martedì 17 luglio 2012

Il matrimonio, l'orientamento sessuale e la parola omosessuale.

Questo non è un post.
Sono note sparse.

Ragionamenti vari introno a un unico nucleo.

Alla stregua di Wittgenstein (nello stile naturalmente non nell'altezza, o profondità dei pensieri).


1) L'orientamento sessuale.
Essere gay, lesbiche o bisex oppure etero non accomuna in nessun modo. Ognuno è fatto a modo suo e non troverai mai due gay che sono uguali perchè gay così come non troverai due etero uguali perchè etero. Altrimenti Hitler e Ghandi sono uguali...

Quello che accomuna gli etero e i gay è casomai il maschilismo, la comune posizione contro la donna, ma questo è già un altro discorso.

Quello che accomuna le persone omosessuali e trans è invece la comune discriminazione a causa dell'orientamento sessuale e/o identità di genere.
Se non venissimo notat* in quanto lesbiche, in quanto gay o bisex ovvero in quanto persone trans vivremmo in quell'indifferenza cui inneggia giustamente lo spot dell'Ilga portoghese.

2) Qualunque rivendicazione, qualunque parità di diritti non la chiediamo in quanto persone omosessuali o trans se non nella misura in cui la società ci rende diversi per il nsotro orientamento sessuale o la nostra identità di genere.
Non esistono persone etero o persone omosessuali o trans. Esistono solo persone. Se ci presentiamo in quanto gay lesbiche bisex o trans è solo perchè la società ancora mal tollera (per usare un eufemismo) la nostra visibilità.

Cosa ci sentiamo dire dagli amici e dalle amiche etero? Che ostentiamo, che parliamo solo di quello. Senza rendersi conto che anche loro ostentano ma essendo il loro un ostentare maggioritario non viene percepito come tale,  solo il nostro, minoritario, viene percepito come diverso e dunque ostentato. 
Solo quando la visibilità non sarà più percepita come ostentazione arriveremo a quell'indifferenza di cui sopra. 

3) Dunque i diritti che chiediamo non sono diritti speciali in quanto persone omosessuali. Sono diritti mancanti in quanto persone discriminate per l'orientamento sessuale. Non si tratta di un deficit nostro, o di una nostra peculiarità che la legge non ha riconosciuto e che deve finalmente riconoscere.
Si tratta, al contrario, di riconoscere la totale uguaglianza  tra tutti gli orientamenti sessuali e le identità di genere e, visto che invece le si discrimina, riconoscere che bisogna rimuovere la discriminazione.

La tutela è una tutela dalla discriminazione non una tutela della condizione di omosessuali in quanto diversi.

4) Dello stesso sesso.
La parola omosessuale significa dello stesso sesso. Questo dovrebbe essere l'unico uso consentito della parola. Non dovrebbe indicare l'orientamento sessuale che è un concetto dai confini non proprio netti (Kinsey docet) ma mobile e variabile nel tempo.
Io non sono omosessuale (cioè gay o lesbica tacendo delle persone bisex... ) ma ho un orientamento omosessuale bisessuale o eterosessuale (cioè sono attratto fisicamente spiritualmente e affettivamente da persone dello stesso sesso, di entrambi i sessi, dell'altro sesso).
Nessuno dovrebbe essere definito dal proprio orientamento sessuale. Non dovrebbe proprio fare la differenza.
Lo fa solo per i suddetti motivi di discriminazione.

Eppure anche molt* militant* lgbt continuano a usare l'aggettivo omosessuale non nel suo significato letterale ma come sinonimi di gay e lesbica (e via le persone bisessuali una volta per tutte!).

Così invece di parlare di coppie dello stesso sesso (coppie omosessuali quello significa) si parla di coppie gay  coppie lesbiche con un sottile ma significativo slittamento semantico.

Anche Dario Accolla in un condivisibilissimo post che commenta la presa di posizione del pd nei confronti del matrimonio (l'unico) che si vuole aprire ANCHE alle coppie dello stesso sesso dice
Eppure l’italiano è una lingua bellissima… basterebbe dire: “faremo in modo che tutte le famiglie, anche quelle formate da gay e lesbiche, siano riconosciute allo stesso modo davanti alla legge”.
Si tratta di un errore logico prima ancora che politico.

Le famiglie sono formate da coppie dello stesso sesso non da gay e lesbiche. Se vogliamo davvero che la discriminazione basata sull'orientamento sessuale finisca non possiamo continuare a usare queste categorie per fare la differenza.

Perchè se esistono le famiglie etero quelle gay e quelle lesbiche (per tacere di quelle bisessuali) l'orientamento sessuale continua a fare la differenza.

Se invece esistono famiglie (coppie) di persone  dello stesso sesso o dei due sessi l'unica differenza che conta è quella tra uomini e donne.

5) I ragionamenti impliciti sono la tana del maschilismo patriarcale e discriminante.

Già mi immagino molt* di voi suggerirmi questo percorso deduttivo:
se due persone dello stesso sesso vogliono sposarsi questo ci dà un indizio sicuro sul loro orientamento che è omosessuale.

Un modo di pensare angusto. E non solo perchè ci sono anche le persone bisessuali che restano fuori dall'equazione ma perchè così si continua a discriminare in base al (presunto) orientamento sessuale.

Non ci sono cioè persone, uomini e donne ma etero gay lesbiche etero e bisex...

Le persone bisex le escludiamo dall'equazione e rimaniamo con due opzioni rigide inconciliabili e, soprattutto, impermeabili. O sei omosessuale o sei eterosessuale tertium non datur.
Questo contro il buon senso della storia di ognun* di noi che, per fortuna, è ben più complessa e meno normalizzante (e normalizzata) di così.

Ci sono donne che si sono sposate con un uomo hanno fatto figl* con quest'uomo e poi si sono innamorate di una donna, con la quale magari hanno fatto altr* figl* o magari no.
Chi non discrimina non vede in questo percorso alcuna contraddizione, alcuna evoluzione ma il percorso variegato e consapevole di diverse opzioni percorse con pari dignità e pari consapevolezza.
Siamo uomini e donne e possiamo amare uomini o donne.

Chi discrimina vi vede degli\elle omosessuali repressi\e che si scoprono tardivamente gay  o lesbiche e che devono rinnegare una parte significativa della propria vita (quella etero) e rinascere solo dopo aver abbracciato la vera vita che è quella omosessuale.
Guai poi a tornare indietro e a mettere su famiglia di nuovo con una persona dell'altro sesso.

Mi chiedo quale di questi due modi di vedere le cose sia più discriminante.

L'ideologia che guida questo modo di vedere omosessualizzante è, senza rendersene conto, costruito sui valori (sic!) del patriarcato.

L'essere maschio vuol dire desiderare le femmine.
Essere femmine vuol dire desiderare i maschi.
Nessuna deroga è consentita.
Chi lo fa manca di rispetto ai maschi, e diventa frocio o lesbica che poco hanno a che fare con le persone di quell'orientamento sessuale e molto invece con un comportamento sessuale invertito.
Ci si comporta da femmine pur essendo uomini e da maschi per essendo donne offendendo così i due sessi il cui scopo è uno solo e incontrovertibile.


Quello che il movimento è riuscito ottenere è riconoscere tramite la via terzosessista dignità sessuale all'omosessualità.
Ci sono uomini che scopano con uomini e donne che scopano con donne. 
Le donne che scopano con donne sono maschie o femmine e gli uomini che scopano con uomini sono maschie o femmine.
Così i ruoli sessisti di maschio e femmina non solo non vengono minimamente messi in discussione ma sono addirittura confermati. D'altronde anche i gay  e le lesbiche, in quanto uomini e donne sono maschilist*.


In questo sistema la dualità maschio femmina deve essere preservata ed ecco che le prime persone a discriminare la bisessualità sono proprio gli uomini gay (più delle donne lesbiche)** , che vi vedono un comportamento vile, ambiguo, di chi non è disposto ad ammettere la propria frocezza e si nascondono dietro le gonne, non ne riconoscono la legittimità. Questo in barba a Kinsey e a tutti gli studi successivi che dimostrano che i gay (le lesbiche) puri (pure) e le etero (gli etero) pure (puri) siano una minoranza...


Tutto per preservare i concetti di maschio e femmina (che non è un concetto a sé ma il negativo del maschile, femminile=non maschile) (de)scritti una volta per sempre e immodificabili.






** uso appositamente gay e lesbica come aggettivo e non come sostantivo perchè per quanto io ami il fatto di avere un orientamento sessale gay e ogni volta che vedo un ragazzo che mi piace mi commuovo di questo mio sentimento ancora come fosse la prima volta, prima ancora che gay mi sento un uomo.






Se anche il manifesto usa frasi discriminatorie e omofobiche...

...io gli scrivo!

L'articolo in questione è apparso Domenica scorsa, firmato da Andrea Fabozzi e dal titolo Matrimoni omosex e primarie, l'assemblea del Pd finisce in lite.

Un articolo pieno di luoghi comuni sui matrimoni gay che mi ha indotto a scrivere una mail che qui riporto.

Scrivo a proposito dell'articolo "Matrimoni omosex e primarie, l'assemblea del Pd finisce in lite" di Andrea Fabozzi pubblicato sul manifesto di domenica 16 luglio u.s.

Trovo inqualificabile che un quotidiano come manifesto cada nelle stesse semplificazioni lessicali e negli stessi errori semantici, tradendo la stessa ideologia omofobica e discriminatoria degli altri quotidiani di informazione.

Il matrimonio non è, infatti, come riportato nel titolo, un matrimonio "omosessuale".

Il matrimonio è lo stesso, l'unico che esiste, aperto ANCHE alle coppie dello stesso sesso.

Dire "matrimonio omosessuale" ingenera confusione intanto perché introduce una distinzione non necessaria, come se quello tra persone dello stesso sesso fosse un altro matrimonio e non lo stesso fra persone di sesso diverso, e poi perché fa credere che l'aggettivo "omosessuale" si riferisca all'orientamento sessuale della coppia.

Invece omosessuale significa "dello stesso sesso" non già gay o lesbica.
"Coppie omosessuali" non significa dunque una coppia di gay o una coppia di lesbiche, significa "una coppia (formata da due persone) dello stesso sesso".

Purtroppo nell'articolo si arriva a parlare addirittura di matrimonio "tra" omosessuali.

Questo modo di parlare oltre a essere discriminatorio (e vagamente omofobico) è anche grammaticalmente e logicamente sbagliato.

Discriminatorio perché quel "tra" insinua che ci si sposi tra persone della stessa "razza", mentre le persone omosessuali sono molto diverse tra di loro (proprio come quelle etero) e l'orientamento sessuale le accomuna solo per la discriminazione che subiscono in base all'orientamento sessuale.

Logicamente sbagliato perché nessuno impedisce il matrimonio "tra" omosessuali.
Un gay e una lesbica, se vogliono, possono sposarsi.

Sono le persone dello stesso sesso a non potersi sposare e non tutte le persone dello stesso sesso che si vogliono sposare sono necessariamente di orientamento omosessuale, cioè gay o lesbiche, esistono infatti anche le persone bisessuali...

Una donna, un uomo, sposano chi amano, donna o uomo che sia, e questo non deve fare differenza alcuna.

Ecco perché l'espressione "tra omosessuali" è anche omofobica perché implica che se due persone dello stesso sesso si sposano sono per forza "due omosessuali" e non solo due persone che si amano non importa quale sia il loro orientamento sessuale.

Un frasario meno discriminatorio è il minimo che mi aspetto da un quotidiano come manifesto.

Alessandro Paesano

Se mi rispondono, come al solito, vi fo sapere!