mercoledì 27 marzo 2013

La lista gay del liceo di Nuoro: l'omofobia dei commenti di stampa e di Arcigay

Non è la prima volta che succede purtroppo. 

Qualcuno che nota la differenza, magari pensando di insultare, comunque volendo discriminare, compila elenchi di ebrei.
La gravità del fatto naturalmente non sta nel rivelare l'identità di queste persone né di annoverare in questo elenco chi ebreo non è.
La gravità sta bel fatto di compilare elenchi discriminatori sfruttando l'antisemitismo e l'odio per le persone ebree.
E' successo nel 2008 e poi di nuovo nel 2011 ed era chiaro a tutti, stampa e associazioni ebraiche, la gravità del fatto e i motivi per cui questa blacklist era inaccettabile.

Il cdec (Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea) di Milano nel 2010 aveva scritto:

In Italia l'antisemitismo cresce e si diffonde online, alimentandosi delle vicende legate al conflitto israelo-palestinese e della scarsa conoscenza che gli italiani hanno degli ebrei. E attraverso internet la propaganda e la diffusione di idee intolleranti diventa più facile". (fonte Repubblica)

La settimana scorsa su facebook su na pagina intitolata al liceo classico Giorgio Asproni di Nuoro sono comprarsi dei post anonimi nei quali ci si riferiva con nome e cognome ai e alle studenti del Liceo offendendole per l'orientamento sessuale, l'aspetto fisico o il carattere. La notizia viene data dalla stampa in termini diversi e si è fatto credere chei si trattasse di una blacklist con i nomi di persone omosessuali. Sospendendo momentaneamente la differenza tra il fatto vero e quello riportato dai mezzi di informazione e facendo finta che si sia trattato davvero di una blacklist ecco come la stampa ha riportato la notizia.

Su una pagina del social network nata per fare incontrare gli allievi del "Giorgio Asproni" sono comparse pesanti insinuazioni sui comportamenti sessuali di molti di loro
Pier Giorgio Pinna su Repubblica (si tratta del sommario del quale non è detto l'autore sia chi firma l'articolo)
Dunque per Repubblica dire di qualcuno che è gay significa fare  pesanti insinuazioni sui comportamenti sessuali.

Cioè si ti dico frocio di merda non ti sto insultando perchè in quanto frocio dico che sei di merda ma ti sto insultando proprio perchè ti do del frocio e tu, guarda un po', magari frocio manco lo sie...

Altro esempio.
Per gli omosessuali, nonostante la visibilità gay sia un valore irrinunciabile, dare pubblicità all'orientamento sessuale di qualcuno senza il suo consenso è una violenza intollerabile e senza giustificazione.

Va inoltre ricordata la gestione perfetta dell'episodio dal parte del preside dell'intero istituto, che ha reagito velocemente e in maniera compatta con una manifestazione di solidarietà agli studenti vittime dell'outing on-line. 
Purtroppo ad avere scritto queste frasi non è stato un giornalista ma Flavio Romani presidente di Arcigay Nazionale il quale non conosce bene nemmeno il significato di un termine come outing.

L'outing è sempre forzato perchè significa rivelare l'orientamento sessuale di un personaggio pubblico   che pubblicamente ha fatto affermazioni contro l'omosessualità. Rilevare il comportamento omo o bisessuale di un personaggio pubblico omofobo non serve a indicare una cosa sbagliata in sé ma a indicare l'incoerenza e la contraddizione di chi pubblicamente parla male dell'omosessualità e poi in privato ha comportamenti omosessuali (comportamenti il che non vuol dire necessariamente che quello sia il suo orientamento sessuale).

L'idea che Romano ha dell'outing è totalmente diversa: per romano l'outing si fa quando qualcuno dice di qualcun altro che è gay senza che questi ne abbia dato il consenso svuotando così di ogni significato politico l'outing, quello vero.

Per Romani l'omosessualità è di per sé qualcosa da nascondere o di ingombrante tanto da arrivare ad affermare che dare pubblicità del proprio orientamento sessuale senza il proprio consenso è una violenza.

Dimenticando di spiegare il motivo per cui ciò può esser vero. Quell'omofobia così diffusa che ci fa nascondere che amiamo persone dello stesso sesso perchè abbiamo paura che in base al nostro orientamento sessuale possiamo venire discriminati, derisi, picchiati, uccisi.
Ignorando i giovani e le giovani, col suo linguaggio sessista Romano parla solo di ragazzi, che coraggiosamente dichiarano il proprio orientamento sessuale già in giovane età.
Dove il coraggio non è nel rendere pubblico qualcosa di per sé negativo ma attirare l'attenzione delle persone omofobe rischiando così non solo di essere presi in giro ma anche di ricevere violenze fisiche e nei casi estremi essere uccisi. E' già successo. Non è una ipotesi frutto di un esercizio retorico.

Insomma Romano è così pavido  che vuole garantire l'anonimato dei froci (solo dei froci le lesbiche per lui non esistono) e invece di denunciare l'atto di discriminazione e intimidazione di questa black list si lamenta che questa lista sia violenta perchè sputtana i gay e infatti parla (male) di outing.


Che l'Italia abbia bisogno dell'estensione della legge Mancino anche per le discriminazioni legate all'orientamento sessuale (non solo alle omosessualità ma anche alla bisessualità e all'eterosessualità) è indubbio ma finchè ci saranno persone come Romano (o chi gli scrive i comunicati stampa) che hanno un'idea così cattolica dell'omosessualità come di una colpa da portare in silenzio e dire pubblicamente sono quando si è pronti, il Paese, la società non potranno certo cambiare.
Nè possiamo pretendere che sian le persone etero a tirarci fuori da una omofobia che vede i primi diffusori tra le più alte cariche di quelle associazioni che in realtà quell'omofobia dovrebbero cercare di cancellare.


E ora torniamo ai fatti quelli veri che si sono svolti su facebook.

Per sentire come si sono davvero svolti i fatti ascoltiamo il preside del Liceo e uno degli studenti ospiti di Uno Mattina


Oppure la lettera aperta che il preside ha pubblicato online sul sito del Liceo.

Certo il dubbio sula natura dell'insulto (ti insulto perchè ti do del frocio o perchè dico che sei uno sporco frocio) non è stato sciolto ma almeno il preside non ha negato che nel suo liceo ci siano studenti omofobi e omofobe.

I'ts a long way to Tipperary...

mercoledì 13 marzo 2013

Mario Mieli trent'anni dopo

Il 12 marzo del 1973 si toglieva la vita Mario Mieli, l'autore di un saggio a suo tempo molto importante, pubblicato da Einaudi, e ripubblicato da Feltrinelli,  che non deve però rischiare di sopravvivere alla sua epoca senza riletture critiche, del quale questo blog ha preso il titolo.



Nel trentennale della morte il Circolo Mario Mieli pubblica il libro Mario Mieli trent’anni dopo, per la curatela di Dario Accolla e Andrea Contieri, nel quale compaiono un testo teatrale inedito, le sue poesie inedite e le lettere di Mario indirizzate a Franco Buffoni, che nel suo blog Le parole e le cose parla di Mario, più una serie di saggi e e interventi.

Ecco l'indice del libro 
Andrea Maccarrone, Presidente Circolo Mario Mieli, Prefazione
Franco Buffoni, Mario Mieli trent’anni dopo
Mario Mieli, Lettere
Mario Mieli, Poesie
Milo De Angelis, Quella poetica creatura che era Mario Mieli
Mario Mieli, La mia Justine
Francesco Paolo Del Re, La performance totale di Maria M.
Corrado Levi, Che bello scrivere di Mario Mieli!
Francesco Gnerre, Ricordo di Mario Mieli
Dario Accolla, L’eredità di Mario Mieli e il senso della militanza oggi
Nota bio-bibliografica

Per info: cultura@mariomieli.org


Il libro sarà presentato

Domenica 24 Marzo 2013, 
alle ore 18
presso la Sede del Circolo,
via Efeso 2A


domenica 3 marzo 2013

Scritta omofoba al liceo Socrate e i diritti dei gay: il protagonismo delle associazioni a discapito delle istituzioni.



Froci, vi uccidiamo. Al rogo.

Questa l'ennesima scritta omofoba comparsa giovedì scorso avanti a un liceo romano, il classico Socrate, a Garbatella.

Su come il fatto è stato riportato dalla stampa e su come viene percepito dalle Istituzioni e della associazioni lgbt dobbiamo tutte e tutti riflettere perchè questo modo dimostra e denuncia lo scollamento tra le persone lgbt e la società.

Il protagonismo di alcune associazioni lgbt,  come il romano gay Center, che, diventando le prima agenzia a ricevere la denuncia, si sostituiscono alle forze di polizia o all'UNAAR o alla neo costituita lallolulli dimostrano come queste forme di violenza verbale e istigazione all'odio siano percepite non come un problema della società da risolvere collettivamente ma come un problema dei froci che i froci risolvono tra di loro.
Una brutta sorpresa, di fronte alla quale gli studenti hanno deciso di avvisare immediatamente la Gay Help Line, la linea verde di assistenza alle persone omosessuali vittime di omofobia (Messaggero)
Insulti e minacce pesanti subito cancellate dal personale scolastico dopo che l'episodio era stato denunciato al numero telefonico del centro per i diritti degli omosessuali.(Repubblica)

Un falso ideologico. La gay Help Line non è un centro di diritti né una linea di assistenza alle vittime di omofobia.
Anche se nel sito della gay help line il servizio viene così proditoriamente riportato.
Gay Help Line è il contact center antiomofobia e antitransfobia per persone gay, lesbiche e trans del Comune di Roma con la Regione Lazio e la Provincia di Roma.
In realtà quello che si vuole dire è che questa iniziativa di cittadini privati è finanziata coi soldi del Comune della Provincia e della Rregione ma è e rimane un organismo privato sul quale Comune Provincia e Regione non hanno alcun potere decisionale se non quello di togliere il finanziamento.
Subito dopo possiamo leggere l'elenco con le vere funzioni di questa linea telefonica.
  • call center gratuito
  • consulenza psicologica gratuita
  • consulenza legale gratuita
  • consulenza medica gratuita
  • informazioni via web, sms o chat
  • confronto e sostegno online, via chat
  • confronto con gruppi di aggregazione per gay, lesbiche e trans
Una linea di consulenza. E basta.

Invece l'UNAR e l'OSCAD sono organi statali che vigilano e intervengono contro i casi rispettivamente delle discriminazioni razziali e delle discriminazioni in genere (dunqeu anche di quelle basate sull'orientamento sessuale) 

Perchè la gay help line si propone per quello che non è?

Perchè tra le informazioni date non vengono nemmeno menzionati questi due organi statali?

Perchè i quotidiani si attestano sullo stesso livello e non menzionano né ricordano questi due organismi pubblici?

Perchè se io vessato o discriminato in quanto gay per denunciare invece di rivolgermi all'OSCAD mi devo rivolgere alla Gay Help Line?

Perchè giornali non ricordano tutte le opzioni cittadini e cittadine hanno a disposizione?

oscad@dcpc.interno.it- fax: 06 46542406e 0646542407

Unar numero verde 800 90 10 10

Queste gay help line hanno una importanza fondamentale, quella di informare di costituirsi come cuscinetto tra i cittadini le cittadine e le istituzioni ma non possono, non devono sostituirsi loro.

Capisco che senza i fondi pubblici la gay help line non esisterebbe ma non si possono cannibalizzare tutti i casi di omofobia e annetterli a un millantato e inesistente presunto primato di tutela che scavalca quello serio e concreto di Oscad e Unar o anche semplicemente quello di polzia e carabinieri.

Il ragazzo di Padova ha denunciato i genitori che lo vessavano dopo aver fatto coming out ai carabinieri non all'Arcigay e infatti nessuno ne ha parlato...

Se le forze dell'ordine fossero indifferenti a questo tipo di aggressioni verbali (o fisiche) le associazioni lgbt avrebbero un compito impari e fondamentale.
Continuare però a a voler essere tutti costi l'unico tramite tra persone lgb e istituzioni la dice lunga sull'incapacità delle associazioni lgb di ridisegnare le proprie competenze e la propria mission.

Nonostante manchi una legge contro i crimini di odio per le persone omosessuali, le forze dell'ordine sono oggi molto più sensibili e sollecite di una volta, grazie a un sentire delle istituzioni sollecitato e sensibilizzato dallo stesso associazionismo lgbt che ha portato a monitorare gli episodi di omofobia prima all'Unar e poi all'istituzione di un osservatorio contro ogni forma di discriminazione.

Ogni forma di discriminazione non solo quelle lgb.
Non per un ecumenismo che diluisca il portato specifico delle discriminazioni omofobiche ma perchè la discriminazione non dà diritto a diritti ad hoc ma togli egli stessi diritti.

Invece tutti e tutte parlano ormai di diritti dei gay che, oltre a essere una espressione disgustosamente sessista (e le lesbiche?!?!) è anche un obbrobrio giuridico.





I gay  e le lesbiche non sono infatti, per esmepio,  su una sedia a rotelle e protestano per il mancato abbattimento delle barriere architettoniche che è un loro diritto specifico puntualmente negato.

Gay e lesbiche sono persone come le altre discriminate in base al loro orientamento sessuale. Non abbisognano dunque di diritto ad hoc ma che vengono restituiti loro i diritti umani e civili  di cui godono tutti gli altri uomini e tutte le altre donne.

D'altronde non mi sembra che si parli di diritti degli ebrei, di diritti dei cattolici, di diritti degli atei.

Se anche Marrazzo che, pure, entra nelle scuole a insegnare la tolleranza  ragiona in questi termini mi chiedo cosa possa mai insegnare agli e alle studenti...

«Il Socrate - aggiunge Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay center - è da tempo una scuola aperta al tema dei diritti degli omosessuali, grazie al supporto dei dirigenti e dei docenti. Evidentemente c'è qualcuno o qualche gruppo organizzato che non apprezza il lavoro che stiamo portando avanti e che cerca di intimidire gli studenti e i docenti, a cui va la nostra solidarietà. Azioni di questo tipo meritano la condanna di tutti e vanno contrastate. Chiediamo al Comune di rimuovere le scritte e alle forze dell'ordine di individuare i responsabili». (Corsera)


Questo pensare male e parlare male è pericoloso e mette i bastoni tra le ruote al progresso civile, in un modo che m'offende.

Prosegue Marrazzo sul messaggero:
«Ci ha avvisati, poco dopo le 8, un ragazzo, uno studente, eterosessuale, che si è sentito offeso da quelle frasi e ha voluto tutelare i compagni. Siamo di fronte ad una scuola di eccellenza dal punto di vista della lotta all’omofobia, dove abbiamo anche ragazzi giovani e giovanissimi che hanno potuto fare coming out – commenta Marrazzo – Il Socrate è molto accogliente per le persone Glbt, sicuramente un esempio da seguire».
Certo finché il resto della società non diventerà altrettanto accogliente avremo delle oasi di apparenti, come quelle del WWF che non si curano dell'inquinamento che c'è tutt'intorno...

Se Marrazzo è contento noi non possiamo dirci altrettanto.