giovedì 30 maggio 2013

Contro l'omofobia c'è ancora tantissimo da fare. Sul disgustoso articolo di Grazia Longo su La Stampa di Torino

Leggo un delirante articolo della stampa che riporta con gravissime parole di discriminazione del tentato suicidio di un ragazzo minorenne di Roma preso di mira dal padre e dai compagni e compagne di scuola perchè gay.

Non sono bastati, non potevano bastare, la comprensione e l’amore della madre per vivere serenamente la propria omosessualità.
L'omosessualità va vissuta serenamente perchè oggettivamente è un problema.
Come dire Non sono bastati, non potevano bastare, la comprensione e l’amore della madre per vivere serenamente la propria cecità, tetraplegia...  Insomma l'omosessualità è qualcosa di invalidante di per sé non per le pressioni sociali esterne. 
Il padre, separato, non si è limitato agli insulti e alle botte: per convincerlo a «guarire» lo ha obbligato, invano, a momenti di intimità con la sua attuale fidanzata. 
Se questo fosse vero il padre sarebbe già in galera, no?

Molti compagni di scuola lo hanno deriso e bollato come «frocio» per i suoi modi gentili ed effeminati.
Dunque il ragazzo è considerato frocio non perchè gli piacciono i ragazzi come lui ma per i modi gentili ed effeminati.

E per questo viene bollato come frocio.
Bollare cioè contrassegnare con marchio d’infamia, additare al disprezzo, alla disapprovazione (fonte Treccani) .
Quindi essere considerati froci (non esserlo ma essere detti tali) è un marchio di infamia?


Possibile che Grazia Longo autrice (sic!) dell'articolo (sic!) non si renda conto della profonda, disgustosa omofobia delle parole che usa, delle considerazioni che fa?

Qualcuno spieghi a Longo che essere froci è la cosa più bella del mondo e che sono le discriminazioni degli altri, le sue comprese,  a portare all'infelicità e al disagio non già la propria condizione di omosessualità.

Ah se aveva ragione Mao!!!



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