sabato 4 febbraio 2012

Quando il conformismo diventa omofobico. A proposito di un articolo su Cambell Kenneford, giovane dolescente trans.

Sul mio post di ieri sul potere offensivo della parola ricchione un mio lettore (ma allora ci sono!!!9 mi scrive che lui sente quella parola offensiva perchè politicamente corretta, come la parola negro, anche he saw my point.
Purtroppo il politicamente corretto non solo non sembra essere sufficienti e ma a volte propala se non il pregiudizio omofobico la standardizzazione banale e appiattente secondo i canoni del conformismo borghese relegando argomenti complessi e attuali (nel senso che sono in pieno cambiamento paradigmatico) nei canoni di una visione normalizzata e normalizzante.
E' il caso di un articolo di gay.it che parla di un giovane sedicenne che sta transitando verso l'altro sesso. Dal punto di vista del politicamente corretto l'articolo è (quasi) inappuntabile, eppure...
Nel parlare di Cambell Kenneford che ha già iniziato la transizione per diventare donna l'autore dell'articolo (non firmato) come spiegazione del motivo che sta portando Cambell a transitare verso il genere femminile riporta un vetusto e trito cliché della bambina intrappolata nel corpo di un bambino con annessi corollari di miseidentificazione di un'infanzia e un'adolescenza [non ancora conclusa...] difficile, passata a tenere la sua natura chiusa dentro il suo corpo e a sopportare le angherie e le vessazioni dei coetanei che lo [forse la sarebbe stato più coretto, ma sto sotilizzando] credevano gay. 
L'autore (l'autrice?) dell'articolo riporta le dichiarazioni di Cambell senza alcun commento, interpretazione, vaglio critico, seguendo una retorica della transessualità non solo data ormai per scontata e acquisita, ma evidentemente chiara e non necessitante di ulteriori spiegazioni.

"Il mio idolo in assoluto è Lady Gaga - racconta -. Lei mi ha ispirato a rivelare la verità, ossia che io sono una donna intrappolata nel corpo di un uomo". "Ho iniziato a mettere lo smalto e a farmi crescere i capelli da quando avevo 11 anni - spiega a chi le chiede di raccontare com'è iniziata la sua consapevolezza -. Mi piace indossare pantaloncini, top stretti e tacchi alti per tutto il tempo. E molti mi dicono che somiglio alla Lohan, che io d’altronde adoro tanto". 
Dunque si è ragazze trans, cioè  bambine intrappolate nel corpo di un uomo, perchè si indossano pantaloncini, top stretti e tacchi alti per tutto il tempo. Quel di cui Cambell e l'autrice (autore?) dell'articolo non si rendono è la pressione sociale che grava su questo ragazzo che percepisce se stessa e vuole essere percepita come ragazza che, per farlo, abbraccia i più biechi e maschilisti stereotipi di genere, gli stessi coi quali si confrontano molte ragazze biologiche qui esacerbato all'ennesima potenza.
Davvero essere ragazza vuol dire indossare pantaloncini, top stretti e tacchi alti per tutto il tempo?
Davvero se un ragazzo vuole indossare pantaloncini, top stretti e tacchi alti si sente o, comunque, è, un a ragazza?
40 anni di movimento femminista e glbtqi non sono serviti a nulla se da un lato i ragazzini che transitano al femminile hanno del femminile una concezione così stereotipata e superficiale (immagino che se Cambell voglia essere percepita come donna sia per un motivo più interiore che l'esteriorità del vestire) e se, d'altro canto, la società permette ai ragazzini di indossare pantaloncini, top stretti e tacchi alti per tutto il tempo solo se si eteronormalizzano e diventano femmine.

Per l'autore (autrice?) dell'articolo non c'è nient'altro da dire, nient'altro da spiegare e, soprattutto, lo step successivo (oltre la terapia ormonale per modificare i caratteri sessuali secondari) il lungo e doloroso percorso di transizione non può che condurre alla sua naturale conclusione il riassegnamento chirurgico di sesso.
Cioè proprio quell'obbligo legale per vedere riconosciuto sul documento il cambio di sesso che sempre più persone trans mettono in discussione considerandolo castrante (se perdonate il pessimo gioco di parole).


Così mentre le persone transgender stanno davvero mettendo in discussione ruoli e stereotipi di genere e stanno ridisegnando l'identità sessuale le persone omosessuali (sopratutto i maschietti ma questa è un mio sospetto che non posso dimostrare...) sono sempre più schiave di stereotipi e cliché tanto da raccontare un'infanzia e un'adolescenza difficile, passata a tenere la sua natura chiusa dentro il suo corpo e a sopportare le angherie e le vessazioni dei coetanei che lo  credevano gay, dando per scontato che chi si veste da donna sia gay e che chi è gay si vesta da donna, mentre queste due affermazioni sono solo ancora e sempre il frutto di un equivoco epistemologico tra identità di genere e orientamento sessuale.