel che hanno chiesto finora e non è certo spiegandolo in questi termini che consentono allo Stato e ai cittadini di capire i termini della questione stessa.

Lo slittamento che c'è stato in questi anni è dalla riassegnazione del sesso (maschio o femmina) alla riassegnazione del genere (maschile o femminile).

Io posso avere un corpo biologico femminile, mantenerlo funzionante, quindi posso per esempio rimanere incinta, ma posso volermi far percepire dagli altri come maschile.
Quindi agisco sugli stereotipi e sui ruoli di genere.

Quel che però non mi è chiaro e dove secondo me si fa confusione ancora tra livello biologico e livello di ruolo, cioè fra sesso e genere, è quando si vuole ipostatizzare un non binarismo dei sessi e non del genere.

Che per me rimane una fesseria.

I sessi per l'homo sapiens sapiens in natura sono due. Maschio e femmina. Tertium non datur. Non c'è gradualismo tra maschi e femmine (e non nei termini di un corpo intersessuato che però non è una terza pissibilitò a se stante ma una commistioen delle due).



Questo non autorizza a costruire su questo non gradualismo del sesso il non gradualismo del genere. Per cui ci sono caratteristiche sessuate (di genere) del corpo riconosciute come afferenti a uno e solo a uno dei due sessi e non all'altro pretendendo che ciò derivi dalla natura del sesso mentre appartiene solo alla costruzione sociale del genere.

Dai capelli lunghi per gli uomini alla peluria delle donne, dal portamento delicato o greve, tanto per rimanere su esempi facili, molti dei comportamenti umani sono stati letti, normati in base al sesso o in base al genere mai in base ALLA PERSONA.

Si compie un doppio errore.

Si fa del sessismo senza riconoscere che il sessismo si basa su ruoli e stereotipi di genere pretendendo che si basi sul sesso.

Per cui se ho i capelli lunghi, o non sono greve, vengo percepito come non maschio (sesso=biologia) mentre al limite dovrei essere percepito come non maschile (genere=cultura).
Viceversa se non mi trucco, se non vesto con la gonna vengo percepita come non femmina (sesso=biologia) mentre al limite dovrei essere percepita come non femminile (genere=cultura).

La confusione nasce dal fatto che anche i caratteri sessuali del sesso biologico, o, detto altrimenti, il corpo biologico è una costruzione sociale, un'astrazione medica teorica e ideale dalla quale le persone, maschi e femmine, deviano per natura prima ancora che per cultura.

E' sempre il solito errore dei due livelli: simbolico e concreto che si cortocircuitano in continuazione.

La domanda sulla quale si ingenera confusione nel transgenderismo è che quando un maschio biologico vuole essere percepito come femmina che cosa intende dire?

Vuole cioè essere percepita come femminile (genere=cultura) o come femmina (sesso=biologia)?  Finora sembrava che l'opzione del transessualismo mirasse verso la biologia, fallendo miseramente perchè il corpo di approdo biologicamente non transita. Transita solo il genere.

Dunque non c'è bisogno di una mutilazione e ricostruzione del corpo biologico per sostenere la transizione di genere (e non di sesso).

D'altronde cambiando gli stereotipi e i ruoli di genere si va influenzare anche la costruzione sociale del corpo biologico.

Siamo sicuri che una donna con la barba indichi necessariamente un uomo biologico che è transgender?

Non potrebbe essere una donna biologica che produce molti più peli rispetto quanti la costruzione sociale del suo corpo biologico non le riconosca come normale? (che possa biologicamente produrne è indubbio)

Ma allora qual è la differenza tra uomo e donna, tra maschile e femminile, tra maschio e femmina?

Se ruoli e stereotipi di genere ma anche il corpo biologico sono determinazioni storiche, culturali, sociali non arriviamo verso un azzeramento delle differenze troppo spinto la cui unica differenza fisico biologica che distingue maschi e femmine è la capacità delle femmine di rimanere incinta?

Ma questo non è uno di quei ruoli di genere dal quale il movimento femminista ha cercato di affrancare le donne?
 
In tutto questo discorso sui ruoli di genere, sul corpo biologico come costruzione sociale, sulla non binari età tra maschi e femmine (si badi non tra maschile e femminile, ma tra maschi e femmine) io sospetto si possa insinuare l'ultimo onnipotente tentativo del maschio patriarcale di normare sul corpo della femmina appropriandosene in tutti i sensi.

Perchè è pur sempre vero che una donna barbuta sarà probabilisticamente più un uomo biologico transitato nel genere femminile che una femmina che ha un'iperproduzione di peli.
Mentre un uomo glabro viene sempre percepito come androgino, come efebico, come giovinetto.

Come dire nessuna femmina biologica potrà mai millantarsi come maschio se non prendendo i suoi caratteri sessuali secondari... Mentre un maschio, anche con la barba, se vuole, può pretendere di essere percepito come femmina (ribadisco, femmina non femminile)

Non è un caso che la maggior parte delle teoriche del trasngenderismo siano donne non biologiche cioè maschi che sono cresciute come maschi e poi hanno transitato...



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