mercoledì 24 ottobre 2012

Le parole per dirlo: sul pregiudizio insito in alcune definizioni usate per riferirsi al popolo arcobaleno

Leggo il titolo di un seminario:
Orientarsi nella diversità: strumenti per dissipare l'omofobia.
Il seminario è in programma venerdì 26 ottobre, a Capraia Fiorentina, nei locali della ex Fornace Pasquinucci.
L'iniziativa sostenuta dall'associazione Pasquinucci, che ha lo scopo di promuovere ogni tipo di iniziativa tesa alla diffusione della cultura in ogni campo di espressione, in collaborazione con l’ass. Coltiviamo la cultura in genere, Ireos Centro Servizi Comunità Queer Firenze, ass. Viviteatro e ARCI serv. Civile Pontedera, col quale si propone di
affrontare la discriminazione all’interno di una società multiculturale partendo dal presupposto che essa, sia che si focalizzi sull’orientamento sessuale, sull’identità etnica o culturale, sulla disabilità, ha alla base la paura per l’altro e, soprattutto nei più giovani, la volontà di affermare la propria identità per contrasto con chi è ritenuto diverso. 
Trago queste note dal sito gonews perchè né il sito dell'associazione Pasquinucci né il sito di Ireos spendono parole per l'iniziativa.

Trovo questo modo di presentare la questione antico, reazionario e profondamente omofobico.

Non solo perchè la parola diverso è una parola negativa nel lessico italiano
Che si presenta con un'identità, una natura nettamente distinta rispetto ad altre persone o cose (Sabatini Coletti online)
e, nello specifico, è un eufemismo per omosessuale. eufemismo come se la parola omosessuale sia considerata offensiva o troppo forte

Persona differente dalla maggioranza, spec. handicappato o, eufem., omosessuale (Sabatini Coletti online)
ma proprio per l'etica che c'è dietro questo uso definitorio.

Capisco che l'intento politico è quello di valorizzare la diversità. Che però non è mai tale ma differenza.

La vera multiculturalità infatti non vuol dire stare tutti insieme ognuno con la propria diversità, ma vuol dire riconoscere in ogni diversità la radice di una comune differenza.

Se una persona omosessuale è una persona diversa è per definizione lessicale una persona con un'identità, una natura nettamente distinta. Così si tollera l'omosessualità ma la si tiene ben distinta dall'eterosessualità che rimane la norma. Io invece auspico un mondo in cui omo ed eterosessualità siano percepite come due alternative di pari dignità in una concezione bisessuale dell'affettività dove non c'è contraddizione ad amare un uomo o una donna o anche ad andarci semplicemente a letto.

Proprio perchè a differenza dell'handicap che distingue dalla funzionalità standard e va dunque riconosciuta nella sua differenza, una persona paraplegica non è come una persona che cammina da quel punto di vista è davvero diversa e va riconosciuta per quel che è, naturalmente senza stilare graduatorie, l'orientamento sessuale non distingue, non individua una differenza oggettiva può essere un handicap fisico, è solo una normale variante, come ha già detto l'OMS, della sessualità e dell'affettività umane e donnane.

Mi domando con quali risultati si può approntare un convegno contro le discriminazioni quando l'impianto stesso del seminario è altamente discriminatorio laddove invece di parlare di un'unica razza quella umana si distinguono le persone in base alla cultura al genere e all'orientamento sessuale.

D'altronde le persone lgbtqi sono indicate dalla Comunità Europea, quella che qualcuno (vero Roberto?) incensa senza se e senza ma,  come minoranza sessuale in barba a tutti gli sforzi fatti dalle persone omosessuali che cercano di far capire alle altre persone che l'omosessualità non riguarda solamente il sesso ma anche l'affettività.

C'è ancora molto da lavorare...

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