martedì 2 ottobre 2012

Arte omosessuale o semplicemente arte? Alcune domande prendendo spunto da un post del Mario Mieli.

Leggo un post molto stimolante sul sito del Mario Mieli a firma di Francesco Paolo Del Re sull'arte gay, nel quale si sfiorano molte questioni diverse.

Essere gay ci accomuna in quanto discriminati non in quanto fatti allo stesso modo non più di quanto essere etero accomuni due persone altrimenti Gandhi e Hitler dovrebbero essere uguali perchè entrambi etero...

Allora che senso ha parlare di cultura, o di arte, gay?

Se con cultura etero ci si riferisce negativamente all'eterosessismo con cultura gay ci si riferisce a un punto di vista che sia contro l'eterosessismo, contro il patriarcato,  poco importa gli strumenti che le persone omosessuali hanno usato per ribaltare, criticare, sottrarsi al patriarcato (penso a certi discorsi camp e queer che scimmiottano un femminino esagerato e distorto dall'immaginario maschile e maschilista cui ogni uomo, gay o etero, trova difficile sottrarsi).

Un'espressione dal significato politico dunque

Dagli anni 80 in poi cultura gay ha acquisito anche un significato diverso indicando e individuando  comportamenti anche consumistici di giovani omosessuali che frequentano determinati locali, sessualmente promiscui, che fanno uso di droghe e alcool e sigarette, vestono in un determinato modo, prediligono certi marchi, si conformano a una fisicità  del corpo asciutto magro e palestrato. I gay descritti in tanti film e in una serie tv come Queer As Folk USA.

Forse, in questo caso, più che di cultura, bisognerebbe parlare di sottocultura nel senso che questi comportamenti individuano una minoranza e nemmeno nella sua interezza.
Secondo questi standard infatti io non sarei gay perchè non sono magro, non fumo, non vado in discoteca, non vesto griffato, eccetera...

Nel caso dell'arte cosa indica l'aggettivo gay?

Quando due anni fa ho collaborato col festival di cinema omosessuale OMOVIES di Napoli ho organizzato una tavola rotonda nella quale ci siamo chiesti cosa significasse cinema gay e lesbico, e se c'era davvero bisogno di fare un festival di cinema omosessuale.

La domanda era retorica naturalmente e la risposta politica. C'è bisogno di festival gay e lesbici per dare visibilità a film altrimenti poco visti.

La definzione è politica per due motivi diversi.
 
1) E' politica perchè la visibilità è una questione pubblica, socialem che riguarda tutti e tute non solamente le persone lgbtqi.

2) E' politica perchè la distinzione omosessuale è strumentale. Ci si distingue cioè introno all'orientamento sessuale per denunciare e abbattere lo stigma.
Ma il fine ultimo è quello di essere indifferenti, in quanto omosessuali, alla società.

La visibilità è una questione di lotta e denuncia non una questione di per sé.

Siamo visibili perchè ci vorrebbero invisibili.

Ma il fine ultimo è sempre lo spot dell'ILGA portoghese: diritto all'indifferenza

Mi rendo conto che molt* non saranno d'accordo. Infatti non sto dicendo che questo sia l'unico modo di vedere le cose.
Sto dicendo che questo modo è il mio.

Se non fosse per lo stigma e l'invisibilità in cui mi costringono io non mi sento definito dalla categoria omosessuale e basta.
Sono prima di tutto un uomo, poi un uomo di sinistra, un laico (preferisco questa definizione ad ateo, anche se non credo) e poi, sì, mi piacciono anche i ragazzi.

Ma torniamo al post del Mieli.

Cosa si intende per artista omosessuale?

Un gay o una lesbica che fanno arte o delle persona che fanno arte gay?

E che significa, casomai, arte gay? Arte lesbica?

E' il contenuto delle opere o un certo modo di guardare al mondo? 
O il pubblico a cui si rivolge? E perchè mai un nudo maschile o un nudo femminile devono rivolgersi esclusivamente a un pubblico gay?
Le persone etero non possono essere  altrettanto interessate?
E al di là del mio orientamento sessuale, anche se sono gay, non posso apprezzare un quadro come l'origine del mondo di Courbet?


La definizione arte gay  credo oscilli almeno fra 3 definizioni diverse, un biografica, una estetica e una di pubblico.

Cioè un quadro è gay perchè fatto da un gay, perchè parla di gay o perchè si rivilge ai gay?
Oppure un nudo maschile di Michelangelo è gay e uno di Mantegna no?
 

Non sono domande retoriche.

Io non ho una risposta. E mi piacerebbe sentire le vostre, di risposte.


Io però resto perplesso quando leggo arte gay.
Cosa si intende? Cosa si vuole indicare?

Nel film Howl in una lunga intervista  (autentica, rilasciata al Times e mai pubblicata) Allen Ginsberg parla della verità della poesia (tutti parliamo con sincerità anche di cazzi e di culi ai nostri amici, perchè smettiamo di essere così schietti quando parliamo alla nostra musa?) e della sua vita (ognuno deve parlare di quel che gli piace dice nell'intervista se sei un feticista del piede, parlerai dei piedi, se ti piace la borsa parlerai degli alti e dei bassi degli indici)
Parlare di omosessualità dice ancora intervista spezza molti confini e permette di parlare di tutto.


Mi sembra allora che defininire la fotografa Elisabeth Ohlson una artista gay come fanno in molti (compreso Francesco Paolo del Re) sia restrittivo.
Preferisco la definizione di wikipedia
Elisabeth Ohlson (born 1961) is a Swedish photographer and an artist.

[stessa categoria, poco importa il suo orientamento sessuale]:

In her works she often photographs representatives of sexual minorities.

Ohlson in quanto artista e in quanto lesbica non in quanto artista lesbica non si dedica esclusivamente al lesbismo ma guarda al mondo  da un punto di vista che non è esclusivamente lesbico.

Ed eccoc he troiamo alla definizione politica di gay come di perosne discriminate che denunciano la discriminazione.


Se la distinzione arte lgbt ha un senso ha un senso politico ma non estetico.

Il Leslie Lohman Museum of Gay and Lesbian Art di New York ha come mission quella di:
to exhibit, preserve, and foster the creation of LGBTQ art and artists, past and present, which speak directly to the LGBTQ experience including erotic, political, romantic, and social imagery.

We embrace this rich creative history by informing, inspiring, entertaining and challenging all who enter our doors.
Esibire, preservare e sostenere  la creazione dell'arte lgbtq e degli artisti del passato e del presente per informare ispirare e intrattenere e pore delle sfide a tutte le perosne che entrano nel nsotro museo.

Non un arte per gay dunque ma per tutti.

Peccato che nella mission non si definiscano nè LGBTQ art nè LGBTQ artists.
 
Forse allora l'arte gay è figlia di quella stessa sottocultura che pensa a film gay musica gay locali gay vestiti gay e comportamenti sociali gay per le persone omosessuali?

Di nuovo, non lo so.

Però mi sembrano domande non peregrine le mie...

Guardate questa foto.


E' una foto di Clay Johnson Ducks in a Row, 1994 che ho preso dal sito del  museo di New York di arte gay  e lesbica.

Questa foto vi sembra una foto gay? L'artista che l'ha fatta deve essere per forza gay?
In cosa cambia il io rapporto col quadro sapendo se chi l'ha fatto è gay o meno?

Provo a riformulare questa domanda. Perchè questo quadro sta in un museo gay

Gilbert Lewis (1945 - )
Swimmer, 1984


e questo sta al Louvre?

GIOVANE SEDUTO (1835 - 1836)
Hippolyte Flandrin (1809 - 1864)






A metà del suo post Francesco Paolo cambia sensibilmente rotta e parla d'altro, di ben altro.
Nessuno riesce a colmare, in fondo, il vuoto lasciato da istituzioni pubbliche o private che non mostrano nessun interesse a riflettere pubblicamente sul tema delle identità mutanti e dei generi in costruzione.
Ecco. Identità mutanti e generi in costruzione per me  sono arte queer non arte gay.

Anche se sono omosessuale sono certo del mio genere (maschile) e della mia identità sessuale.
Anzi il fatto che si colleghi la modifica dell'identità di genere e di quella sessuale con l'omosessualità di soli mi impermalosisce perchè mi sembra sempre, ma magari sbaglio, un residuo dell'equivoco epistemologico, come lo chiamo io, di quando si distingueva identità di genere con orientamento sessuale.

Anche se sono gay non necessariamente voglio mettere in discussione il mio essere maschio qualunque cosa questo voglia dire né che senta il mio genere mutante o mutevole...


E poi arriva una terza questione altrettanto importante. Quando Francesco Paolo lascia intendere, mi sembra di capire, che di arte omosessuale possono parlare solamente quelli che hanno le mani in pasta.


Anche qui non so csa pensare.

Allora in quanto uomo non posso parlare di femminismo? O in quanto bianco non posso parlare di razzismo?

Di nuovo sono domande vere per le quali cerco una rispsota, la vostra risposta.

Allora che ne pensate?
Dite la vostra, please!