sabato 8 settembre 2012

Patanè (Arcigay nazionale) lettera aperta al Partito Democratico sul matrimonio

In risposta alle ultime uscite segregazioniste di Rosy Bindi, Paolo Patanè, preidnete di Aricagy nazionale, ha scritto una lettera aperta al PD.

Una lettera condivisibile nello spirito ma maschilista  e corporativista.
Caro Partito Democratico,
per bocca di Rosy Bindi ci inviti a usare la fantasia per sposarci.
Ti assicuriamo che di fantasia ne abbiamo investita, e pure molta, per aggirare gli insidiosi ostacoli all’eguaglianza in questo paese. E tra questi c’è il tuo “no” a una legge che permetta finalmente il matrimonio tra persone dello stesso sesso e che possa finalmente dare dignità agli affetti di migliaia di cittadini e garantire loro pari diritti e doveri.
Per sposarci ci siamo trasferiti all’estero, sempre all’estero abbiamo affittato appartamenti per avere residenze utili a coronare il nostro sogno di uguaglianza. Ci siamo commossi di fronte ai “sì” in festicciole simboliche con celebranti improvvisati e abbiamo scambiato promesse pubbliche di matrimonio.  Ci siamo umiliati cercato inutilmente di redigere contratti che regolamentassero i nostri amori. Ci siamo persino presentati nei Comuni, e nei tribunali italiani, a chiedere il matrimonio civile e continuiamo a iscriverci in registri simbolici delle coppie di fatto istituiti in un centinaio di Comuni italiani illuminati.
Ora basta.
Basta gare patologiche a inseguire i valori non negoziabili di altri. Basta chiacchiere, documenti, lavori di commissione, tavoli o ordini del giorno interpretabili a fisarmonica. Basta bugie come quella che ripeti ossessivamente e cioè che la Costituzione vieta il matrimonio, una affermazione falsa e smentita da sentenze della Corte Costituzionale e dalla Corte di Cassazione. Basta rigurgiti di omofobia, basta convulsioni antidemocratiche e basta all’incubo di una propaganda inquinata tra accelerazioni e decelerazioni, aperture e chiusure.
Il tuo “no” al matrimonio per persone dello stesso sesso è così chiaro, diretto e limpido che non ci lascia nemmeno la fantasia di immaginarti come una forza sinceramente di sinistra, progressista ed europea al Governo del Paese.
Chiediamo più democrazia e più libertà e tu rispondi “no”. Noi ci misuriamo con la realtà dell’ingiustizia ogni giorno, e la fantasia te la lasciamo volentieri: vogliamo l’eguaglianza. Che cosa avresti detto nell’America dell’apartheid a fronte della rivendicazione di libertà ed eguaglianza delle persone di colore? Dedicatevi ai sogni? Fantasticate?
Linguaggio, concetti, azioni, diritti concreti: l’eguaglianza richiede chiarezza e coerenza. Attenzione, la nostra gente combatte da 40 anni e chiedendo pazienza e fantasia tu tiri la corda molto oltre il sopportabile. Vuoi tornare pazientemente al governo tra 40 anni?
Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay

Il sessismo e quel la nostra gente sono degni di Bindi. Stessa cultura, stesso maschilismo, stessa italianità.

Io non sono e mai sarà gente tua caro Paolo, anche se apprezzo lo spirito con cui ti sei accinto a scrivere questa lettera il compitino con quale credi di (saper) fare politica.

Bastava poco per scrivere una lettera non così smaccatamente al maschile*. Evidentemente in quanto presidente di Arcigay (e nona rilsebica) ti prendi maledettamente sul serio  epensi solo ai maschi.

Ecco dimostrato ancora una volta come non basta essere accomunati dall'orientamento sessuale per far parte della stessa gente.



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Caro Partito Democratico,

per bocca di Rosy Bindi ci inviti a usare la fantasia per sposarci.
Ti assicuriamo che di fantasia ne abbiamo investita, e pure molta, per aggirare gli insidiosi ostacoli all’eguaglianza in questo paese. E tra questi c’è il tuo “no” a una legge che permetta finalmente il matrimonio tra persone dello stesso sesso e che possa finalmente dare dignità agli affetti di migliaia di cittadine e cittadini e garantire loro pari diritti e doveri.
Per sposarci ci trasferiamo all’estero, sempre all’estero abbiamo affittato appartamenti per avere residenze utili a coronare il nostro sogno di uguaglianza. Ci commuoviamo di fronte ai “sì” in festicciole simboliche con celebranti improvvisati e improvvisate e abbiamo scambiato promesse pubbliche di matrimonio.  Ci umiliamo cercando inutilmente di redigere contratti che regolamentino i nostri amori. Ci presentiamo persino nei Comuni, e nei tribunali italiani, a chiedere il matrimonio civile e continuiamo a iscriverci in registri simbolici delle coppie di fatto istituiti in un centinaio di Comuni italiani illuminati.

Ora basta.
Basta gare patologiche a inseguire i valori non negoziabili di altri. Basta chiacchiere, documenti, lavori di commissione, tavoli o ordini del giorno interpretabili a fisarmonica. Basta bugie come quella che ripeti ossessivamente e cioè che la Costituzione vieta il matrimonio, una affermazione falsa e smentita da sentenze della Corte Costituzionale e dalla Corte di Cassazione. Basta rigurgiti di omofobia, basta convulsioni antidemocratiche e basta all’incubo di una propaganda inquinata tra accelerazioni e decelerazioni, aperture e chiusure.
Il tuo “no” al matrimonio per persone dello stesso sesso è così chiaro, diretto e limpido che non ci lascia nemmeno la fantasia di immaginarti come una forza sinceramente di sinistra, progressista ed europea al Governo del Paese.
Chiediamo più democrazia e più libertà e tu rispondi “no”. Noi ci misuriamo con la realtà dell’ingiustizia ogni giorno, e la fantasia te la lasciamo volentieri: vogliamo l’eguaglianza. Che cosa avresti detto nell’America dell’apartheid a fronte della rivendicazione di libertà ed eguaglianza delle persone di colore? Dedicatevi ai sogni? Fantasticate?
Linguaggio, concetti, azioni, diritti concreti: l’eguaglianza richiede chiarezza e coerenza. Attenzione, noi uomini  e donne omosessuali combattiamo da 40 anni e chiedendo pazienza e fantasia tu tiri la corda molto oltre il sopportabile. Vuoi tornare pazientemente al governo tra 40 anni?
Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay