sabato 31 marzo 2012

ma sospendere un telefilm in replica non vuol dire censurarlo

La stessa fonte che ha indotto Andrea Maccarrone a scrivere il falso fa cadere in errore anche il sito gay.tv che pubblica un articolo nel quale si afferma che

E così dopo la cancellazione dal palinsesto di Rai 4 della serie Fisica o Chimica a causa degli attacchi di Libero, Tv Blog annuncia che a sostituire la serie spagnola sarà sostituita dal capolavoro targato HBO The Wire.
Fisica o chimica era stato tolto dalla fascia oraria delle 14:15 perché troppo esplicita (ed è poi sparita dal palinsesto perché dopo le 22:30 non c'era spazio fino all'estate) e Freccero cosa fa? Piazza dopo pranzo a partire dal 10 aprile l'epopea raccontata dagli sceneggiatori David Simon e Ed Burns dei rapporti tra crimine organizzato, droga, istituzioni, media e sistema scolastico a Baltimora. Quanto ci metteranno in Rai per accorgersi del colpo di genio di Freccero?
Adesso

1) Fisica è chimica non è stata cancellata dal palinsesto. Sono stati trasmessi gli episodi inediti fino alla fine della V stagione e, finiti quelli, sono iniziate le repliche, che vanno tutt'ora in onda, in orario pomeridiano, in un nuovo slot alle 14 e 15 dal lunedì al venerdì e non più in quello delle 9

2) Gli attacchi di Libero sono stati pubblicati il 14 marzo sei giorni prima della fine della V stagione che era già un extra visto che Freccero, ai precedenti attacchi a febbraio di Aiart, aveva annunciato che avrebbe trasmesso gli episodio di III e IV stagione. Alla fine della V stagione si sono fermati (come avrebbero già dovuto fare dalla fine della IV) e hanno mandato le repliche dalla III stagione. Quindi non è vero che il telefilm è stato cancellato in seguito agli attacchi di Libero.

3) non è vero che Fisica o chimica era stato tolto dalla fascia oraria delle 14:15 perché troppo esplicita (ed è poi sparita dal palinsesto perché dopo le 22:30 non c'era spazio fino all'estate). 
La serie è stata trasmessa in prima tv alle 9 e 10 e poi lo stesso giorno in replica alle 13 e 45.
Lo slot delle 14 e 15 è quello per le seconde repliche degli episodi già trasmessi (seconde repliche perchè la messa in onda delle 13 e 45 era già una replica dell'episodio già trasmesso alle 9 e 20).
Quindi si afferma il falso. La serie è andata in onda regolarmente.  Alla fine della quinta stagione sono continuate le repliche e ora nello slot delle repliche andrà in odna a un nuovo telefilm in prima tv (come è stato in prima Fisica e chimica fino al 20 marzo).

Se leggiamo la fonte di questo articolo di Gay.tv cioè il sito tv blog ci rendiamo conto che l'errore del sito gay.tv (come quello di Maccarrone) è di non aver verificato le affermazioni di tv blog.
Infatti tv blog afferma
Tanto tuonò che piovve e la pioggia cade ancora, anzi più che pioggia cade la mannaia, stavolta definitiva, della direzione generale della Rai sulla tanto criticata e amata serie di telefilm “Fisica o chimica” di cui prima l’AIART e poi il quotidiano Libero ne avevano chiesto la sospensione. Ma se in un primo momento sembrava che Rai volesse sospendere la messa in onda degli episodi di questo telefilm solamente nell’orario mattutino delle dieci e mezza, cosa poi puntualmente avvenuta, ora è arrivata la richiesta di sospendere anche la messa in onda delle ore 14:15.
1 Fisica o chimica quando era in prima tv andava in onda alle poco dopo le 9 (con un cambiamento di 10 minuti tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo). E' sempre andata in onda a questo orario come prima tv e, in replica, lo stesso giorno, alle 13 e 45.
Lo slot delle 14 e 15 è stato dedicato solo alle repliche, cioè dopo il 20 marzo, finita la V stagione (mentre in un primo momento si era pensato di trasmettere solo la III e la IV).
Quindi non è vero che il telefilm è stato sospeso. Ne verranno sospese le repliche.

Il blog si vede bene dallo specificare che finché si trattava di prime visioni il telefilm è andato regolarmente in onda nelle due fasce orario ad esso dedicato, affermando dunque il falso in maniera ideologica e proditoria, facendo passare per censura voluta dall'aiart e da Libero la regolare fine delle trasmissione già programmata sin dall'inizio della messa in onda (mancano due stagioni la VI e la VII che torneranno in onda più in là).

Niente sospensione, niente censura, ma solo un modo di riportare le notizie deontologicamente scorretto.

Vatti a fidare dei blog!

Se il matrimonio è lo stesso... su un pessimo articolo di Repubblica sul primo divorzio gay

L'articolo in questione è Primo “divorzio” gay

Nel titolo la parola divorzio è messa fra virgolette perchè si parla della cancellazione (non mi viene il termine giuridico esatto) della civil partnership che non è proprio un matrimonio ma è quanto di più vicino al matrimonio in Inghilterra, so far, si può avere.
Ma se leggete l'articolo quelle virgolette esprimono ben altro.
Un tribunale di Londra ha emesso un giudizio su quello che viene ritenuto il primo caso legale di divorzio tra gay 
Tra gay? Ma che siamo una razza a parte? Non siamo uomini, non siamo maschi, non siamo esseri umani? 
Il fatto di avere lo stesso orientamento sessuale ci rende uguali al punto tale che se ci sposiamo ci sposiamo tra di noi ?

Un matrimonio tra etero ha senso come frase?

Si commette sempre lo stesso errore, lo stesso slittamento semantico.
Quello che rende il matrimonio gay non è l'orientamento sessuale della coppia (altrimenti anche il matrimonio tra una lesbica e un lo gay sarebbe un matrimonio gay) ma l'assortimento sensuale della stessa.

Matrimonio gay è una infelice espressione che significa = tra due persone dello stesso sesso. Non matrimonio tra gay. Anche perchè uno dei due nubendi potrebbe essere bisex... Non è un esercizio di retorica il mio. Succede di uomini che dopo 20 anni di matrimonio con 4 figli si innamorano di un uomo e vogliano sposarlo. E certo il fatto che adesso quel padre di famiglia sposi un uomo non cancella certo 20 anni di vita etero. Non sarà gay dunque ma bisex.

Insomma le etichette dovrebbero cercare di riconoscere una identità non di costringere le persone in determinati comportamenti.

Il verdetto riguarda una coppia di omosessuali che si sono uniti nel 2007 nel Civil Partnership Act,
Di nuovo, non una coppia di uomini, ma una coppia di omosessuali.
Come se l'orientamento sessuale ti rende diverso dagli altri uomini.
Come se il fatto i sposare un altro uomo ti renda diverso da un uomo che sposa una donna.
E meno male che molti poi ci dicono che non capiscono perchè noi gay ostentiamo la nostra omosessualità visto che per loro l'orientamento sessuale è come il colore dei capelli.
Infatti!
Matrimonio tra due castani! Come no!

Nell'articolo si parla di una coppia separata che si è rivolta al giudice per la divisione dei beni
Lawrence, il banchiere, sosteneva di essere lui il principale reddito della coppia e voleva dare all’ex-partner come buonuscita meno di mezzo milione di sterline.
Gallagher, l’attore, si è opposto, sostenendo che per più di dieci anni era lui a gestire l’amministrazione di casa e che aveva comunque diritto a una spartizione più equa. I giudici gli hanno dato ragione, includendo nei beni un appartamento da 2 milioni e 400 mila sterline che il banchiere aveva acquistato prima della loro relazione, cosicchè all’attore sono andati alla fine 1 milione e e 700 mila sterline (circa 2 milioni di euro).

La stampa di Londra scrive che si tratta di una sentenza senza precedenti e che farà storia, servendo da modello per altri casi di “divorzio gay”: un terreno, anche questo, dove vengono fatti valere i diritti della “nuova famiglia” del 21esimo secolo.
Ora perchè quelle virgolette?

Soprattutto perchè all'aggettivo?

Capisco le virgolette su divorzio visto che è una parola impropria nel caso della civil partnership.
Ma perchè virgolettare anche l'aggettivo?

"divorzio" gay  ha un significato (non è proprio un divorzio ma lo equipariamo a)  "divorzio gay" ne ha un altro (una roba strana tra persone strane)

Le seconde virgolette per la "nuova famiglia" sono ancora più terribili perchè confermano che per l'autore (l'articolo non è firmato, ma un link in calce al medesimo riporta l'url  http://franceschini.blogautore.repubblica.it/category/1/) una coppia di persone dello stesso sesso non è affatto una famiglia e che la si equipara alla famiglia proprio come la separazione dalla civil partnership viene impropriamente equiparata al divorzio.

Io sono stufo di quest'aria di sufficienza, di persone che si lasciano guidare dal patriarcato, di giornalisti (sic!) che non sanno riportare una notizia senza esprimere proditoriamente un giudizio lasciandolo  tra le righe ad agire inconsciamente, sul lettore quasi subliminalmente, invece di avere il coraggio e la coerenza di affermare apertamente quel che pensano dei matrimonio tra persone dello stesso sesso che loro vedono come matrimonio tra gay un'espressione discriminante che mi offende e mi fa arrabbiare. E ora di dire basta! Di smettere di leggere. Di chiedere di cambiare registro o di tacere per sempre.

giovedì 29 marzo 2012

Mi chiedo quanto questo al lupo al lupo danneggi la protesta contro la censura omofobica: su un articolo falso e infondato di Andrea Maccarrone sul sito del Mariomieli sulla presunta censura della Rai del telefilm Fisica o chimica.

La storia è nota, o, almeno, dovrebbe.

Prima l'aiart, poi Libero hanno protestato per la messa in onda del telefilm spagnolo Fisica o Chimica, chiedendone la cancellazione (aiart) o il trasferimento in altra fascia oraria (Libero).
Libero è arrivato ad asserire il falso, dicendo che la serie veniva trasmessa in fascia protetta (che va dalle 16 alle 19) il che non è vero andando il telefilm in onda alle 9 e 10 e, in replica, alle 13 e 45.

Nonostante entrambe le proteste il telefilm ha continuato a essere regolarmente trasmesso. Anzi rispetto le prime dichiarazioni di Freccero che aveva detto sarebbero state trasmesse la III e IV stagione è andata in onda anche la V.
Poi, finita la quinta stagione una decina di giorni fa, su nuovo orario, ma sempre prima della fascia protetta, alle 14 e 15, stanno dando le repliche dalla III stagione in poi.

Eppure oggi Andrea Maccarrone, sul sito del Mario Mieli pubblica un articolo dal titolo proditorio Censura Rai nel quale afferma che:

la peggiore direzione che l’azienda pubblica abbia mai avuto (...) ha dato ordine a RAI 4 di spostare Fisica o Chimica in seconda serata, togliendolo quindi dalla fascia pomeridiana più indicata per il pubblico giovane a cui si rivolge.

Questo articolo afferma il falso.

Infatti:


I La serie non è stata trasferita in seconda serata ma viene trasmessa, in replica, alle 14 e 20.

II La serie NON E' MAI STATA TRASMESSA in una fascia pomeridiana più indicata per il pubblico giovane a cui si rivolge perchè, essendo presentato il telefilm con il bollino rosso (programma adatto a un pubblico adulto) non può essere trasmessa nella fascia protetta quella cioè più indicata per il pubblico giovane a cui si rivolge che va dalle 16 alle 19.

Fisica e chimica è andato in onda alle 9 e 10, quando tutti i minori sono a scuola (il telefilm non viene trasmesso il sabato e la domenica) e in replica alle 13 e 45 tecnicamente in fascia pomeridiana (che comincia alle 14), ma certamente non nell'ora più indicata per il pubblico giovane a cui si rivolge visto che le alunne e gli alunni e le studente e gli studenti stanno ancora tornando a casa da scuola (quelli che non hanno l'orario lungo perchè hanno adottato la settimana breve, che escono ancora dopo).

Ora che vanno in onda le repliche è stato mantenuto solamente lo slot di replica sempre in fascia pomeridiana ma prima della fascia protetta, spostandolo la messa in onda dalle  13 e 45 alle 14 e 15.

Bastava informarsi, o capirne qualcosa di palinsesti tv, o, più semplicemente, seguire la serie e dunque sapere a che ora veniva davvero trasmessa prima di scrivere un articolo pieno di informazioni sbagliate facendo un puro esercizio di retorica basato su informazioni errate (Andrea un vero giornalista verifica sempre le sue fonti, SEMPRE). Così si arriva a sfiorare il ridicolo quando si afferma che
Essendo il palinsesto della seconda serata ovviamente già impegnato, il rischio è che la serie tv esca proprio dalla programmazione.
perchè, mentre scrivo, un episodio di Fisica e chimica sta andando in onda...

Non solo la serie non è dunque stata cancellata ma continuano le repliche nello slot delle 14 e 15 che, almeno sul sito di Rai4, è confermato anche per la prossima settimana.
Anzi visti i buoni risultati di audience del programma non mi sorprenderebbe se alla fine delle repliche delle stagioni appena finite si proseguisse con la messa in onda delle due stagioni mancanti (la VI e la VII).
Ma questa è solo una mia illazione prima di fondamento.

In ogni caso nessuna censura, nessun trasferimento in seconda serata, ma solo un al lupo al lupo privo di fondamento e deleterio.

Caro Andrea concordo con te quando dici che
Io da cittadino dico che una RAI che di fatto censura un programma per motivi smaccatamente ideologici è inaccettabile.
Però è anche inaccettabile che un cittadino che scrive su internet lo usi in maniera così grossolana e disinformata.

Anche perchè visto che di programmi censurati in tv, nello specifico per pregiudizio omofobico, ce ne sono stati davvero tanti (da Queer as Falk mai trasmessa da La 7 a il bacio tagliato di Brockeback Mountain)  questo passo falso rischia di inficiare la protesta se ci si indigna per qualcosa che in realtà non è accaduto.

Bastava fare solo una ricerca sul palinsesto di rai 4 prima di scrivere tante inesattezze...


venerdì 23 marzo 2012

La miopia politica dello spot contro l'omofobia del Bologna Pride 2012

PeopAll (Volontari Bologna Pride 2012) ha presentato uno spot contro l'omofobia.
Eccolo



La Regia è di Dalila Romeo, la fotografia di Arturo Bernardi e il montaggio di Federica Ruozi.

L'idea delle scritte sui corpi  è efficace e visivamente si impone e si ricorda, manca però allo spot quella velocità e immediatezza di comunicazione per cui si reitera la stessa idea visiva più volte, perdendo più tempo per mostrare le scritte sui corpi che per indicare il significato delle medesime per cui il gioco visivo dello spot è "quale parola vedremo adesso?" e non, per esempio,  quante parole ci sono per offendere gay e lesbiche?.
Lo spot è viziato da una ricerca dell'effetto visivo-grafico che mette in secondo piano la denuncia che lo spot si pone come messaggio da comunicare. La cosa che io ricordo id più dello spot è il seno nudo che si vede (per i feticisti dei piedi saranno i bei piedi magri che si vedono). mentre il bicipite è un po' poco per accendere l'interesse sul corpo maschile. Non sto esperimento un mio gusto personale beninteso ma sto cercando di analizzare l'efficacia della strategia comunicativa e mi sembra che la lentezza amplificata a dismisura dalla musica da telefilm poliziesco (pessima scelta) sia ciò che rimane più impresso. L'errore più grave, che fosse questo il saggio d'esame di un corso di comunicazione indurrebbe a una piena bocciatura è il claim e il pay off le due scritte che danno il senso all'operazione. Marchiati fuori marchiati dentro CHE NON SI LEGGE!!! La scritta p troppo piccola e il roo sul nero fa diminuire la visibilità. La scritta è pensata per la proiezione in sala (al cinema) non per la visione in tv né, tanto meno per gli  schermi del pc, del net book, dei tablet o smart phone. Insomma non si legge (eeeh? che c'è scritto?!). Con tutto il rispetto per il lavoro fatto dai volontari magari affidare lo spot a gente che ha più competenze nel campo della comunicazione avrebbe forse portato a un risultato diverso e migliore.


Il primo messaggio inconscio che lo spot manda è che gli e le omosessuali sono corpi e non persone. Corpi estetizza(n)ti, belli da vedere, usati come oggetti sui quali scrivere belle scritte ben posizionate, impiegate con eleganti soluzioni grafiche (le due parole scritte a metà su ogni piede) che tutto ricordano tranne il marchio che devono rappresentare.
Corpi anonimi senza volto, senza personalità, senza identità. Forse si voleva dare il senso di carne da macello ma questi corpi così avulsi da qualunque contesto fisico e collocati in uno spazio astratto e neutrale uno spazio puramente comunicativo li rendono ancora meno umani. Ma sono corpi non umani non a causa delle scritte ma proprio per come quei corpi vengono mostrati. La disumanizzazione insomma a non è un effetto voluto, parte della denuncia (la società ci vede così)  ma l'effetto di una sbagliata strategia comunicativa.
Se la società considera l'omosessualità una questione di corpi, di consumo sessuale e non di affettività perchè non mostrare i volti di questi copri perchè non dire chi sono questi corpi (di) chi sono questi corpi?
Una persona non vicina al movimento glbtqi qualunque sia il suo orientamento sessuale percepisce gli e le omosessuali rappresentati nello spot come altro da sé confermando lo stigma che lo spot sta cercando di denunciare.

Ma al di là di queste critiche tecniche necessarie e doverose, là dove lo spot toppa completamente è sul piano politico.

Come tanti altri spot italiano anche questo spot avelle le persone omosessuali dalla società in cui vivono, dalla quotidianità in cui vengono discriminate, ben peggio che per degli epiteti offensivi (il cui movimento 40 anni fa aveva usato slogan di recupero per  certe parole offensive frocio è bello etc.).

Il movimento glbtqi è il primo omofobo e mostra gay  lesbiche (dimenticando trans, bisex e intersex) come una categoria a sé per un infantile voglia di dimostrare che come siamo discriminati noi gli altri mai.

Altrimenti non si capisce perchè non si mostra la popolazione glbtqi là dove vive lavora, si diverte, come tutti gli altri e come tutte le altre , un po' come aveva fatto lo spot del ministero per le pari opportunità che mostrava omosessuali nei posti di lavoro sbagliando anche lì la strategia comunicativa ma almeno (di)mostrando che i froci e le lesbiche sono tra di noi!



Invece questo spot dice ai suoi spettatori che froci e lesbiche sono anonime parti anatomiche che esistono in un astratto spazio in bianco e nero.
Gli spettatori annuiscono e poi tornano a discriminare i froci e le lesbiche, quelli che incontrano o credono di incontrare) nella società in cui viviamo tutti insieme.

Ringrazio Guido Allegrezza che mi ha segnalato lo spot.







domenica 18 marzo 2012

Se questro è il PD che si sciolga e scompaia dalla faccia della terra. Su un articolo contro il matrimonio gay (sic!) firmato dalla ex democrista Silvia Costa e Patrizia Toia

A parte le considerazioni giuridiche inesistenti  
non spetta alla Commissione europea – come si chiedeva nella relazione – «di elaborare proposte per il riconoscimento reciproco delle unioni civili e delle famiglie omosessuali a livello europeo», pur se tra «paesi in cui già vige una legislazione in materia». Il diritto civile in materia di famiglia rientra infatti nella competenza dei singoli stati membri in base al principio di sussidiarietà 
nell'assunto centrale del pessimo articolo a firma Silvia Costa e Patrizia Toia apparso su Europa ci si chiede:

il principio di non discriminazione per orientamento sessuale, assolutamente condivisibile sul piano umano, etico, politico e giuridico, può essere invocato per rendere indifferente lo status del matrimonio rispetto alla sua natura e cultura di compresenza di un uomo e di una donna, fondata sulla reciprocità della differenza sessuale e orientata (non certamente vincolata) alla procreazione, senza provocare una mutazione antropologica e un indebolimento della costruzione dell’identità sessuale di bambini e bambine?

La mutazione antropologica è già in atto. E, se Silvia Costa e Patrizia Toia capissero qualcosa di giurisprudenza, dovrebbero sapere che nessuna legge può imporre una mutazione antropologica nel comportamento dei cittadini può solo registrare e amministrare dirimere un comportamento antropologico nuovo già in atto.

Fu così per la legge sul divorzio del 1972 che cercò di tutelare le coppie separate di fatto (e soprattutto le donne dato il pessimo stato di famiglia del 1942 del tutto sbilanciato a favore del coniuge) e la legge sull'interruzione volontaria della gravidanza del 1978 che cercò di tutelare la salute delle donne che abortivano per mano di mammane e medici poco scrupolosi morendo di infezioni o emorragie.

Queste due leggi non introdussero il divorzio e l'aborto nel nostro paese ma regolamentarono delle pratiche e dei comportamenti che già esistevano e che agli occhi del legislatore erano inesistenti.

Anche nel caso dell'allargamento del matrimoni alle coppie dello stesso sesso (non dunque matrimonio gay, come titolano proditoriamente le due europarlamentari  del PD), si tratta di riconoscere legalmente un fenomeno che riguarda diverse centinaia di miglia a di coppie che costituiscono già famiglia anche con prole.

Quello che sfugge alle due europarlamentari anche a voler mantenere la loro definizione stretta di matrimonio orientato (non certamente vincolata) alla procreazione è che molte delle coppie omosessuali fanno figli, hanno fatto figli o vogliono farne.

E invece di aiutarle a fare figli si dice loro di no in base a un principio religioso e non laico, dogmatico e non democratico che impedisce in Italia anche alle coppie etero sposate di accedere alla fecondazione assistita eterologa.
Uno stato nazista che sceglie per i privati cittadini su una questione personale e privata come la procreazione.
Non si nega l'assistenza pubblica ma la possibilità che questa pratica si possa fare nel territorio della Repubblica costringendo i cittadini e le cittadine italiane ad andare all'estero.

Per cui se i due coniugi non possono fare figli tra di loro sono una famiglia di serie b.

Peggio ancora se la famiglia in questione è formata da due donne o due uomini, anche quando ormai la casistica di figli cresciuti dalle famiglie omogenitoriali (che all'estero ci sono ormai da un ventennio)  hanno dimostrato che l'incidenza dell'orientamento sessuale dei figli è la stessa delle coppie etero (se fosse vero il contrario non si capirebbe come mai tanti gay e tante lesbiche vengono da famiglie etero...).

Silvia Costa ha 63 anni,  Patrizia Toia 62, evidentemente sono due persone mentalmente anziane, ostaggi dei loro stessi pregiudizi che spacciano per valori morali, politici, mentre sono solo idee dettate dall'odio, dall'intolleranza e dall'ignoranza che vanno censurate e fermate perchè discriminano delle persone e la Costituzione non lo permette.

Che queste due donne moralmente vecchie, veri e propri dinosauri della politica, si facciano da parte e lascino il campo a chi ha idee più consone al mutato quadro socio antropologico italiano, e non solo, che le due europarlamentari non sono in grado di comprendere.


Perchè non si capisce quale danno l'allargamento del matrimoni alle famiglie omogenitoriali possa fare a quelle etero. Se non infierire un colpo mortale alla profonda, atavica omofobia dei cattolici, che sono dei malati di mente che mangiano il corpo del figlio del proprio dio per salvare le stessi...
Cosa ci si può aspettare da una religione così sinistra?

Se è evidente il vizio ideologico e non democratico delle domande che si pongono le due europarlamentari è chiaro, per quanto mi riguarda, che il PD è il nostro nemico.
Un partito di fascisti, di nazisti, di omofobi, di maschilisti e reazionari che deve sparire dalla faccia della Terra.
Vera feccia della politica,  peggio di Forza Nuova e di tutti i partiti dell'estrema destra extraparlamentare che, almeno, hanno il coraggio delle proprie opinioni (di merda) a differenza del PD che cerca di costruirsi una facciata democratica ma che rappresenta solo il peggio che il paese abbia da dare.

Peggio Di Berlusconi. Peggio di Giovanardi. O, meglio, omologhi, uguali.

Un partito che impedisce all'opposizione di costituirsi come alternativa valida al centro destra, proprio come lo Stato Vaticano impedì all'Italia di costituirsi in nazione fino al 1861.

E, come per il Vaticano, l'unico modo di uscire fuori dalla situazione è invadere (politicamente) il PD fare una bella breccia di Porta Pia farne fuoriuscire chi al suo interno si riconosce ancora nei valori del pluralismo e relegare questi omofobi di merda nell'alveo della destra peggiore d'Europa, feccia dell'Italia e dell'umanità.
PD come Pavidi Democristi, come Porco Dio, come il male assoluto. Cancro vero della democrazia italiana.

Da oggi il PD è il mio nemico numero uno.

Chi si azzarda ancora a parlarmene o a bestemmiare dicendo che il PD è di sinistra sappia che alzerò le mani contro di lui o contro di lei.

Essendo stato fatto giustamente notare che questa frase inneggia alla violenza (anche se privata nei confronti dei miei amici) la cancello (ma ne lascio la traccia per trasparenza) prendendone le distanze  e rinnegandone ogni significato concreto di violenza.

 
Perchè il PD avvelena tutti.
Dobbiamo delegittimarlo politicamente, farlo sparire dall'agone politico prima che sia troppo tardi.


sabato 17 marzo 2012

Quando la lotta contro le discriminazioni per le persone omosessuali non è sostenuta dalla solidarietà di classe: sull'articolo Dal mutuo alle visite in ospedale così per lo Stato i gay sono invisibili pubblicato su Repubblica da Maria Novella De Luca

Quando si dice che in Italia non c'è libertà di stampa quello che si intende dire non è che c'è una forma di censura ma che i nostri giornalisti sono del tutto incapaci di fare bene il loro mestiere.

Così Maria Novella De Luca, su Repubblica accorgendosi del problema solo dopo la sentenza della Corte di Cassazione, scopre l'acqua calda ed elenca tutti i diritti disattesi per le coppie non sposate.

Solo che nel farlo commette un errore ideologico imperdonabile.

Tutto quello che la giornalista pretende accada alle coppie omosessuali accade in realtà a tutte le coppie non sposate, qualunque ne sia l'assortimento sessuale, dunque anche alle coppie omosessuali non solo.

Per coprire questo vizio ideologico la giornalista scrive nel sottotitolo che le coppie omosessuali vivono gli stessi problemi delle unioni di fatto eterosessuali. Con l'aggravante della discriminazione.

Il nostro paese non riconoscendo in nessun caso le coppie di fatto discrimina chi non si sposa ma intraprende lo stesso una vita di coppia, meglio, costruisce una famiglia. 
La discriminazione specifica delle persone  omosessuali non sta nel non riconoscimento della coppia di fatto (perchè accade anche alle coppie etero)  ma nel fatto che le coppie etero volendolo possono sposarsi mentre alle coppie omosessuali questo non è concesso.


Così invece di solidarizzare con chi, per impedimenti esterni o per scelte ideologiche, non si vuole sposare e viene discriminato perchè la sua famiglia non è riconosciuta legalmente come quella registrata al comune, si sottolinea che per le persone omosessuali il non riconoscimento delle coppie di fatto (che negli effetti è identico a quello per le coppie etero) pesa di più per via dello stigma.

Infatti nell'articolo non si mette in rilievo che, rispetto le coppie di fatto etero, che, almeno informalmente, sono percepite dalla società come unioni più o meno legittime (anche se il pregiudizio più comune le vede come coppie meno serie perchè non vogliono assumersi l'impegno del matrimonio) quelle omosessuali non vengono percepite affatto come unioni legittime grazie anche al pregiudizio che vuole le persone omosessuali promiscue e poco o niente fedeli.

No. L'articolo si limita a sciorinare tutti i casi in cui il non riconoscimento almeno amministrativo delle coppie di fatto crea problemi a queste coppie.

Per lo Stato e la burocrazia italiana le coppe gay, con o senza figli, sono invisibili. Nel senso che ognuno di loro esiste come singolo individuo, o come mamma o papà single, ma sul fronte del patrimonio, delle pensioni, dell'assistenza in ospedale, dell'acquisto di una casa, o addirittura dell'affido di un figlio, la coppia gay, semplicemente, non è contemplata.
Proprio come la coppia etero non sposata

Una condizione che le equipara alle coppie di fatto eterosessuali,
Dunque invece di vedere nella discriminazione che si indica lo stesso tipo di coppia le si distingue perchè gay e poi le si equipara a quelle etero. Chi  l'omofoba qui?
che si trovano spesso a dover affrontare discriminazioni simili.
Ma verso le unioni omosessuali c'è l'aggravante del tabù e dell'omofobia.
E come si esplicano questo tabù e questa omofobia negli esempi riportati nell'articolo che riguardano sempre e comunque anche le coppie etero?
Eppure nel nostro paese ci sono cinque milioni di omosessuali e oltre centomila bambini nati da unioni lesbiche o gay. Bambini che frequentano scuole pubbliche, ma al momento dell'iscrizione devono risultare figli soltanto di uno dei componenti della coppia gay, perché, appunto, non essendoci né matrimoni né vincoli more uxorio riconosciuti per gli omosessuali, l'altro genitore per la legge non esiste...
Qui c'è una forzatura terribile che apre il fianco ai critici (anche nel movimento)  delle adozioni di coppie gay. Perchè si fa confusione su due situazioni diverse. Che tali son proprio per il diverso assortimento sessuale delle coppie in questione.

La legge italiana riconosce diritti ai bambini nati fuori dal matrimonio quando i due componenti la coppia non sposata che li ha avuti sono entrambi genitori biologici del minore.

Nel caso in cui il figlio (la figlia) sia, biologicamente parlando, solo di uno dei due componenti della coppia la legge italiana al cogenitore cioè al genitore non biologico ma che vive con quello biologico una stabile relazione di coppia non sono riconosciuti diritti alcuni sia per le coppie gay che per le coppie etero.

Peggio addita che rispetto le famiglie more uxorio etero di serie b quelle gay sono di serie c.
Il che non è vero non almeno per i diritti dei figli dove tranne il caso in cui entrambi i componenti della coppia siano genitori biologici del bambino (il che può capitare solo a una coppia etero...) coppie etero e gay hanno gli stessi identici problemi.

Tant'è che anche una coppia etero non sposata non ha diritto all'adozione.

Insomma per quanto riguarda i problemi legati al non riconoscimento delle coppie di fatto le coppie etero e quelle omosessuali hanno gli stessi problemi.

Eppure in tutto l'articolo si cerca di forzare la mano e sottolineare che per gay e lesbiche i problemi contano di più.

Così invee di indicare gli aspetti comuni, senza azzerare le differenze che ci sono ma non dipendono dal non riconoscere le coppie di fatto  legalmente, si creano inesistenti differenze:
(...) accanto al letto di un ammalato, per curarlo, per dare o negare un consenso, ci possono essere soltanto persone legate da vincolo matrimoniale o di stretta parentela. Esclusi dunque i conviventi, sia eterosessuali, che gay. (...) "Ma basta un infermiere un po' più zelante, una caposala che detesta i gay, che si può essere cacciati fuori, come degli intrusi".
Oppure basta un infermiere zelante che detesta la giovane donna che sta al capezzale dell'uomo più grande di lei di 25 anni col quale ha fatto 3 figli per farla cacciare, come è successo a mio zio e alla sua giovane compagna.

Trovo vergognoso e deleterio far pesare, in questi casi, lo stigma contro l'omosessualità per riconoscere alle discriminazioni delle coppie di fatto omosessuali un peso maggiore di quello delle coppie etero.

Tutti gli esempi riportati  nell'articolo valgono anche per le coppie etero e non si capisce allora perchè si faccia un articolo solamente per le coppie omosessuali.

Ovvero si capisce benissimo perchè in realtà l'articolo di Repubblica si allinea con la sentenza della Corte di Cassazione che vede le coppie omosessuali non come coppie formate da persone dello stesso sesso (unico significato legalmente considerabile) ma come coppie composte da persone il cui orientamento sessuale sia omosessuale.

Uno slittamento semantico non fatto a caso ma che cerca di riconoscere alle persone omosessuali non lo stesso diritto di quelle etero ma un diritto ad hoc in nome di una sua ipostatizzata diveristà. Così invece di ampliare lo stesso diritto si continua massimamente la discriminazione istituendo un istituto per froci e lesbiche.   

Si discrimina perchè non è l'orientamento sessuale a dirimere la questione: il diritto non riconosciuto è il diritto di sposare chi si vuole a prescindere dal suo genere di appartenenza e lo si trasforma invece nel diritto di una persona di un determinato orientamento sessuale di sposare un suo simile.

Che è come dire che i neri si possono sposare tra di loro con un istituto equivalente al matrimoni dei bianchi...

Per questo la sentenza della corte di Cassazione è pericolosa perchè stabilendo che il matrimonio è solo quello tra uomo e donna ma che le persone omosessuali hanno diritto che venga loro riconosciuto l'unione tra simili si commette un abominio discriminatorio che rimane in linea con le idee naziste della Chiesa.    

Se davvero dobbiamo arrivare al diritto all'indifferenza non si possono costruire rivendicazioni ad hoc per le persone omosessuali ma ampliare gli stessi diritti già esistenti a tutti.


Non è solo una questione tecnica o lessicale è il modo di pensare che è diverso.


Anche perché quando si dice che una persona dall'orientamento sessuale omosessuale non può sposarsi non è del tutto vero. 
Infatti il discrimine non è l'orientamento sessuale dei due nubendi ma il loro assortimento sessuale
Io maschio gay (o bisex) posso sposare una donna (che può essere etero bisex o lesbica) e nessuno può impedirmi di sposarla. 

La discriminazione, il vedere la razza diversa sta proprio nel fatto che l'aggettivo omosessuale che si riferisce alla coppia e che indica solo il fatto che la medesima è composta da due persone dello stesso sesso si trasferisce proditoriamente ai singoli e da mero aggettivo descrittivo diventa sostantivo definitorio.


Strettamente parlando se esistesse un matrimonio per persone con orientamento sessuale gay e lesbico un giudice zelante potrebbe non riconsocere quel diritto  a una persona bisessuale e chiedere magari un terzo istituto per le persone di quell'orientamento sessuale. Oppure visto che la bisessualità è criticata molto nel movimento come posizione di comodo e pavida forse non venire mai riconosciuto. 


Insomma la rivendicazione posta in questi termini lascia sempre fuori qualcuno e dunque non allarga un diritto a tutti ma estende un privilegio.


Questa mi sembra un discrimine ababstanza sicuro e chiaro che può veramente identificare nel movimento e fuori chi è davvero liberale echi invece non lo è., chi  di destra (dove ognuno è etichettato e resta nel proprio recinto ) e chi invece vuole portare tutti sullo stesso piano di un unico condiviso inalienabile diritto perchè siamo tutti e tutte esseri umani e umane.


Anche nell'articolo di Repubblica si instaura un precedente di graduatoria dei discriminati secondo la quale chi è più discriminato si merita un articolo solo per lui poco importa se così discrimina ...i meno discriminati (le coppie etero).
D'altronde  si sa le coppie gay lo dicono con odio, non per lo Stato ma per le coppie etero, gli etero se vogliono possono sposarsi, noi no.

La differenza c'è ma sta altrove come ho già detto non negli effetti del mancato riconoscimento legale delle unioni di fatto.

Tutti gli esempi riportati nell'articolo valgono TALI E QUALI anche per le coppie etero, cioè valgono per tutte le coppie di fatto. D'altronde come potrebbe essere altrimenti?

Insomma questo articolo propala un modo di pensare pericoloso e razzista che sposa la linea di chi crede che certe leggi vadano modificate in nome dei diritti degli omosessuali  e non perchè le stesse leggi devono valere per tutti  a prescindere dall'orientamento sessuale.

venerdì 9 marzo 2012

Le parole per dirlo: cos'era Marco Alemanno per Lucio Dalla?

In questo paese di merda, dove la merda si chiama religione cattolica, con la sua ideologia sadica, totalitarista e necrofila, ogni questione seria e delicata si corrompe sempre nell'aspetto più esteriore, superficiale, da pettegolezzo.
Così la questione del mai avvenuto coming-out di Lucio Dalla è stata trasformata in un inutile sibilo insinuante (lo era o non lo era?) dove ovviamente quel che ci si chiede è cosa faceva Dalla a letto e con chi.
Il gossip, la critica a Dalla morto, è venuta anche dal fronte amico: molti froci noti e meno noti hanno spalato la loro merda su una persona che, da morta, come è stato giustamente ricordato non può replicare.
Non che Lucio Dalla lo avrebbe probabilmente fatto, sarebbe rimasto in silenzio come sempre, ma, almeno, ne avrebbe avuto la possibilità. Da morto invece...
Non entro nei dettagli di una storia che non conosco né mi interessa particolarmente. Le dichiarazioni dei necrofili malati di mente che rispondono al nome di preti, cosa ha letto Marco Alemanno al funerale di Lucio Dalla, di tutto questo già altri, meglio informati di me, hanno riferito e commentato.

Io voglio parlare d'altro.

Del fatto che non avendo un posto istituzionalizzato nella società, l'amore che rimane clandestino, sia esso etero o gay, scompare con la morte di uno dei due partner.

Non c'è vedova o vedovo.
Non c'è riconoscimento della sofferenza di chi è rimast* in vita.

Quando muore una persona la cui affettività non esiste non ci sono storie interrotte, persone distrutte ma, al limite, solo il sesso già consumato.

Abbandonati dallo Stato e dalla società a queste coppie che non sono tutelate né legalmente né moralmente non resta che trovare un modo per tutelarsi.
In questi giorni si è letto anche di questo, di quel che Dalla avrebbe dovuto fare o non fare per tutelare il suo compagno, la sua famiglia, la sua eredità.
C'è chi ha suggerito l'adozione come mezzo per sancire legalmente la propria unione clandestina. Ma nemmeno questa estrema ratio sancisce e ricosnoce il legame affettivo, sessual-sentimentale che lega due persone.
Infatti ufficialmente Marco Alemanno non fa parte dell'asse ereditario.

Ora, se nemmeno Dalla che ne aveva mezzi e potere ha pensato a tutelare il suo compagno, mi chiedo un poveraccio qualunque, uno che guadagna 1200 euro al mese, cosa può fare? Come si può tutelare?

Se il nostro modo cattolico (ipocrita e amante della morte) di fare senza dire ci obnubila la mente cosa possiamo fare per uscirne fuori?

Se anche le avanguardie del movimento (nel senso di chi vive al confine di una accettazione sociale che in Italia, paese di merda, feccia dell'occidente, continua a essere scarsissima) vivono con una approssimazione tenace e temeraria senza quel know how che ci potremmo aspettare da chi si spinge ai confini di un sistema-paese che non vuole permettere a nessun costo che stili di vita altri escano alla luce del sole, cosa possiamo fare noi pavidi comuni cittadini?

Forse possiamo cominciare col rifondare il linguaggio e usare le parole per costruire un immaginario collettivo che ancora manca che finalmente riconosca dignità e statuto di affetto all'amore omosessuale sganciandolo dalla sfera sessuale cui è relegato.
Perchè non si tratta solamente di fare l'amore ognuno come gli va come molti hanno risposto a chi criticava il mancato coming out di Dalla, ma si tratta, casomai, di AMARE alla luce del sole.

Se tutti hanno avuto difficoltà a indicare il legame tra Lucio e Marco non è solo per ipocrisia, per sprovvedutezza o imbarazzo ma è anche per la mancanza di un modello sociale condiviso e da tutti riconoscibile.

Si ha difficoltà a indicare le due componenti di una coppia etero non sposata (Compagni? Conviventi? Amanti? Partner? Innamorati? Il mio uomo? La mia donna?) figuriamoci due persone dello stesso sesso legate da un sentimento d'affetto, di amore svilito solo al sesso (e sappiamo bene a quale pratiche sessuali...).

Dire che Marco è amico di Dalla non è solo (ma anche) un tentativo censorio contro l'omosessualità ma anche (ma non solo) segno della sprovvedutezza di una società che non annovera un modello morale cui le persone omosessuali possono identificarsi.

Parte della mancanza è anche nostra, visto che ancora oggi, in nome dei motivi i più diversi (tutti sbagliati) si critica la voglia di matrimonio di tante coppie gay e lesbiche, criticandone l'aspirazione borghese, la normalizzazione eterosessista.

In realtà (e parlo di noi maschietti che conosco meglio) a noi gay spaventa abbandonare il modello edonistico-consumista che abbiamo abbracciato all'incirca trent'anni fa quello che ci permetteva di uscire alla luce del sole (grazie alle lotte di visibilità della generazione precedente) accodandoci al neo-consumismo degli anni 80. Quel consumismo che permetteva di avere di un partner diverso ogni fine settimana (beninteso chi ci riusciva...) trascorso magari a sculettare in maniera più o meno macho nelle discoteche il week-end per poi tornare il lunedì mattina a lavorare, in giacca e cravatta, magari per l'agenzia stampa del Vaticano che sa perchè si vede lontano un miglio perchè magari sei molto effeminato (non parlo teoricamente mi riferisco a una persona che conosco) ma ti tollera finché non dici, finché non rivendichi. Uno stereotipo di omosessuale cui molti si sono allineati per conformismo, per mancanza di un modello migliore, per sprovvedutezza, per comodità, per pigrizia, per ignavia. Un modello che si basava sull'ideologia del sesso e non del sentimento che ci permetteva di dire "uuh bello avere tanti cazzi diversi perché accontentarsi sempre dello stesso (cazzo) come fanno quelle sprovvedute delle donne che si sposano ?". Così niente coppia fissa (al limite la coppia "aperta"), nessun legame sentimentale, che quelli sono roba da etero. L'amore universale. Però poi tutti a piangere della propria solitudine.

Mi chiedo quanto questo cliché una generazione e più di gay se l'è subito e quanto abbia contribuito a svilupparlo.

Mentre questi gay visibili confondevano le acque, sdoganavano per i maschi etero una serie di cure del corpo fino a quel punto ascritte al femminile (e dunque anche gaio come vuole il cliché) molte coppie di uomini e di donne, in sordina, senza proclami, senza nessuna voglia di fare chiasso o di provocare, ma semplicemente con la voglia di vivere, di essere, e di farlo alla luce del sole, hanno costruito famiglie, occupato spazi lasciati scoperti dalla legge, aggrappandosi a quel che il legislatore disattento ha concesso o non negato loro.

Anche le persone omosessuali hanno conquistato, costruito, ripensato la famiglia, non necessariamente quella partiarcal-maschilista che si è andata sgretolando dagli anni settanta in poi, ma una famiglia di ritorno, costruita a muso duro, con la tigna di chi nonostante tutto ama e vuole essere amat*.

Così oggi, invece di criticare Dalla perchè non ha gridato ai quattro venti sono gayyyy , forse dovremmo tutti indicare, guardando alle sorti di Marco ora che Lucio non c'è più, che è giunto il momento che i vari Marco abbiano non solo diritto al riconoscimento morale di coniuge ma anche a quello legale. E che il patrimonio vada a lui e non alle 5 cugine di terzo grado come la legge dice...

Invece i media sono invasi da uno squittio di pettegolezzi su Dalla e la sua omofobia interiorizzata (sic!) - tacendo sul fatto che Dalla non ha abbia mai speso una sola sillaba contro le persone omosessuali - perchè non ha abbracciato il modello di gay sculettante e promiscuo e disimpegnato che a molti continua ancora ad andare a genio, l'unico modello sociale riconoscibile di gay che sia purtroppo disponibile (propagato da siti, giornali e quella sotto sottocultura modaiola e pettegola gay).

E dato il lerciume che è stato detto, e scritto, come dargli torto se Dalla non ha mai fatto coming-out per entrare in una giungla di pettegole isteriche e misogine checche?

Invece di criticare costruiamo il mondo di domani, perchè se la nostra generazione ha perso almeno che la prossima nasca e cresca in un mondo meno ostile.

martedì 6 marzo 2012

Zach Avery: bambino di 5 anni diagnosticato di disforia di genere. Una questione seria affrontata in modo superficiale e discriminatorio dalla stampa e non solo.

Mi capita di leggere su un sito amico una notizia, riportata senza fonte nella quale ci si riferisce a Zach Avery un bambino di 5 anni dal titolo:
LA PIÚ GIOVANE TRANSGENDER: A 5 ANNI VIVE COME UNA BIMBA.

Titolo che contiene già un giudizio di valore.
La bambina transgender vive come una bambina quindi vuol dire che non lo è una bambina.

Nell'articolo si parla di Disturbo dell’identità sessuale che non vuol dire nulla dato che l'identità sessuale indica un complesso di variabili tra le quali le più importanti sono identità di genere (se mi percepisco maschio o femmina a prescindere dal mio sesso biologico) e l'orientamento sessuale (se mi piacciono\mi innamoro di persone del mio stesso, dell'altro sesso o di entrambi).

In realtà se si continua a leggere l'articolo si capisce che ci si riferisce al disturbo di identità di genere, scientificamente detta disforia di genere cioè, semplificando brutalmente, la vecchia via tramite la quale le persone transessuali hanno potuto ottenere finora il riconoscimento di cambio di genere passando attraverso una riassegnazione chirurgica del sesso giustificata come soluzione a una malattia , un modo che oggi viene messo in discussione della stesse persone transessuali che chiedono da più parti (e per motivi e con approcci differenti) la depatologizazione del transessualismo. Nello specifico non vogliono più doversi sottoporre obbligatoriamente alla riassegnazione chirurgica del sesso per vedere riconosciuto il cambio di sesso nei documenti tant'è che si parla di transgenderismo cioè di fluidità dell'identità di genere per cui se io sono uomo e ho la barba ma mi percepisco e voglio essere percepita come donna non solo non devo operarmi ma nemmeno devo per forza rinunciare ai miei peli per poter essere riconosciuto come donna.
Un discorso, insomma, che si sposta sensibilmente dall'indetità di genere biologica al(messa in discussione del)lo stereotipo di genere e che sta mettendo in discussione l'idea stessa del transessualismo come persona intrappolata nel corpo (sessuato) sbagliato.

Invece per l'autore (l'autrice?) dell'articolo si tratta proprio i questo:

«È una ragazza intrappolata nel corpo di un maschio».

Ora, a parte l'uso ridicolo del sostantivo ragazza per un bambino di 5 anni (poco importa se si è mal tradotto dall'inglese) che è una BAMBINA e non certo una ragazza, sempre che sia vero che i dottori abbiano davvero fatto una diagnosi di disforia di genere così precoce (Questa è stata la diagnosi dei dottori che lo hanno visitato, definendolo un caso unico per la giovane età in cui si è manifestata si legge nell'articolo) in cosa consiste secondo l'autore (l'autrice) del medesimo la disforia di genere? Detto altrimenti che cosa significa per un bambino di 5 anni sentirsi bambina?

Gli esempi portati nell'articolo sono ridicoli, stereotipati, offensivi e non sufficienti a giustificare la diagnosi.

Da quando aveva tre anni, Zach rifiutava l’essere un maschio e iniziò a volere abiti rosa e a farsi crescere i lunghi capelli biondi per farsi delle trecce

Dunque non mi sento donna, ragazza o bambina ma mi rifiuto di essere maschio.

Questo modo di definire il mio sentire, cioè il sentire di Zack, è paternalistico e discriminante. Un po' come chi nel definire l'omosessualità prende come elemento definitorio non già il sesso prediletto ma l'avversione per l'altro sesso. Al gay non piacciono le donne e alle lesbiche non piacciono gli uomini.

Ora, provate a definire un etero come uno al quale non piacciono gli uomini e vedete come vi risponderà, con aggettivi coloriti, che lui ai maschi proprio non ci pensa e che lui pensa solo alla gnugna.
Lo stesso vale per noi gay e lesbiche che vorremmo che chi ci definisce avesse almeno la decenza di utilizzare il sesso da noi amato (se proprio non possono fare a meno di riassumere la persona alla sua identità di genere) e non usare una parafrasi che ci definisce al negativo.

Se Zach si sente bambina non è perché si rifiuta di essere maschio
Prima definiscimi cosa significa essere maschio e poi spiegami perché io (Zach) lo rifiuto.

Infatti quando nell'articolo si parla ai segni di questo rifiuto si pescano due superficialissimi e maschilisti stereotipi di genere (etero)sessisti come i vestiti rosa e i capelli biondi lunghi.

Magari Zach vuole solo vestirsi di rosa e portare capelli lunghi senza per questo sentirsi donna (a 5 anni...) o rifiutarsi di essere maschio Perchè uno anche se veste di rosa o porto i capelli lunghi non è per questo meno maschio...

Il transgenderismo è ben altro naturalmente, e questa vulgata è discriminatoria oltre che offensiva, pensata (e scritta) da giornalisti (sic!) pieni di pregiudizi e ignoranza.

Mi spiace solo che una articolo del genere sia stato pubblicato così com'è da un un sito amico ed etichettato sotto la categoria cultura gay (come se il transgenderismo avesse qualcosa a che fare con l'orientamento sessuale...).
Insomma la confusione a quanto pare non è solo quella dei giornalisti...

L'articolo purtroppo prosegue e alla fine si conclude con una considerazione da togliere il fiato quanto è pericolosa e discriminatoria.

Adesso viene chiamata Zachy e da oltre un anno vive come se fosse una bambina. Addirittura la scuola che frequenta ha fatto istallare dei bagni ‘neutri’ per venire incontro alle esigenze di questi casi particolari.

Quindi Zachy lungi dall'essere una bambina transgender è e rimane un bambino che vive come una bambina cioè non lo è ma vive come se lo fosse, alla faccia del riconoscimento e della legittimazione! Zachy è un(a) freak, un mostro, uno scherzo della natura.
Ha il pistolino, quindi non può andare nei bagni delle bambine, ma vive come una femmina e dunque non può andare nemmeno nel bagno delle femminucce, che non sta bene a una bambina di frequentare i pistolini... Dunque la scuola crea un bagno per Zachy e tutti quei casi particolari come il suo.

Mettiamo che un giorno nella scuola si iscriva un bambino transgender (che ha la patatina ma si sente maschietto) dobbiamo costruire un bagno pure per lui...
Insomma un delirio discriminatorio e mi dispiace che il sito che ha pubblicato l'articolo non si renda conto del pregiudizio e della discriminazione in esso contenuti.

Per vederci meglio sono andato alla fonte e ho consultato 5 articoli pubblicati nella rete UK.

Ma di questo vi parlo la prossima volta...

sabato 3 marzo 2012

Il culo però ce lo abbiamo tutti. Sul presunto cartello omofobo in un locale nel quartiere Prati, Roma.


Pare che in un locale di Roma, quartiere Prati, in via Andrea Doria, campeggi questo cartello:




La foto è riportata dal sito Gay Center che parla di scritta insultante e con una connotazione omofoba.

Veramente la frase riporta un proverbio genovese:
L'é megio avei e braghe sguaræ 'nto cù che o cù sguaròu 'nte brâghe, come riportato da wikipedia

Certo il culo rotto è un concetto patriarcale e maschilista che si rifà a quell'ideologia della sopraffazione che vede nel culo la metafora di un potere, di sopraffazione, di sconfitta, di umiliazione.

Culo rotto ha mille significati, mille valenze, non sempre negative (una persona che ha  il culo rotto è anche una persona molto fortunata, almeno a Roma...).

In ogni caso il culo, rotto o sano che sia, si riferisce al coito anale in maniera simbolica, non concreta.
Quando dico che sono rimasto inculato non intendo dire che qualcuno concretamente me l'ha messo nel culo ma che sono stato fregato, fottuto, buggerato.

 Altrimenti barzellette come questa non avrebbero senso:

Al bar lui e lei si incontrano dopo tanto tempo. Lui: "Ciao, quanto tempo che non ci vediamo. Faccio l'agente immobiliare. E' un periodo di crisi: se non vendo piu' case ci rimetto il culo". Lei: "Anch'io; se non vendo piu' il culo ci rimetto la casa!".
Ma anche ci si riferisse al coito anale in senso concreto e non metaforico il coito anale non è di esclusivo appannaggio degli omosessuali. Questo sì è un modo omofobico di pensare all'omosessualità (maschile, che quella femminile per i maschilisti non conta niente). Sei gay? Hai il culo rotto. Cioè, fuor di metafora, lo prendi in culo (e ti piace, mentre agli altri non piace).

Ora a parte il fatto che non a tutti i gay piace prenderlo al culo (in senso metadentrico, non metaforico) come al sottoscritto (vuoi vedere che per questo sono meno gay di chi lo gli piace?) la stimolazione anale, non necessariamente con il cazzo, può piacere a tutti. Intanto alle donne che un culo ce l'hanno anche loro (checché ne dica Marziale...) e poi anche agli uomini etero che si fanno stimolare l'ano mentre scopano con le loro donne.


Insomma il culo lo si può rompere a chiunque e chiunque può averlo rotto, uomo, donna, etero o gay.


Quando ho letto il comunicato del Gay Center sono perciò rimasto di sasso.

Perchè Marrazzo commenta
La vicenda del cartello esposto nel bar in Prati è sintomatica di una strisciante sotto cultura che offende i gay e che li mette alla berlina
Offende i gay? Perchè mai??? Ma chi l'ha detto che l'espressione culo rotto si riferisca ai gay?
Dove lo si evince nel cartello?
Non è che a parlare di corda in casa dell'impiccato, Marrazzo, il gay center  e tutti quelli che lo hanno consigliato di scrivere un comunicato così peregrino hanno preso un abbaglio?
Non sarà cioè Marrazzo a leggere culo rotto come sinonimo di gay in maniera esclusiva e ben più probante delle intenzioni stesse del cartello perchè per lui tutti i gay hanno il culo rotto?

O Marrazzo crede davvero che il culo lo usino solo i gay?

Allora come si spiega il proverbio E' meglio un culo sano che mille fiche rotte ?

O, detto in altro modo, che se un etero si fa stimolare l'ano mentre fa l'amore con la sua donna sia in fondo un po' gay?

Ma allora dove stanno il patriarcato e l'omofobia, nel cartello, che parla del culo rotto di tutti e di tutte o in Marrazzo e co., che legge il culo rotto esclusivamente come omosessuale?

A seguire le stesse regole da lui evocate anche il Gay Center dovrebbe chiudere proprio come il Gay Center vuol fascisticamente (mussolinianamente) far fare al proprietario del locale:
E´ necessario quindi portare avanti un lavoro con le Istituzioni e con le associazioni dei commercianti perché una licenza pubblica non sia concessa a chi vuole farsi portatore di messaggi d´odio e di discriminazione (...)
Messaggio d'odio un proverbio genovese?
Discriminazione di che?
Ma stiamo scherzando?!

chiediamo alle associazioni dei commercianti di avviare subito un percorso di monitoraggio e formazione per le imprese del territorio, che hanno il dovere di essere aperte a tutti
Ma perchè il cartello diceva forse vietato l'ingresso ai rottinculo (ammesso e non concesso che ciò significhi vietato l'ingresso ai gay)? 

Trovo questo comunicato non solo ridicolo ma pericoloso perchè presta il fianco a tutti quelli (Il Giornale in testa) che indicano i gay e le lesbiche come persone che cercano qualunque pretesto per lamentarsi e perchè si parli di loro.

Beh stavolta Marrazzo ha superato se stesso e fa parlare di gay anche un cartello che parla di culi rotti.

Senza rendersene conto è proprio Marrazzo col suo equivoco epistemologico ad essere molto più omofobo del cartello stesso che non parla di gay ma di culi rotti.
E a diffondere così una cultura omofobica molto più del cartello stesso (che omofobico NON è).

Complimenti a tutti i siti e le testate giornalistiche che hanno riportato la notizia così com'è riportata dal Gay Center senza avere dubbi sulla fondatezza del ragionamento di quei cervelloni del Gay Center.

Eccone un parzialissimo elenco:

Paese Sera
Gay Magazine
Pianeta Gay
Libero (che titola chiedendo al Comune di sospendere la licenza al locale)
Messaggero