domenica 12 agosto 2012

173 firme per dire bugie e rimanere fuori dalla Costituzione Italiana: sul documento del pdl Diritti dei componenti della coppia di fatto

Se ancora non lo sapete 173 tra deputat* e senator* del pdl (e non) hanno firmato un documento nel quale prendono una netta posizione contro il matrimonio omosessuale.
Tra le firmatarie la deputata (non me la sento proprio di chiamarla onorevole) Eugenia Roccella, dal sito della quale traggo il documento che ripropongo di seguito.

Quello che salta agli occhi di questo documento è la disperazione annaspante con cui la parte più corriva del parlamento (ma molti altri la pensano allo stesso modo, anche nel Pd, a cominciare da Rosy Bindi) cerca di porre argine a quello che sanno essere inevitabile, non fosse altro per effetto sinergico dell'Europa la prossima estensione in Italia del matrimonio anche per le coppie dello stesso sesso

Se vi propongo la lettura del documento non è per rispondere, indignarmi, ribadire, precisare, come hanno già fatto tanti prima  e meglio di me.

Voglio provare a fare un esercizio di lettura per cercare di individuare i punti nella comunicazione tra noi e il resto del paese dove dobbiamo, possiamo, è il caso, di intervenire.

Partendo da una considerazione di Guido (Allegrezza) di un suo recente documento del quale non condivido le conclusioni ma la sostanza sì.
In quel documento Guido ricorda giustamente come ci siano la politica (e [...] l’opinione pubblica, con cui, comunque è necessario confrontarsi. (lampi di pensiero).

E' facile manipolare il comune sentire, e, tramite delle forzate semplificazioni, snaturare il senso profondo della richiesta di estensione del matrimonio anche per le coppie dello stesso sesso, come viene fatto in questo documento del Pdl.

Lasciando i sacrosanti anatemi a chi è più bravo di me, io mi limito a usare questo documento come occasione per stilare alcuni punti importanti e fondamentali che vanno precisati e spiegati all'opinione pubblica ogni volta in ogni occasione e non relegati all'ovvietà dell'implicito.

L'estensione del matrimonio

Dobbiamo evitare a tutti i costi la dizione matrimoni gay

1) Non si tratta di un matrimonio per le persone omosessuali.
In questo senso sarebbe comunque da preferire alla dizione matrimonio gay (nell'accezione comune gay= finocchio)  quella di matrimonio omosessuale.

Mentre l'aggettivo gay significa=di persona che ha un orientamento sessuale omosessuale, infatti, omosessuale significa, come aggettivo, dello stesso sesso.

2) Si tratta di estendere lo stesso e unico matrimonio esistente, per ora permesso solamente alle coppie di sesso diverso, ANCHE alle persone dello stesso sesso.

Non andrebbero usati proprio gli aggettivi gay od omosessuale perchè nella percezione dell'opinione pubblica si differenzia così il matrimonio gay da quello etero mentre bisogna far capire quanto si tratti dello stesso matrimonio che viene esteso anche alle persone dello stesso sesso ovvero che a certe perosne per il momento è negato.

Se non credete a me credete agli USA dove si parla di same sex marriage.
Non un matrimonio "per gay" come quello etero, ma lo stesso matrimonio per tutt*.
Così non si divide, non si duplica (due matrimoni, e le lesbiche? E le persone bisessuali?) ma si integra.

Di più, e ancora, è da evitare di dire matrimonio gay, omosessuale, o, peggio, tra omosessuali perchè così facendo si sposta la qualità del diritto mancato in base al quale si chiede l'estensione:

Si vuole estendere il matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso perchè tutte le cittadine e tutti i cittadini sono uguali senza distinzioni di sesso, senza tenere conto dell'orientamento sessuale.

Non è infatti l'orientamento sessuale a dirimere la questione ma l'assortimento sessuale della coppia, e, a differenza di quanto pensato tutti, e tutte, etero o omosessuali, il matrimoni tra due persone dello stesso sesso non comprova l'omosessualità delle due persone che si sono sposate, ma, solamente, la loro bisessualità.

Io uomo posso sposarmi  con un umo o con una donna e non c'è differenza alcuna perchè mi sposo per gli stessi motivi (che vedremo tra breve). Il mio orientamento sesuale (che è molteplice, e variabile) non c'entra nulla.

Dobbiamo smetterla di pensare e fare pensare che se io mi sopos ocn un altro uomo è perchè sono omosessuale.
Gli aggettivi sono solamente descrittivi non definiscono personalità o caratteristiche specifiche. Se io uomo o io donna sposo un altro uomo, un'altra donna, di omosessuale c'è solamente la coppia dello stesso sesso e quello omosessuale significava e dovrebbe tornare a significare.

Siamo uomini edonne, biologichi\che o trans, e possiamo sposarci con chi ci va senza richiedere prima o mostrare una patente di teerosessualitò o di omosessualità

Dobbiamo spezzare e  liberarci di questo modo di vedere patriarcale e sessista che ancora oggi fa scrivere ai siti di gossip come gay.it che tizio è gay anche se fin a quel momento è andato con donne perchè è andato con un uomo.

Siamo uomini e siamo donne ai quali, alle quali, possono piacere entrambi i sessi uno dei due sessi o nessuno dei due (per citare sempre Guido che suggerisce scherzosamente ma non troppo l'introduzione della lettera a nell'acronimo lgbtqi dove a sta per asessuato e io aggiungerei anaffettivo).



Parlare di matrimonio omosessuale invece distingue e divide alcune donne e alcuni uomini dal resto della cittadinanza dei due sessi e fa chiedere  diritti per loro non già in quanto uomini e donne discriminati ma in quanto omosessuali, come se cioè il diritto di sposarsi non si basasse sull'essere esseri donnani e umani ma sull'essere gay piuttosto che etero.

Dobbiamo cambiare anche la nostra mentalità e smetterla di pensare che abbiamo bisogno di diritti in quanto omosessuali. Perchè in realtà  è vero il contrario siamo omosessuali in quanto ci vendogono negati alcuni diritti, come quello i sposarci.

Continuare a distinguere gli orientamenti sessuali dinanzi il matrimonio  fa correre il rischio oltre che di  lasciarne fuori sempre qualcuno (come la tanto bistrattata e, soprattutto tra i maschi omosessuali, vituperata bisessualità) di far percepire l'estensione dello stesso matrimonio come un matrimonio diverso per divers*.


Proprio come fa il documento del Pdl quando parla di

introduzione del matrimonio omosessuale.

Non si introduce nulla si estende l'attuale matrimoni anche alle coppie dello stesso sesso. Punto.

Perchè ci si sposa

[anche al]l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, (...) spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri.
(sentenza 138 del 2012 della Corte Costituzionale, punto 8)
La condizione di coppia richiede e abbisogna di un riconoscimento pubblico. Chiunque si sposi non lo fa solamente per accedere a una serie di diritti e di doveri ma per chiedere all'universo mondo di riconoscere pubblicamente che quelle due persone sono unite in coppia e che, in quanto coppia contribuiscono al bene della società.

Lo dice anche il documento del Pdl...
le unioni che rivestono una funzione sociale e in quanto tali accanto al godimento di diritti contemplino l'adempimento di doveri e l'assunzione di responsabilità. E' questo il caso della famiglia disegnata dalla
Costituzione come "società naturale fondata sul matrimonio" (ricordiamo che l'aggettivo "naturale" fu suggerito da Palmiro Togliatti), potenzialmente aperta alla procreazione e in quanto tale deputata a garantire la continuità generazionale sulla quale si fonda qualunque
comunità umana. Diritti dei componenti della coppia di fatto
...non solo ascrivendola  esclusivamente alle coppie etero (=dello stesso sesso) ma facendo nascere il godimento di diritti (non meglio specificati)  dal fatto che queste unioni rivestano una funzione sociale, in maniera ben diversa dalla Costituzione che invece afferma che
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Quindi non sono i diritti ad essere subordinati alla funzione sociale bensì è l'adempimento dei doveri di solidarietà politica, economica e sociale ad essere richiesti. E questo non solo al singolo cittadino (cittadina) ma anche nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità.
Principio che, lo abbiamo letto poc'anzi, la Corte costituzionale ha ricordato che
per formazione sociale deve intendersi ogni forma di comunità, semplice o complessa, idonea a consentire e favorire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione, nel contesto di una valorizzazione del modello pluralistico. In tale nozione è da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri.  

Classico modo destrorso e liberista di ridurre un diritto a una merce alla quale si accede solamente se si possiedono determinate caratteristiche.

Dunque si vuole l'estensione del matrimonio perchè venga riconosciuto anche alle coppie dello stesso sesso non solo gli inviolabili diritti dell'uomo (con termine ahinoi sessista, ma la costituzione è stata scritta nel 46) cioè per consentire e favorire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione, nel contesto di una valorizzazione del modello pluralistico ma perchè due individui anche dello stesso sesso formano una famiglia  e come famiglia, in quanto famiglia, contribuisco al bene della società.

Questo è il nucleo forte dei motivi per cui si chiede l'estensione del matrimonio, un riconoscimento pubblico che anche la coppia dello stesso sesso proprio come la coppia di sesso diverso ha la stessa dignità sociale.

Altro che fatto privato dunque come si dice, surrettiziamente, tra le righe, dandolo per scontato e senza nemmeno argomentarlo, nel documento del Pdl che non si risparmia nemmeno l'impudenza di minimizzare il problema dati i tempi di crisi

Nonostante la gravità e l'impellenza della crisi economica, il tema sembra aver assunto nuova centralità nel dibattito pubblico. E' d'altronde ricorrente in una parte della società, nelle situazioni di insicurezza e sfiducia nel futuro, pretendere che i desideri privati si trasformino in diritti pubblici. Compito della buona politica, invece, è garantire una autentica dimensione del bene comune e spazi di libertà responsabile nella dimensione privata senza confondere i due piani.
Diritti dei componenti della coppia di fatto
Questa è la considerazione più illegale, fuori dalla costituzione e contro anche la sentenza 138 del 2010 della Corte Costituzionale, un vero scippo alla democrazia che riduce con una clamorosa bugia, la dimensione pubblica della famiglia e del matrimonio a un desiderio privato. 

Le assonanze e le differenze tra pdl e pd

D'altronde questa posizione è la stessa identica dei geni  del Pd senza elle che, nel famoso, vituperato e veramente mai letto documento finale del comitato diritti del PD  con un linguaggio molto meno chiaro si legge
La vita umana esiste solo (ed è pensabile solo) entro le forme della socialità. Queste forme – tra cui la famiglia è forma primaria – si costituiscono non solo sulla base delle scelte degli individui, ma anche sulla base della loro posizione e del loro rilievo sociale. La storia della famiglia testimonia questa evoluzione continua, legata al mutare delle condizioni economiche, ambientali, culturali, religiose, al cui interno un ruolo fondamentale è stato svolto dai grandi processi di emancipazione femminile. In questa evoluzione la cultura e gli ordinamenti giuridici hanno riconosciuto un’importanza crescente alla libera espressione dell’affettività personale, all’uguaglianza delle persone all’interno della famiglia e agli obblighi di solidarietà tra coniugi e tra genitori e figli. Si tratta di valori essenziali non solo alla vita personale, ma all’intera vita sociale. (...)
D’altra parte non si può ignorare che nella società contemporanea le dinamiche sociali ed economiche, da un lato, e, dall’altro, le libere scelte affettive e le assunzioni di solidarietà hanno dato vita a una pluralità di forme di convivenza, che svolgono una funzione importante nella realizzazione delle persone e nella creazione di un più forte tessuto di rapporti sociali. Per questo esse appaiono meritevoli di riconoscimento e tutela sulla base di alcuni principi fondamentali. Da un lato, nel principio della centralità del soggetto rispetto alle sue relazioni, così da riconoscere sia i diritti di ogni persona a dare vita liberamente a formazioni sociali, sia i diritti di ciascuno entro le diverse formazioni sociali. Dall’altro, nel principio del legittimo pluralismo, che implica il riconoscimento dei diritti e dei doveri che nascono nelle diverse formazioni sociali in cui può articolarsi la vita personale affettiva e di coppia.

Tale riconoscimento dovrà avvenire secondo tecniche e modalità rispettose, da un lato, della posizione costituzionalmente rilevante della famiglia fondata sul matrimonio ai sensi dell’art. 29 Cost. e della giurisprudenza costituzionale che anche recentemente ne ha dato applicazione, dall’altro, dei diritti di ogni persona a realizzarsi all’interno delle formazioni sociali, che si declinano oggi in un orizzonte pluralistico secondo quanto espresso dalla Corte Costituzionale: «per formazione sociale deve intendersi ogni forma di comunità, semplice o complessa, idonea a consentire e favorire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione, nel contesto di una valorizzazione del modello pluralistico. In tale nozione è da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri» (138/2010). Il PD, auspicando un più approfondito bilanciamento tra i principi degli articoli 2, 3, e 29 della Costituzione, quanto in specie alle libere scelte compiute da ciascuna persona in relazione alla vita di coppia ed alla partecipazione alla stessa, opera dunque per l’adeguamento della disciplina giuridica all’effettiva sostanza dell’evoluzione sociale, anche introducendo, entro i vincoli della Costituzione e per il libero sviluppo della personalità di cui all’art. 2, speciali forme di garanzia per i diritti e i doveri che sorgono dai legami differenti da quelli matrimoniali, ivi comprese le unioni omosessuali. Per una nuova cultura politica dei diritti punto 5.5
Anche il pd dà per scontato, senza spiegarlo e usando parte della sentenza della Consulta costituzionale per giustificare un punto ideologico che andrebbe esplicitato e non nascosto tra le righe quando afferma che vuole speciali forme di garanzia per i diritti e i doveri che sorgono dai legami differenti da quelli matrimoniali, ivi comprese le unioni omosessuali.

Diritti e doveri dei singoli all'interno della coppia che è un altro modo per non riconoscere alle coppie dello stesso sesso la dignità di famiglia ben diversamente dalla sentenza 138 del 2012 della Consulta la quale ricorda come

nell’ambito applicativo dell’art. 2 Cost., spetta al Parlamento, nell’esercizio della sua piena discrezionalità, individuare le forme di garanzia e di riconoscimento per le unioni suddette, restando riservata alla Corte costituzionale la possibilità d’intervenire a tutela di specifiche situazioni (come è avvenuto per le convivenze more uxorio: sentenze n. 559 del 1989 e n. 404 del 1988). Può accadere, infatti, che, in relazione ad ipotesi particolari, sia riscontrabile la necessità di un trattamento omogeneo tra la condizione della coppia coniugata e quella della coppia omosessuale, trattamento che questa Corte può garantire con il controllo di ragionevolezza.

E' vero che nel paragrafo precedente la corte afferma che 
Si deve escludere, tuttavia, che l’aspirazione a tale riconoscimento – che necessariamente postula una disciplina di carattere generale, finalizzata a regolare diritti e doveri dei componenti della coppia – possa essere realizzata soltanto attraverso una equiparazione delle unioni omosessuali al matrimonio. È sufficiente l’esame, anche non esaustivo, delle legislazioni dei Paesi che finora hanno riconosciuto le unioni suddette per verificare la diversità delle scelte operate.
Ma non dobbiamo dimenticare che la sentenza si epsrime sull'estensione del matrimonio senza legiferare da parte del parlamento e solo in base a una ermeneutica costituzionale che la Consulta non si è sentita di avvallare 
Questo significato del precetto costituzionale non può essere superato per via ermeneutica, perché non si tratterebbe di una semplice rilettura del sistema o di abbandonare una mera prassi interpretativa, bensì di procedere ad un’interpretazione creativa.
Si deve ribadire, dunque, che la norma non prese in considerazione le unioni omosessuali, bensì intese riferirsi al matrimonio nel significato tradizionale di detto istituto.
(sentenza 138 del 2012 della Corte Costituzionale, punto 9)

Di qui ce ne passa per affermare come fanno Pdl e in maniera appena diversa il pd nei due documenti citatiti, che
Tale obiettivo, infatti, sarebbe impossibile da raggiungere se non attraverso una modifica della Costituzione: impresa nella quale nessuna forza politica può o vuole al momento cimentarsi. Diritti dei componenti della coppia di fatto
oppure di rinunciare all'estensione del matrimonio e accontentarsi delle unioni civili come contenuto nel contributo di arricchimento al documento nel quale si legge
trarre dal pensiero femminile quell’interpretazione dell'uguaglianza che dalla differenza sa ricevere impulso e compiutezza: è la premessa più solida anche nel ragionare sui diritti-doveri delle coppie omosessuali e di chi condivide nell’affetto un progetto di vita e solidarietà. In tanti Paesi a cui ci sentiamo legati – dalla Francia agli Stati Uniti – si sono riconosciuti o ci si avvia a riconoscere i matrimoni e le adozioni per coppie gay. Molti tra noi possono essere d'accordo, altri possono non esserlo, ma il fatto stesso che altrove si legiferi in quel senso dovrebbe annullare il tabù sulle parole. Le coppie etero e omosessuali devono avere gli stessi diritti: proponiamo il pieno riconoscimento giuridico e sociale delle unioni civili per coppie omosessuali e non. Scelta compatibile con gli articoli 2, 3 e 29 della Costituzione
certo il documento del PDl si spinge oltre quando non vuole riconoscere nemmeno le unioni civili con considerazioni di questa portata che passano sopra anche ai diritti 8enegati) delle famiglie di fatto eterosessuali (=di sesso diverso)

- Il vero tema sul quale le forze politiche sono chiamate a pronunciarsi è quindi quello del riconoscimento delle cosiddette “unioni civili”. Ma, anche se formalmente sotto questa dicitura vengono ricomprese tanto le coppie formate da persone dello stesso sesso quanto le unioni fra
persone di sesso diverso, nella sostanza le proposte sulle unioni civili sono finalizzate a riconoscere in forma giuridicamente rilevante le coppie omosessuali. La convivenza eterosessuale, infatti, nel nostro Paese molto spesso precede semplicemente il matrimonio,
oppure è il risultato di una scelta ben precisa da parte di coppie che non intendono ufficializzare il proprio legame né assumere doveri sanciti per legge. Tanto è vero che non esistono associazioni di coppie eterosessuali conviventi che invocano una legge ad hoc per disciplinare il loro status (al contrario di quanto accadeva per il divorzio), mentre è cronaca quotidiana la richiesta avanzata in questo senso dalle associazioni gay. Diritti dei componenti della coppia di fatto
Il cerchio è chiuso, il dado è tratto.
Nel momento in cui partiti minori aprono all'estensione del matrimonio anche per le persone dello stesso sesso i due più grandi partiti italiani si attestano sul minimo possibile. Riconoscimento delle unioni civili come diritto dei singoli non come diritto della coppia. E mentre c'è chi diffida dell'apertura tardiva di Idv e Movimento 5 stelle all'estensione del matrimonio c'è chi esulta per l'apertura alle unioni civili non capendo (ma come si può?) che è una concessione minore per distrarre dal tanto che si ne nega.

Le unioni civili sono sacrosante e vanno riconosciute ma queste in nessuna maniera possono sostituirsi all'estensione del matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso che è l'unico passo che davvero cancella il gap tra cittadinanze di caratura diversa che in Italia pervicacemente si vuole continuare a mantenere.
Ecco l'elenco dei parlamentari del PdL firmatari del documento:
Eugenia Roccella, Raffaele Calabrò, Alfredo Mantovano, Maurizio Gasparri, Maurizio Sacconi, Gaetano Quagliariello, Maria Elisabetta Alberti Casellati, Gioacchino Alfano, Laura Allegrini, Francesco Amoruso, Francesco Aracri, Sabatino Aracu, Filippo Ascierto, Andrea Augello, Antonio Azzollini, Mario Baccini, Alberto Balboni, Emerenzio Barbieri, Paolo Barelli, Antonio Battaglia, Luca Bellotti, Domenico Benedetti Valentini, Amato Berardi, Filippo Berselli, Isabella
Bertolini, Giampaolo Bettamio, Francesco Bevilacqua, Dorina Bianchi, Laura Bianconi, Sandro Biasotti, Anna Cinzia Bonfrisco, Giorgio Bornacin, Giacomo Caliendo, Pietro Cannella, Antonino
Caruso, Francesco Casoli, Carla Castellani, Maurizio Castro, Basilio Catanoso, Luigi Cesaro, Carlo Ciccioli, Angelo Maria Cicolani, Salvatore Cicu, Edmondo Cirielli, Luigi Compagna, Riccardo Conti, Gennaro Coronella, Massimo Corsaro, Nicola Cosentino, Giulia Cosenza, Giuseppe Cossiga, Cesare Cursi, Antonio D’Alì, Luigi D’ambrosio Lettieri, Marcello De Angelis, Sabrina De Camillis, Riccardo De Corato, Cristano De Eccher, Mariano Delogu, Marcello Di
Caterina, Ulisse Di Giacomo, Giovanni Dima, Fabrizio Di Stefano, Domenico Di Virgilio, Giuseppe Esposito, Renato Farina, Vincenzo Fasano, Claudio Fazzone, Raffaele Fitto, Andrea Fluttero, Nicola Formichella, Tommaso Foti, Antonio Foti, Paola Frassinetti, Benedetto
Francesco Fucci, Cosimo Gallo, Alessandra Gallone, Pierfrancesco Gamba, Mariastella Gelmini, Antonio Gentile, Agostino Ghiglia, Enzo Ghigo, Giancarlo Giorgetti, Carlo Giovanardi, Francesco Maria Giro, Isidoro Gottardo, Domenico Gramazio, Antonello Iannarilli, Cosimo Izzo, Enrico La Loggia, Ignazio La Russa, Amedeo Laboccetta, Silvestro Ladu, Pietro Laffranco, Mario Landolfi, Cosimo Latronico, Maurizio Leo, Beatrice Lorenzin, Maurizio Lupi, Lucio Malan, Gianni Mancuso, Alfredo Mantica, Giuseppe Marinello, Altero Matteoli, Salvatore Mazzaracchio, Antonio Mazzocchi, Giorgia Meloni, Riccardo Migliori, Marco Maria Milanese, Giuseppe Milone, Eugenio Minasso, Lino Miserotti, Franco Mugnai, Pasquale Nessa, Alessandro Pagano, Antonio
Palmieri, Alfonso Papa, Antonio Paravia, Massimo Parisi, Andrea Pastore, Paola Pelino, Antonio Pepe, Giovanna Petrenga, Lorenzo Piccioni, Filippo Piccone, Gilberto Pichetto Fratin, Mauro Pili, Francesco Pontone, Carmelo Porcu, Guido Possa, Gaetano Quagliariello, Fabio Rampelli, Luigi Ramponi, Maria Rizzotti, Giuseppe Romele, Michele Saccomanno, Barbara Saltamartini, Filippo Saltamartini, Fedele Sanciu, Elvira Savino, Paolo Scarpa Bonazza Buora, Giancarlo Serafini, Cosimo Sibilia, Francesco Paolo Sisto, Ada Spadoni Urbani, Roberto Speciale, Vincenzo Speziali, Paolo Tancredi, Gabriele Toccafondi, Oreste Tofani, Antonio Tomassini, Achille Totaro, Michele Traversa, Valentino Valentini, Giuseppe Valentino, Paolo
Vella, Simona Vicari, Guido Viceconte, Raffaello Vignali, Walter Zanetta, Tomaso Zanoletti

Hanno sottoscritto il documento anche alcuni parlamentari non iscritti ai gruppi del PdL, ecco i nomi:
Stefania Craxi, Valerio Carrara, Maria Giuseppa Castiglione, Roberto Centaro, Mario Ferrara, Alberto Filippi, Salvo Fleres, Roberto Marmo, Andrea Ronchi, Maurizio Saia, Giorgio Stracquadanio, Pasquale Viespoli, Riccardo Villari

In questo elenco ci sono senatrici, come Dorina bianchi che sono state anche nel pd poi nell'udc e che solo recentemente si sono unite al pdl...

Una varia umanità che forse è il caso di analizzare meglio...