sabato 29 giugno 2013

Contro il criminale e nazista concetto omofobico di Pinkwashing

Mi ricordo quando, decenni fa, al campeggio antinucleare di Montalto di Castro, io e la mia amica Sibilla, compagna naif, ignorante  e piena di slogan e frasi fatte, mi criticava il fatto che mi piacesse il Jazz.

- E' una musica borghese mi rimproverava.

- Beh - le risposi - Magari oggi sarà pure una musica un po' elitaria ma il Jazz nasce dalle canzoni dei neri e delle nere deportati negli Stati Uniti, quindi tanto borghese non mi pare.

- Sì - controbbattè - ma ti piacciono i Manhattan Transfer. Io un gruppo che si chiama Manhattan non potrei mai ascoltarlo

- vedì Sibilla - le feci notare - Veramente Manhattan Transfer è il titolo di un romanzo realista di Dos Passos degli anni venti che parla della vita dei proletari di New York...

Al che, per niente intimidita delle gaffe che stava facendo, Sibilla pensò di giocare la carta vincente: Si ma sono sempre gli Stati Uniti Io non potrei mai andarci. Meglio l'Urss  (all'epoca c'era ancora l'Urss)

Vedi Sibilla - le dissi addolorato - Io in Russia non ci posso andare perchè sono gay e lì mi arrestano. Negli Stati Uniti, tranne due tre stati dove l'omosessualità è reato, sono un cittadino libero... 

Oggi come allora odio visceralmente chi ragiona per slogan, per frasi fatte.

Odio chi, per difendere un partito preso, per stabilire una grossolana linea di confine tra chi è amico e chi è nemico, lo fa a spese della complessità del mondo, cancellando per esempio le origini di lotta di una musica considerata borghese o non prendendo in considerazione il fardello delle oppressioni altrui che non riguardano direttamente te.  

Così  i cari compagni e le care compagne sono disposti a sacrificare la libertà altrui, nella fattispecie quella delle persone omosessuali, pur di andare contro Israele, scrivendo affermazioni che sarebbero ridicole se non fossero criminali come queste, sempre di Enrica, l'autrice del post nazista sui froci marginali che tali deve restare e quini a voi il matrimonio proprio no!
Palestinesi e mondo arabo  (...) verranno fatti apparire come omofobi e incivili da un governo nazionalista che ha strumentalizzato le conquiste delle comunità gltbiq locali trasformandole in omonazionalismo razzista. (Erica su Un altro genere di comunicazione)

Enrica pur di criticare, giustamente, la posizione insostenibile di Israele nei confronti della Palestina è disposta a sacrificare la salvaguardia delle persone omosessuali con una semplificazione criminale e nazista, negando la realtà.

Perchè non è il governo nazionalista di Israele a fare apparire come omofobi e incivili gli Arabi e la Palestina.

Sono gli Arabi e la Palestina a uccidere e incarcerare gay e lesbiche, che infatti appena possono, appena riescono, fuggono dalla Palestina (e non solo) e cercano rifugio in Israele.

E in Israele il governo rifiuta loro asilo politico che garantisce ai rifugiati di altra nazionalità per la loro nazionalità palestinese.


Che a differenza del resto dei paesi del medio oriente Israele non discrimina gli e le omosessuali è un dato di fatto.

Che Israele discrimina i e le palestinesi anche omosessuali è un altro dato di fatto.

C'è un documentario che racconta di come molti Israeliani e Israeliane si prodigano per aiutare questi rifugiati (spesso solo uomini) affinché uno stato terzo dia loro asilo politico: Gvarim Bilti Nir'im presentato l'anno scorso al Gender docu film fest di Roma.

Enrica avrebbe potuto dunque denunciare  la violazione dei diritti umani del governo israeliano nei confronti dei gay che fuggono dal loro paese perchè gay cui nega il diritto di asilo perchè palestinesi, ma preferisce scrivere che la comunità lgbt è strumentalizzata da Israele (e non solo) quando i primi a strumentalizzare è proprio Enrica che da vera nazista omofoba scrive: 

Il termine pinkwashing si è poi allargato a comprendere tutte quelle operazioni che con una “spruzzata di rosa” intendono lavare via i propri “crimini” usando in maniera strumentale le rivendicazioni e le richieste dei soggetti gltbiq. (Erica su Un altro genere di comunicazione i neretti sono nel testo).
Se salvare da sicura morte, incarcerazione, sevizie, tortura, le persone omosessuali vessate dall'Islam è una spruzzata di rosa io vorrei spruzzare di merda Enrica, sì proprio lei, e tutti quelle e quelli che come lei strumentalizzano con fare sadico paternalistico le persone omosessuali usate per dare lustro a paesi democratici giustificandone le politiche estere.
Pur riconoscendo l’importanza e la necessità di manifestazioni come i gaypride è necessario far emergere e far conoscere tutte le contraddizioni.
Chi se ne frega sei gli Stati Uniti salvano i froci da morte sicura. I froci non dovrebbero farsi salvare altrimenti un frocio salvato giustifica la politica estera degli Stati Uniti.

Ma un psichiatra bravo no?

Ci sarebbe da ridere di questo deliri pseudo politici se non si stesse parlando della vita e del benessere delle persone omosessuali.


Mi chiedo perché Enrica non dice lo stesso nei confronti dell'aborto, della difesa delle donne, e di tutti quei diritti che negli Stati Uniti sono riconosciuti a differenza che in Palestina e nei paesi non democratici.

Donne non abortite altrimenti giustificate la politica estera degli Stati uniti!!!

Perchè Enrica è così profondamente omofoba da notare solo i froci come possibile mezzo di strumentalizzazione, froci tutti lustrini e paillettes,  che si accontentano di qualche finanziamento a qualche festival... mica di avere salva la vita...
Per Enrica vedere solo la difesa delle persone omosessuali, che, ricordate? ha già detto che sono marginali, può essere strumentalizzata. La salvaguardia della vita e dl benessere esistenziale  sono ridotti a immagine gay-freindly per distrarre dalle violazioni, violenze e i crimini che compiono.

Queste considerazioni fatte a spese della pelle altrui, perchè a Enrica non capiterà mai di subire quello che subiscono le persone omosessuali in Palestina e nei paesi non democratici (ma chissà, non mettiamo limiti alla divina provvidenza)  io vomito in faccia tutto il mio dissenso politico.

Enrica, che è un dinosauro del comunismo astorico che fa letture politiche con il tatto degli elefanti in un negozio di cristalleria, dovrà rispondere alla comunità democratica internazionale delle sue semplificazioni discriminanti, criminali e deliranti.


Di questo nazismo di sinistra ho più paura di quello di destra. Perchè l'omofobia di destra è apertamente contro le persone omosessuali.

Enrica ha invece la pretesa di voler lottare per la nostra causa.

A Enrica e alla cricca che (s)ragiona come lei dico NO GRAZIE!
TACI E, possibilmente, CREPA.



venerdì 28 giugno 2013

Stonewall. Ecco cosa festeggiamo.

L'intima, profonda, arcaica omofobia del comunismo reale.

Lo so, comunismo reale non esiste. Nè voglio creare l'ennesimo neologismo.

Diciamo che per comunismo reale intendo riferirmi ai compagni e alle compagne di oggi, possibilmente etero e comunque non dichiarat*.

Queste maestrine dalla penna rossa (qualunque sia il genere di appartenenza) rimaste ferme agli anni 70, quando la famiglia era ancora tutta da smantellare, per il patriarcato con cui al suo interno venivano divisi i vari ruoli, quella prima del divorzio (1970) del nuovo stato di famiglia (1975) e dell'interruzione volontaria della gravidanza (1978), una famiglia  profondamente modificata dalle famiglie ricostituite dopo il divorzio (o la separazione), monofamiliari o allargate, queste maestrine dalla penna rossa dicevo, criticano radicalmente la lotta politica della collettività lgbtqi per l'estensione del matrimonio anche alle persone dello stesso sesso con argomentazioni di questo tipo:
con il rapporto matrimoniale diventato norma, continuerebbero a essere escluse tutte quelle “marginalità” che non si riconoscono in quella istituzione. Che scenario per loro? I gay, le lesbiche, i/le trans single, i non monogami, coloro che non si vogliono sposare, quali diritti per loro?
Il riconoscimento dei diritti non può passare solo attraverso il riconoscimento dell’istituzione matrimoniale.
Appiattite le contraddizioni, fatte rientrare le “marginalità” nella norma, inglobate nel sistema di produzione e ri-produzione. Questo è il prezzo da pagare. Dentro se ti normalizzi, fuori se non ti sottoponi a questo processo di istituzionalizzazione della tua differenza che, inglobata nella massa, non sarà più tale. (Erica su Un altro genere di comunicazione)
Da un punto di vista anarchico, di principio, è vero che ogni legge che sancisce un diritto, dirimendolo in un modo piuttosto che un altro, normalizza quel diritto. Dove normalizza non significa lo rende normale ma lo rende norma, crea cioè un confine tra ciò che sta dentro la norma e cioè che sta fuori, tra un nuovo lecito e un nuovo illecito che si sostituisce al divieto precedente, lasciando irrimediabilmente qualcosa fuori.

Per esempio, la legge 194 garantisce il diritto all'aborto ma solamente entro il terzo mese di gravidanza (tranne casi che mettono in pericolo la vita della madre e comunque non oltre un determinato numero di settimane di vita del feto termine dopo il quale il feto può essere dato alla luce e continuare a crescere in incubatrice) . Quindi dopo quella scadenza non si può più abortire.
Prima quando la legge non c'era e si abortiva clandestinamente, lo si faceva a qualunque età del feto (come purtroppo si è scoperto succede talvolta ancora oggi...).Però che l'introduzione della legge abbia migliorato e regolato una situazione che prima non aveva alcun controllo è indubbio e le statistiche lo dimostrano.

Ma questo vale per ogni legge, per ogni diritto, per il cardine stesso della democrazia dove non solo la mia libertà finisce là dove comincia la tua ma non tutte le idee hanno diritto di cittadinanza (non quelle che discriminano, per esempio).

Insomma criticare l'estensione del matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso come normalizzazione di una differenza mi sembra una lamentazione di principio un po' sterile e pretestuosa.

Ma anche riconoscendone la validità di principio non posso non notare tutta una serie di implicazioni non dette, ma insinuate, nelle considerazioni fatte da Enrica nel suo post ripreso dal sito  Marginalia.

Già in passato su Marginalia c'era stato un attacco forte alle rivendicazioni del movimento lgbtqi sul matrimonio egualitario, al quale avevo reagito con veemenza facendo mettere comprensibilmente sulla difensiva Vincenza e autrice del post.

Stavolta, provvisto di maggiore aplomb, provo a far notare le semplificazioni omofobe e transfobiche, la visione discriminatoria contenuta nel punto di vista politico qui proposto.

Vediamo.

con il rapporto matrimoniale diventato norma, continuerebbero a essere escluse tutte quelle “marginalità” che non si riconoscono in quella istituzione.
Il matrimonio non è un rapporto, ma una istituzione civile nella quale ci si dichiara pubblicamente uniti e unite. Ci si dichiara come coppia pubblicamente e davanti alla società tutta alla quale si chiede e si ottiene il riconoscimento di essere una cellula che, unita, contribuisce al bene pubblico della società.

Questo diritto riguarda non tutti i cittadini ma solo quelli che costituiscono coppie di sesso diverso. I cittadini  e le cittadine che costituiscono coppie dello stesso sesso sono escluse.

Va da se che tra gli effetti dell'estensione del matrimoni o anche alle coppie dello stesso sesso, riconoscendole come famiglia paritetica a quella di sesso diverso  si dà dignità all'omosessualità tout court e quindi si contribuisce a stigmatizzare l'omofobia. Certo è un corollario ma da tenere in considerazione.

La rivendicazione del movimento sul matrimonio non chiede di creare un istituto ad hoc per le coppie dello stesso sesso ma di estendere il matrimonio che già esiste anche alle coppie dello stesso sesso qualunque sia il loro orientamento sessuale non è detto infatti che le coppie dello stesso sesso siano necessariamente formate da persone omosessuali...

Erica confonde non so quanto surrettiziamente l'aggettivo omosessuale = dello stesso sesso con il sostantivo omosessuale  = persona di orientamento gay e lesbico.

E' un modo fuorviante e discriminatorio di semplificare la cosa (come fa anche il manifesto quando scrive matrimonio tra gay).

E' l'assortimento sessuale della coppia a dirimere non l'orientamento sessuale dei suoi componenti. E poi esiste anche la bisessualità...

Comunque.


Ci sono molte coppie etero (di sesso diverso) che non si riconoscono nel matrimonio e infatti non si sposano.

Mi chiedo perchè chi è contro il matrimonio invece di criticare solamente chi non può accedervi in quanto discriminat* chiede di poterlo fare,  non critica anche tutte le coppie  etero(=di sesso diverso) che sono sposate, dicendo loro di divorziare.

Per coerenza e per simmetria se si critica chi vuole accedere a un diritto negato si dovrebbe criticare anche chi accede a un diritto che già ha.

Non mi pare che nel post si parli del matrimonio ristretto, si critica solo l'effetto che farebbe su chi chiede di volerne godere e dunque di allargarlo.

C'è dunque una asimmetria di trattamento tra chi accede e chi vorrebbe accedere al matrimonio, criticando di più (se non solamente) chi al matrimonio non può accedervi e lotta perchè chi vuole possa farlo (e magari non lui o lei stessa, come il sottoscritto che non si sposerebbe mai ma non per questo vuole costringere gli altri e le altre a fare lo stesso...) e chi, già godendo del diritto, vi può automaticamente accedere.

Ogni asimmetria è una discriminazione.

Ancora.

con il rapporto matrimoniale diventato norma, continuerebbero a essere escluse tutte quelle “marginalità” che non si riconoscono in quella istituzione.

Perchè il condizionale?

Che forse non ci sono coppie di sesso diverso che, non credendo al matrimonio, non vi accedono? E queste coppie non sono anche loro nella marginalità di chi rifiuta la norma?

Evidentemente per Enrica la marginalità non è un effetto di chi rifiuta la norma matrimoniale.



Si tratta di una marginalità pregressa. Una marginalità data dall'orientamento sessuale.

Ma perchè una coppia di due uomini o di due donne è marginale?

Non è, piuttosto, emarginata, esclusa dai diritti, discriminata?


No. Secondo Enrica le caratteristiche della marginalità sono proprio scritte nell'omosessualità o nella transessualità delle singole persone come si legge più avanti:

Che scenario per loro? I gay, le lesbiche, i/le trans single, i non monogami, coloro che non si vogliono sposare, quali diritti per loro?
Ed ecco l'errore, grossolano e discriminatorio, di Enrica.

Si crede, sbagliando, che allargare il matrimonio già esistente anche alle coppie dello stesso sesso significhi riconoscere dei diritti alle persone in quanto  gay, lesbiche e trans.

Naturalmente non è così.

Il diritto al matrimonio è lo stesso e deve valere per tutti e tutte a prescindere da qualunque discriminante come anche quella dell'assortimento sessuale della coppia. 

Facendo passare sottobanco lo slittamento semantico dell'aggettivo omosessuale dal significato originario  dello stesso sesso a quello sull'orientamento sessuale gay o lesbico (e mai bisex...), per Enrica le persone omosessuali non sono uguali a quelle di orientamento etero tanto da necessitare di diritti ad hoc.


Diritti ad hoc che Enrica pretende che il movimento identifichi esclusivamente nella richiesta di estendere il matrimonio lasciando fuori alcune categorie di persone  e cioè

i non monogami, coloro che non si vogliono sposare, quali diritti per loro?
La rivendicazione per l'estensione del matrimonio non è una rivendicazione per dei non meglio specificati diritti omosessuali.

La rivendicazione per il matrimonio egualitario vuole solo ripristinare uno dei diritti negati.

La domanda coloro che non si vogliono sposare, quali diritti per loro? è una domanda capziosa perchè si ipostatizza che l'astensione del matrimonio sia una panacea a tutti i diritti mancati (visti come ad hoc e non come stessi diritti negati in quanto omosessuali bisessuali trans e intersex) mentre naturalmente il diritto al matrimonio garantisce e soddisfa solo chi si vuole sposare!!!

Anche il matrimonio etero(=tra perosne di sesso diverso) discrimina coloro che non si vogliono sposare. Allora perchè non mettere in discussione radicalmente il matrimonio chiedendo a tutte le coppie italiane sposate di rinunciare al matrimonio e dissuadere solo la minoranza che in base a una discriminazione non può sposarsi?


Quel che Enrica crede di dire è che ci sono certi diritti garantiti dal matrimonio che non son garantiti a chi non si sposa o a chi convive, magari senza essere legato da vincolo sessuale ma solo affettivo (familiari, amici).

Certi diritti accessori del matrimonio (reversibilità della pensione, diritto di subentro a contratti di locazione o utenze, diritto di vista in carcere o in ospedale) sono negati a queste categorie e andrebbero certamente estese al di là del matrimonio.

Ma un conto sono le convnenze che non richiedno un impegno pubblico di creare una coppia, una familgia, un conto sono i matrimoni. Se ci sono dvono esserci per tutti e tutte non solo per un tipod i coppia e non per una ltro.
Non vedere questa discriminazione e non protestarla in nome di una presunto effetto normalizzante del matrimonio è irrispettoso nei confronti di tutti quelli e quelle che vorrebbero sposarsi e non possono farlo. E l'estensione di un diritto non danneggia mai certo chi non vuole sposarsi. E che Enrica da nazista o da fascista vuole imporre la sua visione politica all'universo mondo...

Ma non si può dire a una persona cui non è permesso di sposarsi con una persona dello stesso sesso, siccome il matrimonio discrimina le coppie di amici tu fai male a chiedere di poter accedere al matrimonio (che già c'è per le coppie di sesso diverso) perchè ti normalizzi!


O io sono discriminato o sono un marginale che si vuole fare normalizzare. Non posso essere contemporaneamente entrambe le cose.

Di nuovo, chiedo a Enrica : perchè non accusi della stessa vocazione normalizzante anche le coppie di sesso diverso che si sposano?

Perchè non chiedi a tuo padre e a tua madre di divorziare?

Forse perché anche per te come per Rosi Bindi il matrimonio è di default solo per le coppie di sesso diverso?

Perchè se una coppia dello stesso sesso per te marginale sposandosi si normalizza mentre una coppia di sesso diverso no?

Forse perchè la coppia di sesso diverso è di per sé normale e quella dello stesso sesso no?


Mi sembra un moralismo borghese di accatto davvero patriarcale (matriarcale?) lo stesso che per esempio indusse Togliatti a cacciare Teresa Mattei dal PCI perchè ragazza madre...

Ancora.
I gay, le lesbiche, i/le trans single, i non monogami, coloro che non si vogliono sposare, quali diritti per loro?
A parte il linguaggio sessista de i non monogami (e le non monogame?) mi sembra che la rivoluzione sessuale della coppia aperta sia stato uno dei più clamorosi fallimenti di tutto il 68 comunardo e femminista.

L'estensione del matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso non è un laboratorio sociale, supponendo possibilità astratte, ma riconoscendo l'ammanco di diritti di famiglie omosessuali(=dello stesso sesso) già esistenti.

Quando ci saranno famiglie trigamiche, poligamiche o vattelappesca, lo Stato dovrà porsi il problema anche dei loro diritti mancati.

Per ora sono una minoranza talmente inconsistente - sfido chiunque a dimostrarmi che esistono famiglie trigamiche stabili e che funzionano con lo stesso principio di reciprocità e assistenzialità della coppia - che il problema non si pone.

Tra l'altro non esistono coppie etero(=di sesso diverso) che non credono nella monogamia?

Allora perchè anche loro non sono messe nella marginalità?


Il riconoscimento dei diritti non può passare solo attraverso il riconoscimento dell’istituzione matrimoniale.

Nessuno lo ha mai detto.
Anzi è vero il contrario. Il riconoscimento al diritto del matrimonio vale solamente per il matrimonio!

Appiattite le contraddizioni, fatte rientrare le “marginalità” nella norma, inglobate nel sistema di produzione e ri-produzione. 
Vediamo il reciproco di questa affermazione.

Il matrimonio si basa sulla non  marginalità, sulla riproduzione e sulla produzione.

Chi è marginale essendo diverso  e diversa dalla norma se si fa normalizzare perde la propria quidditas che per Enrica è una diversità che non riguarda il non volersi sposare (altrimenti annovererebbe anche le coppie di sesso diverso) ma una quidditas dell'omosessualità e della transessualità.

Insomma tu frocio, tu lesbica tu trans se ti sposi rinneghi la tua diversità e ti normalizzi.

Perchè evidentemente le coppie di sesso diverso sono già normali prima non è il matrimonio a normalizzarle.


Voglio rispondere a Enrica come ha fatto Daniele Viotti con Rosi Bindi che, piccata, gli chiedeva perché tu [gay] e io [etero] siamo uguali?

DAVANTI ALLA LEGGE SI'.

O i diritti sono gli stessi per tutti e tutte o nono sono diritti.

Non esistono diritti per i gay e le lesbiche (e trans e queer e intersex).

Chi la pensa così discrimina.


Va contro l'articolo 3 della nostra Costituzione che ci fa tutti e tutte UGUALI.

Questo è il prezzo da pagare. Dentro se ti normalizzi, fuori se non ti sottoponi a questo processo di istituzionalizzazione della tua differenza che, inglobata nella massa, non sarà più tale.
Io credo che la mia differenza non sia data dal mio orientamento sessuale come pretende Enrica..

Io non mi sento differente da una persona di orientamento sessuale diverso dal mio.

Etero omo e bisessualità sono tutte  tre opzioni di default.

Sono visto come diverso da chi considera il mio orientmaneto sessuale come diverso come fa Enrica per la quale il default è solo l'etrosessualità e i diversi e le diverse omosessuali e trans portano in sé il germe dell'antagonismo (secondo la vulgata cretina che tutti i gay e tutte le lesbiche di sinistra).

Nè mi sento uguale alle altre persone di orientamento sessuale gay.

Altrimenti io dovrei essere uguale a Enrico Oliari di Gaylib che è gay come me e invece è un fascista.
Oppure Enrica, che presumo essere etero, sarebbe uguale a Santanché in quanto entrambi etero.



Purtroppo per Enrica,  esistono gay e lesbiche di destra (esattamente come neri e nere di destra, come ebrei ed ebree di destra) e quando lottiamo per il riconoscimento dei diritti lottiamo anche per loro.

Dov'è la marginalità di Oliari? Non è la stessa, credo, cui si riferisce Enrica. E dovrebbe insospettire Enrica il fatto che Oliari è contro l'estensione del matrimonio alle coppie dello stesso sesso proprio come lei...
Perchè entrambi pensano che tutti i gay sono diversi e che meritano diritti ad hoc e non devono confondersi con la norma che è e rimane etero.

Se non è un pensiero discriminatorio, nazista e omofobo questo...

Quel che ci accomuna come popolazione lgbtqi non è la stessa visione del mondo ma la stessa discriminazione.

Una discriminazione che passa ANCHE ma non solamente per il  divieto di accesso al matrimonio, l'unico che c'è.

Insomma Enrica cade nello stesso errore del socialista utopico ottocentesco che prima discrimina l'altro e l'altra vedendovi una diversità e poi si china magnanimamente verso loro dall'alto della sua normalità per riconoscer loro dei diritti ad hoc che mantengano quella marginalità che per Enrica dirime tutta la questione.

Con la scusa di essere contraria al matrimonio in realtà quel che dà fastidio a Enrica è che i froci e le lesbiche che sono fuori dalla norma vogliano imborghesirsi e ritornare nell'alveo della famiglia che per Enrica è ancora quella del 1969 prima dei divorzio.

Un post discriminatoria, omofobo e, concedetemelo,  naïf.

P. S.

Il post parla anche di Pinkwashing. Di questa altra capziosissima, ridicola e omofobica considerazione mi occuperò in un post a parte.


Uno spot parodico contro il matrimonio gay (sic!) e la retorica dell'indignazione della rete.

Lo dicevano giusto l'altra sera i personaggi dell'ultima produzione di Ricci\Forte: crediamo che basti indignarsi sulla rete per cambiare davvero le cose.

Adesso, aggiungo io, ci si indigna anche a sproposito, incapaci di cogliere l'ironia, tutti e tutte conformandoci a una presunta indignazione che non serve a difendere alcuna causa ma solo a dire io c'ero.

Da qualche gionro gira sulla rete l'edizione sottotitolata in italiano di uno spot americano, chiaramente parodico (a meno di non essere deficienti) interpretato da Dixie Perkinson, David Storch e Lainee Rhodes, diretto da Matthew Scott Hunter e scritto e montato da Brandon Muller che è stato caricato sulla rete lo scorso 4 marzo e ha già avuto più di un milione e duecentocinquantamila visualizzazioni.

La versione italiana è stata curata da Alessio Oggianu per ill Quore di Torino che lo ha pubblicato su youtube con il fuorviante titolo di L'ultimo spot contro il matrimonio omosessuale. Come mi fanno notare su faccialibro questo titolo è una cattiva traduzione del titolo originale inglese che parla di ultimate spot, cioè spot definitivo, non ultimo...
Ma studiare un po' di inglese noi mai eh?




Lo spot è chiaramente parodico come, tra l'altro, viene specificato sul sito del Quore.

Se a qualcun* davvero distratt* dovesse sfuggirne il senso la scritta finale dovrebbe aprire gli occhi:


Paid by the coalition of people whose lives are ruined whenever other people are treated equally

Pagato dalla coalizione di persone le cui vite sono rovinate ogniqualvolta altre persone sono trattate con parità. 

Che nella versione del quore è tradotto con

con un italiano approssimativo (in italiano equalmente non esiste...) e una traduzione interpretante la coalition non è un gruppo, ma una organizzazione di persone riunite per fare azione politica. Ogniqualvolta (cioè tutte le volte che) diventa  quando e altre persone diventa qualcun altro... per tacere di quel Oppose (opponiti, contrasta) tradotto con un bellicoso combatti.

In ogni caso è chiaro il senso parodico dello spot.

Eppure sulla rete, persino sulle mailing list lgbt c'è gente, anche importante che ha preso questo spot sul serio.

Sono tutt* deficienti?

Può darsi.

Nessuno parla inglese? Più che probabile.

Però credo che a trarre in inganno molt* sia stato il titolo dello spot nella traduzione del cuore:L'ultimo spot contro il matrimonio omosessuale.

Basta quel titolo (e la serietà del quore che dopo questo titolo che omette trattasi di parodia va radicalmente rivista) per far sospendere a tutt* il senso critico.

Qualcuno mi dice che quel video è contro il matrimonio gay (sic!) e io mi indigno per partito preso non per quello che vedo nel video ma già per via di quello che ho letto prima di vederlo.

E non sto parlando di gente comune, ma di militanti che dovrebbero essere avvezz* alle strategie comunicative.

Invece prendono un abbaglio così grande che, per quanto mi riguarda, la loro credibilità politica è uguale a zero.

Non faccio nomi solo per tema di omettere qualcun*

A questi compagni e compagne di lotta dico con tutto il rammarico possibile datevi una regolata, prima di aprire bocca PENSATE verbigrazia!


sabato 15 giugno 2013

Roma pride 2013


Quell* che al pride non vanno perchè fa troppo caldo

Quell* che al pride non vanno perchè cosa ho io che fare con le trans che vanno in giro con quei seni finti e quei culi di fuori (se avessi il corpo di certe trans andrei in giro a tette al vento SEMPRE)

Quell* che non vanno al pride perchè è autoghettizzante, come fate voi gay a non rendervene conto?

Quell* che non vanno al pride perchè non so mai cosa mettermi (due gocce di chanel n° 5 e via!)

Quell* che non vanno al pride perchè c'è/non c'è/ci dovrebbe essere/non ci dovrebbe essere quella rivendicazione, quella richiesta, quella parola, quel concetto (anche io in passato...)

Quell* che non vanno al pride perchè tanto non serve a niente (è una cazzo di festa!! a cos'altro dovrebbe servire se non a divertirsi?!?!) 

Quell* che non vanno al pride perchè è una triste baracconata (triste?!?!)

Quell* che non vanno al pride  perchè sai, con il lavoro che faccio, (insegnante in una scuola pubblica) non posso andarci, se mi vedono...

Quello che non va al pride perchè c'ha un cazzo di matrimonio (fuori roma!!!) e manco l'anno scorso c'è potutto andare perchè c'aveva un cazzo di trasloco (il suo)

Voi (noi...) potete andare a fare in culo.

A tutte le altre: Buon pride ragazze!!!

Sculettate,

rimorchiate,

fotografate,

sorridete,

abbronzate,

socializzate,

mostrate quanto siete felici di essere quello che siete:

lesbiche,

gay,

bisex,

trans,

transgender,

queer,

intersex e, sì, anche, etero,

al solito mondo di borghesi baciapile!

mercoledì 12 giugno 2013

Il sessismo e la storia: rimandati a settembre.
La serata sul documnetario Vorrei ma non posso il film di Enzo Facente al Mario Mieli di Roma

Come vi avevo preannunciato sono andato alla serata un organizzata al Mario Mieli da Gaynet e Quore Torino in cui sulla carta si sarebbe dovuta analizzare la situazione del matrimonio egualitario in Italia  in occasione della proiezione al pubblico del film documentario Vorrei ma non posso il film di Enzo Facente.

In realtà di matrimonio si è parlato poco ma la serata è stata lo stesso molto interessante sia per gli argomenti presentati, sia per il comportamento, o la reazione degli astanti, e degli speaker.

La mancanza di senso storico

La serata è stata condotta da Simone Alliva giornalista e militante, secondo il classico standard delle serate fatte da una organizzazione aperte al pubblico: è il giornalista che introduce pone domande agli altri ospiti, stimola la conversazione.

Una interfaccia che funziona quando un gruppo ristretto si presenta a un pubblico eterogeneo come può essere quello di una festa dell'Unità o simili. Un po' curiosa come scelta se si presenta la serata in un circolo di cultura omosessuale ad un pubblico dunque più mirato e sensibile all'argomento.
L'atteggiamento psicologico di chi ha organizzato la serata è quello voi non ci conoscete scegliamo una interfaccia istituzionalmente, tradizionalmente alta.
Un po' troppo formale, insomma.

Certo se l'alternativa era il militante di associazione con scarsa capacità comunicativa sulla carta il giornalista è meglio ma possibile che non esiste una terza via?

Le domande che Alliva ha posto agli speaker erano interessanti anche se hanno tagliato fuori il matrimonio che doveva essere la questione principe.

Al posto suo io avrei chiesto a tutti Qual è lo stato delle cose sul matrimonio egualitario in Italia (meglio questa espressione che matrimonio gay)?

Chi ha partecipato ieri stava lì era anche per informarsi su questo come era spiegato nel comunicato.

Invece Alliva è partito da una non meno interessante domanda sul Pride. Il Pride come carnevalata ha ancora senso? E' una strategia comunicativa ancora efficace?

La risposta più interessante, almeno dal mio punto di vista, l'ha data Senio Bonini, giornalista di Rainwes24, anche lui giovane (ma meno di Alliva) e molto avvenente (sapendo di esserlo).

Senio ha detto che tra le immagini e i filmati di repertorio sui pride scarseggiano quelle che non contengano trans culi e tette. Senio parlava del database di Rainews24 ma posso aggiungere sicuro di non sbagliare che lo stesso vale per le altre testate e per le agenzie di servizio che forniscono immagini e filmati alle tv.

Chi fa quelle riprese, aggiungo io, sceglie di riprendere solamente questi elementi per connotare e denotare il pride come baracconata di pessimo gusto.

Non c'è solamente un pregiudizio ma anche una intenzionalità in un o una giornalista che, nel riferirsi a una donna trans, lo fanno al maschile sottolineando così il esso di partenza (cui li condannato eternamente a rimanere) e non quello d'arrivo.

Non è del mio avviso Senio Bonini, che, con un comportamento squisitamente da casta, giustifica il comportamento professionale dei colleghi e colleghe dicendo che si tratta di ignoranza.

Per Senio se un giornalista sbaglia la parola non esprime un giudizio ma solo ignoranza.

Ne nasce un battibecco con il sottoscritto che serpeggerà per il resto della serata...

Alliva parla giustamente di problema deontologico (cosa che fa inalberare Senio) e per corroborare il suo punto di vista cita un passo da L'apocalisse di Oriana Fallaci

Oriana Fallaci, Oriana Fallaci intervista sé stessa - L'Apocalisse Rizzoli, Milano 2004
La sua morte per cancro non risarcisce purtroppo nessuna delle persone che Fallaci ha infangato con la sua bocca di fogna nazista nel corso degli ultimi anni della sua vita...

Le risposte  degli altri (vedi il vantaggio di un parterre di intervenuti tutti uomini? Non devi preoccuparti del sessismo della lingua: tutti non sta per uomini e donne ma solo per gli uomini visto che di donne nemmeno l'ombra...) sono state di routine

Andrea Maccarrone ha difeso il pride  lamentando la strumentalizzazione della carnevalata, mentre Valerio Mezzolani di Gay.net ha ricordato la natura festaiola della parata come legittima rivendicazione politica.
Nessuno che si sia sentito in dovere di ricordare l'origine storica del gay pride (che oggi, in una forma di rimozione omofobica, chiamano tutti pride e basta con la scusa che la parola gay escluda le altre categorie della sigla lgbtqi...) la reazione delle trans dello Stonewall di N.Y.C.....


D'altronde la mancanza di una percezione storica, e anche di una consapevolezza storica, manca a tutti gli astanti.

Manca ad Alliva che, riferendosi al documentario, si meraviglia di come nel 1992, quando in piazza della Scala a Milano vennero celebrate alcune unioni civili simboliche (riprese dal documentario di Antoio Mai Stand By Me, citato nel documentazio di Facente), non si usasse la parola matrimonio (Paolo Hutter nel documentario dirà "allora ci sembrava una parola conformista") e ne chiede d'onde ai presenti.

Andrea Maccarrone fa una lettura sociopsicologica anche interessante e dice che una volta le stesse persone omosessuali sentivano di non potere sposarsi di non potere avere figli, connotando questo sentimento nell'alveo dell'omofobia interiorizzata.

Lo interrompo e non lo faccio finire, ricordandogli del cambiamento culturale e politico che è successo negli ultimi 40 anni.

Di come Mario Mieli nel suo libro Elementi di critica omosessuale legga la richiesta del matrimonio anche tra persone dello stesso sesso come un adeguarsi alla norma:  Passare   dalla   nostra   parte (...) Significa sposare  il  piacere  tuo  al  mio  senza  vincolo  castrante,  senza matrimonio.  Vuol  dire  godere  senza  Norma,  senza  legge.
(Mario Mieli Elementi di critica omosessuale Einaudi, Torino 1977 p.205)


Di come la Famiglia negli anni settanta era quella dello stato di famiglia mussoliniano del 42, quella criticata da David Cooper e analizzata da Laing.
Di come avendo un po' di prospettiva storica  contestualizzare il diniego di 40 anni fa della famiglia spiega più che agevolmente perchè non si parlasse allora  di matrimonio (di)mostrando come la gente, le persone, gli uomini e le donne, etero gay  e bisex abbiano saputo costruire sulla propria pelle una nuova famiglia in maniera molto più rivoluzionaria di quando non pontificassero i vari (e le varie) no pasaran di allora...

Pochi gli interventi del pubblico oltre i miei.


Solo quando Senio Bonini, rispondendo a Daniele Vigliotti che, pur criticando la proposta di legge Galan sulla civil parntership, ne apprezza la presenza dell'inammissibilità dell'obiezione di coscienza, ricordandogli che non ci si può sottrarre dall'erogare un diritto, la sala gli  ricorda i precedenti della 194...

Sarà la mia voglia di compartecipazione  ma sono rimasto deluso dal fatto che dopo la proiezione del documentario (60 minuti di durata che potevano essere tranquillamente 45...) nessuno abbia sentito l'esigenza di intervenire, commentare, condividere e, perchè no?, criticare.

Era tardi, la gente già stava facendo salotto e gli speaker per primi, dal loro linguaggio del corpo, facevano capire che non erano interessati a proseguire la discussione.

Invece di cose da dire sul video documentario ce n'erano.

Vado in ordine sparso dei tanti spunti che il video offre.

1) la vocazione cattolica di fondo di tutte e tutti che vogliono un matrimonio cerimoniale dove la cerimonia ha sempre qualcosa di  religioso e mai di laico (lo scambio delle fedi, vagheggiato da una coppia di donne, che nel matrimonio civile non sono obbligatorie; l'abito borghese, al comune ti puoi posare vestita e vestito come ti pare). Si ha l'impressione, sentendo gli intervistati e le intervistate,  che l'esigenza del matrimonio sia più legata alla possibilità di accedere a uno status symbol borghese di normatività (vuoi vedere che c'aveva visto bene Mieli ?) piuttosto che dall'esigenza che la propria unione venga riconosciuta davanti la società come famiglia.

2) la mancanza assoluta nel documentario di una cornice storica di riferimento, legislativa, rivendicativa, che contestualizzi anche la campagna sostenuta da quore. Il video dà per scontato che tu sappia quali diritti il popolo lgbt ha (non ha).

3) L'uso incongruo delle interviste nelle quali si chiede a persone che non ne hanno la competenza di esprimersi su concetti delicati, legislativi, di diritto civile, di storia delle istituzioni.
Così le dichiarazioni di due coppie di persone dello stesso sesso che vivono insieme e non si limitano a testimoniare la discriminazione che lo stato compie nei loro confronti ma esprimono anche giudizi sul Vaticano e sul parlamento italiano senza averne la necessaria competenza  sono giustapposte alle dichiarazioni di Anna Paola Concia (quando era ancora deputata) e di Don Gallo (che esprime opinioni a titolo personale essendo le sue idee, per quanto condivisibili, al di fuori della dottrina ufficiale della Chiesa...).



In questo il documentario indulge in una pratica attuata dai tg nazionali (tg4 in testa) che danno voce populisticamente al sentire comune senza sostenerlo da una competenza necessaria e imprescindibile.

Il provincialismo di tutte e di ognuno che non riesce a prescindere nemmeno in una lotta laica e democratica sull'estensione del matrimonio civile (l'unico ad avere una dimensione legale in Italia) di specificare, smarcarsi, confrontasi con il matrimonio religioso (la presenza asfittica di Don Gallo che è smepre un prete e dunque che c'azzecca in un documentario laico?).

4) Il sessismo radicato nella lingua italiana anche nel caso delle dirette interessate. Persino la coppia di donne accorda i participi al maschile.


Sessismo radicato anche nel linguaggio degli speaker presenti alla serata che, per esempio,  usano tutti, più o meno disinvoltamente, l'articolo la davanti i nomi al femminile o usano smepre il maschile come termine neutro con valenza anche per il femminile (quando anche l'Accademia della Crusca ha ricordato che non esistendo in italiano il neutro un sostantivo maschile è e resta maschile e non sostituisce quello femminile...) .

Quando lo faccio notare a Senio Bonini, che ha appena detto la Boldrini  Senio prima minimizza con il classico gesto della mano e poi, piccato perchè lo sto correggendo, mi risponde che anche io prima ho sbagliato a costruire una frase (ho detto menare ai poliziotti mentre, ricorda giustamente, menare è transitivo e dunque si dice menare i poliziotti complemento oggetto diretto) e mi prega dunque di correggermi.

La mia non era certo una correzione grammaticale (non mi permetterei mai) ma politica ed è sul quel piano che voglio mantenere la discussione.

Mentre dire ho menato ai poliziotti è un errore grammaticale (nemmeno troppo giustificato dall'uso dialettale dell'oggetto preposizionale cioè il complemento oggetto introdotto dalla preposizione "a" ho visto a tuo fratello), dire la Boldrini non è tecnicamente un errore ma una asimmetria di genere, perchè non si dice altrettanto il Berlusconi (a meno che non ci troviamo al nord...).

Che un giornalista voglia  proporre ai colleghi e alle colleghe un uso meno discriminatorio della lingua quando ci si riferisce a questioni lgbt ma poi minimizza sull'uso sessista della lingua la dice lunga sulla arroganza dei giornalisti, anche quelli belli e che hanno fatto la scuola di giornalismo a Perugia come ci tiene a ricordare Senio...


D'altronde Senio si considera talmente il giornalista par excellence che
ogni volta che critico i giornalisti facendo qualche esempio dei loro orrori concettuali - quelli che lui pretende siano solo il frutto dell'ignoranza (lui che ha lavorato in sei diverse redazioni rai...)  si sente chiamato in causa e mi accusa di starne facendo una questione personale.
Capito?
Io parlo male dei giornalisti e delle giornaliste e lui pensa che stia parlando male di lui.

Fossi un altro mi sarei alzato per menare a Senio... buon per lui noi froci siamo tutti mammolette.

sabato 8 giugno 2013

Per voi umani è più difficile accettare la morte di un singolo che la morte di milioni (Spock, La galassia in pericolo)

All'agenzia Einaudi dove vado una volta al mese per pagare il mio conto e, inevitabilmente, a prendere qualche nuovo libro, si incontrano sempre delle clienti interessanti.

Più raramente clienti di sesso maschile.

Nonostante la mia gaiezza è nota la mia idiosincrasia per i miei co-genere.

La cliente di stavolta sta già parlando con l'agente libraria, che conosco dal 1990, quando io arrivo, per cui non mi inserisco nella loro conversazione e poi ci sono i libri da vedere e stavolta ho un piccolo elenco (due volumi recensiti sulla copia di manifesto che ho in mano) da chercher.

La loro discussione va avanti da ormai mezzora quando  l'agente libraria mi coinvolge nella conversazione chiedendomi cosa ne penso. Di cosa state parlando? chiedo.
Ci stavamo chiedendo com'è possibile che sia avvenuto lo sterminio degli ebrei nei campi di concentramento mi riassume la nostra ospite in sintesi mi dice.

Io commento, secco beh non solo gli ebrei...
Certo certo, fa la cliente. Però gli zingari  e gli omosessuali erano di meno...

Dovrei forse capire da questa sua osservazione che la donna è ebrea. E' che io non ragiono per categorie, per quanto questa pretesa possa sembrarvi presuntuosa è così.

Chissà, se appartenessi a una categoria di persone discriminate e uccise nel numero di sei milioni, forse anche io sentirei l'esigenza mi venisse riconosciuto il primato della vittima.

Ma io sono omosessuale non ebreo e mi viene spontaneo di ricordarle tutte le altre categorie di persone uccise accanto e assieme alle persone ebree.

La cliente mi risponde con una sottile resistenza cercando di distinguere e mettere tra parentesi quello che le faccio notare e che ha una incontrovertibile evidenza
almeno gli omosessuali potevano nascondersi gli ebrei maschi bastava spogliarsi ed era evidente la lor appartenenza
senza rendersi conto dell'orrore che doversi nascondere vuol dire vivere la propria affettività in maniera clandestina non il sesso che, normalmente, si fa in privato ed è dunque sempre nascosto.
Almeno gli omosessuali  li prendevano solo da adulti gli ebrei anche i bambini Come se gli zingari no...
Per tacere di tutti i bambini e le bambine handicappati e handicappate uccisi prima ancora dei campi di sterminio...

Almeno gli omosessuali potevano scappare e dunque quelli finiti ammazzati nei campi di concentramento sono stati fessi...

Insomma dovrei rendermi conto della difficoltà della cliente che vuole le venga riconosciuto il primato da vittima e che mi racconta di come la sua famiglia e quella di suo marito siano state deportate nella fascistissima Italia... 

Invece le rispondo piuttosto maleducatamente finché, rendendomi conto della sua appartenenza, desisto e ascolto affascinato, lo sono davvero, i suoi racconti.

Poi le chiedo scusa per la mia aggressività e le spiego che proprio perchè la memoria storica è importante cerco smepre di preservarla nella sua interezza ricordando tutte le vittime dei campi di sterminio poco importa se siano stati uno o un miliardo.

Simpatizziamo subito anche perchè io non sono certo antisemita e per la cultura ebraica ho una rispettosa curiosità.

Poi, colto da un guizzo di orgoglio gay, uso una argomentazione retorica che di solito mi dà fastidio, sia per l'argomentazione retorica di per sé, sia per quel particolare esempio che trovo pretestuoso.

Però stavolta, dopo tante sue assurde specifiche, decido di usarla e le ricordo che, a differenza di altre categorie discriminate come gli ebrei o i neri (parlo sessisticamente al maschile) che quando tornano a casa trovano almeno lì il confronto e la comprensione della discriminazione subita fuori le persone omosessuali a casa trovano spesso lo stesso ludibrio che le vessa all'esterno.

E qui lei mi fa un racconto tenerissimo che vorrebbe dimostrare quanto mi appoggia e mi sostiene.

Lo scorso fine settimana mio figlio più piccolo, che ha 14 anni, è tornato a casa tardi con un amico di scuola. Avevano preso il taxi per rientrare perchè non c'erano più autobus, non so.

I mie altri figli dormivano fuori casa quel week-end così c'erano a disposizione un sacco di letti. Invece loro hanno scelto di dormire insieme. Così l'indomani mattina, quando mio marito li ha visti dormire nello stesso letto è venuto da me preoccupato e mi ha chiesto "ma non è che nostro figlio è..." e io gli ho risposto "anche se fosse va accettato per quello che è".

Io balbetto la timida domanda ma perchè due amici non possono avere il piacere di dormire insieme? E le mie due interlocutrici, un po' deluse che io non apprezzi la concessione che mi hanno appena fatto, mi fanno notare che l'esempio doveva rassicurarmi su quel che avevo detto prima sulla famiglia che discrimina. In famiglia vanno accettati mi dicono rassicuranti.

E poi la cliente mi chiede, per la prima volta dubbiosa sull'orientamento sessuale del figlio, perchè, non so,  a quattordici anni lo si sa già?

Io vorrei risponderle brutta deficiente perchè tu a quattordici anni non sapevi già che ti piacevano i ragazzi?
Ma l'ho già troppo trattata male prima e poi ora che lo so non riesco a trattar male la figlia di una famiglia di ebrei deportati...

Però il suo racconto, la sua reazione, le sue domande, sono il migliore esempio di come l'omofobia sia radicata anche nelle migliori intenzioni.

Due ragazzi quattordicenni che dormono insieme saranno sempre in odore di froceria.

E l'omosessualità non sarà mai una opzione di default come l'eterosessualità. Così nessuno si scopre etero perchè tutti e tutte lo siamo.

Ci si scopre non etero, come il ragazzo anche lui di quattordici anni che ha scritto al  Piccolo definendosi come uno al quale non piacciono le ragazze mica un ragazzo al quale piacciono i ragazzi! perchè l'omosessualità ìè l'eccezione dell'eterosessualità che rimane l'unica ratio definente. Non conforme. Un accidente. Un errore. Da tutelare. Da difendere. Magari anche da facilitare. Ma sempre un errore. D'altronde nessuno è davvero felice di essere paralitico no?
Perchè dovrei essere felice di essere nato così? Come il ragazzo diciassettenne che ha scritto a Repubblica non tutti hanno la fortuna di nascere eterosessuali...
E pensare che pure Gaber si chiedeva il perchè dell'orgoglio gay...

Finché l'omosessualità non sarà una opzione di default invece di qualcosa da notare e da distinguere, finché due ragazzi che vanno in giro mano nella mano verranno visti sempre e solo esclusivamente come omosessuali non ci affrancheremo mai dalla norma monocratica  che vede la diversità anche in un tenero gesto di affetto tra amici o che pretende un primato sulla sofferenza per il numero schiacciantemente superiore di vittime avocando per sé una ferocia maggiore da parte di chi ha ucciso 10 milioni di persone perchè tutte considerate fuori standard.

L'oomonegatività è talmente scritta nella ferocia del patriarcato da non risparmiare nemmeno le sue stesse vittime.

E io adesso so per certo che morirò senza che questa profonda intima omonegatività sia ancora davvero sconfitta.


Un pensiero di doloroso affetto per tutte, davvero tutte le vittime della ferocia nazifascista e di tutti i regimi anche democratici che trovano sempre nuove diversità da usare come capro espiatorio di tutti loro mali.

giovedì 6 giugno 2013

Vorrei ma non posso. Martedì 11 al Mario Mieli


GayNet, in collaborazione con l’associazione torinese “Quore” organizza un dibattito sulla situazione del matrimonio egualitario in Italia. Un'analisi su come il matrimonio omosessuale viene percepito e trattato dalla politica, dalla società e dal mondo dei media: con l’aiuto dei nostri speaker dialogheremo di come viene affrontato il "same sex marriage" e delle differenze con il resto d’Europa. Il programma prevede la proiezione del film “Vorrei ma non posso – It’s wedding time” , documentario sulla discussa campagna per il matrimonio egualitario, un viaggio lungo un anno che passa attraverso i matrimoni simbolici italiani e le interviste a numerose personalità tra cui Don Andrea Gallo. (fonte faccialibro)


Gli speaker (mo so' diventati altoparlanti...) sono tutti uomini

Ospiti:
Simone Alliva (giornalista e attivista)

Senio Bonini (giornalista di Rainews24)

Enzo Facente (regista di vorrei ma non posso)

Andrea Maccarrone (Presidente del Circolo di cultura omosessuale “Mario Mieli” )

Valerio Mezzolani (Segretario Nazionale di GayNet)

Daniele Viotti (Portavoce di "Vorrei Ma Non Posso")


Mi sa che questi hanno confuso il same sex con only men...


Martedì sera andrò e poi riferirò...

Intanto, su faccia libro, gli organizzatori dell'evento mi hanno risposto così:





mercoledì 5 giugno 2013

UN comunicato azzeccato: il mario mieli semplice e preciso contro il fascistissimo sindaco uscente di Roma.

Durante un'intervista a Repubblica.tv il sindaco di Roma Gianni Alemanno si è concesso le sue solite stantie dichiarazioni sul tema delle unioni civili riferendosi a Roma come Capitale del Cristianesimo e affermando che l'unione fra due persone dello stesso sesso sarebbe un grave atto contro la Costituzione.
Dopo cinque anni in Campidoglio, Alemanno non si è ancora accorto di essere stato eletto sindaco della Capitale di uno Stato laico e che siamo nel terzo millennio e non più nel Medioevo o sotto lo Stato Pontificio. Negli ultimi anni numerose sentenze della Corte Costituzionale e di Cassazione hanno ribadito la più totale costituzionalità del matrimonio egualitario e il diritto anche delle coppie omosessuali a veder riconosciuto lo status di famiglia, invitando il Parlamento a riempire l'ormai grave vuoto legislativo in materia.
Le dichiarazioni di Alemanno sono doppiamente gravi perché continuano ad alimentare quei pregiudizi omofobici che poi armano gruppi violenti e bulli che a parole tutti condannano.
La nostra risposta arriverà forte dalle urne perché Roma ha davvero bisogno di liberarsi e di essere liberata per guardare con speranza a un futuro di diritti e di libertà.
In piazza Sabato 15 Giugno al grido di "Roma Città Aperta" saremo assieme a tutte e tutti coloro che vogliono una Roma laica e accogliente.
Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli

sabato 1 giugno 2013

Su una rivendicazione pretestuosa di Porpora Marcasciano nell'articolo di Ilaria Lonigro dal titolo Le grandi escluse dalla Convenzione di Istanbul.

So che questo mio post si attirerà le ire di molte donne trans, persone cioè che sono nate e cresciute come uomini biologici, in una società a loro immagine e somiglianza, e che poi, per i motivi i più diversi e i più rispettabili, hanno deciso di transitare, da maggiorenni, in età adulta, parzialmente o totalmente, verso l'altro sesso.

Queste donne trans sono donne a tutti gli effetti e come tali vanno considerate  e rispettate.

Non capisco però chi pretende una ulteriore distinzione, come fa Porpora Marcasciano che avoca per le donne trans (gli uomini trans, cioè le ex donne che hanno transitato verso il genere maschile, contano anche qui come il due di picche) un primato di discriminazione, addirittura maggiore di quella delle donne biologiche, come leggo su West Wefare Società Territorio in un articolo a firma di Ilaria Lonigro dal titolo  Le grandi escluse dalla Convenzione di Istanbul dove, secondo Lonigro, Marcasciano afferma
sono queste le persone che subiscono più discriminazioni di genere, a partire dall’impossibilità di trovare un lavoro.
Persone che Marcasciano non vuole né donne né uomini se dice 
Il genere è considerato maschile o femminile, non si prevede altro. La definizione del genere in Italia è rimasta ferma a quella che è sempre stata.
Chiedo a Marcasciano come si considera lei, uomo transitato a donna, se donna,  se donna trans o donno o uoma.
Perchè i generi sono e rimangono due, altrimenti le persone trans non transiterebbero verso l'altro sesso, ma pretenderebbero di costituire un terzo sesso, né maschile né femminile, ma trans.

Quindi o le donne trans sono donne e dunque vengono discriminate in quanto donne come tutte le altre donne oppure le donne trans non sono donne e non vengono dunque discriminate in quanto donne ma in quanto trans.

In entrambi i casi non si capisce perchè, secondo Marcasciano, le donne trans sia discriminate di più delle donne biologiche.



La discriminazione delle donne trans non mi sembra riguardi il genere di arrivo. Una donna trans cioè non viene discriminata in quanto donna, viene discriminata perchè piuttosto che essere annoverata al genere di arrivo viene respinta al genere di partenza.
E' l'ex uomo che ha transitato verso il genere femminile a essere discriminato.

Non si tratta allora di discriminazione di genere la cui definizione tanto vituperata nell'articolo da Ilaria Lonigro fa riferimento anche agli stereotipi di genere.

Una donna meccanico può essere percepita meno donna di una donna parrucchiera sia essa trans o meno.

Quella delle persone trans non è una discriminazione di genere ma una discriminazione sul cambiamento di genere.

Un cambiamento non culturale, non cioè riguardante le mansioni o le qualità che culturalmente una società ascrive a uno dei due sessi (fino agli anni 70 del novecento si discuteva se fare pilotare aeroplani alle donne perchè ritenute inaffidabili per via del ciclo mestruale...) ma biofisico: un uomo biologico (una donna biologica) modifica aspetto e fisiologia del corpo per somigliare a una donna (a un uomo).

Una discriminazione di che non ha nulla a che vedere con la discriminazione di genere femminile cui le donne, poco importa se biologiche o trans, subiscono atavicamente da quando il genere umano e donnano ha lasciato tracce di sé.

Per ogni donna trans che avoca per sé una discriminazione più grande rispetto quella delle (altre) donne non posso evitare di pensare che chi parla così è un ex uomo che in questo modo vuole  scalzare comunque le donne biologiche pretendendo di essere più discriminate in quanto donne quando, come donna trans, può solo avvicinarsi al genere femminile per una vocazione spirituale ma non certo per un vissuto natale che è e rimane maschile almeno fino al momento dell'inizio della transizione.

Anche se transitata a donna una donna trans è nata e cresciuta come uomo e come tale ha imparato a pensare e non ha mai vissuto la "normalità" della discriminazione in quanto donna, che pur se non devia dagli stereotipi di genere viene comunque percepita come proprietà maschile.

Le donne trans, come gli uomini trans, vanno tutelate (tutelati) nel loro diritto all'autodeterminazione ma che un ex uomo pretenda di essere discriminato di più in quanto donna di una donna biologica beh questa bestialità misogina e maschilista non me la bevo proprio.

E adesso massacratemi pure!