domenica 6 gennaio 2013

Le affermazioni di Adriano Passina su omosessualità e omogenitorialità sono al di fuori della Costituzione repubblicana.

Nella serie di articoli del Corriere della Sera pro e contro l'omogenitorialità e l'omosessualità (che tradiscono già nell'impostazione la vocazione discriminatoria di chi discute astrattamente su possibilità teoriche dimenticando che dietro l'omosessualità e l'omogenitorialità ci sono persone e famiglie) è comparso un articolo di Daniela Monti che riporta le parole di Adriano Pessina, titolare della cattedra di Bioetica della Cattolica di Milano, ora citandole direttamente ora riassumendole, senza dirci in quale o quali occasioni Pessina le abbia pronunciate o scritte, se in uno o più saggi, in una intervista, o un discorso che il docente ha pronunciato in qualche occasione.

A questa ambiguità dell'articolo, che costituisce l'unica fonte del pensiero di Pessina, non essendoci sulla rete la fonte da cui Daniela Monti ha citato le parole del docente di Bioetica, corrisponde un approccio da parte di Pessina alla questione omosessuale talmente fuorviante e tendenzioso da rendere il suo discorso di una ingenuità disarmante oppure di una retorica proditoria che infierisce contro le persone omosessuali proprio nel momento in cui si presenta a loro favore.

Nel suo disinvolto modo di parlare Pessina dribbla tra i diversi significati delle parole passando con disinvoltura da uno all'altro, senza darne conto, con una disonestà intellettuale che è irricevibile da chiunque figuriamoci da un docente di bioetica.


Passina afferma che l’omosessualità è 
«una scelta libera, un certo modo di essere e di esistere che va rispettato».
L'omosessualità è una una variante naturale del comportamento umano, come afferma l'OMS che non usa la parola scelta perchè nessuno sceglie il proprio orientamento sessuale.

Che si nasca o si diventi omosessuali piuttosto che eterosessuali nessuno può cambiare il proprio orientamento sessuale con un atto di volizione.

Definire l'omosessualità come scelta colloca, sin dall'inizio, il discorso di Passina nella dialettica di chi afferma che dall'omosessualità si può uscire se non addirittura guarire.
Se scelgo l'omosessualità posso anche cambiare idea e scegliere qualcos'altro.

Per Passina visto che nel dibattito sull'omosessualità si sostiene che è indifferente che una coppia sia formata da un uomo e una donna oppure da due donne o da due uomini si tende per questo a negare che esista una differenza fra maschile e femminile.


E' curioso che un docente di Bioetica possa passare con tanta disinvoltura dal concetto di uomo e donna a quello di maschile e femminile.

Da almeno 40 anni la psicanalisi, il femminismo, le scienze politiche dunque non esclusivamente chi dibatte sull'omosessualità distinguono tra sesso (maschile e femminile)  e genere (il ruolo dell'uomo e della donna nella società a partire da quella differenza sessuale).


Pessina senza dirlo apertamente, ritiene che le differenze di genere dell'uomo e della donna - che la cultura laica afferma da ameno il secondo dopoguerra essere determinate dalla società e dalla cultura in senso antropologico - siano scritte nelle differenze biologiche del maschio e della femmina e che se dunque qualcuno mette in discussione quelle vuole azzerare queste.


Quando afferma che il maschile e il femminile, sono necessari per la definizione stessa della condizione umana, (il neretto è nel testo) Pessina continua ad promuovere la reazionaria volontà della cultura cattolica che fa della donna la femmina procreatrice e dell'uomo il maschio procreatore.

Affermare che chi mette in discussione questa equazione vuole azzerare le differenze fra maschile e femminile significa negare di fatto la possibilità stessa di quel dialogo che alla fine dell'articolo di Daniela Monti Pessina dice di voler aprire.

Come si può aprire un tavolo, senza ideologia quando il discorso di Pessina è ideologico proprio là dove pretende che non lo sia?


non si può certo sostenere che la differenza fra uomo e donna sia una teoria cattolica: è invece fondamentale persino per l’evoluzionismo.
Ed ecco che da maschile e femminile Pessina ritorna a uomo e donna.

Che biologicamente il genere umano si riproduca sessualmente da una donna con il contributo dell'uomo è indubbio ma l'uomo e la donna sono molto di più della loro funzione biologica.
Certo non per la chiesa che arriva a dire che il sesso fra uomo è donna deve avere come fine primo e ultimo la procreazione tanto da intervenire pesantemente ogni volta che le persone intervengono per sganciarlo da questa funzione procreativa, dalla masturbazione agli anticoncezionali.  E, come al solito, chi la pensa diversamente ferisce l'umanità e danneggia la pace...

Per imporre questo pensiero unico Pessina arriva ad affermare il falso in una maniera niente affatto elegante.

Gli omosessuali negano l’importanza di una relazione con un partner di sesso differente. 

Ecco il totalitarismo di un pensiero che si muove ancora secondo la logica aristotelica del tertium non datur

Che omosessualità e eterosessualità siano contrarie (gli uomini etero amano le donne quelli gay amano gli uomini) non vuol dire che siano contraddittorie e la differenza non è da poco.
Tra contraddittori tertium non datur tra contrari invece no: tra omosessualità ed eterosessualità ci sono gradi intermedi mediati dalla bisessualità come la scala Kinsey ha dimostrato già alla fine degli anni 40.

Pessina confonde scientemente sesso e genere, parla di contrari come se fossero contraddittori insomma usa un accorto sistema retorico tutt'altro che onesto.Per un docente di Bioetica non c'è male...

Pessina fa ancora confusione quando parla di comportamento sessuale usandolo come sinonimo di orientamento sessuale che sono invece due cose ben distinte e li vede sempre in chiave di libera scelta.
Ogni libera scelta comporta delle conseguenze. I figli nascono da relazioni eterosessuali, non omosessuali. Quando si sceglie il proprio comportamento sessuale bisogna tenerne conto e assumerne le conseguenze con serena responsabilità. È forse una banalità, ma va detta.
Adesso i figli (tralascio il sessismo della lingua) non nascono da relazioni eterosessuali.
I figli nascono dalle donne con un piccolo contribuo dell'uomo ma sono le donne a essere le gestatrici della prole e hanno sulla prole un'autonomia decisionale che nessuna legge patriarcale oggi può più impedire loro di avere.


Questo apre una prospettiva completamente diversa da quella cattolica che vuole la donna assoggettata a una visione patriarcale dove nonostante l'uomo non sia  il gestatore decide del e sul suo corpo.

La società moderna non nega più il diritto alle donne di essere madri single, sia da un punto di vita legale che da un punto di vista morale. I tempi delle foto di Mina sorridente e col pancione con sotto la didascalia ma cosa avrà mai da ridere? del 1964 sono ormai un lontano ricordo.


I figli nascono da rapporti sessuali tra maschio e femmina ma non necessariamente da una relazione tra uomo e donna.
Da quando c'è il divorzio ci sono sempre più famiglie monogenitoriali o, viceversa, famiglie ricostituite.
Se sganciamo la funzione procreativa da quella di relazione, allora le coppie, tutte le coppie, hanno gli stessi diritti.

Invece Pessina vuole ingabbiare uomini e donne alla funzione procreativa del maschio ed ella femmina. 

Pessina afferma che la maternità non è una questione le cui decisioni spettano alla donna  ma alla coppia, almeno così riassume il pensiero di Pessina Daniela Monti.
Le tecniche di procreazione assistita (...) erano nate all’interno di un disegno che voleva agevolare la relazione di coppia [riassume Monti] ora però siamo passati da un’idea di aiuto a quella di un indiscriminato diritto ad avere figli.
Dal che si evince che la coppia par excellence è quella costituita da uomo e donna per via dell'affermazione che I figli nascono da relazioni eterosessuali.

Pessina torna così al punto centrale dell'etica, nazista, cattolica affermando che

È giusto che lo Stato tuteli con maggior vigore la famiglia eterosessuale come luogo della nascita.  Un conto è parlare del riconoscimento di alcuni diritti giuridici degli omosessuali (che ritengo giusti), un conto è sostenere il diritto ad avere figli (come se esistesse, poi, questo diritto: nessuno ha diritto a un figlio, perché i diritti si hanno sulle cose, non sulle persone)».
Qualcuno dovrebbe ricordare a Pessina che i diritti che mancano alle persone omosessuali non sono diritti speciali scaturiti da bisogni speciali che le persone etero non hanno.
Viceversa sono proprio gli stessi diritti delle persone eterosessuali che sono negati alle persone omosessuali che dunque non vanno tutelate ma devono solamente non essere più discriminate.
A tutelarle ci pensa già la Costituzione se venisse applicata alla lettera.

Insistendo sul discorso della libera scelta Monti e Pessina (è difficile distinguere dove finisce il riassunto dell'una e cominciano le parole dirette dell'altro)

Il rischio e che si dica che una cosa «è buona solo perché è frutto di una libera scelta. Ma la vera domanda è: qual è il “valore aggiunto” proprio dell’omosessualità che lo Stato può tutelare?». Lei come risponde? «Non credo che nell’omosessualità ci sia un “di più”, ma sono disposto ad ascoltare dialogare. 
Ed ecco il cuore del pensiero discriminatorio di Pessina.

L'idea che l'omosessualità vada tutelata perchè ha un suo valore aggiunto e il suo reciproco, il “di più” dato dall’eterosessualità, sono in contrasto con la nostra costituzione che afferma esattamente il contrario  come dice chiaramente l'articolo 3 della nostra costituzione.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

L'etica che sostiene Pessina è dunque al di fuori della nostra Costituzione e non può essere un valore dell'Italia repubblicana.

Anche se la chiesa, il cattolicesimo e il papa che calza Prada pretendono che i loro valori siano un pubblico per l'universo mondo.

La chiesa è antidemocratica.

Dobbiamo impedirle di imporre le sue idee con tutti i mezzi che ha a disposizione.
In passato ha usato tribunali roghi oggi usa disperatamente mezzi meno cruenti ma altrettanto criminali.



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