martedì 29 ottobre 2013

Lo sciacallaggio dei media che uccide Simone una seconda volta: sull'ignobile articolo di Emilio Orlando su Repubblica

Simone D. si è tolto la vita perchè L’Italia è un paese libero, ma esiste l’omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza come ha scritto in una nota prima di lanciarsi dal terrazzo di uno stabile di undici piani.

Dopo avere dato la notizia sottolineando l'omosessualità del ragazzo  e non il disagio causato da uno stigma fortissimo cui contribuiamo tutti e tutte, oggi su Repubblica compare un articolo che si inventa un mistero che non esiste.

Già il titolo dà false informazioni:
"Chi era con Simone deve parlare"
l'appello della sorella del gay suicida
Simone nemmeno da morto è una PERSONA ma un gay. E la stampa si chiede ancora come mai Simone si è tolto la vita...

Già questo esempio basterebbe.

Se qualcuno trova normale  ridurre una persona al suo orientamento sessuale provate a pensare al reciproco: l'etero suicida.

Ha senso?
Funziona?
Si capisce?

Se la risposta è no ecco uno dei mille rivoli in cui la stigmatizzazione dell'orientamento sessuale non etero corrode l'autostima delle persone non etero.

Il titolo dice molto di più.

Dà per assodato che quando Simone si è tolto la vita non era solo e che la sorella ha fatto un appello affinché questa persona parli.

Il sommario però dell'articolo riporta una frase della sorella nella quale la ragazza non rivolge nessun appello alla presunta persona che era con Simone ma dice semplicemente:
"La nostra famiglia distrutta, aiutateci a scoprire la verità. A me aveva confidato la sua omossessualità. A papà e mamma non aveva detto nulla". Il padre: "Credevo che fosse felice"
Ora, sempre che la sorella di Simone abbia davvero detto questa frase, di quale verità si tratta?

Che Simone si sia suicidato perchè discriminato in quanto gay non è un fatto messo in discussione dagli inquirenti, altrimenti lo si sarebbe detto.

Invece si legge questa dichiarazione, sempre attribuita alla sorella di Simone:
Una famiglia distrutta. Mio fratello morto suicida in condizione misteriose, e due genitori disperati. Chi sa qualcosa sulla morte di Simone parli. All'ex Pantanella, non c'è sicuramente andato da solo, sicuramente si è incontrato con qualcuno, che però vuole rimanere nell'ombra. Questo qualcuno conosce i motivi che hanno spinto a morire in quel modo.
Intanto  è un suicidio e non una morte accidentale.

Nessuno sa se Simone è uscito di casa già con l'idea di togliersi la vita.

Se è davvero andato in un locale con gli amici e poi se ne è andato da solo sul terrazzo o se è stato ore sul medesimo a ponderare se gettarsi o non gettarsi.


Questo per quanto riguarda gli spostamenti di Simone (che gli inquirenti potranno ricostruire).

Noti sono invece i motivi che hanno spinto Simone a suicidarsi. Li ha scritti lui di suo pugno.

Ce li conferma la sorella stessa (sempre prendendo per buone le sue affermazioni):
"A mia madre e a mio padre  -  ha sottolineato la sorella agli inquirenti - non aveva mai confidato nulla sull'essere gay, ma qualche anno si confidò con me, e mi esternò la sua omosessualità. Già da allora - continua - si disse preoccupato per il fatto che nessuno, familiari compresi, avrebbero accettato questa sua scelta. Ma io lo appoggiai in pieno su questa sua scelta, dicendogli che su di me poteva contare".
Dunque Simone aveva fatto coming out con la sorella già qualche anno prima e le aveva anche confessato il timore che che nessuno, familiari compresi, avrebbero accettato questa sua scelta. Intanto ricordo alla sorella di Simone che essere omosessuali non si sceglie proprio come lei non ha scelto di essere etero.

In ogni caso è chiaro che Simone aveva timore della reazione dei genitori e non di quella della sorella altrimenti non avrebbe fatto coming out con lei proprio come non lo aveva fatto con loro.

Invece di dirci che appoggiò in pieno il fratello perchè non ci dice se i timori di Simone erano fondati o meno? Perchè non ci dice come i genitori avrebbero reagito dinanzi un eventuale coming out del figlio ? Perchè non ci dice se i suoi genitori sono omofobi o meno?

Perchè invece reagisce basendosi del suicidio del fratello?

Sembra quasi che la pressione sociale di uno stigma continuo, di un clima culturale talmente asfittico che anche a una sorella che dice di accettarlo fa percepire l'omosessualità del fratello come una scelta non siano sufficienti a dare un senso al suicidio del fratello, come se ci debba essere per forza qualcos'altro perchè solo quello, il solo stigma sembra insufficiente.

E anche questa è una forma di omofobia, perchè si minimizza il portato della pressione sociale che invece può indurre chiunque a togliersi la vita.

E non perchè Simone fosse preso in giro ma perchè sapeva, sempre se sono vere altre frasi a lui attribuite in un altro articolo del Messaggero che gli omosessuali vengono tenuti fuori da tutto.

Capisco che per la sorella di Simone pensare ci sia una ragione di più le rende l'idea del suicidio del fratello più accettabile purtroppo però quella ragione non solo è più che sufficiente ma è anche dannatamente fatale.

Non voglio certo minimizzare il dolore lo stordimento l'incomprensione di questa ragazza le cui parole sono state dettate dalla difficoltà di dovere processare un evento che le segnerà la vita per sempre.

Se mai dovesse leggere queste parole le chiedo scusa di criticarla con tanta lucidità in un momento per lei così difficile.

Ma deve rendersi conto che le sue parole sono state strumentalizzate da un giornalista (sic!) che ci ha montato su un mistero inesistente.

Se i titoli degli articoli, come si sa, non li fanno gli autori dei medesimi solo a Orlando che firma il pezzo è imputabile però il suo stile e il tono.

Dopo aver riportato le dichiarazioni della sorella di Simone infatti Orlando insinua un dubbio:
Rimangono invece avvolte nel mistero le ultime ore prima della morte. Infatti, dai verbali di sommarie informazioni, rese dal padre alla polizia emergerebbero delle discordanze da quanto detto dal giovane prima di uscire di casa ai genitori rispetto a quello che poi ha fatto realmente.
Orlando sta cercando di mettere tra parentesi il portato della denuncia del suicidio di Simone, che è un suicidio di protesta e non l'atto di un debole - perchè ci vuole un coraggio divino per togliersi la vita, se c'è una vigliaccheria è quella di chi continua a  (soprav)vivere - cercando di illuminarlo con una luce di mistero.

Ma a tradurre l'ultimo periodo citato si sta solo affermando che Simone ha detto ai genitori che avrebbe fatto una cosa mentre ne ha fatta un'altra: si è suicidato.
Dov'è il mistero?

Forse Orlando pretende che Simone si fosse accomiatato con un Ciao Mamma ciao Papà, vado a suicidarmi ?

Orlando per corroborare questo mistero (inesistente) dà parola al padre di Simone - al quale, ricordo, il figlio non aveva reputato opportuno dichiarare la propria omosessualità.

"Simone è uscito di casa  -  sottolinea il padre Fabio D.  -  dicendoci che avrebbe passato il sabato sera in compagnia di una comitiva di amici in un pub a San Lorenzo, e poi in casa di altri tirocinanti dell'università. Verso l'una mia moglie lo ha chiamato più volte al cellulare ma il telefono risultava spento. Poco dopo la polizia ha suonato alla porta per dirci quello che era successo a Simone.
Quello che era successo non quello che Simone aveva deciso di fare.

Eppure un suicidio non succede, si compie.

Ci succede di morire se qualcuno ci accoltella, se siamo vittime di un incidente, ma se si muore suicidi lo si fa per scelta.

Ecco un altro tentativo di mettere tra parentesi il portato di denuncia del gesto che Simone ha compiuto per scelta e non perchè magari, chissà, quel qualcuno che era lì con lui lo ha spinto di sotto...

Simone ha spiegato bene perchè si è tolto la vita perchè in Italia esiste l'omofobia e i gay sono tagliati fuori da tutto.
Ma il padre non è disposto ad ascoltarlo nemmeno da morto e specifica che:
Mio figlio era  un ragazzo sensibile, si era laureato con il massimo dei voti, amava la musica, il teatro e gli animali, non avrebbe mai fatto male a una mosca, forse era troppo ingenuo, ancora molto bambino, chissà cosa le avranno fatto credere. Sembrava comunque un ragazzo felice. Non mi aveva mai parlato dei suoi timori".
Ecco.
Il padre di Simone uccide così Simone una seconda volta.

Perchè non riconosce al figlio non solo la dignità del suo gesto ma la maturità per compierlo.

Se Simone si è suicidato lo ha fatto perchè Simone era ingenuo, era ancora un bambino, perchè qualcuno gli ha fatto credere qualcosa usando delle argomentazioni che di solito si usano con gli omosessualità quando sono ancora in vita.

Mio figlio non è così lo avrà influenzato qualcuno.

Anche questo è stigma.

Io sono gay?

In camera da letto posso fare quello che voglio basta che la mia scelta non sia visibile altrimenti do il cattivo esempio.

Quello che il padre di Simone non capisce è che chi vive da discriminato, da stigmatizzato non ha dei timori ma la certezza di vivere male.

E se Simone non ha reputato opportuno parlarne con lui il padre deve porsi delle domande sulla qualità del rapporto che aveva col figlio.

Rispetto anche il suo di dolore ma anche lui avrebbe fatto meglio a tacere.

Sia chiaro.

Non voglio investire il padre di Simone di nessuna responsabilità.

Io non so se i timori di Simone erano fondati o meno.

Nel film Boy Culture (USA, 2006) di Q. Allan Brocka quando il figlio adulto fa coming out con i  genitori che gli dicono di averlo sempre saputo la madre gli chiede se lei e suo padre si sono mai comportati con lui in modo da fargli pensare che sarebbe stato meglio non rivelarsi loro...

Ecco cosa il padre di Simone deve chiedersi e in seguito alla risposta che si dà può sentirsi più o meno sollevato dalla responsabilità della morte del figlio morte della quale non è in nessun caso l'unico responsabile.

Perchè dell'omofobia siamo tutti e tute responsabili.


Orlando un po' di più perchè invece di scrivere un articolo nel quale sorta i genitori e la società tutta a creare per la gioventù un clima sereno riguardo l'orientamento sessuale monta ad hoc un mistero che non esiste, e conclude l'articolo con una illazione che mette in seria discussione la sua deontologia professionale:

Alcuni conoscenti e amici hanno lasciato mazzi di fiori e qualche bigliettino con dediche e ricordi. Uno di questi, però senza firma lascia trasparire che con qualcun altro Simone si era confidato prima di morire, manifestando forse già allora i suoi intenti suicidi. Recita così: "Ho provato a mettermi nei tuoi panni, cerco di capire cosa ha fatto schioccare la scintilla che ti ha dato il coraggio di compiere un gesto così estremo, un gesto che ti ha portato via per sempre da tutti noi, dai tuoi progetti, dalla tua vita. Vivevi veramente. No. Avevi smesso di farlo già da tempo quando mi dicesti che intorno a te trovavi solo vuoto senza nessuno che capiva che essere gay vuol sempre dire essere uomini come gli altri".
Sembra difficile per Orlando credere che si possano lasciare biglietti per solidarietà anche se non si conosceva Simone. Evidentemente per lui solo amici e conoscenti hanno interesse ad occuparsi del solito frocio che si è ammazzato...

Ed ecco che la misteriosa persona che secondo il titolo dell'articolo era con Simone prima del suicidio diventa qualcuno altro che sapeva che simone era gay. Ma anche la sorella lo sapeva no? 

Ecco che come per magia questa persona che sapeva che Simone era gay forse sapeva anche dei suoi intenti suicidi. Una differenza non da poco conto (anche la sorella allora poteva saperlo...) data così en passant come una cosa normale e facilmente possibile.

Questa persona sapeva delle difficoltà di Simone difficoltà causate dalla società e dalla sua cultura omonegativa.
E se non si erano accorti i familiari delle sue intenzioni suicide perchè mai doveva essersene accorta questa persona cui Simone aveva confessato un disagio e non necessariamente l'intenzione di suicidio?

Così l'attenzione del suicidio si sposta ancora una volta l'attenzione dalla denuncia di Simone di una società omofoba che esclude i gay a una persona che sapeva del suicidio (forse) che invece di avvertire qualcuno delle intenzioni suicide di Simone se ne è rimasta zitta facendone l'unica colpevole - quasi - del suicido ...

Così siamo tutti e tutte assolti.

Non già il padre e la madre di Simone che non sapevano e la sorella che sapeva ma tutti quanti e tutte quante noi che facciamo parte della società italiana così endemicamente omofoba.

In ogni caso questa notizia è una bufala perchè qualunque siano stati gli spostamenti fatti e le persone viste da Simone prima di suicidarsi non ci sono indizi per farci pesare che non fosse solo quando si è gettato dal terrazzo.

Certo, Simone non era davvero solo al suo fianco c'era l'odio omofobico quello per il quale ha ritenuto necessario togliersi la vita, quell'omonegatività che anche Emilio Orlando contribuisce a propagare con un articolo che adombra di misteri inesistenti la lucida denuncia di una persona vessata dalla società che ha deciso di ritirarsi con dignità da una vita piena di discriminazioni.


Ringrazio Remo che mi ha segnalato l'articolo

lunedì 28 ottobre 2013

Il sucidio di Simone D. ragazzo gay sulla stampa italiana.
Come un gesto di estrema denuncia diventa un atto misterioso e imspiegabile.

Simone D. si è gettato dal terrazzo condominiale di un palazzo di 11 piani.
In un biglietto di suo pugno ha scritto: L’Italia è un paese libero, ma esiste l’omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza. (fonte Repubblica)



Una versione diversa del messaggio è riportata dal Messaggero:
«L’Italia è un paese libero - le ultime parole di Simone - ma ci sono gli omofobi. Gli omosessuali vengono tenuti fuori da tutto. Mamma e papà vi chiedo scusa, ma non posso più vivere. Non ce la faccio ad andare avanti, non sto bene».
Insomma margini per il dubbio, se il testo riportato è veritiero - basta chiedere conferma alla polizia, io privato cittadino non posso farlo, chi lavora in una redazione giornalistica sì - non ci dovrebbero essere dubbi circa il motivo per cui il giovane si è tolto la vita.

Il problema non è la propria omosessualità, ovviamente, ma il fatto che questa non venga accettata ma, al contrario, stigmatizzata dalla società italiana.
Società italiana cui il ragazzo suicida chiede di fare i conti con la propria coscienza.

Più chiaro di così...

Invece la notizia vien data con un'altra progressione.

Prima la condizione di omosessuale di Simone
«Sono gay»: queste le parole che un giovane di 21 anni avrebbe lasciato scritte in una lettera prima di gettarsi nel vuoto. (Corsera)
Il giovane ha lasciato una lettera in cui dice di essere gay. (il fatto quotidiano)
Il giovane ha anche lasciato una lettera nella quale ha detto di essere gay. (il sole 24ore)

Solo dopo aver attestato l'omosessualità del suicida...
Nessun dubbio che il ragazzo fosse gay (Messaggero cronaca di Roma)
ci si ragguaglia del motivo che ha condotto il ragazzo al suicidio.
L’ipotesi più probabile è che il giovane si sia tolto la vita a causa di una delusione molto forte in quanto gay. (Messaggero cronaca di Roma)
 Per Simone che a 21 anni è volato giù dall’undicesimo piano con i suoi tormenti nascosti e il suo atto d’accusa. (altro articolo della cronaca romana del Messaggero)
Un atto d’accusa contro l’intera società prima di togliersi la vita, molto probabilmente a causa di un tormento interiore che era stato costretto a nascondere per troppo tempo (il secolo XIX).
Un ritornello ambiguo ripetuto un po' da tutti i quotidiani sui quali non si capisce mai bene se il tormento interiore di Simone sia causato, come in realtà è, da pressioni sociali esterne, oppure dalla difficoltà ad accettarsi gay, come se l'omosessualità fosse una menomazione della quali farsi una ragione.

«Vi chiedo scusa, non ce la faccio ad andare avanti in questa vita, non sto bene».
Il ragazzo avrebbe poi scritto: «Sono gay, l'Italia è un Paese libero ma esiste l'omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza».
(l'Unità). 
Così scrive l'Unità insinuando che sia l'omosessualità di per sé prima ancora dell'omofobia a non farlo stare bene
l’ennesimo caso di suicidio a Roma, che ha sullo sfondo il disagio per la propria omosessualità: si tratta del terzo caso in un anno. (il secolo XIX)
Disagio per la propria omosessualità non per la discriminazione subita perchè la propria omosessualità non è socialmente accettata.

Ma quand'anche si arriva a dire che il suicidio è causato dall'omofobia si cerca nell'omofobia un fatto isolato, saliente, e non un clima culturale diffuso:
Nel messaggio diretto ai genitori, dicono gli investigatori, il ragazzo ha rivelato loro di essere gay, ma nelle sue parole non ci sarebbe nessun riferimento a minacce o angherie ricevute, o a disagi particolari legati al suo orientamento sessuale. (l'Unità). 
Ricordiamo le parole riportate poco prima nello stesso articolo:
Sono gay, l'Italia è un Paese libero ma esiste l'omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza.  (l'Unità). 
Evidentemente nessun riferimento a minacce o angherie ricevute, o a disagi particolari legati al suo orientamento sessuale significa evidentemente che non è colpa di qualcuno (o qualcuna) in particolare e dunque di nessuno (e nessuna).
Sul posto sono intervenuti gli uomini del commissariato San Lorenzo [solo uomini, niente donne...] , che per il momento non ipotizzano che il 21enne abbia subito vessazioni e non fanno ipotesi sulle motivazioni del gesto. (Corsera)
Sono in corso indagini per capire, comunque, quale possa essere stato il motivo del gesto fatale.  (Messaggero cronaca di Roma)
Evidentemente la frase di Simone (la ripeto per la terza volta) Sono gay, l'Italia è un Paese libero ma esiste l'omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza  non è sufficientemente chiara.


Quello che i quotidiani non sembrano proprio capire è che non c'è bisogno di un fatto isolato di intolleranza omofoba quando si respira quotidianamente un continuo clima mefitico.

Per i quotidiani la discriminazione continua è un rumore bianco che non conta.
Gli investigatori non escludono che il giovane fosse bersaglio di atteggiamenti omofobi anche se, al momento, le indagini non si orientano sul versante dell'istigazione al suicidio. (il sole 24ore)
Ma su una sua eventuale omosessualità gli stessi genitori, sotto choc, si dicono ancora increduli: «Eravamo ignari di questo suo tormento interiore. Non sapevamo che nostro figlio potesse essere omosessuale, né di questo suo disagio nei confronti dell’omofobia». I familiari hanno anche ribadito che il giovane, il quale viveva con i genitori, non aveva problemi con nessuno. (il secolo XIX)
Non basta che Simone lo dica. L'omosessualità, proprio come qualunque altro reato, è presunta fino a prova contraria...

I genitori si dicono ignari circa l'orientamento sessuale del figlio e non pensano quanto questo sia un segnale di una non accettazione così diffusa e temuta che il figlio ventunenne non aveva reputato opportuno dichiararsi con loro.

Da quello che riportano i giornali, sempre se possiamo fidarci dell'esattezza delle loro parole i genitori di Simone dicono di non essere nemmeno a conoscenza di questo suo disagio nei confronti dell’omofobia.

Non è l'omofobia a rendere la vita di una persona non eterosessuale difficile.

E' la persona non eterosessuale ad avere un disagio nei confronti dell'omofobia!!!

Come dire che un nero ha un disagio nei confronti del razzismo,
una persona ebrea ha disagio nei confronti  dell'antisemitismo
o una donna ha disagio nei confronti del femminicidio...

Siamo al ridicolo, eppure, anche se in buona fede, si crede davvero che il disagio sia della persona non eterosessuale che non sa accettarsi non della società che le rende una vita impossibile.

Finché non cambia questa prospettiva, il punto di vista da cui si guarda al disagio gay poco si potrà fare concretamente in questo Paese per rendere la vita delle persone non etero almeno un po' più dignitosa di come sia oggi.

L'essere froci è talmente infamante che nemmeno un suicidio di protesta viene raccontato con dignità. ecco come commentano Chiara Acampora e Maria Lombardi sul Messaggero:
IL MISTERO
L’ambulanza arriva e va via vuota. Non c’è niente da fare. Chi è quel ragazzo? Se lo chiedono i condomini e le persone che si affacciano dai palazzi vicini. Nessuno conosce Simone, non l’hanno mai visto. Gli agenti del commissariato San Lorenzo, che stanno svolgendo le indagini, bussano alle porte di parecchie persone che abitano nell’edificio dell’ex Pantanella. La risposta è no, non sappiamo chi sia. Cosa ci faceva il ventunenne lì? Perché si è lanciato dall’ultimo piano di quel palazzo? Lo ha scelto a caso? Oppure conosceva lì qualcuno e ha deciso di morire in quel punto perché per lui aveva un senso? Gli investigatori finora non sono riusciti a ricostruire nessun legame tra lo studente di Medicina [secondo repubblica era invece studente di scienze infermieristiche...] e quel palazzo. Non è facile entrare in quel condominio se non si conosce qualcuno, c’è bisogno di digitare un codice. «Solo chi abita qui sa che il terrazzo condominiale è sempre aperto e non c’è bisogno di una chiave», spiega un ragazzo che vive lì. È probabile che Simone avesse frequentato una persona che abita in uno degli appartamenti e sapesse del terrazzo aperto.
Non ci si chiede mica che cosa ha causato una sofferenza tale da indurre simone al suicidio. Il mistero non è sul clima omofobico ma sul luogo scelto per il suicidio e su una perosna che Simone avrebbe frequentato...
Fatti privati, cose da froci, che si vanno a suicidare nei aplazzi altrui compromettendone la rispettabilità.
Anche se per ora le indagini non sono orientate all'istigazione al suicidio, non è possibile ancora escludere l'apertura di un fascicolo contro ignoti da parte della Procura.

Prosegue il Messaggero.

E si sbaglia.
Gli ignoti non sono tali.
Gli ignoti e le ignote siamo noi, tutti e tutte. Italiani e italiane omofobi e omofobe.

E' ora che qualcuno comincia a ribadirlo.

Chi mi dà una mano?

Un altro ragazzo gay suicidato dalla società italiana.

Qualcuno o qualcuna spieghi alla stampa italiana che per capire le ragioni che inducono un giovane ragazzo gay di 21 a togliersi la vita non c'è bisogno di cercare le cause in un atto isolato, concreto e determinante di vessazione come molti degli articoli pubblicati cercano di fare.

Alla retorica che vede il suicidio come un atto insulto da collegare a una causa esemplare  che giustifichi un gesto altrimenti ritenuto folle (perchè in quanto persone non siamo nemmeno libere di suicidarci) si aggiunge quella del gay che è indotto al suicidio da un fatto isolato e determinante, che, in questo come negli altri due suicidi romani del 2013, non ci sarebbe stato autorizzando dunque a chiedersi ma allora perchè mai lo ha fatto?

Si cerca nella aggressione fisica, o verbale, in una reiterata vessazione a scuola o al posto di lavoro, la causa circoscrivibile  che possa identificare delle persone omofobe come le responsabili di un gesto ritenuto inconsulto sollevando il resto della società da una responsabilità che si si pretende di non avere.

E in questa ipocrita meraviglia nel chiedersi ma come mai si consuma già il primo crimine.

Se la famiglia di Simone dice di cadere dalle nuvole e di non sapere che al figlio piacessero i ragazzi è chiaro lo scollamento tra Simone e i suoi genitori l'alienazione in cui Simone è stato costretto  a vivere da quando ha capito che era l'amore dei ragazzi quello che lo accendeva di desiderio.

Qualcuno spieghi agli italiani e alle italiane che una persona non eterosessuale, gay, lesbica o bisex, vive sulla propria pelle 24 su 24 365 giorni su 365 il peso di uno stigma e di una discriminazione che trova miliardi di modi per vessare, offendere, discriminare, colpire, minare l'autostima, impedire il riconoscimento di un aspetto fondamentale della personalità di ognuna e ognuno di noi come la sfera dei sentimenti e del sesso e che finché ci sarà anche solo una persona che usa la parola frocio perchè crede così di offendere (poco importa che frocio lo sia o no, l'insulto vale lo stesso) non ci si può poi meravigliare se qualche frocio si toglie la vita.

Non per una macerazione interiore nata dalla incapacità ad accettare il proprio handicap, come qualcuno ha scritto sui giornali, ma perchè impossibilitati a vivere in un mondo che ti addita come un malato, un promiscuo, uno incapace di amare e dedito alle orge, un pedofilo, un moralmente disordinato, da tollerare come si tollera la sclerosi multipla non certo da sostenere o favorire.

Simone noi, tutte e tutti, che abbiamo spinto Simone giù da quel terrazzo. Il riconscerci colpevoli sarebbe già un primo passo verso la via di una autentica rivoluzione culturale che permette alle persone non eterosessuali di vivere con dignità la propria personalità il proprio essere.




sabato 12 ottobre 2013

La banalità del male. Sulle visite mediche per individuare i gay che forse verranno introdotte in Kuwait.

Ogni lavoratrice straniera che fa richiesta del visto per entrare in Kuwait viene sottoposta a visite mediche di controllo per attestarne l'idoneità fisica.

La direttrice generale del ministero della Sanità del Kuwait Yussuf Mindikar ha dichiarato l'intenzione di aggiungere al controllo medico anche un test clinico per accertare l'omosessualità delle straniere in attesa del visto di ingresso così da impedire a chi non passa il test l'ingresso nel Kuwait  e negli altri Paesi del GCC (Gulf Cooperation Council) del quale fanno parte, oltre al Kuwait, Arabia Saudita. Bahrein. Emirati Arabi Uniti, Oman e Qatar.

Midkar ha parlato anche di rifiutare l'ingresso al terzo sesso cioè, nel suo vocabolario, alle persone trasngender (fonte nydailynews).

Midkar presenterà la sua proposta al comitato centrale del GCC il prossimo 11 novembre.


E' bene ricordare che l'omosessualità è un reato penale in 78 Paesi nel mondo, tra i quali anche i sette membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo.
Cinque Stati nel mondo il reato di omosessualità è punito con la pena di morte: Iran, Arabia Saudita, Sudan, Yemen e Mauritania.
Per saperne di più rimando all'ultima ricerca dell'ILGA internazionale. 
In Kuwait le persone omosessuali subiscono pene da 6 a 10 anni di reclusione.

La notizia in Italia è stata data in maniera imprecisa e ipocrita come solo noi italiane sappiamo fare.

Intanto, a leggere certi titoli,  si dà per scontato che la proposta di  Mindikar sia già legge.

Kuwait, vietato l’ingresso ai gay titola Corsera cui fa eco La Stampa
Il Kuwait vieta l’ingresso ai gay “Test medico per individuarli”


titoli giustificati in qualche modo (ma bastava un veloce controllo sulla rete) da quello dell'agenzia stampa Asca,  che ha dato la notizia in Italia, che recita:
Kuwait: al via piano visite mediche per impedire ingresso ai gay

con quel proditorio al via contraddetto dall'articolo nel quale si dice chiaramente il progetto sara' presentato alla riunione della Commissione centrale per il programma della mano d'opera straniera, che si terra' il prossimo 11 novembre in Oman'.
L'articlo dell'Asca è mendace quando afferma
Il dirigente ha spiegato che ''tutti i lavoratori stranieri presenti in Kuwait saranno sottoposti a visite mediche durante le procedure per l'ottenimento del permesso di soggiorno''.
In realtà le visite mediche già ci sono (fonte Guflnews.com) e la notizia riguarda solo l'introduzione di un test clinico per individuare un comportamento omosessuale di chi fa richiesta del visto di ingresso.


Ecco come una notizia può essere data per manipolare la percezione delle cose.

Un conto è dire che nella visita medica di idoneità verrà aggiunto un test per impedire l'ingresso ai gay.

Un conto è dire che per impedire l'ingresso ai gay verranno introdotte delle visite mediche. 

Nel primo caso si denuncia il danno verso le persone gay, nel
secondo si denuncia il disagio che le persone non gay sono costrette a subire a causa dell'odio che gli Stati arabi hanno nei confronti delle persone gay.

Il Giornale  titola Gay schedati in Arabia e nei Paesi del Golfo e mentre parla di guerra contro i gay e i trans (sic!) e poi si attesta sulla linea dell'Asca facendo apparire le analisi mediche in toto e non solo il test per determinare il comportamento sessuale come una nuova norma da introdurre.



Ma sono proprio le dichiarazioni di Mindkar a essere storpiate.

Vanity Fair attribuisce  a Mindikar queste parole:
«C'è un problema serio di pubblica salute minacciata da tanti stranieri che arrivano in Kuwait»

In realtà Mindikar ha detto ben altro come riportato dal sito alraid media che vi presento nella traduzione approssimativa di google traduttore non leggendo né parlando l'arabo:
Questo passaggio [impedire l'ingresso agli omosessuali] è obbligatorio legittimo e noi sosteniamo e crediamo che sia anche una grande richiesta, e si suppone a circolare, ma non solo, i lavoratori domestici solo al fine di preservare i nostri figli da questo fenomeno e di comportamenti anomali che sono contrari alla religione.
Dove non si parla di salute pubblica nel senso medico dunque ma nel senso morale del termine.

Il Kuwait si attesta su posizioni identiche a quelle del Vaticano (che nei secoli passati ha ucciso le persone che andavano contro le sue norme religiose) che non condanna l'omosessualità in sé (che è una disgrazia da soffrire in silenzio) ma il comportamento omosessuale, invitando gay  e lesbiche alla castità. Ricordo che per il Vaticano l'omosessualità è condizione per impedire l'acceso al sacerdozio...

L'idea di distrarre le lettrici italiane dall'omofobia di casa è talmente forte che Francesca Porta su Vanity Fair scrive:
Nonostante i numerosi studi e le ricerche mediche che hanno dimostrato il contrario, Mendkar è convinto (e non è l'unico a esserlo) che l'omosessualità sia una patologia. E che stia «minacciando la salute del Paese».
Che è un modo ben strano di dire che Mendikar vuole impedire alle persone che praticano la sodomia di entrare nel loro paese  per motivi religiosi e non certo sanitari, gli stessi motivi, bisogna ricordare alla mendace giornalista, che vigono anche nel Vaticano e, per indebita ingerenza, nelle chiese cattoliche del territorio italiano una delle agenzie sociali più omofobe del mondo. D'altronde lo Stato Vaticano nei secoli passati ha già ucciso le persone omosessuali....

Il corsera arriva invece al ridicolo denunciando la censura
subita nel Kuwait da un film che racconta l’amore fra due uomini cui è stato negato il visto di censura.

Il film in questione, presentato come Thriller (è casomai un noir..) è Lo sconosciuto del lago (Francia, 2013) di Alain Guiraudie nel quale ci sono due scene di sesso non simulato, una eiaculazione e un pompino, mentre nel resto del tempo il film mostra incontri sessuali simulati in cui uomini si inculano e si spompinano tra i cespugli della boscaglia intorno a un lago dove si va per scopare...

Alla faccia dell'amore tra due uomini!

Francesco Battistini l'autore del mendace articolo del corsera aggiunge un tocco di misoginia maschilista quando chiosa il suo pezzo citando una frase di protesta trovata su facebook contro la censura al film gay (dove si vedono pompini e inculate...) affermando che Il bavaglio ai gay è peggio del velo imposto alle donne.

Quanto piace ai maschi ad atteggiarsi a vittime più delle donne!!!!

Mi piacerebbe tanto poter imporre a Battistini di portare lui il velo per un mese e poi vediamo se sostiene ancora chi afferma che la mancata distribuzione di un film è peggio del velo imposto alle donne...

Tutto fa brodo per dimostrare che gli Stati Arabi sono cattivi e quello italiano no!

Tornando ai test clinici è il caso forse di ricordare che anche in Italia chiunque comincia un lavoro deve portare un certificato medico di idoneità al lavoro...

La notizia è dunque il test clinico per accertare il comportamento omosessuale.

Test clinico. Già.
Su questa parola si è molto speculato. A Roma si dice si è giobbato.
In cosa consistono questi test clinici?
Mistero!
Tutte si chiedono come sia possibile determinare se una è frocio.
Giocando sul significato della espressione test clinico arriva a insinuare come fa  Vanity Fair che questi test :
Sottointendendo dunque la convinzione che l'omosessualità sia una patologia che può essere diagnosticata.
Non è chiaro quale test medico o analisi clinica dovrebbe riuscire a determinare chiaramente l'inclinazione sessuale di una persona. Il ministro della Salute non l'ha specificato.
Francesca Porta, autrice di queste sciocchezze, ignora che l'esame medico obbiettivo determina anche alcune caratteristiche fisiche non legate necessariamente  a una patologia ma atte a riscontrare un dato fisico differente dallo stato di default del corpo umano.

Per individuare se, per esempio,  una persona (cioè un uomo, le donne non contano mai nulla) è ebrea si può chiedere  a un medico di verificare se il soggetto sia o no circonciso.

Non si tratta dunque di un test clinico per riscontare la malattia dell'ebraicità proprio come un esame obbiettivo può riscontrare un comportamento omosessuale e non l'omosessualità in sé intesa come patologia.
Certo non tutti i circoncisi sono ebrei...

In ogni caso. Qual è il dato fisico per stabilire un comportamento omosessuale?

L'unico elemento fisico riscontrabile da un esame medico è la conformazione dell'ano.
Chi pratica con frequenza la penetrazione ricettiva subisce una deformazione dell'ano che può essere facilmente riscontrata e più o meno scientificamente collegata alla sodomia.

Ma, reciprocamente della circoncisione, non tutti i gay praticano la penetrazione ricettiva, quindi verrebbero identificate solo quelle persone con un preciso comportamento sessuale.
Tra l'altro non tutte le persone cui piace stimolare l'ano con pratiche insertive sono necessariamente gay. Ci sono molte etero ai quali piace la stimolazione anale da sole o praticata loro dalle donne con cui fanno sesso. (sesso, perchè i sentimenti non contano).

Ci si aspetterebbe da parte della stampa questo tipo di osservazioni e di critiche.
Invece Francesca Porta su Vanity Fair scrive:

Diversi attivisti gay hanno ventilato la possibilità che si tratti di esami rettali
Esami rettali. 
Il retto è l'ultimo tratto dell'intestino  tra la porzione terminale del colon discendente (detto sigma) e l'ano.

L'esame rettale è un esame interno fatto con una sonda.
L'esame per verificare se l'esaminata è una sodomita   riguarda l'ANO che è esterno.

Evidentemente il culo dei gay è un culo interno.

Si tratta dunque di un esame ANALE e non rettale.

già utilizzati in Libano per lo stesso scopo e denunciati dalle associazioni per i diritti umani. «Non esistono analisi mediche che possano diagnosticare l'omosessualità», hanno dichiarato. «È risaputo. L'omosessualità non è una malattia». Il ministro Mendkar, però, sembra convinto del contrario.
Giobbando, pardon, giocando sul concetto di test clinico si insinua che l'esame medico serva non individuare un comportamento sessuale (l'analità ricettiva) ma a diagnosticare l'omosessualità.

Francesca Porta cade dal pero quando si chiede ma di che test si tratterà mai?
E fa finta di niente dicendo che sono le associazioni gay a pensare che si tratti di un test rettale (che è interno...) cioè anale (che è esterno) .
Poverina lei non ci sarebbe mai arrivata da sola!!

Modo di riportare le cose completamente ipocrita visto che ancora oggi l'omosessualità (maschile) viene sussunta alla sodomia (tutte pensano al cazzo in culo quando si parla di froci) al punto tale che qualcuno può pensare di fare dei test in quel senso per determinare un comportamento sessuale (che negli articoli citati viene indicato con preferenze tendenze e altri aggettivi discriminatori...).

Insomma che Mendikar e gli Stati arabi siano criminali perchè incarcerano o uccidono le persone omosessuali è indubbio ma tutta la pletora di articoli italiani (ben diversamente da quelli stranieri di tutt'altra levatura) dimostrano come l'Italia continua ad essere un paese sessuofobo e discriminatorio oltre che ipocrita (uuuh e come possono scoprire mai se una è ricchione?!?!?! e intanto tutte a dare di gomito e a fare risolini) con un atteggiamento che sarebbe ridicolo se non fosse disgustosamente omofobico.


giovedì 10 ottobre 2013

Con le migliori intenzioni. Il pregiudizio sull'omosessualità si nasconde purtroppo anche nelle persone gayfriendly. L'esempio del blog Gemelli Ribelli.

Il post nasce con le migliori intenzioni e vorrebbe spezzare una lancia a favore dell'omosessualità, considerandola come una delle opzioni di default.
La sua autrice madre di due gemelli di due anni dice di volerli crescere con questa idea.

Purtroppo anche partendo da una intenzione così encomiabile questa mamma cade in alcuni equivoci che dimostrano come il pregiudizio e la disinformazione sull'omosessualità si annidi anche in chi è mosso dalle migliori intenzioni.

Già nell'incipit questa mamma mostra le idee confuse, confusissime, quando si riferisce all'omosessualità come a una scelta sessuale.

E' d'uopo ricordare a questa donna disinformata che l'omosessualità non è una scelta proprio come lei non ha scelto di essere etero e, cosa ancora più importante,  che l'orientamento sessuale non riguarda solamente il sesso ma anche l'affettività.


Non è una questione di parole, ma di concetti. Scelta sessuale è doppiamente infelice e non andrebbe mai usato.

Non per questo, però, l'assunto del post l'intenzione della madre di evitare di condizionare i figli nel processo di presa di coscienza di quello che sono e che saranno non è condivisibile, anzi, è senza dubbio encomiabile.
 Anche il fatto che la mamma dica ai suoi due bambini che da grandi avranno una fidanzata o un fidanzato è una scelta fantastica. C'è da commuoversi, davvero.

Però la maggior parte del post non verte sull'orientamento sessuale ma sul sessismo, cioè sui ruoli e gli stereotipi di genere.

Infatti quando la mamma si chiede

Come si costruisce quindi, insieme a dei duenni il concetto di genere e sessualitá senza cadere nella trappola del condizionamento sociale?
L'orientamento sessuale in questa domanda non c'è.  A meno che l'orientamento sessuale non sia per lei riassunto nella parola sessualità. E i sentimenti?

Comunque sia nel resto del post la nostra mamma parla solo di lotta contro il sessimo che con l'omosessualità c'entra come i cavoli a merenda.


Eppure nel raccontare la reazione dei familiari a queste sue lotte contro il sessimo la nostra tradisce un pregiudizio sull'omosessualità:

quando i gemelli mi guardano mentre mi metto lo smalto sulle unghie dei piedi e lo vogliono anche loro…io lo faccio. (...) Tutti felici se ne vanno dai nonni con le unghie rosse e a me arrivano all’istante occhiate di rimprovero. Ora, non è che i nonni siano omofobi,
Se i nonni guardano con rimprovero la mamma perchè fa mettere ai figli di due anni lo smalto rosso i nonni non sono omofobi ma sono sessisti.

Lo smalto, che è un cosmetico femminile, non denota omosessualità!!!

Annoverare la reazione  negativa dei nonni allo smalto rosso come omofobia vuol dire dare per scontato e per tacito che gli omosessuali si mettano lo smalto rosso...

Adesso essere gay non significa essere Platinette...

Se un bambino vuole mettersi lo smalto o vuole giocare con le bambole

a) non per questo è meno virile o meno maschio.

b) non per questo sarà sicuramente omosessuale.

La confusione che nel post si fa tra ruoli di genere e omosessualità (senza tenere conto che poi si dovrebbe distinguere tra comportamento* e orientamento* sessuale) indica un (pre)giudizio sull'omosessualità che vede i maschi gay come femmine mancate e le femmine lesbiche come maschi mancati.

Un pregiudizio talmente interiorizzato che anche questa mamma nonostante la sua battaglia contro il sessismo dimostra di avere ben radicato.

Dopo aver fatto notare tutta una serie di atteggiamento sessisti delle persone che la circondano che lei trova a ragione ingiustificati alla fine quando negli altri il sessismo si trasforma in preoccupazione che i due bambini possano così diventare gay la nostra mamma non rispedisce al mittente questo odioso pregiudizio perchè infondato ma lascia intendere che anche se fosse non ci sarebbe niente di male. 

Per lei evidentemente se il rosa in un maschietto non fa femmina fa sicuramente gay.

Questa mamma deve fare un passo ulteriore e insegnare ai suoi figli che mettersi lo smalto non fa di loro due gay e che essere gay non significa scopare con persone del proprio sesso ma amare, innamorarsi, volere vivere con altri uomini come loro.


Una ultima questione.

Le opzioni in fatto di orientamento sessuale non sono due come crede questa mamma, si può anche essere bisex.

Anzi secondo Kinsey siamo tutte bisex anche se possiamo avere più ricorrenze etero o omo.

Le persone etero o omo pure sono una minoranza...


*Mentre l'orientamento sessuale indica come io mi identifico e mi sento rappresentato o mi voglio presentare al mondo se gay, etero o bisex, il comportamento sessuale indica con chi vado a letto e con chi mi faccio storie.

Così io posso percepirmi etero, dichiararmi tale, presentarmi al mondo come etero eppure fare sesso e farmi storie anche con altri uomini. Non perchè nasconda la mia omosessualità (visto che, nel caso, sono bisex e non gay...) ma perchè non mi riconosco, non mi sento rappresentato dall'orientamento sessuale gay...

domenica 6 ottobre 2013

Macklemore non ha vinto gli MTV Awards perchè è bianco, etero e cisgender ma per il testo davvero incisivo e politicamente impegnato a differenza dei testi dei e delle cantanti lgbtq che parlano di amore o accusano i rivali di essere gay passivi...

Accade che quest'anno a vincere come miglior video con un messaggio sociale (Best Video with a Social Message”) agli  MTV Video Music Awards 2013 sia stato questo video:


 
Sottotitolo in italiano da Repubblica.

Questo il testo inglese:

[Verse 1: Macklemore]
When I was in the 3rd grade
I thought that I was gay
Cause I could draw, my uncle was
And I kept my room straight
I told my mom, tears rushing down my face
She's like, "Ben, you've loved girls since before Pre-K!"
Tripping, yeah, I guess she had a point, didn't she?
A bunch of stereotypes all in my head
I remember doing the math, like
"Yeah, I'm good at little league"
A pre-conceived idea of what it all meant
For those that like the same sex had the characteristics
The right-wing conservatives think it's a decision
And you can be cured with some treatment and religion
Man-made, rewiring of a pre-disposition, playing God
Ahh, nah, here we go
America the brave still fears what we don't know
And "God loves all his children" is somehow forgotten
But we paraphrase a book written thirty-five hundred years ago
I don't know

[Hook: Mary Lambert]
And I can't change
Even if I tried
Even if I wanted to
And I can't change
Even if I tried
Even if I wanted to
My love, my love, my love
She keeps me warm [x4]

[Verse 2: Macklemore]
If I was gay I would think hip-hop hates me
Have you read the YouTube comments lately?
"Man, that's gay" gets dropped on the daily
We've become so numb to what we're saying
Our culture founded from oppression
Yet we don't have acceptance for 'em
Call each other faggots
Behind the keys of a message board
A word rooted in hate
Yet our genre still ignores it
"Gay" is synonymous with the lesser
It's the same hate that's caused wars from religion
Gender to skin color, the complexion of your pigment
The same fight that led people to walk-outs and sit-ins
It's human rights for everybody, there is no difference
Live on! And be yourself!
When I was in church they taught me something else
If you preach hate at the service, those words aren't anointed
That Holy Water that you soak in has been poisoned
When everyone else is more comfortable remaining voiceless
Rather than fighting for humans that have had their rights stolen
I might not be the same but that's not important
No freedom til we're equal
Damn right I support it

[Trombone Interlude]
I don't know

[Hook]

[Verse 3: Macklemore]
We press play, don't press pause
Progress, march on!
With a veil over our eyes, we turn our back on the cause
'Til the day that my uncles can be united by law
Kids are walking around the hallway
Plagued by pain in their heart
A world so hateful
Some would rather die
Than be who they are
And a certificate on paper
Isn't gonna solve it all
But it's a damn good place to start
No law's gonna change us
We have to change us
Whatever god you believe in
We come from the same one
Strip away the fear, underneath, it's all the same love
About time that we raised up!

[Hook]

[Outro: Mary Lambert]
Love is patient, love is kind
Love is patient (not crying on Sundays)
Love is kind (not crying on Sundays)
Love is patient (not crying on Sundays)
Love is kind (not crying on Sundays)
Love is patient (not crying on Sundays)
Love is kind (not crying on Sundays)
Love is patient (not crying on Sundays)
Love is kind (not crying on Sundays)
Love is patient (not crying on Sundays)
Love is kind (not crying on Sundays)

La canzone è cantata dal rapper, bianco ed etero,  Ben Haggerty, aka Macklemore che ha vinto il premio con il suo produttore Ryan Lewis. Il brano vede la partecipazione della cantante Mary Lambert, dichiaratamente lesbica (è lei che canta i versi anche se volessi cambiare non potrei ma il mio amore, lei, mi riscalda, che fanno parte della sua canzone She Keeps Me Warm).

Personalmente i versi Non potrei cambiare anche se provassi non mi piacciono affatto, anche se capisco che si oppongono alle convinzioni sbagliate di chi pretende che l'omosessualità sia una scelta e che in quanto scelta si possa cambiare, o guarire

Per cui è vero che se provassi a cambiare non potrei certo cambiare la mia omosessualità.

Però sarei anche stufo di questo vittimismo del ah magari potessi ma anche se volessi non potrei.

Perchè io adoro essere gay
Io amo gli uomini, cioè i ragazzi, e non vorrei rinunciare all'amore per i ragazzi o al loro amore nei mie confronti. E' una cosa che mi rende felice nonostante le critiche e le pressioni sociali.
D'altronde non sono le mie uniche convinzioni che non trovano un riscontro maggioritario: vi pare forse che del sessismo freghi niente a qualcuna? O della scienza? O dei diritti animali?  


E' una vita che mi sento solo e non certo per il mio orientamento sessuale che, a proposito, non riguarda mica solo il sesso, ma anche chi amo.

Perchè sesso con una donna l'ho pure fatto eppure mi capita di innamorarmi solo di uomini...

Per cui mi piacerebbe anche sentire il verso di una canzone dire e anche se potessi non lo vorrei perchè io sono felice di essere gay.


Ma divago, come al solito.

Torvo su internet un articolo di
Emma Joslyn pubblicato dall'Huffington Post (U.S. mica quella ciofeca italiana...) dove Emma tra le altre cose makes a point quando dice che se Macklemore ha vinto gli MTV Awards è perchè è bianco, etero e cisgender (il suo comportamento corrisponde allo stereotipo di genere del suo sesso biologico).

Emma non crirtica questa vittoria ma ricorda che c'è una intera comunità queer che da sempre fa musica pro lgbtq e che va sostenuta anche lei e non solo il mainstream bianco ed etero.


Come non essere d'accordo con lei?

Questi sono alcuni dei musicisti e delle musiciste che Emma indica e invita a sostenere:

(...) Nhojj, an R&B artist who became the first gay indie artist to reach the number-one spot on MTV's Music Top 100 chart in 2010.
(...) Christine Martucci, who also topped the music charts;
Jamaican reggae fusion artist Diana King, who rocked her home country when she came out last summer;
transgender rap artist Foxx Jazell (che però in una canzone attacca un rappert concorrente dandogli del gay passivo...);
and multiple-Billboard-Top-5-chart-topping indie recording artist Jason Walker, whom record executives have referred to as very talented but "too gay."
Scopro però che nessuno di questi testi è incisivo da un punto di vista dei contenuti.


Anche il testo della rappres transessuale è omofobico perchè in una canzone accusa un cantante rivale di essere un gay passivo.



Nessuno di questi testi è insomma diverso da una qualsiasi delle tanto tradizionali canzoni d'amore fatte da etero per etero...

E allora what the fuck? Macklemore sarà anche bianco, etero e cisgender, ma almeno il suo testo ha uno statement politico molto più incisivo di quello del testo di Jason Walker che ci dice che per amore chiunque mente...


Di chi subisce un atto discriminatorio e lo denuncia viene messa in discussione persino l'esistenza. A proposito dell trattamento discriminatorio subito da due turisti americani con figlio al seguito al museo Etrusco Guarnacci di Volterra

Apprendo la notizia dal sito Gay.it che come al solito titola con un orribile
Due gay e un bambino non sono famiglia, niente biglietto al museo.

Per raccontavi questa storia di discriminazione italiota mi rifaccio alla fonte primaria (in coda al post la traduzione in italiano per chi non sa l'inglese (e imparatevelo no?!) cioè la review su TripAdvisor



Questa coppia di uomini - e non di gay perchè l'orientamento sessuale è irrilevante e perchè il fatto di essere una coppia non ne fa necessariamente due gay (uno o entrambi potrebbero essere bisex, o considerarsi etero e avere un comportamento sessuale bisex o gay) ma si sa, vuoi mettere quante ricerche attira la parola gay nei motori di internet? ammetto che magari queste distinzioni non sono chiare a tutti e tutte ma a chi scrive su un sito gay dovrebbero esserlo, o no? - chiede alla cassa del Museo Etrusco di Volterra di pagare il biglietto famiglia e si sente rispondere in italiano e in malo modo che loro non sono famiglia perchè la famiglia è formata da un uomo e una donna.

C'è modo e maniera di dire le cose, commentano i due uomini che si dicono anche disposti ad accettare la politica dei prezzi del museo ma che ci si poteva rivolger loro in un altro modo.

Adesso viene il bello. I commenti del direttore del museo e del sindaco di Volterra se veritiere, così come sono state riportate da alcuni quotidiani online, hanno del grottesco e del fascista (nazista?).

Secondo Blitz Quotidiano

«Il post che gira in rete – dicono dal Comune – non è firmato e come foto riporta quella di un cagnolino, per cui risulta molto difficile verificarne l’autenticità. Certo nei prossimi giorni faremo tutte le verifiche del caso per capire se e cosa è accaduto. Sicuramente il regolamento del museo prevede la riduzione del biglietto famiglia per «due adulti e tre giovani tra i 6 e i 18 anni» dunque non è in alcun modo discriminante»”.
Marco Buselli, sindaco di Volterra, ha commentato:
“«L’accoglienza e l’ospitalità sono da secoli tratti distintivi della nostra comunità. Il nostro regolamento non entra nel merito di questioni di genere, ma parla genericamente di bambini accompagnati da adulti, per cui non esiste la possibilità che qualcuno possa essere discriminato. Pertanto l’episodio, di cui peraltro non ci è pervenuta segnalazione ufficiale, qualora si sia verificato è esclusivamente da ricondurre ad un’interpretazione non richiesta da parte di un operatore»”.
Dunque secondo Blitz quelli e quelle del comune mettono in dubbio addirittura la veridicità del commento su TripAdvisor perchè l'avatar è un cagnolino e il commento non è firmato Il che è falso.
Il commento non può essere anonimo secondo i regolamenti del sito ed è firmato da uno pseudonimo che è cosa diversa da dire che non è firmato.

Lo pseudonimo è RoaminChicagoBoys che corrisponde a un classico profilo di TripAdvisor, con tanto di registro delle attività di quell'account.


col quale si può comunicare e mandare un messaggio, come ho fatto io chiedendo aiuto per dimostrare che loro esistono davvero e non sono un falso profilo.

Quello che un giornalista serio avrebbe fatto invece di limitarsi a riportare una insinuazione talmente schifosa da ricordare le giustificazioni dei nazisti che obbedivano agli ordini.

Il sindaco di Volterra pretende addirittura che i due turisti americani riempissero un form di protesta ufficiale, in italiano, della cui esistenza nessun sa nulla e del quale l'addetta alle casse sicuramente non ha loro detto nulla se ha smesso di parlargli dopo aver sputato in faccia la sua opinione.

Insomma i due non solo sono stati discriminati e nel caso si tratta di una discriminazione di genere e non di orientamento sessuale ma sono anche accusati di essersi inventati la notizia, peggio, di non esistere proprio. Infatti per la donna alla biglietteria loro non sono famiglia e dunque non sono tout court.

Appena i due uomini mi scrivono vi faccio sapere.


Questo incidente è un esempio perfetto per dirimere la vexata quaestio sui diritti di tutti e tutte e sul diritto di pensiero. La donna alla cassa ha tutto il diritto di pensare che una famiglia sia solo quella composta da un uomo e una donna, ma non può dirlo pubblicamente quando è al lavoro lasciando che questa sua opinione discrimini le altre persone.

Il diritto di opinione non può trasformarsi in diritto di discriminare.



Pur comprendendo che l'Italia è la sede della fede cattolica, e che che la nostra famiglia non è accettata in molte parti del mondo, siamo però nel 2013 e quindi semplicemente non eravamo preparati per lo schiaffo in faccia che abbiamo ricevuto in questo museo. Mentre stavamo entrando, abbiamo letto i prezzi dei biglietti, e, forse essendo abituati alla definizioni di "famiglia" usata dai musei di Chicago, quella di due adulti con bambini, sorridendo abbiamo chiesto un ingresso per famiglia. La donna alla cassa invece si arrabbia molto e ci grida in italiano che una famiglia è composta da una madre e un padre, e NON da due uomini. Poi gira la testa per tagliare ogni ulteriore comunicazione. Quindi, ce ne siamo andati, arrabbiati e delusi. Mentre possiamo certamente rispettare la politica dei prezzi dei biglietti d'ingresso del museo la cosa avrebbe potuto essere stata gestita in modo diverso. E stato fastidioso per noi e per nostro figlio e [la cosa] dipinge di pallido l'impressione che abbiamo ricevuto da Volterra.

mercoledì 2 ottobre 2013

Mina versus Barilla



da Vanity Fair



L'omofobia altra faccia del maschilismo.
Nessuno ne è immune. Tantomeno i gay.


Ricorderete di Ercole che è stato aggredito in quanto gay.

L'ho contattato è stato gentile e disponibile nello spiegarmi i fatti e nel dirmi come stava (ancora scosso).

Abbiamo scambiato due idee sull'omofobia che per lui è una patologia da curare e per me un pensiero politico illegittimo da contrastare.

Poi oggi, dietro segnalazione di Ercole, leggo in una pagina facebook dove si equipara ancora l'orientamento sessuale all'identità di genere.

La pagina è di un gruppo favorevole alle terapie riparative. Dove, guarda un po', si inneggia a Barilla.

Un gruppo omofobo che esprime odio nei confronti dei gay chiamandoli deviati  al punto tale da sposare l'idea di chiunque dia loro contro anche se questo qualcuno esprime idee maschiliste e contro le donne.

Vado a leggere chi è questa Ines Brambilla e scopro che ha espresso dubbi sulla veridicità dell'aggressione a Ercole.

Come risposta il compagno di Ercole le risponde così.



Chiedo conferma ad Ercole che mi dice Sono cose che scappano per rabbia.

Tanto mi basta.
Tolgo Ercole dalle amicizia di facebook e prendo le distanze dal modo di pensare suo e del suo compagno.

Esprimo tutta la mia solidarietà a Ines Brambilla, poco importa se Ines esiste davvero e se davvero è una donna o è solo un avatar.

Il compagno di Ercole ha augurato a una donna di essere stuprata e trovo questo fatto grave tanto quanto l'aggressione subita da Ercole.

Pur non essendo d'accordo di una virgola con quanto scrive e pensa Ines questo non mi autorizza certo ad augurarle di essere stuprata.

E la rabbia addotta da Ercole non c'entra perchè la logica dello stupro, la logica della violenza non può avere mai legittimità politica e a me non verrebbe mai di scrivere a una donna mi auguro che ti stuprino non importa quanto posso odiare le idee di questa persona.

LA DIGNITA' UMANA NON PUO' MAI VENIRE MENO. 


Altrimenti non sono affatto diverso da questa persona che dico di odiare.

Il linguaggio patriarcal maschilista va cancellato sempre e comunque altrimenti non si capisce come si possa combattere l'aggressione subita da Ercole se poi si usa la stessa ideologia per un proprio tornaconto.

Tra l'altro l'idea che lo stupro di Ines possa in qualche modo risarcire Ercole o chi per lui dal danno morale subito perchè si mette in dubbio la veridicità di una aggressione subita è umanamente così misera e disumana che dimostra come essere gay non garantisce né una maggiore sensibilità (come vuole il luogo comune) né un maggiore rispetto.

Un gay può essere un porco maschilista quanto ogni altro uomo. Il compagno di Ercole lo ha testé dimostrato.

Questo nel caso ci fossero ancora dubbi sul fatto che essere gay identifichi un unico tipo di persone tutte uguali come pure si pretende ogni volta che qualcuno dice voi gay.

Tutta la mia solidarietà a Ercole per l'aggressione subita.

Tutto il mio ludibrio per il suo comportamento che minimizza l'aggressione verbale machista del suo compagno ai danni di una donna.

C'è ancora moltissimo da fare in questo paese.