domenica 23 settembre 2012

Lettera aperta ad Alex Corlazzoli a propostio del suo articolo sul fatto quotidiano Maestro, mia mamma si chiama Nichi

Le scrivo in relazione al suo articolo Maestro, mia mamma si chiama Nichi pubblicato sul Fatto quotidiano del 22 settembre u.s.

Trovo le sue affermazioni discriminatorie e in completa malafede perchè lei, nell'argomentare perchè  le persone omosessuali non possono parte da delle considerazioni generiche che non applica ad altri tipi di di famiglia.

Da che mondo è mondo il bambino ha bisogno della figura della madre e del padre, della donna e dell’uomo
Secondo lei dunque non dovrebbero esistere il divorzio né le famiglie monogenitoriali.

Il bambino che è rimasto per nove mesi nel ventre materno e ha vissuto l’esperienza del legame fisico con la madre attraverso l’allattamento, continua nei suoi primi anni di vita a riconoscere anche nella fisicità della madre un senso di protezione che un uomo non può dare.
Dunque lei è contrario solo alla omogenitorialità maschile.

Le donne, anche se sono lesbiche, possono dunque allevare prole?

Allora non è l'orientamento sessuale il discrimine  ma piuttosto il genere maschile.
E’ un fattore senza dubbio anche fisiologico e fisico. Il papà è invece, colui che dà sicurezza, è la figura che ci ha rassicurato quando abbiamo preso in mano per la prima volta la bicicletta.
Il maschio, lei dice, ha un ruolo succedaneo a quello della donna per quando riguarda l'allevare la prole.


Una definizione dei ruoli paterno e materno fondati sul più reazionario e maschilista degli stereotipi di genere, fermo agli anni 50 del secolo scorso.

Magari lei è di quelli che insegna ancora alla sua classe che le femminucce devono vestire di rosa e i maschietti di celeste...

Sembra invece più equamente contrario all'omoegenitorialità di entrambi i sessi quando tira fuori dal cilindro della psicopedagogia (Secondo quale pensiero? Di quale studioso? In quale testo? Scritto in quale epoca?) che essendovi un processo di identificazione nei genitori, una coppia omosessuale (e non, come scrive lei,  di omosessuali perchè ci sono coppie dello stesso sesso che hanno avuto figli da precedenti relazioni etero) alla sua prole non può fornirla.
 
Di nuovo lo stesso vale sia per le famiglie divorziate, sia per quelle di coniugi vedovi/e, sia per le tante donne che crescono su la prole da sole e anche gli uomini.
Perchè la famiglia non è più quella fascista patriarcale dove l'uomo lavora  e la donna alleva la prole. Quella non esiste più da almeno 40 anni. 

Se non vuole credere a me si informi sul sito dell'Istat dove sono riportati i numeri e la tipologie di queste nuove famiglie.
Ecco il link.
http://www.istat.it/it/archivio/38613

In ogni caso lei sembra dimenticare che le bambine e i bambini, qualunque sia la famiglia in cui crescono, non vivono separati dal resto del mondo.

Anzi oggi i la prole esce dall'alveo familiare in tenerissima età (ha presenti gli asili nido?)  dove incontrano l'universo mondo: altre bambine e bambini, altre genitrici e genitori, maestre e maestri, donne e uomini eterosessuali,  omosessuali e, pensi un po'!,  anche bisex per cui l'identificazione può avvenire (come avviene) in altri ambienti. Anche a scuola, dove magari bambine e bambini possono avere la sfortuna di incontrare un maestro reazionario e antico come lei.


Che lei sia in cattiva fede lo deduco da un ammiccamento implicito che fa quando adduce all'Organizzazione Mondiale della Sanità - che ha stabilito nel 1994 (vede quanto lei è antico?) che l'omosessualità è una normale variante dell'affettiva e della sessualità umane - dei dati statistici da riferire casomai dall'Istat in base ai quali lei calcola (per un ristrettissimo difetto al 5 %) la popolazione italiana di persone omosessuali affermando che in una classe di venti adolescenti, un ragazzo o una ragazza ha la probabilità, dal punto di vista statistico, di essere omosessuale ben diversamente dall'Istat che fornisce tutt'altri dati. (cfr. http://www.istat.it/it/files/2012/05/report-omofobia_6giugno.pdf?title=Popolazione+omosessuale+nella+societ%C3%A0+-+17%2Fmag%2F2012+-+Testo+integrale.pdf).

Ma fa niente. Lei è un maestro e non uno statistico.

Quello che trovo davvero irricevibile e che offende l'intelligenza delle sue lettrici e dei suoi lettori oltre che le famiglie omogenitoriali e la loro prole, sono le sue affermazioni sulle coppie maschili omogenitoriali che lei trasforma in macchiette grottesche.

Tuttavia da insegnante provo a immaginarmi un bambino di 6 – 7 anni che spiega ai compagni che lui ha una mamma maschio.
Non posso credere che lei sia talmente deficiente (nel significato letterale del termine, che le mancano cioè alcune conoscenze delle quali deficita) da poter davvero e in onestà pensare che in una coppia di due uomini ci sia una mamma.

In una coppia di due uomini il bambino avrà due papà.

Pensi che l'Olanda, in una trasmissione televisiva per bambini che possiamo paragonare al nostro Zecchino D'oro già nel 2005 (vede ancora quanto lei è antico?) fa cantare a un bambino di 11 anni che lui ha due papà e non come dice discriminatoriamente lei una mamma maschio.

Il programma si chiama Kinderen voor Kinderen (t.l. Bambini per bambini) della televisione pubblica VARA, la canzone è Twee Vaders (t.l. Due padri) e può vedere il video e leggere il testo tradotto andando a questo link http://www.garasunokamen.ilcannocchiale.it/print/1309434.html

I suoi cliché sono così dogmatici  e retrogradi che lei non riesce a metterli in discussione e adeguare i suoi strumenti linguistici alla mutata realtà sociale.

Mi chiedo se lei insegni alla sua classe ancora il sistema tolemaico invece di quello copernicano...

La  sua considerazione successiva poi è un capolavoro di malvagità perchè lei con una battuta sola riesce a offendere uomini gay e donne (tutte) attribuendo all'infanzia un pensiero che è suo e, per fortuna, solamente suo
Ho provato a pensare al figlio di un omosessuale
le donne mai, eh?
che quando disegna la sua famiglia a differenza degli altri raffigura la mamma con la barba. E ancora ho pensato a come vivrebbero questa nuova dimensione gli altri bambini. 
 Un papà non potrà mai essere una mamma maschio, o una mamma con la barba.

La invito a chiederlo direttamente ai figli delle tante coppie omogenitoriali che esistono già in Italia, se ne faccia una ragione.

Parli con loro le spiegheranno che avere due papà o due mamme non li induce nella confusione in cui cade lei tra identità e orientamento sessuale.
Basta rivolgersi alla sede dell'associazione Genitori Rainbow (http://www.genitorirainbow.it/) o Famiglie Arcobaleno (http://www.famigliearcobaleno.org/) più vicina alla sua città, non so quale sia, forse un eremo isolato in qualche parte dell'Artide dove tutto arriva 30 40 anni dopo...

Chieda a quei bambini e quelle bambine come si vive con due mamme o due papà. Non chieda loro cosa provano a vivere con una mamma con la barba però perchè nella migliore delle ipotesi le ridono in faccia. Nella peggiore...

Le sue affermazioni sono così disgustosamente discriminatorie...
La necessità da parte delle coppie gay di adottare dei bambini mi sembra decisamente una scelta per soddisfare una propria esigenza, per colmare una mancanza.
che lei omette che le coppie omosessuali i bambini non si limitano ad adottarli ma li fanno, anche, che lei lo voglia o no.

La mancanza che colmano è la stessa di ogni essere umano che vuole mettere su famiglia con la persona che ama.
Anche se sono dello stesso sesso.
I bambini e le bambine ci arrivano.
Lei no.

Io sono ben conscio che in democrazia le idee vanno rispettate anche quando sono sensibilmente diverse dalle proprie, ma le sue considerazioni discriminatorie sono delle menzogne così evidenti dietro le quali si nasconde un pensiero retrogrado, patriarcale, pregiudiziale e discriminatorio che non può avere patria in nessuna democrazia avanzata.




sabato 22 settembre 2012

La stucchevole, acida, triste misoginia delle froce: su alcuni commenti nella rete sull'ultimo disco di Amanda Lear.


Dovevo andarla a vedere al Village, Amanda, ma l'ingresso a pagamento mi ha fatto desistere.
Così ho scaricato dalla rete il suo ultimo disco I Don't Like Disco e poi, visto che la copia da me scaricata era priva di booklet, ho cercato informazioni in giro, cioè sulla rete.
Sono così incappato in alcune recensioni al disco che sono, in realtà, una gara tra froce inacidite e invidiose delle donne (ché altrimenti, nella loro mente maschilista e distorta, sì che avrebbero preso tutti i cazzi che non sono riuscite ad avere nella loro vita, mi verrebbe da aggiungere di merda, ma poi mi sgridate perché uso parolacce e divento maschilista) a chi sparla meglio di Amanda Lear e del suo ultimo disco.
Non mi si fraintenda. Tutto è criticabile basta averne cognizione di causa.

Invece quali sono i motivi per cui il disco non è piaciuto?

Amanda ha compiuto SETTANTADUE anni.
72.
Un po’ troppi per sbatterti ancora in pista? Assolutamente SI, tanto che questo I Don’t Like Disco rischia di trasformarsi nel canto dance di uno splendido cigno incapace di accettare quell’età che inesorabilmente, per lei come per tutti noi, tristemente avanza.
Questo pensiero profondo e intelligente è di Dr.Apocalypse sul sito Spetteguless.
Cos'altro dice il nostro?
Sul disco nulla. Su di Amanda
Un nuovo album, in vendita su iTunes a partire dal prossimo 9 gennaio, e due singoli di lancio da presentare in tv. Perché Amanda Lear sarà pure stata scandalosamente sfanculata dalla tv nostrana, ma in Francia viene ancora considerata per quello che è: un mito, un’icona, una fica, che dipinge, canta, scrive e crea ‘arte’, anche se invecchiata. Perché che voi ci crediate o no la musa di Dalì è nata nel lontano 1939.
Dunque l'arte è non è invecchiata perchè è arte che si faceva una volta, ma perchè è vecchia chi la fa.

Va beh, direte, da un sito che si chiama Spetteguless, che ti aspetti? Nulla oltre la volgare insinuazione (sarà pure stata scandalosamente sfanculata dalla tv nostrana) e il vuoto pneumatico (dell'articolo scritto da Dr.Apocalypse, beninteso,  non già della sua mente...).

Altro giudizio tranchant e autoreferenziale (lo dico io e non devo certo spiegarvi il perchè) è quello di che se la cava con due righe due
Oltre il come back (sic!) di Madonna, nel 2012, ci sarà anche quello di Amanda Lear con il suo nuovo album I Don't Like Disco che uscirà nei primissimi giorni di gennaio. Che culo, eh?
Il singolo di debutto, omonimo al disco, è già uscito online ed è di un trash pazzesco - non che le altre canzoni dell'album siano da meno, ci mancherebbe, basta ascoltare le preview per capire che oltre la voce da furetto castrato non c'è altro.
Tra l'altro Amanda ha una voce profonda quindi casomai è una voce maschile non da uomo castrato (che è alta...). Se proprio devi offendere (più che criticare) almeno fallo con cognizione di causa.  Va beh. Fiato sprecato.

Purtroppo ci sono anche post molto più dettagliati nel quale però i principio è lo stesso: giudizi tranchant non motivati, considerazioni ridicole e che non vanno al di là dell'ombelico di chi le ha fatte.
Vediamo.
L'autore, anonimo, di Cadavresquis Cadavrexquis non lesina con le parole nel recensire l'ultimo disco di Amanda ma non lesina nemmeno nelle considerazioni misogine, piene di odio perchè Amanda è vecchia ed è donna.

Ora non so quanto si possa prendere sul serio Amanda Lear come cantante, anche se un paio di anni fa persino lei è riuscita a sfornare un disco, Brief Encounters, che lasciava intravedere quello che sarebbe potuta diventare se non avesse sparpagliato i suoi già scarsi talenti musicali in mille altri rivoli. (...)
Il nostro non conosce l'ironia se commenta il titolo del disco così:
Il titolo dell'album è involontariamente comico: "I Don't Like Disco", per dieci pezzi che sono l'epitome della musica da discoteca, è una excusatio non petita, come se, alla moglie che trova il marito a letto con un altro uomo, lui replicasse: "Ma io non sono omosessuale".
E ecco che, a rischio di sembrare mia sorella che me lo rinfaccia sempre, il nsotro non resiste alla tentazione di parlar dei froci quando non c'entrano nulla con l'osservazione che sta facendo. Caro anonimo, l'ironia non abita dalle tue parti? Di quale excusatio vai cianciando? Non ti ha sfiorato il cervello che una delle icone della disco music abbia voluto fare un titolo ironico? Tralascio le accuse ad Amanda di mentire

Nelle note che accompagnano il libretto, poi, Amanda spiega per l'ennesima volta che trentacinque anni fa ha cominciato a fare discomusic quasi per caso, istigata dalla sua casa discografica tedesca, ma che mai e poi mai avrebbe immaginato che ne avrebbe dovuti fare sette o otto di fila (e la signora mente sapendo di mentire, perché Diamonds for Breakfast e Incognito, gli ultimi due prodotti da Anthony Monn - che della Lear cantante è stato il vero demiurgo -, già non erano più pura discomusic).
dove non si capisce il nostro cosa voglia dimostrare...  e andiamo alla critica al disco in generale dove, da vero professionista, e con alte considerazioni, il nsotro dice
Ora Amanda Lear non è mai stata una gran cantante. A dire il vero non è mai stata nemmeno particolarmente intonata, ma aveva (ha) questa voce particolare che funziona bene se accetta il ruolo di diseuse più che di cantante (per non parlare poi dei disastri che combina quando vuole assumere un tono "confidenziale", come avviene anche qui in un passaggio di What a Surprise, dove suona come una gallina arrochita in procinto di essere strangolata).
Ora, la gallina, come il furetto castrato, ha una voce alta non certo bassa, com'è quella di Amanda, quindi queste metafore servono non già a criticare la voce di Amanda (che è sempre stata quella, sai che novità criticarne oggi la scarsa consistenza canora...) ma ad offendere direttamente lei, la cantane e la donna. M
Ma è nell'analizzare le canzoni che il nsotro supera se stesso (se stessa?)
Quando invece sono i francesi a produrla, la voce finisce in cantina, sovrastata da un'abbondanza di arrangiamenti. E' quello che avviene anche in questo I Don't Like Disco.
Ma le canzoni, come sono le canzoni? Be', a un primo ascolto molte sono difficilmente distinguibili l'una dall'altra. C'è persino un "autoplagio", nel senso che l'attacco di Windsor's Dance è pericolosamente simile a Chinese Walk, ma poco importa, dato che l'autore è lo stesso, Marin (du Halgouet), che ha composto il grosso delle musiche dell'album.
E' proprio vero che la bellezza (o la bruttezza) sta negli occhi di chi guarda. Una stessa linea melodica caratterizza due brani diversi dello stesso album e per il nostro questo è autoplagio  (?!) per me è un'eleganza della produzione... Chi l'ha detto che due canzoni non possono cominciare allo stesso modo, soprattutto in un album disco?
Ci sono pezzi involontariamente comici, come - per l'appunto - Windsor's Dance, in cui Amanda rievoca la sua adolescenza e giovinezza in Inghilterra ("Wide and green the British land / Wide and free my early youth / Wide and free I ran away / Lips on lips I kissed the boys"), e aggiunge una dichiarazione d'amore a questo paese ("I love England, I love England"): dev'essere un'opera di fantasia, perché si stenta a credere che una con quell'accento lì quando parla inglese sia davvero cresciuta in Inghilterra.
E dov'è la comicità? Tra l'altro non mi risulta che Amanda sia cresciuta in Inghilterra e il nostro confonde l'interprete con la donna. Chi l'ha detto che Amanda stia parlando di sé?
La cosa più debole mi pare You're Mad, che suona un po' come un pezzo di dance romena di dieci anni fa.
Ecco, la profondità di questo giudizio dà la misura dell'umanità dell'autore di questo post. Chi l'ha detto che gay vuol dire gaio? Acido. Invidioso. Cattivo. Infelice. Ecco degli aggettivi molto più consoni al tono di questo post.

Il nostro poi ha qualche confusione lessicale sul significato della parola fan
L'album contiene poi anche i pezzi con cui, nei mesi scorsi, è stata creata l'attesa tra i fans
Amanda avrà anche una cattiva pronuncia dell'inglese ma il nsotro non conosce proprio l'italiano...
della Lear (dei poveri disperati, tra cui mi annovererei anch'io, se non fosse che io ho ben presente
ho ben presenti?
i limiti dell'"icona" e non vado in deliquio quando la sento, ma mi piace anche perché mi piace sfotterla un po').
Dunque i fan di Amanda sono dei poveri disperati lui sarebbe un fan ma ha ben presente i limiti dell'icona, non va in deliquio quando la sente e le piace perchè la sfotte. 

Ma sti cazzi no?
Merda ho detto cazzo.
Cristo ho detto merda.
Bestemmiona ho detto Cristo quanto sono volgare e maschilista!!!

Maschilista è il nostro, quando si sente di specificare l'assortimento sessuale di una ben solo quando è al femminile...
(...) soprattutto, La bete et la belle. Quest'ultima è indubbiamente il brano migliore di tutto l'album: scritta insieme a Louise Prey (della band electropunk femminile Ping Pong Bitches) e a Joe Moskow (della band indiepop di Sheffield Reverend and the Makers: non che io li conoscessi prima, ma mi sono documentato).
Come fan di Amanda Lear il nostro non lesina gli insulti
"Questo sarà l'ultimo album della Lear".
E poi il maschilista sono io perchè in un post ho bestemmiato. Ma porca paletta!
Ormai è troppo vecchia - mi dico -, non ne farà altri.
E' troppo vecchia... Beh mio caro non so che età  tu abbia ma ti auguro di arrivare a 72 anni in splendida forma come Amanda...
E invece ogni volta mi frega. Dubito che con questo I Don't Like Disco si conquisterà nuovi fan (ormai, per la Lear "cantante", noi siamo ammiratori residuali,
Noi chi? Tu ammiratore ? Ma chi vuoi prendere per il culo???
 sorta di dinosauri sopravvissuti da un'era antecedente), ma è come per certi vizi: una volta che li hai, fatichi a liberartene.

Ho smesso di cercare su internet, ma chissà in quanto altri post per sport si è offesa Amanda e la sua voce, la sua età, o quant'altro.
Intanto di Amanda Lear si continuerà a parlare negli anni a venire, mentre questi post sono già spariti nell'oblio se non fosse per il mio tardivo recupero (il disco è uscito a gennaio e i post hanno più o meno quella data).

Però che fatica dover lottare per tutelare i diritti anche di queste iene maschiliste, froce misogine con le quali non ho nulla ma davvero nulla in comune.

Come uomo e come gay mi vergogno di loro.

E ora car* lurker a voi il giudizio sul disco...

venerdì 14 settembre 2012

Dal coming out alla delazione (2): l'errore si ripete. Oltre Calcio fanpage anche l'Asca titola: Gay: Merkel invita all'outing, 'Non bisogna aver paura'

Anche l'Asca ...ci casca e titola:
Gay: Merkel invita all'outing, ''Non bisogna aver paura'
Che il pezzo sia scritto coi piedi lo rivela anche un altro errore nel testo:

Tutti coloro che si assumono il rischio e che hanno il coraggio'' di rilevare la propria omosessualita'
invece di rivelare...

Chi parla male pensa male ...



L'Asca è in ottima compagnia: a confondere coming out con outing ci sono

la gazzetta dello sport
Adn Kronos

Naturalmente i dispacci di agenzia inducono altri all'errore...


La comicità involontaria del sito calcio fanpage la cui ignoranza fa scrivere: La Merkel invita all’outing nel calcio: “Non abbiate paura, la Germania può dare un segnale

Mi danno sempre della maestrina dalla penna rossa (ah, maestrina! fossi davvero minuta!).
Stavolta spero di dimostrare che se correggo chi usa le parole in maniera sbagliata non lo faccio per una questione di principio ma per i rischi che si corrono nell'usare le parole a sproposito.

Così una notizia positiva, il sostegno politico che la cancelliera Merkel ha affermato di voler dare a tutti i calciatori gay (e si spera anche alle calciatrici lesbiche) che trovano la forza e il coraggio di fare coming-out,  rispondendo così all'intervista a un calciatore della Bundesliga, pubblicata dal magazine Fluter, nella quale il giocatore ha dichiarato di essere costretto a vivere in clandestinità la propria omosessualità, diventa un'orribile incitamento alla delazione in pieno stile nazista.

Calcio fanpage infatti titola

La Merkel invita all’outing nel calcio: “Non abbiate paura, la Germania può dare un segnale”


che acquista tutt'altro significato e cioè: denunciate pubblicamente tutti i giocatori che sono gay ma non lo dicono. Non abbiate paura a farlo la Germania può dare un segnale, niente più privacy, sputtaniamoli tutti! 

Perchè nonostante la pessima abitudine anche del doppiaggio italiano outing non è affatto sinonimo di coming out, ma significa denunciare chi discrimina le perone omosessuali o comunque ne parla pubblicamente male ed è omosessuale o ha un comportamento omosessuale.

Il (la?) giornalista (sic!) anonimo(a) che ha scritto l'articolo (il pezzo è senza firma) o, meglio, chi ha scritto il titolo del medesimo e anche il sommario, non contento (contenta) della gaffe fatta, nel sommario persevera con un altro  capolavoro quando scrive:
La risposta della cancelliera tedesca al coming out dell'anonimo giocatore della Bundesliga: Angela Merkel inviata i gay del calcio a venire allo scoperto, perché la Germania è un Paese in cui "non c'è nulla da temere"
Il neretto è mio.

Qualcuno spieghi al malcapitato o alla malcapitata che scrive cose così approssimative che fare coming out (coming out of the closet=uscire  fuori dall'armadio), cioè dichiarare al mondo intero la propria omosessualità, vuol dire metterci la faccia, e che quindi un coming out anonimo è una contraddizione di termini...


Per tacere di quel l'articolo La prima de cognome Merkel, un italico vizio che nemmeno il Tg 5 fa più...

giovedì 13 settembre 2012

Essere omosessuali non è di per sè una scoperta dolorosa. Su un post di Andrea Maccarrone sul sito del Mario Mieli

Ho avuto già modo di recente di parlarne. Ma devo ritornare sull'argomento per un post naïf e pieno di buone intenzioni che però tradisce la più insidiosa delle omofobie interiorizzate.

Mi riferisco a un post di Andrea Maccarrone che ho letto stamane sul sito del Mario Mieli.

Nel post in questione Andrea, teneramente, e lo dico senza ironia, ci racconta di un ragazzo piuttosto giovane (...) confuso e spaurito ma con lo sguardo vivace di chi, nonostante il bullismo e le pressioni subite a scuola e fuori, ha tutte le risorse per farcela. 
Farcela a superare la stigma sociale, si penserebbe. Invece no! Continua Andrea
Un ragazzo che ha trovato la forza di venire in un’associazione come la nostra (e tutti sappiamo che non è facile né scontato) per chiedere aiuto, capire di più del difficile momento di accettazione che sta affrontando e trovare qualcuno che lo ascolti e lo accetti per quel che è, senza giudicarlo.
(i neretti sono nel testo)

MA PORCODIO.

Difficile momento di accettazione che sta affrontando e trovare qualcuno che lo ascolti?


Ha trovato la forza di venire in un'associazione come la nostra ((e tutti sappiamo che non è facile né scontato).

Ma che frasario usa Maccarrone?! Da anonima alcolisti., da centro di disintossicazione dalla cocaina?

In questa retorica dell'handicappato ad Andrea sfugge che si va in un circolo di cultura omosessuale non solo per  capire di più del difficile momento di accettazione che sta affrontando ma  per conoscere altri froci come lui, per stare assieme ad altri ragazzi ai quali piacciono i ragazzi.

Maccarrone dimentica che lo stigma non è solo bullismo omofobico ma anche mancanza di luoghi sciali deputati per conoscersi, corteggiarsi, fidanzarsi, rimorchiarsi.

Invece nell'ottica pietistica e vittimista che il movimento ha assunto oggidì si deve avere coraggio ad andare in una associazione culturale?!!?


Ci si deve accettare e l'accettazione è dolorosa?

Per Maccarrone evidentemente, ma, vi assicuro, non è il solo,  l'omosessualità è debilitante, è un Handicap col quale si convive, al quale bisogna rassegnarsi  e prima lo si accetta prima si inizia a vivere meglio, come dice anche Roberto Proia nel suo Manuale del perfetto Coming Out (Come non detto Sonzogno, Venezia, 2012)

Beh da gay, frocio, checca, busone, invertito, denocciolato, buco marrone chiacchierato, rottinculo, femmina mancata, travestito, uranista, sensibile, dell'altra sponda, sorella, artista, amico delle donne,  voglio ricordare a Maccarrone (e tutti gli altri) che l'omosessualità di per sé non è  una condizione debilitante e che i problemi che si possono incontrare nel vivere la propria omosessualità alla luce del sole  non dipendono da oggettive difficoltà ma dalla pressione sociale, dallo stigma e anche dall'omofobia interiorizzata di molti.
Anche di chi, per il semplice fatto di militare in una associazione culturale crede di avere le competenze per aiutare gli altri a capire che non c'è trauma alcuno da superare perchè il trauma ce l'hanno inculcato artatamente e invece vuole aiutarli, novella suffragetta, a superare il dolore momento dell'accettazione.

ARIPORCODIO E PORCA MADONNA.

Come ha detto una volta Imma Battaglia, sono stufo di dover rispondere alla domanda ma tu quando hai scoperto di essere omosessuale. Ma che agli etero e alle etero hanno mai chiesto e tu quando hai scoperto di essere etero?

La domanda che ci dovrebbero fare è ma tu quante discriminazioni hai subito perchè sei omosessuale?

E di questo voglio  e posso rispondere, parlare, raccontare.

Per il resto io come tutte le persone omosessuali libere sono felice di essere gay, mi commuovo ogni volta che vedo un ragazzo che mi piace e non cambierei il mio orientamento sessuale per niente al mondo perchè a me piacciono i ragazzi e ne sono ORGOGLIOSO.

Alla faccia dei militanti che hanno la presunzione di aiutare gli altri a superare il doloroso momento dell'accettazione.

Il perggior nemico delle persone omosessuali è il militante dall'omofobia interiorizzata.

DANNEGGIA ANCHE TE

DIGLI DI SMETTERE


mercoledì 12 settembre 2012

Il nuovo spot di Ikea. Basta poco per cambiare



Due giovani uomini decidono di unire i due letti singoli della stanza per gli ospiti  in uno matrimoniale.

E' quello che accade nel nuovo spot Ikea, dell’agenzia 1861United, tra mille altre situazioni, tra bambini, donne, altri uomini, amici, famiglie allargate, senza troppe etichette che individuano e separano, anzi, tutti insieme in vari appartamenti uniti da un ballatoio.

Così mentre i partiti si scannano proponendo ognuno la stessa idea di società, patriarcale ed etero-sessista, è il libero mercato a registrare i cambiamenti, a renderli visibili, a renderli parte dell'equazione umana.

La stessa situazione, una coppia di uomini (lì con una forte differenza di età) che uniscono i letti della stanza per gli ospiti, è presente nel film
Dimenticare Venezia (Italia, 1979) di Franco Brusati.

Ai maestrini idioti del mercato quelli che dopo un paio di lezioni di economia spiegano tutto con i soldi ricordo che uno spot rimescola l'immaginario collettivo e che fa bene vedere dei ragazzi che si amano insieme in un contesto generale, a tutti gli altri uomini e donne. E che non si vive di sola strategia di mercato e che questo cinismo se applicato alla lettera non lascia spazio ad alcun movimento per la liberazione delle persone omosessuali  e trans dallo stigma sociale. Esistono due discpline sociologia e antropologia che hanno molto da dire su spot come questo prima durante e dopo l'economia.

Di più lo spot propone la costruzione di uno spazio sociale e di visibilità che da sempre manca nella società, l'altro effetto dello stigma sociale, in un contesto di parità e integrazione e non nella solita discoteca (auto)ghettizzante. Quella dove, beninteso, i maestrini idioti vanno felici di sculettare nel buio della pista per poi tornare alla loro vita in giacca e cravatta.

La campagna è stata ideata per 1861United  da un team di creativi composto dalla copy Chiara Monticelli, l’art Alice Marrollo e i direttori creativi Francesco Poletti e Serena Di Bruno.
La regia è di Phil Brown, la casa di produzione Mercurio.
La colonna sonora dello spot è “To Build a Home” di The Cinematic Orchestra.
Licensing: The Music Bank.


Ecco la versione da 30"

martedì 11 settembre 2012

Rosy Bindi a Daniele Viotti: Tu sei uguale ad un eterosessuale? Daniele Viotti: Di fronte alla legge sì


Daniele Viotti continua a fare con deliziosa pervicacia la sua opera di responsabilizzazione dall'interno dei dirigenti PD sula questione matrimonio egualitario.

Dopo Bersani tocca a Rosy Bindi che si lascia scappare, a un certo punto, un infelice paragone
Un malato non è pari a un sano, dice.

Dunque il vero quid non è solamente la non estensione del matrimonio eterosessuale anche alle coppie dello stesso sesso, ma, come si temeva, la preoccupazione del Pd è di non legittimare l'omosessualità tout-court, che viene vista come una accidente che per democrazia e civiltà (ah che belli tempi degli Spartani o della romana Rupe Tarpea) non si può più cancellare ma umanamente tollerare...

Se è spirito democratico questo...

Grazie Daniele !!!


sabato 8 settembre 2012

Patanè (Arcigay nazionale) lettera aperta al Partito Democratico sul matrimonio

In risposta alle ultime uscite segregazioniste di Rosy Bindi, Paolo Patanè, preidnete di Aricagy nazionale, ha scritto una lettera aperta al PD.

Una lettera condivisibile nello spirito ma maschilista  e corporativista.
Caro Partito Democratico,
per bocca di Rosy Bindi ci inviti a usare la fantasia per sposarci.
Ti assicuriamo che di fantasia ne abbiamo investita, e pure molta, per aggirare gli insidiosi ostacoli all’eguaglianza in questo paese. E tra questi c’è il tuo “no” a una legge che permetta finalmente il matrimonio tra persone dello stesso sesso e che possa finalmente dare dignità agli affetti di migliaia di cittadini e garantire loro pari diritti e doveri.
Per sposarci ci siamo trasferiti all’estero, sempre all’estero abbiamo affittato appartamenti per avere residenze utili a coronare il nostro sogno di uguaglianza. Ci siamo commossi di fronte ai “sì” in festicciole simboliche con celebranti improvvisati e abbiamo scambiato promesse pubbliche di matrimonio.  Ci siamo umiliati cercato inutilmente di redigere contratti che regolamentassero i nostri amori. Ci siamo persino presentati nei Comuni, e nei tribunali italiani, a chiedere il matrimonio civile e continuiamo a iscriverci in registri simbolici delle coppie di fatto istituiti in un centinaio di Comuni italiani illuminati.
Ora basta.
Basta gare patologiche a inseguire i valori non negoziabili di altri. Basta chiacchiere, documenti, lavori di commissione, tavoli o ordini del giorno interpretabili a fisarmonica. Basta bugie come quella che ripeti ossessivamente e cioè che la Costituzione vieta il matrimonio, una affermazione falsa e smentita da sentenze della Corte Costituzionale e dalla Corte di Cassazione. Basta rigurgiti di omofobia, basta convulsioni antidemocratiche e basta all’incubo di una propaganda inquinata tra accelerazioni e decelerazioni, aperture e chiusure.
Il tuo “no” al matrimonio per persone dello stesso sesso è così chiaro, diretto e limpido che non ci lascia nemmeno la fantasia di immaginarti come una forza sinceramente di sinistra, progressista ed europea al Governo del Paese.
Chiediamo più democrazia e più libertà e tu rispondi “no”. Noi ci misuriamo con la realtà dell’ingiustizia ogni giorno, e la fantasia te la lasciamo volentieri: vogliamo l’eguaglianza. Che cosa avresti detto nell’America dell’apartheid a fronte della rivendicazione di libertà ed eguaglianza delle persone di colore? Dedicatevi ai sogni? Fantasticate?
Linguaggio, concetti, azioni, diritti concreti: l’eguaglianza richiede chiarezza e coerenza. Attenzione, la nostra gente combatte da 40 anni e chiedendo pazienza e fantasia tu tiri la corda molto oltre il sopportabile. Vuoi tornare pazientemente al governo tra 40 anni?
Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay

Il sessismo e quel la nostra gente sono degni di Bindi. Stessa cultura, stesso maschilismo, stessa italianità.

Io non sono e mai sarà gente tua caro Paolo, anche se apprezzo lo spirito con cui ti sei accinto a scrivere questa lettera il compitino con quale credi di (saper) fare politica.

Bastava poco per scrivere una lettera non così smaccatamente al maschile*. Evidentemente in quanto presidente di Arcigay (e nona rilsebica) ti prendi maledettamente sul serio  epensi solo ai maschi.

Ecco dimostrato ancora una volta come non basta essere accomunati dall'orientamento sessuale per far parte della stessa gente.



*
Caro Partito Democratico,

per bocca di Rosy Bindi ci inviti a usare la fantasia per sposarci.
Ti assicuriamo che di fantasia ne abbiamo investita, e pure molta, per aggirare gli insidiosi ostacoli all’eguaglianza in questo paese. E tra questi c’è il tuo “no” a una legge che permetta finalmente il matrimonio tra persone dello stesso sesso e che possa finalmente dare dignità agli affetti di migliaia di cittadine e cittadini e garantire loro pari diritti e doveri.
Per sposarci ci trasferiamo all’estero, sempre all’estero abbiamo affittato appartamenti per avere residenze utili a coronare il nostro sogno di uguaglianza. Ci commuoviamo di fronte ai “sì” in festicciole simboliche con celebranti improvvisati e improvvisate e abbiamo scambiato promesse pubbliche di matrimonio.  Ci umiliamo cercando inutilmente di redigere contratti che regolamentino i nostri amori. Ci presentiamo persino nei Comuni, e nei tribunali italiani, a chiedere il matrimonio civile e continuiamo a iscriverci in registri simbolici delle coppie di fatto istituiti in un centinaio di Comuni italiani illuminati.

Ora basta.
Basta gare patologiche a inseguire i valori non negoziabili di altri. Basta chiacchiere, documenti, lavori di commissione, tavoli o ordini del giorno interpretabili a fisarmonica. Basta bugie come quella che ripeti ossessivamente e cioè che la Costituzione vieta il matrimonio, una affermazione falsa e smentita da sentenze della Corte Costituzionale e dalla Corte di Cassazione. Basta rigurgiti di omofobia, basta convulsioni antidemocratiche e basta all’incubo di una propaganda inquinata tra accelerazioni e decelerazioni, aperture e chiusure.
Il tuo “no” al matrimonio per persone dello stesso sesso è così chiaro, diretto e limpido che non ci lascia nemmeno la fantasia di immaginarti come una forza sinceramente di sinistra, progressista ed europea al Governo del Paese.
Chiediamo più democrazia e più libertà e tu rispondi “no”. Noi ci misuriamo con la realtà dell’ingiustizia ogni giorno, e la fantasia te la lasciamo volentieri: vogliamo l’eguaglianza. Che cosa avresti detto nell’America dell’apartheid a fronte della rivendicazione di libertà ed eguaglianza delle persone di colore? Dedicatevi ai sogni? Fantasticate?
Linguaggio, concetti, azioni, diritti concreti: l’eguaglianza richiede chiarezza e coerenza. Attenzione, noi uomini  e donne omosessuali combattiamo da 40 anni e chiedendo pazienza e fantasia tu tiri la corda molto oltre il sopportabile. Vuoi tornare pazientemente al governo tra 40 anni?
Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay

venerdì 7 settembre 2012

Bindi Presidente del PD è una segregazionista. Su una sua ennesima dichiarazione discriminiatoria contro l'estensione del matrimonio.


Ieri, alla festa democratica di Genova Valerio Barbini, dirigente di Arcigay, ha chiesto a Rosy Bindi, davanti ai microfoni dei giornalisti
Mi può dire perché non vuole che io mi sposi?

Bindi gli ha risposto :
Io ti auguro di fare quello che vuoi nella vita, ma in questo Paese c’è la Costituzione. Il matrimonio è un istituto che è stato pensato storicamente per gli eterosessuali. Potreste avere più fantasia per inventarne uno vostro.

Non è la prima volta che Bindi dimostra di avere un pensiero segregazionista, questo si davvero incostituzionale.

E' ora di cominciare a fare una campagna per chiedere a Bindi di dimettersi E DI LASCIARE LA POLITICA.

Sogno delle lezioni in cui il PD non supera lo sbarramento del 5%.

CHI VOTA IL PD DISCRIMINA ANCHE TE DIGLI DI NON FARLO

Through Giornalettismo

Epifania improvvisa sull'omofobia del coming out

E poi ieri sera, mentre parlavo con un mio amico attore, che aveva interpretato un personaggio descritto secondo me con piglio omofobico, mentre il mio amico mi spiegava i motivi che lo avevano intrigato nell'intepretare quel ruolo, all'improvviso mi si sono aperti gli occhi.
Mentre il mio amico mi spiegava come, dal suo punto di vista d'attore, lo interessava interpretare un omosessuale che aveva problemi ad accettarsi, ho capito il profondo equivoco sull'accettazione di sé e relativo coming out.


Io ho, ma d'ora in poi devo dire avevo, sempre dato per scontato che i problemi di accettazione e annesso coming out fossero problemi contingenti, derivanti dallo stigma con cui l'omosessualità è profondamente criticata (e sto usando un eufemismo) nella società da sempre.

Cioè ne sono ancora convinto. so che è così. Davo per scontato che fosse chiaro anche alle altre persone. Invece non è così.

Quando si capisce che ci piacciono persone dello stesso sesso e non accettiamo questo nostro orientamento sessuale è perchè siamo cresciuti in una società che considera l'omosessualità un insulto, una malattia, e, (dis)educati (d)a questo pensiero facciamo fatica a sottrarcene.

Ieri sera mi è stato chiaro che molti dimenticano il peso dello stigma e pensano che la non accettazione di sé possa avvenire spontaneamente, come se insomma, l'omosessualità di per sè non sia proprio una cosa positiva e il coming out sia un percorso di dolorosa accettazione di quello che siamo.

Come scoprire che si è rimasti paralizzati dopo un incidente e che resteremo per sempre sulla sedia a rotelle.

Va bene, paragone infelice.

Se non posso camminare si vede mentre posso fingermi non gay anche per tutta una vita.
Ma avete capito il senso, no?

L'omosessualità è ancora vista come qualcosa di non è naturale, non è una opzione standard, è una cosa che che una volta, l'uomo antico, barbaro e intollerante sopprimeva, un po' come gli spartani coi bambini storpi, e che oggi, noi moderni e tolleranti, difendiamo, tuteliamo, garantiamo.

Mentre realizzavo tutto ciò mi mancaca l'aria e non, come ho credono lì per lì per il raffreddore che mi attanaglia, ma per un sentire comune che tocca molti di noi, uomini e donne, etero, gay e bisex.

Se ti scopri frocio o lesbica la botta è forte di per sé, non per lo stigma.

Certo mi è bastato chiedere a il mio amico ma scusa non credi che chi ha problemi di accettazione li abbia a causa della pressione sociale esterna? per vedergli cambiare espressione, per comprendere qualcosa cui forse fino a quel momento non aveva pensato mai, ma quanti altri la pensano come lui?

Magari persone omosessuali, che ci fanno anche film (e ci scrivono libri) come Roberto Proia?
Nel suo libro Come non detto il manuale del perfetto coming out Sonzogno, Venzia 2012 Roberto paragona il coming out a un red carpet attorno al quale avremo famigliari amici e parenti. Un red carpet, dice, che può sembrarci lungo e accidentato

soprattutto se lo sbirciamo dall'armadio in cui ci siamo rinchiusi, per colpa delle circostanze, della paura e della nostra vocina interiore che ci diceva di stare attenti, che non era il momento giusto e che gli altri non erano pronti, che infondo erano solo fatti nostri e che non c'era bisogno di uscire di lì.
Sono stra convinto della buona fede con cui Roberto ha scritto queste parole, ma le trovo davvero penose.

Trent'anni di craxismo, prima, e berlusconismo, poi, ci hanno davvero ridotto ai minimi termini tanto da farci dimenticare della profonda e importante dimensione politica del privato.

Non ci siamo richiusi in un armadio è la società che ci ha rinchiuso, quella stessa società che ancora 40 anni fa, rinchiudeva le persone omosessuali nei manicomi e cercava di curarle a suon di elettroshock e coma insulinici.In Italia. Nel 1971.


Non si tratta di circostanze ma di discriminazione, di odio feroce, di violenza omicida, fascista e intollerante.


La paura non è intrinseca all'omosessualità nasce dal temere per la propria vita, per la propria incolumità.
Ancora oggi, nel 2012 i gay che hanno già fatto coming uot vengono picchiati, sputati, accoltellati.
Qui, nella civile Italia non nei paesi arabi. Lì vengono direttamente impiccati.

Queste non sono circostanze. e' stigma, è intolleranza. E' discriminazione, della chiesa che dice che siamo moralmente disordinati, dello stato che non ci riconosce diritto a sposarci perchè non abbiamo dignità di famiglia in quanto sterili tra di noi.
 
Quella vocina interna non nasce spontaneamente, nasce perchè tutti e tutte siamo stati educati a credere che l'omosessualità è un male.
Anzi è IL male, come spiega nel 1993 Joe Miller (Denzel Washington) ad Andrew Beckett (Tom Hanks) nel film Philadelphia (Usa, 1993) di Jonathan Demme.

Voglio dirti una cosa, Andrew. Quando ti educano come hanno educato me e la maggior parte della gente in questo paese ti assicuro che nessuno ti viene a parlare di omosessualità oppure – come dite voi – stile di vita alternativo. Da bambino ti insegnano che i finocchi sono strani, i finocchi sono buffi, i finocchi si vestono come la madre, che hanno paura di battersi, che sono… sono un pericolo per i bambini, e che vogliono solamente entrarti nei pantaloni. Questo riassume più o meno il pensiero generale, se vuoi proprio sapere la verità. 

Ma questo, a quanto pare, come ho improvvisamente capito ierisera, lo sappiamo ancora in troppo troppo pochi.

Tutti gli altri  e le altre pensano che il percorso di accettazione sia un passaggio naturale non indotto dallo stigma esterno ma dalla dolorosa condizione di per sé dell'omosessualità che non posiamo che accettare  ma,certo, se ci fosse la pillola dell'eterosessualità...

Così, ierisera, mentre cercavo di respirare, mi sono venute in mente tutte le volte che notavo questo modo di pensare al coming out, tutte le volte che le varie associazioni fanno video, e campagne di sensibilizzazione mostrando l'omosessualità come un problema oggettivo e non come un problema indotto dallo stigma sociale.

La testimonianza delle persone omosessuali parte sempre dal presupposto sbagliato.
Non si risponde alla domanda quando sei stato discriminato la prima volta perchè sei omosessuale ma quando hai scoperto di essere così? Che suona un po' come, quando ha scoperto di essere ciliaco, diabetico, distrofico.

Cioè condizioni che DI PER SE' hanno un aspetto problematico e che deroga dalla normalità. L'omosessualità no.

E non lo dico io.

Lo dice l'Organizzazione Mondiale della Sanità: una variante naturale del comportamento umano.

Vediamo di non dimenticarcelo.




mercoledì 5 settembre 2012

L'arcigay si lamenta (giustamente) dell'omofobia dei testi del rapper italiano Emis Killa ma ignora la misoginia che in Broken Dolls ineggia al femminicidio.

Allora come la mettiamo coi pari diritti? Killa va boicottato solo per l'omofobia ma non per la violenza maschilista?

AGGIORNAMENTO
(da leggere dopo aver letto il resto del post, che inizia dopo la scritta
POST ORIGINALE)

Ieri Marco Coppola mi ha risposto, con gentilissima solerzia. Ne è nato un breve ma intenso scambio di mail che, previa sua autorizzazione, ho deciso di pubblicare nella sua integrità (esclusi i riferimenti alle nostre mail e i numeri di telefono per evidenti motivi di privacy). 

Per precisione e chiarezza devo far notare che in un post precedente sul sito dell'Arcigay Marco nota e parla anche dei testi contro le donne, senza citarne stralci, a differenza del post successivo che avevo citato ieri. 

Ecco lo scambio di mail.

Il giorno 05 settembre 2012 13:48, Alessandro Paesano  ha scritto:
Ciao Marco.

Ho letto e apprezzato la tua denuncia contro Killa e i suoi testi omofobici.

Andandoli a leggere ho notato però con sconcerto che in Broken Dolls ci sono frasi ben più gravi contro le donne non solo maschiliste e misogine ma che inneggiano addirittura all'omicidio.

Come mai nella tua denuncia non hai sottolineato anche queste frasi ma solamente quelle omofobiche?

A parte il fatto che entrambe le tipologie di frasi sono legate dalla comune matrice patriarcale e fascista non credi che sottolineare anche questi aspetti non direttamente legati alla causa gay avrebbe dato alla denuncia un più ampio respiro e unito categorie diverse ma altrettanto discriminate come le donne e le persone omosessuali esortandole a fare fronte comune contro dei testi che diseducano i giovani?

Mi piacerebbe sapere come mai...

Grazie


Alessandro Paesano, Roma

 Il 05/09/2012 14.18, Marco Coppola ha scritto:
Ciao Alessandro


grazie di avermi scritto.

Nelle mie dichiarazioni ai giornali, come anche nelle comunicazioni agli Organizzatori e alle Istituzioni patrocinanti ho fatto presente la matrice intollerante e istigatrice all'odio di quei testi, sia nei confronti delle persone omosessuali che di altri, comprese le donne.

Non esisterebbe il movimento omosessuale senza il movimento femminista. Ed esiste una comune matrice di intolleranza ed esclusione, declinata in diversi aspetti e fondata su una cultura maschilista, omologante e razzista.

Ovviamente i giornali pubblicano la parte che ritengono più interessante e questo esula dalla nostra responsabilità diretta. Non ho voluto pubblicare il nostro comunicato stampa per non fare troppa pubblicità all'evento e attendendo la presa di posizione degli organizzatori.

Spero con queste poche righe di averti spiegato il nostro intento,
rimango sempre disponibile.

Un caro saluto,
Marco.
Il giorno 05 settembre 2012 14:28, Alessandro Paesano ha scritto:

Ciao Marco, e grazie per la risposta in tempo reale.

Non ho dubbi a credere quel che dici sul giornalismo italiano che pubblica quel che credono attiri di più i lettori.

Però, perdonami, come mai nel comunicato pubblicato sul vostro sito arci dopo la denuncia e dopo le dichiarazioni degli organizzatori non fai menzione esplicita anche delle frasi misogine ma ti limiti a riportare solo quelle direttamente omofobe dicendo

Il rapper ha usato in alcune sue canzoni parole offensive nei confronti delle persone omosessuali, arrivando ad affermare "I ricchioni che si fanno in strada e vorresti ammazzarli, froci!!
Non possiamo che ritenere inaccettabile la promozione di messaggi di odio nei confronti di lesbiche e gay in una pubblica piazza. 

E' esattamente a questo che mi riferivo quando ti chiedevo come mai del vostro silenzio non tanto a quello riportato sui giornali...

Grazie ancora.


Ale

Il 05/09/2012 14.44, Marco Coppola ha scritto:
Ciao Alessandro

ho letto solo ora il contenuto del tuo blog. Spero sia solo un fraintendimento, accetto tutte le critiche costruttive ma in questo caso mi sembra tu abbia preso un abbaglio. 

Personalmente il beneficio del dubbio ho imparato nel tempo a concederlo sempre fino a prova contraria.
Era sufficiente leggere sul sito i post precedenti, oppure chiedere direttamente per sapere come ci siamo mossi. E' infatti semplice da verificare il fatto che non abbiamo pubblicato alcun comunicato stampa, a differenza di altre occasioni, ma soltanto post per informare socie e soci del procedere di azioni a tutela della dignità delle persone omosessuali come nostro preciso compito e dovere. 

Tralaltro Arcigay da sempre collabora attivamente con tutte gli altri movimenti, organizzazioni e associazioni che tutelano da discriminazioni, pregiudizi ed esclusioni. Ma non ci sostituiamo a nessuno perchè ciascuno di noi è testimone privilegiato della propria condizione e insieme lottiamo contro una cultura che ci vuole escludere.

La vocazione generalista in Italia, in Europa e nel mondo non ha portato mai grossi risultati, anzi spesso ha significato solo appiattimento delle istanze. Diversamente dalla cooperazione che dovrebbe invece essere il nostro obiettivo e metodo, oltre che luogo della sintesi.

Spero, confidando nella tua serietà ed onestà intellettuale, vorrai rettificare o almeno integrare quanto hai scritto spiegando le nostre ragioni.

Un cordiale saluto
Marco


Sì, senz'altro, se mi autorizzi posso pubblicare questa tua mail, lo faccio volentieri.

Ma confermi i sospetti che esternavo nel mio post. Denunciare il maschilismo di Zilla oltre l'omofobia non significa fare una denuncia generalista ma una denuncia completa e non solo una parziale, corporativista.

A.

Il 05/09/2012 15.14, Marco Coppola ha scritto:
Se leggi il post prima sul sito, leggi proprio invece che faccio riferimento ad entrambe le cose.

EMIS KILLA E L'INTOLLERANZA 
Lunedì 20 Agosto 2012 - EMIS KILLA E L'INTOLLERANZA

Giungono a noi segnalazione riguardo ai testi di Emis Killa che sarà a Villadossola per un concerto.

Avendo verificato alcuni contenuti non possiamo che ritenere inaccettabili e offensive della dignità della persona tutte quelle affermazioni di odio nei confronti delle persone omosessuali come anche di altri, in particolar modo delle donne.

Chiederemo ragioni agli organizzatori e vi terremo aggiornati.

Marco Coppola
presidente Arcigay Nuovi Colori Verbania

Quello che ho dichiarato ai giornali è esattamente questo. Come anche di alcune affermazioni razziste dello stesso Killa che poi lui ha ritrattato.
Nessuna dei due post è un comunicato stampa, ma solo appunto messaggi informativi che vanno presi nella loro complessità.

Spero di averti dato sufficienti elementi proprio perchè da anni combatto contro ogni forma di pregiudizio e tengo, come ben capirai, a questi temi moltissimo.

Un caro saluto

Marco


Il giorno 05/set/2012, alle ore 16:03, Alessandro Paesano  ha scritto:

Bene, mi fa piacere che in un primo post noti anche le dichiarazioni maschiliste. Mi dispiace però che nel post successivo, datato 24 agosto i riferimenti alle frasi contro le donne ben più gravi di quelle contro i gay non ci siano.

Dal mio punto di vista poco importa se si tratta di un comunicato stampa o solo di un comunicato interno ai soci.

I temi della misoginia del maschilismo e dell'omofobia per me sono fin troppo evidentemente intrecciati per poterli separare e trovo più che pertinente segnalare la misogina maschilista in chi si dimostra anche omofobo anche in un sito in difesa delle persone lgbt.

Se mi autorizzi alla pubblicazione di questo nostro scambio via mail lo aggiungo al mio post nel quale però credo di avere colto nel segno almeno stando alle osservazioni sulle critiche generalista con cui mi pare liquidi la mia richiesta di parlare di questo (omofobia) e di quello (istigazione al femminicidio).

Non aggiungerei nessun commento, solo lo scambio di mail.

Fammi sapere.

Grazie


A.
Il 05/09/2012 19.35, Marco Coppola ha scritto:
Alessandro mi sembra tu non voglia capire. Ma la città, gli organizzatori e i soci hanno capito tutti benissimo. Ti sembra utile ripetere la stessa cosa varie volte? A me no. Ho segnalato i contenuti omofobici e anche quelli misogini. Se ti vuoi attaccare alla data fai pure, ma lo vedo come pretestuoso.

Certamente puoi pubblicare le mie risposte a condizione che lo faccia integralmente, questa compresa. Altrimenti lo trovo inutile.

Un caro saluto

Marco


Inviato da iPhone

Perfetto. Farò come mi dici.

Non mi attaccavo alla data quanto piuttosto al post in cui parli anche degli insulti alle donne (senza dire quali) e quello in cui no.

Grazie.

Alessandro



E questo è quanto.


 

 POST ORIGINALE


Avrete letto che Marco Coppola, presidente di Arcigay di Verbania, ha denunciato i testi omofobi del rapper Emis Killa, al secolo Emiliano Giambelli, contestando che il Comune di Villadossola abbia dato il proprio patrocinio a tre giorni di festa per raccogliere fondi, che hanno ospitato il suo concerto lo scorso 31 Agosto, come riportato in un articolo de La stampa dello scorso 24 Agosto.


In effetti la canzone Milano Male  incita all'odio per le persone omosessuali, con la frase  

I ricchioni che si fanno in strada e vorresti ammazzarli, (froci)  

mentre in Riempimi le tasche dice

 tu fai il marcio no uomo
sei frocio si sgama quando mangi il gelato col cono.

perchè cupido ha una mira di merda !
Si ficcasse l' arco in culo e diventasse frocio,
avrei meno problemi e più oro sul mio orologio.





Leggendo questi testi nella loro interezza saltano all'occhio frasi ben più gravi.
Nella canzone Broken Dolls si arriva addirittura a inneggiare al femminicidio:


Ti vorrei morta tipo ex di Fabri Fibra.
Magari ti trovassero a pezzi su una collina,
conosco chi per un paio di pezzi lo farebbe domattina !
Solita domandina: Amore mi ami ancora ?
io no non ti amo più e non amerò mai più una troia.
(...)ora che quando mio padre mi chiede di te,
io gli rispondo: per me è morta.
Porca troia ! sei una troia porca !

(...)
Tutte uguali: Mara Sara Chiara Patty Vale.
Cambia un cazzo !
non ti trovi bene ? Cambia cazzo.


Eppure queste frasi, altrettanto gravi, in quanto maschiliste e che inneggiano alla violenza sulle donne, l'Arcigay non le nota, non le denuncia.

PERCHE'?

Ho scritto a Marco Coppola chiedendogli lumi. Se mi risponde ve lo farò sapere


Purtroppo nessuna delle possibili risposte che mi vengono in mente giustificano questo silenzio, questa denuncia selettiva e corporativista.

1) Coppola fa parte dell'Arcigay ed è suo compito denunciare solamente le discriminazioni contro le persone omosessuali. Ci pensassero le donne a denunciare le frasi che offendono loro.

FALSO

La misoginia, il maschilismo, la violenza contro le donne hanno la stessa matrice patriarcale e fascista dell'omofobia. Sono due aspetti diversi della stessa intolleranza.

Denunciarle entrambe permette di fare causa comune e di ricordare vieppiù che quel che Coppola ha scritto sul sito dell'Arcigay a proposito delle frasi omofobiche di Zilla
Crediamo che il rispetto della libertà di pensiero, ancor più garantita nell'arte, nella cultura e nella musica, debba andare di pari passo con il rispetto della dignità della persona. Le Istituzioni hanno ancor più il compito di vigilare e tutelare i diritti fondamentali della persona.

E' questa una pessima pagina per la nostra provincia.
 valga anche e maggior ragione per le frasi contro le donne.


2) Le frasi contro le donne sono frasi di circostanza, un paradosso dell'io narrante che denuncia solo la sua rabbia ma non vuole davvero fare quel che si augura nel testo.

Se questo è vero per le frasi maschiliste e che inneggiano al femminicidio non si capisce perchè non si potrebbe dire lo stesso anche di quelle omofobiche.


In attesa di una risposta di Coppola riporto le dichiarazioni di Zilla che, sempre su La stampa si è difeso dalle accuse di omofobia con queste parole:

«Conosco la questione e mi dispiace. L’essere provocatori è una prerogativa dei rapper. Probabilmente chi mi critica non è vicino al genere e non ne conosce le dinamiche. Io interpreto un personaggio e spesso parlo ironizzando il pensiero di qualcun’altro. Non sono assolutamente omofobo, anzi approvo il matrimonio gay. Ho dichiarato di non essere favorevole all’adozione, perché la figura della mamma è fondamentale,
e questa, naturalmente, è la più squisita prova del maschilismo profondo di questo giovane uomo che pensa all'omosessualità esclusivamente in termini maschili (se dobbiamo far fede alla giornalista che ne ha riportato le parole) ignorando che ci sono famiglie omogenitoriali composte da due donne (vero Giuseppina?) che Zilla non prende inconsiderazione perché, evidentemente, l'omosessualità par excellence è quella maschile.

Spero che, per coerenza, Zilla non  auspichi che ogni figlio orfano di madre venga tolto al padre e affidato a un'altra donna...
ma siamo in un Paese democratico e credo di non aver detto nulla di offensivo.
Zilla, ma anche Francesca Zani, la giornalista che nel riportare le sue dichiarazioni non ha nulla da obbiettare,  confonde la democrazia col diritto di discriminare... Qualcuno dovrebbe spiegargli la differenza.



Tanto per ribadire perchè del PD non ci si può fidare: sulle uscite paternaliste di Bersani alla Festa Democratica di Torino a proposito dell'estensione del matrimonio alle coppie dello stesso sesso

Il Segretario del PD Bersani passa davanti lo stand di Vorrei ma non posso. It's wedding time! alla Festa Democratica di Torino.

Vorrei ma non posso, it’s wedding time è una campagna promossa da Queever (ha discoteca di Torino con annessa associazione culturale) e Associazione Quore a favore del matrimonio paritario egualitario (altra espressione di compromesso ma migliore di quella con l'aggettivo omosessuale)

Daniele Viotti,  del Quore, del Coordinamento Torino Pride LGBT, promotore di Vorrei ma non posso di area PD (secondo Cristiana Alicata),  chiede a Bersani, dandogli democraticamente del tu, come mai il PD sul tema dell'estensione del matrimonio alle coppie dello stesso sesso che, ahilui e ahinoi semplifica nell'infelice formula matrimonio gay omosessuale [questa è l'esatta espressione che usa Daniele, come mi ha fatto giustamente notare in un commento  a questo post] cosa per la quale non smetterò di bacchettare (a furia di rompere la bacchetta) finché questo vizio di merda non ce lo togliamo  tutt*, sia così pavido.

Ecco il video.



Le cartoline cui accenna Daniele sono queste.






Chiare, efficaci, esaustive.


Torniamo al video.

Da notare l'atteggiamento di Bersani, dalla cafonaggine di accendersi il suo mefitico sigaro al paternalismo delle pacche sulla spalla. 

Da notare anche l'orribile presuntuosa e maschilista (sì, maschilista) risposta  della donna che lo accompagna che, pretendendo di parlare  a nome di tutte le donne (non si sa con quale investitura), mentre Bersani la indica a Daniele come esempio di percorso virtuoso (a piccoli passi) da seguire per i diritti lgbt commenta che di strada da fare ne abbiamo ancora molta. Ecco se almeno lei si leva dai coglioni e tace o almeno quando parla non pretende di parlare per tutte le donne noi saremo molto più felici.

Poi naturalmente ci sono da notare i contenuti politici della risposta di Bersani che da Presidente di un partito il cui acronimo significa Pavidi Democristi non può che nicchiare sul matrimonio nascondendosi dietro un Siamo in Italia.

Come nota lucidamente Andrea Tornese in un ottimo articolo sul Corsaro (al quale devo molto per questo post)
Il PD, con varie iniziative, si dà un appeal di partito aperto sui diritti LGBT per mascherare un conflitto interno lontano da una soluzione accettabile. E alcune e alcuni militanti LGBT che cadono in questa trappola propagandistica. Il PD ospita dibattiti e discute di matrimonio, offre spazi per la raccolta firme per varie iniziative popolari sul tema delle unioni civili, colora le sue feste dei colori dell’arcobaleno, vende (e qualcuno li compra!) spazi per bar e punti ristoro gestiti direttamente da associazioni LGBT, e nei fatti si adagia sul “siamo in Italia”.
Sempre Andrea commenta le risposte inesatte di Bersani facendo notare come
Negli USA, secondo Bersani, Barack Obama (...) avrebbe semplicemente detto che ogni stato è libero di legiferare come meglio crede. Falso. Il presidente americano (...) ha dichiarato che (...) che le coppie dello stesso sesso dovrebbero avere la possibilità di sposarsi (...) ed ha appoggiato l’abrogazione del Defense of Marriage Act (una legge approvata durante l’amministrazione Clinton che definisce il matrimonio come l’unione tra un uomo ed una donna ed impedisce, nella terza sezione, l’equiparazione con le unioni tra persone dello stesso sesso). (...)

Obama, lo scorso 15 giugno, lo ha detto alla comunità LGBTQI americana:“Io non vi consiglierei mai di avere pazienza, non è giusto come non era giusto dire alle donne di essere pazienti un secolo fa o agli afroamericani 50 anni fa dopo decenni di inazione e indifferenza, ora avete tutta la ragione il diritto di chiedere, a voce alta e con forza, l'eguaglianza”.
Rimando a un altro articolo di Andrea nel quale ricorda con pervicace precisione tu la propaganda (mendace) sui diritti lgbtqi che Tornese dichiara con termine che non conoscevo solo un rainbow washing (un sostegno dei diritti lgbt di facciata e non di sostanza).

Ora, in tutta onestà, come ci si può chiedere di votare per questo partito?

martedì 4 settembre 2012

Asimmetrie nell'identtà sessuale: a proposito della distinzione tra comportamento e orientamento sessuale (1)

Sapete (ah non lo sapete?) che per me le parole omosessuale, eterosessuale, bisessuale, in quanto aggettivi sostantivati,  hanno come loro unico significato quello descrittivo.

Io sono omosessuale se intesso relazioni sessuali e o sentimentali con persone del mio stesso sesso, ovvero dell'altro (etero), ovvero di entrambi (bisex).

Ma in un mondo dove la norma è eterosessista e dove l'omosessualità (e la bisessualità vieppiù) stentano ad avere un posto di pari dignità nell'immaginario collettivo (cioè, più o meno, nei media, anche se l'immaginario collettivo comprende ben altro, dalle leggi ai costumi agli archetipi con cui memorizziamo il nostro vissuto sistematizzandolo secondo alcune direttrici narrative tramite le quali ci autorappresentiamo e ci spieghiamo comportamenti ed esiti di vicende personali) c'è da più parti l'esigenza di percepirsi (di definirsi) come gay e lesbiche.

Molto meno come bisessuali forse per lo stigma fortissimo tra le persone omosessuali con cui  la doppia opzione viene percepita come un furbesco escamotage per non scegliere e dunque per non definirsi. E anche perchè mentre per quanto macchiettistico e maschilista l'omosessuale, uomo e donna, un loro spazio nell'immaginario collettivo e l'hanno il e la bisessuale sono ancora praticamente sconosciut*.

Esigenza, questa della visibilità  non solo legittima o comprensibile, ma necessaria se vogliamo davvero crescere le nuove generazioni a un'abitudine alle omosessualità che vada al di là della tolleranza (pessimo termine visto che si tollera qualcosa che non ci piace) o della condivisione (termine migliore ma che tradisce una non piena diffusione) e si attesti verso l'unica vera istanza che sanziona la raggiunta eguaglianza: l'indifferenza, come ben spiegato nel mitico, profetico spot dell'ILGA portoghese.

Purtroppo le categorie che usiamo per essere visibili sulle quali e con le quali costruiamo la nostra identità sessuale (il cui orientamento è una parte cospicua) non sono neutre ma nate in un orizzonte eterosessista e patriarcale e portano con sè delle differenze di valore, di confine, di persistenza e di percezione.

Dalla psicanalisi (la cui vocazione ultima, non dimentichiamocelo mai, è sempre quella di normalizzare, sistematizzare, dirimere e redimere)  giunge una distinzione sulla quale si insiste tanto e che, riconoscendo la validità della mia premessa (il significato puramente descrittivo di questi aggettivi) differenzia un comportamento sessuale (l'uso descrittivo cui accenno io) e l'orientamento sessuale.
Che significa?

Che, per esempio, io posso percepirmi, dichiararmi, identificarmi come etero, ma avere un comportamento non esclusivamente eterosessuale.

In soldoni (chi psisomething perdonerà la brutale semplificazione) un conto è come mi percepisco o pretendo di percepirmi (mi sento etero anche se faccio sesso prevalentemente con persone del mio stesso sesso) un conto è il mio comportamento (in questo esempio caso omosessuale).


La cosa sospetta (almeno per me) in questa distinzione è che per spiegare in cosa non si è esclusivamente eterosessuali non si usa mai l'aggettivo bisessuale ma il suo opposto omosessuale.

Io posso identificarmi come eterosessuale ma avere un comportamento anche omosessuale.

Strano come la categoria bisessuale non venga usata.

Se sono anche omosessuale vuol dire che ho un comportamento bisessuale.

D'altronde l'omosessualità  viene percepita, grazie una certa opposizione definitoria che cade facilmente nel pregiudizio, di natura patriarcale e maschilista, come esclusivizzante: anche il più incallito degli etero diventa frocio e basta nell'immaginario collettivo quando ha anche una sola esperienza omosessuale tanto è forte lo stigma e il divieto all'omosessualità: anche solo il sospetto ti marchia.  (sintomatica la barzelletta del tipo che nella prova di resistenza dopo aver copulato con 98 donne di seguito alla 99ma non ce la fa e il pubblico, che fino a  quel momento lo ha incensato come esempio vivente di virilità, gli dà del frocio).

A ben vedere infatti le eterosessualità così come sono declinate nei due sessi, nel nostro immaginario collettivo eterosessista, patriarcale e maschilista, non sono distinte dallo stereotipo di genere.

Tradizionalmente le eterosessualità sono declinate in una femminilità e una mascolinità  squisitamente sessiste che vanno al di là del genere sessuale, tant'è che fino agli anni cinquanta, ma è un pregiudizio ancora fresco e latente pronto a risvegliarsi alla prima occasione, le omosessualità erano sussunte sotto le categorie di inversione sessuale: l'omosessuale maschio è una femmina mancata l'omosessuale femmina un uomo mancato.

Per cui a ben vedere l'eterosessualità non è un orientamento sessuale ma un modo di definire l'attrazione fisica e sentimentale come connaturata non già alla persona ma al genere.
Il maschio è per definizione attratto dalle femmine la femmina è per definizione attratta dal maschio. Ogni deroga è contronatura. Queste, tra l'altro sono le motivazioni per cui, ancora oggi, in Italia si giustifica il diniego all'estensione del matrimonio alle coppie dello stesso sesso.

L'annoverare l'eterosessualità nella sfera semantica degli orientamenti sessuali è dunque, in un certo senso, una forzatura.
Meglio, una risistematizzazione fatta dal movimento lgbt(qi) che  viene data troppo per scontata portando con sé, anche in chi si batte per spezzarne l'uso patriarcale, alcuni valori che rischiano se non di rendere vana la risistematizzazione di condurre a un'asimettria discriminante dove omosessualità ed eterosessualità non hanno lo stesso peso


La prima asimmetria è naturalmente con a differenza dell'omosessualità l'eterosessualità non viene mai dichiarata perchè, essendo la norma, viene data per scontata. Ma, a ben vedere l'eterosessualità è un concetto troppo generico e troppo labile per accomunare un gruppo di persone.
Tra due persone eterosessuali ci sono differenze talmente grandi che a nessuno  verrebbe davvero in mente di accomunarle solo perchè entrambe eterosessuali.

Due uomini eterosessuali possono avere e in realtà hanno nei confronti del mondo delle posizioni e punti di vista diversi tra di loro.
Altrimenti si potrebbe dire che Papa Ratzinger e Marx sono uguali perchè entrambi eterosessuali.

L'eterosessualità  di per sè non implica una stessa Weltanschauung, uno stesso occhiale ideologico. Proprio come non lo implica l'omosessualità.

Questo lo hanno creduto alcune lesbo-femministe separatiste e alcuni omosessuali (Mario Mieli in testa) confondendo cose diverse.

Per criticare il patriarcato eterosessista maschilista misogino e omofobico si è finito col criticare l'eterosessualità tout-court e tutte le sue forme di organizzazione sociale. (Basta leggere quel che scrive Mieli nel suo Elementi di critica omosessuale).

Per questo ancora oggi qualcuno (vero Cathy La Torre?) crede che la richiesta di estendere il matrimonio anche alle persone dello stesso sesso sia una vocazione limitante (ci sono altre forme i convivenza oltre al matrimonio)  e borghese perchè confonde l'ideologia maschilista, quella che iscrive i ruoli sociali direttamente nell'essere uomo ed essere donna con l'orientamento eterosessuale tout court.

Scrivo questo con cognizione di causa essendo stato fino a pochi anni fa un convinto avversario del matrimonio gay proprio come oggi sono il più convinto sostenitore dell'estensione del matrimonio anche per le coppie dello stesso sesso.

Ma torniamo alle asimmetrie.

Mentre l'eterosessualità non fa fronte comune, l'omosessualità lo fa ma non per un motivo interno, per un qualcosa che riguarda l'omosessualità in sé,  ma per lo stigma che discrimina tutte le persone omosessuali (e bisessuali).

Per questo c'è l'orgoglio gay, quello che faceva basire Gaber e Biagi facendo loro chiedere cosa avranno mai da essere orgogliosi quelli, per combatere lo stigma.
Tu dici che sono malato, moralmente disordinato e io invece affermo con orgoglio la mia omosessualità. 

Un concetto politico che non è di immediata comprensione non solo per gli etero come Gaber e Biagi  ma anche per molti gay che non sopportano i militanti (e le militanti) col loro (nostro) orgglio con commenti come che cosa c'è da essere orgogliosi nell'avere gli occhi azzuri?

Tutti questi signori (e signore) si dimenticano che pur se di per sé l'omosessualità dovrebbe essere irrilevante proprio come il colore degli occhi o l'altezza COSI' NON E' dimentica o fanno finta di ignorare che nessuno è mai stato ricoverato in manicomio e sottoposto a diciannove elettroshock e undici coma insulinici per degli occhi chiari, come è successo nel 1971 a Giovani Sanfratelli, il giovane compagno di Aldo Braibanti, per guarire dall'omosessualità.


Quando dico che l'eterosessualità non fa fronte comune intendo dire che lo stesso patriarcato maschilista che si accanisce ancora oggi contro le persone omosessuali si accanisce anche contro quegli eterosessuali che proprio in quanto eterosessuali rifiutano una certa Weltanschauung sui ruoli di genere e annessi stereotipi, perchè si può essere etero e non maschilisti proprio come è vero il contrario, si può essere gay ed essere maschilisti e misogini.

Insomma si torna all'origine di questo mio post. L'appartenenza a uno di questi due orientamenti sessuali non definisce una ideologia, o una politica, un occhiale ideologico, uno stesso modo di guardare al mondo.

Se per le persone eterosessuali questo è abbastanza evidente (quanti etero si sentirebbero offesi dall'essere paragonati a Giovanardi?) non è altrettanto chiaro nel mondo lgbt.
Tant'è c'è chi, confondendo discriminazione con militanza crede che a essere omosessuali si è di sinistra perchè solo la sinistra combatte le discriminazioni. Il che è ridicolo perchè non solo ci sono omosessuali di destra ma ci sono pezzi di merda anche omosessuali, come ci sono tra i neri, tra le donne, tra i cittadini stranieri. Solo che, a differenza  degli omofobi, dei misogini, dei razzisti, l'essere prezzi di merda non deriva dal loro essere gay, donne, stranieri ma dalla loro persona la cui identità va ben al di là dell'orientamento sessuale o dell'identità sessuale.

Ma allora che senso ha distinguere tra comportamento e orientamento? Oltre alle innegabili convenienze descrittive questa distinzione a cosa serve, a cosa porta?

Ovviamente non ho risposte certe, né mi interessa cercare, da solo, qui di seguito riporto alcune osservazioni sparse e asistematiche, dei dubbi e perplessità che vorrei sviscerare con voi, mie e miei lurker.

Ma siccome stavolta vorrei davvero che mi commentaste e diceste la vostra per oggi mi fermo qui rinviando continuando questo discorso lungo e complesso in altri post.