venerdì 30 novembre 2012

Istituto Superiore della Sanità e Ministero della Salute.
Tra sigle incomprensibili e dubbie gerarchie tra le categorie a rischio il nuovo report sui casi di sieropositività in Italia nel 2011.


Nel comunicato del sito del Ministero della Salute sulla campagna di comunicazione nonostante i dati pubblicati nel report dimostrino il contrario che non ci sono categorie a rischio ma comportamenti a rischio il ministero rispolvera le pericolose e discriminatorie categorie, stilando un elenco così disomogeneo da rasentare il ridicolo.
La campagna si rivolge alla popolazione generale e in particolare alle categorie con comportamenti ritenuti a maggior rischio:
adulti,
migranti,
MSM (uomini che fanno sesso con uomini),
giovani,
donne.
Il neretto è mio.

Una comunicazione allucinante e allucinatoria.

Le categorie indicate non identificano comportanti a rischio (nonostante lo si affermi  categorie con comportamenti ritenuti a maggior rischio) perchè, tranne una, non rimandano specificatamente a comportamenti sessuali a rischio di contagio.

Si limitano a descrivere e dividere la popolazione di persone sieropositive (quindi non le persone più a rischio di diventarlo ma le persone che nel 2011 lo sono diventate) così come sono desunte dai dati del Report dell'ISS impiegando categorie asimmetriche prese da diversi bacini semantici tra di loro incompatibili o contraddittori o che si sovrappongono. Infine, scelte con uno sguardo discriminatorio.


Adulti. Solo uomini. Perchè non ache adulte no? Perchè le donne sono una categoria a sé, l'ultima in ordine di elenco?

Perchè si distingue tra uomini adulti e donne in generale? 

Le donne non sono forse, anche,  adulte?

Quale informazione si vuole dare con questa diversificazione?

Soprattutto quale comportamento sessuale a rischio identificano?


Migranti. Distinzione razzista. Nel comunicato stampa pubblicato dall'ISS si legge che

Nel 2011 quasi una persona su tre diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera.
L’incidenza è di 3,9 nuovi casi HIV per 100.000 italiani residenti e 21,0 nuovi casi HIV per 100.000 stranieri residenti.
Messo così questo dato allarma è inquieta perchè sembra che  il numero di stranieri che è sieropositiva sia di 5,38462 volte superiore a quella di Italiani residenti (magari ci sono italiani che risiedono all'estero... boh).

Nel Report disponibile online pubblicato dall'ISS si legge invece che il numero di stranieri sieropositivi diagnosticati nel 2011 sono 951, mentre il numero di italiani (residenti) sieropositivi diagnosticati è di 2.644.

Ma com'è possibile? Magia dei numeri!

Se impostiamo a 100mila la base per indicare la percentuale di sieropositivi tra italiani (60 milioni di abitanti) e gli stranieri (4 milioni di abitanti) gli stranieri sieropositivi sembreranno molti di più e, in proporzione, lo sono: su 4 milioni di stranieri presenti 951 sono sieropositivi ma gli italiani (residenti) sieropositivi essendo 60 milioni sono come numero molti di più 2644.

Al di là dei numeri  e delle percentuali la maggiore incidenza di sieropositiviti nella popolazione straniera non è da collegare alla mancanza di informazione e di controlli sanitari?

Allora la categoria Stranieri del Report indica un dato sociologico non medico.

Eppure questi dati dovrebbero indicare per definizione stessa del comunicato del Ministero i comportamenti a rischio non le categorie socialmente più colpite.

in particolare alle categorie con comportamenti ritenuti a maggior rischio.

Comportamenti a rischio.

Cioè comportamenti sessuali.

Nel Report, infatti, a differenza che nel comunicato stampa dell'ISS così come nel comunicato del Ministero della Salute sulla Campagna di comunicazione per la lotta contro l'Aids 2012-2013, che non ne fanno menzione, si legge

Dalla metà degli anni ’80 a oggi la distribuzione delle modalità di trasmissione ha subito un notevole cambiamento:
la proporzione di consumatori di sostanze per via iniettiva (Injecting Drug User - IDU) è diminuita dal 76,2% nel 1985 al 4,7% nel 2011,
mentre sono aumentati i casi attribuibili a trasmissione sessuale.


MSM (uomini che fanno sesso con uomini).
Ma una volta non si chiamavano omosessuali? No, Il termine, asettico, indica la pratica sessuale senza prendere in considerazione l'identità sessuale dei medesimi. Sono uomini ciò che fanno sesso con altri uomini a prescindere se loro si identificano come eterosessuali bisessuali od omosessuali.

Da notare che nel grafico generale delle percentuali negli anni in base alle pratiche a rischio del report dell'ISS del 2009 MSM era stata tradotta con approssimazione ma buon senso comunicativo con contatti omo\bisessuali;




Nello stesso schema del  report di quest'anno si è tornati alle categorie anglofone nel caso di IDU e MS di meno immediata comprensione ma non nel caso di rapporti eterosessuali rimasti in italiano.




Allora, di nuovo, questa disomogeneità e asimmetria semantica dei sostantivi scelti per indicare comportamenti a rischio (quando si tratta, tranne l'MSM, di categorie di persone e non di comportamenti) cosa mi vuol dire?

Che informazione mi vuole dare?

E perchè l'unica categoria che fa riferimento esplicito a un comportamento sessuale, tra l'altro generico, senza entrare nello specifico delle pratiche sessuali, è scelto da un lessico scientifico non conosciuto ai più della popolazione (anche io che non mi considero un novellino anche se ho ancora molto da imparare non avevo mai letto l'acronimo MSM)?

Davvero gli uomini che fanno sesso con uomini hanno più probabilità di contrarre il virus dell'hiv degli uomini che fanno sesso con donne?
No, perchè nel comunicato stampa che annuncia il report dell'ISS si legge che rispetto agli uomini sieropositivi
La principale via di trasmissione del virus sono i rapporti sessuali non protetti (il 78,8% di tutte le segnalazioni) di questi 45,6% in rapporti eterosessuali 33,2% in rapporti omosessuali.
Allora queste cinque categorie indicate nel comunicato di annuncio della campagna di informazione e sensibilizzazione contro la diffusione dell'hiv SONO MENDACI.

E il comunicato stampa è scritto (coi piedi) in maniera pregiudizievole confondendo piani e categorie sociologiche con presunte categorie a rischio.

Nel Reportsi trova nelle note la fonte di questa mentalità quando si spiega come:
è necessario ricordare che, come già avviene per l’AIDS, la modalità di trasmissione viene attribuita secondo un ordine gerarchico che risponde a criteri definiti a livello internazionale.
Ogni caso è classificato in un solo gruppo.
I soggetti che presentano più di una modalità di esposizione vengono classificati nel gruppo con rischio di trasmissione più elevato (in ordine decrescente di rischio: uso iniettivo di droghe, MSM, eterosessuali) (report pag. 5)
Dunque il Report si conttradice perchè afferma che i MSM hanno un rischio di trasmissione più levato degli eterosessuali, mentre i dati riportati dicano il contrario /di questi 45,6% in rapporti eterosessuali 33,2% in rapporti omosessuali).

La fonte di questa gerarchia è, come riportato in nota, Il Centers for Disease Control and Prevention - CDC. Antiretroviral Postexposure Profylaxis after
sexual, injection-drug use, or other nonoccupational exposure to HIV in the United States. MMWR 2005;54(RR02):1-20.

Che si riferisce alla popolazione degli Stati Uniti nel 2005!
Una gerarchia che non so se essere attendibile allora ma che sicuramente non riflette più la situazione attuale italiana né oggi ne allora (già nel 2005 le persone eterosessuali erano più contagiate di quelle omosessuali).

Dunque queste 5 categorie sono ridonanti e non danno informazione alcuna.

Gli MSM sono adulti, giovani e possono essere anche Migranti.

Gli Adulti, i Giovani e i Migranti possono essere MSM o MSF (per coerenza lessicale invento questo acronimo...).

Le Donne possono essere Giovani Adulti(e) Migranti eterosessuali e Non [l'eventualità di trasmissione dell'hiv da donna a donna in un rapporto sessuale è contemplata nel Report anche se in percentuali bassissime: “rapporti sessuali tra femmine”(femmine che fanno sesso con femmine) in 2 casi] .

Insomma un gioco lessicale delle tre carte confusionario e che non porta a nulla.

Chi confonde quando fa informazione commette un crimine.

E stiamo parlando dell'uffici stampa dell'Istituto Superiore della Sanità non di un organismo qualsiasi.


1° dicembre. Giornata mondiale dell'Aids. La nuova Campagna di comunicazione per la lotta contro l'Aids del Governo italiano. Si torna a parlare di profilattici. O forse no.

In Italia non se ne parla praticamente più.

Nell'ultima campagna governativa in fatto di informazione e prevenzione quella del 2009, blanda, con un video, di Ferzan Ozpetek, che vede come testimonial Valerio Mastandrea, si parla solamente di test e non di profilattici.





Eppure il sito del ministero della salute ieri pubblica una news nella quale, tra le altre cose, oltre a ricordare l'attività di counsellig espletata col numero verde 800.861.061 si dice:
I dati epidemiologici dell’HIV e dell’AIDS forniti dal Centro Operativo AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità mostrano quanto, ancora oggi, sia di fondamentale importanza erogare un’informazione puntuale, scientificamente corretta e personalizzata.

I dati evidenziano un costante bisogno informativo della popolazione generale in merito all’HIV e il ruolo fondamentale dell’informazione istituzionale nel sensibilizzare l’opinione pubblica verso un tema di salute tanto cruciale quale è quello della prevenzione.

Invece questo Governo, ancora peggio di quello precedente, in quanto a informazione non ha fatto, finora, nulla.

Domani parte la nuova Campagna di comunicazione per la lotta contro l'Aids 2012-2013, che vede Raul Bova come testimonial dallo slogan,  La trasmissione sarà interrotta il prima possibile. Uniti contro l'Aids si vince.



Non sappiamo se questo video sarà quello che effettivamente da domani vedremo in tv.

La Lila (Lega italiana per la lotta all'Aids)  si dissocia dalla campagna rendendo noto in un comunicato stampa che
Rigettiamo immediatamente ogni responsabilità sul video appena rilasciato dal ministero della Salute per la campagna 2012/2013 lanciato in occasione della Giornata mondiale di lotta contro l'Aids con apposito comunicato stampa.
Il ministro ci coinvolge direttamente affermando che alla sua realizzazione avrebbero partecipato le associazioni che fanno parte della Commissione e della Consulta nazionali Aids: questo non corrisponde al vero, dato che il video, pubblicato nel canale ufficiale del ministero in YouTube, era già stato criticato dalle associazioni citate, che ne avevano chiesto la modifica, richiesta che è evidentemente rimasta inascoltata.
Se fosse un errore chiediamo al Ministero di rettificare pubblicamente e diffondere la versione nella quale Raoul Bova, testimonial della campagna, pronuncia la parola fatidica: PRESERVATIVO

A vedere il video non posso non notare come l'unica coppia non rappresentata sia quella di due uomini.

Prima si vede una mano femminile che porge un profilattico a una mano maschile.


La mano femminile ha lo smalto.
Senza se ne capirebbe la natura sessuata alla stessa identica maniera.  Eppure tutte le donne nello spot hanno o smalto...






Si vede poi un uomo anziano (e non una donna anziana) la si vedrà vicino a lui, nell'immagine finale quando li vediamo tutti insieme, e l'uomo gay  è ancora da solo, senza compagno.








Poi vediamo una coppia etero con lei col pancione (e lo smalto)




Poi due donne, riprese da più lontano



rispetto un'altra coppia etero e interraziale che vediamo subito dopo



e poi c'è l'uomo adulto che parla del compagno (che non vediamo).





Tutte persone adulte o giovani adulte. Nessun adolescente, nessun giovanissimo. L'Italia a consigliare i profilattici ai suoi e alle sue giovani proprio non ce la fa.

Interessante come questo video fotografi la mentalità italiana e l'agenda implicita rispetto certi argomenti anche in un video per l'informazione e la prevenzione del contagio HIV...

Certo a vedere il video sembra difficile credere all'opera di censura denunciata dalla LILA.

Sarebbe ridicolo mostrare il profilattico passato di persona in persona e poi non pronunciarne il nome, o peggio, censurarlo...  Però il Governo italiano è capace anche di questo.

Il bianco e nero infine ricorda quello di un vecchio spot governativo del 1989 che nonostante l'accenno alla normale vita di coppia rimane ancora oggi il più efficace in termini di informazione.




Però almeno in questo spot si torna a parlare di Profilattici.

Un miracolo quasi, anche se, bisogna vedere se lo spot arriva così com'è in tv oppure no, come denuncia la LILA...

Spot con ragazzi che mi piacciono: Diadora e Stefano Sablas Sala


Vabbeh, lui non è un ragazzo qualsiasi ma un modello affermato, ma sapete (ah, non lo sapete?) che io non seguo la moda né i modelli e che per me l'avvenenza non è legata alla fama del successo effimero di chi si veste haute couture per campare.

Ho conosciuto Stefano Sablas Sala in questo spot Diadora




...e le mie papille gustative sono impazzite.



L'omonegatività non è sconfitta finchè i primi a seguire certi luoghi comuni sono proprio i gay.

Chiedo perdono se stavolta parlo solo di uomini.

Di uomini gay.

Dei luoghi comuni con cui i ragazzi (una volta tanto sostantivo che non significa ragazzi e ragazze, ma solo i maschietti) vengono notati in base a elementi secondari del loro comportamento, linguaggio del corpo  e\o abbigliamento e per questo discriminati e catalogati, ancora oggi, nel 2012, come omosessuali in base a pregiudizi che sottendono una ideologia dell'omosessuale ferma agli anni 50 del secolo scorso.

Non mi riferisco tanto ai mass media, dove, pure, la figura del'omosessuale che passa è quella di Malgioglio, o della parodia che ne fanno i (maledetti) Soliti Idioti, o al travestittismo baraccone di Platinette; non mi riferisco nemmeno alla società così educata da questo potente mediatore sociale.

Stavolta mi riferisco alle persone omosessuali.

E non ai comuni cittadini, ma agli omosessuali della militanza.

Di quella avanguardia politica, cioè, che dovrebbe sensibilizzare le masse, per usare un altro cliché.

Mi capita di leggere un post del blog Michele darling. Lì trovo tre link.

Uno al post di Dario Accolla che avevo già letto e linkato a mia volta in un post precedente di elementidicritica.

Gli altri due link rimandano a due post su faccialibro.

Uno di Luigi Carollo, che non mi vede affatto d'accordo, e uno di Giovanni dall'Orto che non si riconosce nell'accostamento che Michele, sul suo blog, fa col post di Luigi Carollo. 
Non mi piace il primo intervento: ha troppe certezze, nel senso opposto.
scrive, a ragione, Giovanni in un commento al suo post.

Nel suo post Giovanni scrive una cosa sacrosanta:

No, ci sono molte cose che non quadrano.

Una delle quali, tuttavia, è il motivo per cui il Gay Center di Roma abbia fatto sapere Urbi et Orbi che il ragazzo suicida era gay.
Delle due l'una: o lo avevano saputo in via riservata dal ragazzo stesso, ed allora hanno tradito un preciso impegno a non mettere in piazza ciò di cui vengono a conoscenza nel corso del loro mestiere, oppure lo hanno detto senza averlo saputo, giusto per fare parlare della loro struttura elefantiaca che ha bisogno di un alto e costante livello di allarme sociale per giustificare la richiesta di alti e costanti contributi pubblici (...)

Non so cosa sperare, ma so cosa non voglio più: la gestione del disagio della generazione lgbt più giovane affidata ai professionisti della sfiga altrui. Colmare di denaro alcuni di noi perché pensino loro a tutto è solo un modo per garantirci che questi alcuni abbiano bisogno fisiologico del fatto che la sfiga altrui continui: ci campano.
Il sostegno peer-based dov'è finito? Cos'è rimasto del volontariato dopo venti anni di corruzione a furia di "progetti" e finanziamenti pubblici, che sono serviti a tapparci la bocca su quanto NON viene fatto in termini di prevenzione del disagio e di sostegno? Ma perché un adolescente gay, per avere una buona parola, deve avere un centro gay, e non può contare su altre strutture e luoghi? Non sarebbe suo diritto averne ovunque, anche se vive ad Aosta?
Ma in che razza di logica ci siamo fatti blindare?

Credo che questo evento luttuoso, al di là della spiegazione che potrebbe emergere nei prossimi giorni o non emergere affatto (...) abbia posto anche a tutti noi la domanda di: cosa stiamo combinando? E perché siamo ormai nella posizione da apparire ai nostri connazionali più come avvoltoi in attesa di cadaveri su cui piombare, che come esseri umani che vogliono eliminare dal mondo per quanto possono tutto il dolore degli altri (incluso quello dei genitori, e degli amici del ragazzo che s'è ucciso) perché lo sentono come proprio.
Osservazioni sacrosante, dette senza peli sulla lingua, che mi trovano profondamente d'accordo.
Chi mi conosce sa che diverse volte ho parlato della sciacallaggio di chi (e Gay Center non è il solo) mentre denuncia i casi di omofobia si fa pubblicità.
Alla domanda che si e ci pone dall'Orto dobbiamo dare tutti/e una risposta, in quanto cittadini/e, in quanto persone omosessuali e in quanto militanti.

Temo però che il post di dall'Orto, contenga, oltre a una critica sacrosanta, un pensiero, una ideologia, un modo di vedere il mondo che si basa sullo stesso patriarcato da cui scaturisce e su cui si basa l'omofobia, credo che, insomma, il commento di dall'Orto contribuisca, involontariamente ma concretamente, al clima di pregiudizio omonegativo.

Non mi riferisco tanto al paternalismo con cui Giovanni si riferisce ad Andrea descrivendolo come poco più che bambino arrivando a chiamarlo ragazzino termine che più paternalistico non si può.
Gli ho rilevato nei commenti il giudizio negativo che c'è dietro questo diminutivo, ma non sono riuscito a spiegarmi. Giovanni mi ha risposto tutt'altro, non centrando il punto che volevo fargli notare cioè il (pre)giudizio implicito di sufficienza con cui Giovanni guarda ai giovani adolescenti, arrivando a dire, nelle sue risposte al mio commento, che l'adolescenza non è una fase di per sé ma solo una terra di passaggio tra l'infanzia e l'età adulta.

Un modo di vedere l'adolescenza ottocentesco, alla libro Cuore che riscontriamo già nel suo post:
a volte i quindicenni si uccidono solo perché sono quindicenni: l'adolescenza è un'età fragile... per questo ha bisogno di tutto l'aiuto che possiamo darle.

Mi chiedo se oggi i suicidi tra adolescenti siano aumentati perchè l'adolescenza è una età fragile o forse perchè la società di oggi li ignora a tal punto da non dare loro strumenti per narrarsi al mondo da rendere la loro vita più difficile.

In ogni caso dall'Orto ignora che i suicidi tra adolescenti omosessuali sono comunque il doppio di quelli dei loro coetanei etero...

Non che tutti gli adolescenti omosessuali si suicidino perchè vessati nella loro omosessualità. Però essere omosessuali in una società omonegativa esacerba qualunque altra problematica possa indurre un adolescente a togliersi la vita.

Non è questo paternalismo, dicevo, ad avermi negativamente colpito nel suo post.

Mi colpisce una considerazione, del tutto ingiustificata e soggettiva che dall'Orto fa nel suo post quando scrive:
io sospetto che (...) il ragazzino fosse gay, ma non avesse ancora capito di esserlo, e che i suoi atteggiamenti un po' esibizionistici fossero il modo per fare un coming out giocato sul piano dell'estrosità anziché su quello dell'orientamento sessuale.

Ecco.

Andrea veste di rosa?  Si mette lo smalto (poco importa che lo facesse per evitare di mangiarsi le unghie) ? Ha degli atteggiamenti esibizionisti. Non siamo noi che notiamo una presunta differenza. E' lui che è esibizionista. che è eccentrico.

Chiunque deroga e si discosta dal cliché di genere che la società decide di darsi come standard, è eccentrico. Sarà. Ma io in Andrea non vedo un adolescente eccentrico. Io in Andrea vedo Andrea, e basta.
E non mi chiedo se sia gay o se è etero, mi chiedo solo se la società, la famiglia, la scuola ...e la militanza gay, lo lascino vivere in pace.

Purtroppo la risposta la consociamo tutt*.

Giudicare qualcuno come eccentrico perchè veste in maniera ritenuta strana, cioè diversa dalla norma, è già un pensiero discriminatorio.

Peggio ancora se in base a questa constatazione di eccentricità si cataloga la persona eccentrica come omosessuale.


L'occhio con cui dall'Orto guarda ad Andrea  e ne deduce l'orientamento sessuale è lo stesso occhio maschilista degli omofobi, con l'unica differenza che dall'Orto dopo aver così catalogato Andrea pensa che carino! e gli omofobi veri dicono che schifo!

Quello che dall'Orto non capisce, come ogni militante della sua generazione, cresciuto nell'epoca in cui l'omonegatività si esprimeva catalogando l'omosessualità come eccentrica,  è che l'eccentricità non solo non è prova di omosessualità (non tutti i gay sono eccentrici non tutti gli eccentrici sono gay) ma che il concetto stesso di eccentricità , oltre ad essere maledettamente patriarcale, cambia col tempo.
Oggi i ragazzi vanno in giro vestiti con orecchini, infradito, pantaloncini, magliette rosa, cerchietti per tenere fermi  i capelli lunghi che 40 anni fa li avrebbe fatti percepire tutti come eccentrici.
 Insomma quando dall'Orto si sente in diritto di affermare che  il ragazzino fosse gay, ma non avesse ancora capito di esserlo, mi sembra che stia esprimendo un pensiero che è lo stesso che sottende al comportamento di quei professionisti della sfiga altrui cui giustamente dall'Orto si lamenta venga assegnata la gestione del disagio della generazione lgbt più giovane.



Perchè fintanto che guardando l'atteggiamento o il modo di vestire di un ragazzo ci chiediamo se sia gay o etero stiamo discriminando, non solo ed esclusivamente l'omosessuale, ma la gioventù tout court.

Se da un lato è giusto e sacrosanto insistere sull'idea che l'omosessualità di per sé non sia  una cosa brutta, come si pensa anche quando la si usa solamente come insulto, e non è nemmeno una cosa bella nella misura in cui non lo è nemmeno l'eterosessualità (questa e quella pari sono) dall'altro ci si dovrebbe ricordare che certi atteggiametni e certi comportamenti appartengono al genere umano e che dovremmo smetterla di chiederci quale sia l'orientamento sessuale di qualcuno in base a una sua presunta eccentricità. Una eccentricità che è l'anticamera dell'omosessualità:  i suoi atteggiamenti un po' esibizionistici fossero il modo per fare un coming out giocato sul piano dell'estrosità anziché su quello dell'orientamento sessuale.

Cioè Andrea non era un ragazzo al quale piaceva vestire di rosa (ammesso e non concesso ciò fosse vero) e che questa sua passione denotava la sua persona non certo il suo orientamento sessuale. Andrea era un gay velato, nascosto, in fieri, sconosciuto a se stesso (ah la vocazione metafisica dell'essere umano non muore mai!) che cercava die spriemre la propria gayezza tramite una ostentata eccentricità.

ecco il pregiudizio che ha discriminato Andrea. Ecco il pregiudizio che ha contribuito al suicido di Andrea.


Se nemmeno un militante come Giovanni riconosce ad Andrea il diritto di andare in giro vestito come gli pare senza essere catalogato come eccentrico (ammesso e non concesso che Andrea andasse in giro vestito come si è detto) senza per questo mettere in causa il suo orientamento sessuale, addirittura pretendedndo di saperne di più di Andrea stesso, (era frocio ma non lo sapeva ma !?!?!) allora vuol dire che l'omofobia è davvero in ognuno di noi.

Ecco come e perchè l'omofobia non colpisce solamente le persone omosessuali  ma colpisce ognuno di noi, chiunque deroga dai cliché cui ci impongono di conformarci.

Non basta cambiare il (pre)giudizio sull'omosessualità da negativo a positivo, bisogna smettere di domandarci dell'orientamento sessuale delle persone soprattutto se a farci venire la curiosità è un atteggiamento, un modo di comportarsi o di vestirsi della persona della quale ci chiediamo ma è gay quella checchina là?

Altrimenti succede che Andrea non possa esprimere la propria personalità (non personalità gay, e nemmeno personalità etero, ma personalità e basta) senza essere discriminato dai vecchi cliché, che lo vogliono una checca di merda o ai nuovi cliché che lo vogliono gay, ma che carinoooo!

Non è importante sapere se Andrea fosse gay o meno è importante sapere che qualunque ne fosse il motivo Andrea veniva percepito come diverso.
Che qualcuno per offenderlo e rendergli la vita difficile credeva bastasse dargli del gay per offenderlo (la madre in testa che parla di diffamazione).

Finché ci saranno persone come Giovanni che non fanno a meno di chiedersi se Andrea fosse gay perchè non si conformava al cliché della mascolinità, ma ostentava eccentricità (suoi atteggiamenti un po' esibizionistici),  noi uomini e donne, etero e gay, militanti o meno, di strada dobbiamo davvero farne ancora tanta!


C'è ancora dell'altro.

Per stigmatizzare chi ha accusato compagni e compagne di classe di non averlo saputo accetatre per quello che era dall'Orto arriva a scrivere: 
  • se non era lui stesso certo di cosa fosse, come potete rimproverare gli altri attorno a lui per non averlo capito?

Insomma se ti vesti da donna ma non si capisce se sei gay o no perchè magari nemmeno tu ancora lo sai (?!?!) non pui accusare se gli altri ti percepiscono come diverso.

Certo, poi Giovanni si rende conto di quel che ha scritto e corre ai ripari:

  • E tuttavia, l'ultima cosa che io vorrei sono compagni e professori che inizino a dire: "Dunque, abbiamo capito che sei omosessuale, dato che..." Scusate, ma se lo facessero, sarebbe VIOLENZA.
Scusami Giovanni, non è proprio quello che hai fatto tu?