giovedì 12 gennaio 2012

Lettera aperta al vescovo Paolo Urso. Ad uso e memoria dei compagni attivisti..

Caro vescovo, ho letto le sue dichiarazioni sul Quotidiano Nazionale su molti argomenti diversi della società contemporanea tra le quali lei, da persona illuminata e magnanima fa, a titolo personale purtroppo, essendo la politica del Vaticano decisa altrove e altrimenti, tutta una serie di concessi alle persone omosessuali davvero notevoli dal suo punto di vista e dell'organizzazione presso la quale lavora.

Pur ringraziandola della sua magnanimità e disponibilità rimando al mittente tutte le concessioni da lei fatte e su alcune delle quali alcuni siti della rete, nonché alcuni cittadini italiani (sesso e orientamento sessuale ben individuabili) hanno dato ampia risonanza senza che se ne capisca davvero il perchè. e non se ne capisce perchè.

Nelle sue dichiarazioni, infatti, al di là e ben prima delle sue concessioni, ci sono alcuni inequivocabili punti di vista che sono degli irricevibili insulti, alla mia persona, e ai miei diritti di cittadino costituzionalmente garantiti (anche se , purtroppo, alcuni ancora solo sulla carta).

Non capisco cosa ci sia da ringraziarla se lei come la chiesa tutta ci considera dei peccatori, anche se si affretta a specificare che La Chiesa fa le sue valutazioni, ma ciò non toglie che deve sempre essere una casa dalle porte aperte, anche per i gay e le lesbiche. Non va confuso il peccato con il peccatore.
Non capisco cosa ci sia da gridare al miracolo se lei ci concede (non si sa a quale titolo visto che lei rispetto lo Stato italiano è un cittadino esattamente come me) dall'alto della sua omofobica visione del mondo il diritto a costituire delle unioni affrettandosi a specificare però che Quando due persone decidono, anche se sono dello stesso sesso, di vivere insieme, è importante che lo Stato riconosca questo stato di fatto. Che va chiamato con un nome diverso dal matrimonio, altrimenti non ci intendiamo.

Ecco, bravo!

Non ci intendiamo.
Perchè lei si impiccia di questioni che riguardano lo Stato italiano e non quel posto di fanatici superstiziosi che bevono il sangue e mangiano la carne del figlio del loro dio e  propalano questo delirio come adorazione ecauristica.

E per fortuna che i malati siamo noi!

Io rimando al mittente i suoi deliri teofagi e non accetto le sue concessioni parziali e discriminatorie perchè io in quanto persona omosessuale ho gli stessi diritti delle persone etero e ho diritto a quel matrimonio che lei non mi riconosce.

Non le permetto di usarmi per ricostruirsi una verginità da persona tollerate.

Perchè lei e la chiesa siete iniqui, teocratici, contrari al progresso scientifico, assassini in nome di dio, basta aprire un qualsiasi libro di storia, ben peggio e in maniera più sistematica del peggiore dei regimi totalitari.

Il culto per la morte che la sua chiesa spaccia per parola di dio mi offende e mi disgusta e mi fa provare per lei e quelli come lei un disprezzo ancora maggiore che per quelli che in maniera meno ipocrita di lei hanno il coraggio almeno di palesare le vere opinioni che lei maschera da buona novella, continuando impunemente a discriminare.

Altrettanto disgustato sono da tutti quei compagni di sventura, discriminati come me da persone come lei, che plaudono alle sue concessioni come fanno gli schiavi con i padroni più buoni.

Ma con me non attacca vescovo.

Le sue opinioni non richieste, non considerate, non hanno peso alcuno nella società civile, laica e libera da preconcetti tanto grossolani quanto quelli che lei continua a diffondere con tutta la malvagità del morbo della fede uno dei pericoli più insidiosi della storia del genere umano.

Viviamo tutti meglio senza il suo dio sanguinario e maschio e senza di lei.

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