sabato 30 novembre 2013

Civati, Cuperlo e Renzi. Il PD pensiero sulle tematiche lgbt

Ieri sera dallo stesso palco dove va in onda X Factor si sono confrontati i tre candidati per le primarie del Pd Civati, Cuperlo e Renzi.

Tra i vari temi trattati anche quello delle famiglie allargate espressione impropria con la quale ci si riferisce ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, definiti matrimoni egualitari, all'affido e adozione da parte di persone o coppie dello stesso sesso.


Si tratta di famiglie e basta, non famiglie allargate che è una famiglia che comprende anche altri gradi  di parentela al di là delle figure genitoriali e della prole.




Gianluca Semprini il giornalista che conduce il confronto dalla pelata mussoliniana (e dai commenti non proprio di sinistra che fa durante l'intervento dei tre candidati alle primarie) pone la domanda parlando di unioni per le coppie gay con tutto il portato di ambiguità dell'espressione che significa coppia di persone omosessuali un portato discriminatorio e improprio perchè non tutte le persone di una coppia dello stesso sesso sono necessariamente omosessuali (possono anche essere bisessuali o prevalentemente etero...) per cui bisognerebbe dire casomai coppie omosessuali (=dello stesso sesso).
E' interessante vedere quali sono le risposte date dai tre candidati alle primarie, analizzandone lessico e considerazioni.



Civati li chiama matrimoni ugualitari e parla di totale uguaglianza - come se già non lo fossimo cittadini e cittadine uguali ma discriminat* - e ribadisce il termine matrimoni ugualitari che preferisce ad altre parole, altre definizioni, come civil partnership o unioni alla tedesca che dice non si capsice bene cosa sono, come fossero modi diversi di riferirsi allo stesso istituto giuridico e non cose completamente diverse tra di loro.

matrimonio ugualitario: aprire il matrimonio, l'unico, quello già esistenze, anche alle copie dello stesso sesso.
civil partnership e unioni alla tedesca istituti giuridici creati ad hoc esclusivamente per coppie dello stesso sesso (identificate come omosessuali, gay  e lesbiche, tertium non datur).

si riferisce all'articolo 3 della costituzione e parla di diritti, cittadinanza e cultura, poi si riferisce alle leggi di alcuni altri Paesi del mondo che trattano quelle unioni come se fossero quelle fra eterosessuali.

Civati pensa dunque alle civil partnership e le equipara al matrimonio egualitario che non è dunque formalmente lo stesso matrimonio aperto anche alle copie dello stesso sesso ma una cosa diversa equiparata al matrimonio vero che rimane per vocazione squisitamente etero.
Nomen omen.
D'altronde se invece di parlare di matrimoni anche per le coppie dello stesso sesso si parla di matrimoni egualitari non si può poi lamentare che i nostri politici facciano confusione.

Cuperlo si smarca subito da bravo cattolico e distingue tra parole e persone.
Una sottigliezza semantica che ti discrimina ma pretende che tu ringrazi.

Cuperlo parla di estendere i diritti, non di riconoscere i diritti mancati. Poi cita le parole di Jefferson, uno dei presidenti degli Stati Uniti, dette molti anni fa (204 per la precisione), chi accende la sua candela con la mia riceve luce senza lasciarmi al buio.
Jefferson
sostenne l'egualitarismo formale e legale di tutti gli esseri umani ma non si pronunciò mai contro la schiavitù.
Un riferimento politico che calza a pennello a Cuperlo e ai Pavidi Democristi del PD.
Cuperlo parla di diritti civili sui quali il nostro Paese deve fare molti passi avanti e poi si limita a citare i diritti e i doveri e le responsabilità  (ma che cattolico di merda) delle coppie gay senza entrare nel merito. Si ferma invece sulla questione adozione e affido che definisce questione complessa e delicata e si smarca preferendo partire dai figli che vivono già in quelle famiglie. Parla di questi bambini che vederli ti tocca il cuore e poi ribadisce la necessità di modificare la legge 40 e poi, a tempo scaduto accenna alla legge contro l'omofobia e a quella contro il femmincidio, secondo le direttive del documento politico del quale ho già avuto modo di parlare.

Poi parla quel fascistone di Renzi (quello nella corrente politica del quale per esempio si presenta Cristiana Alicata, purtroppo per lei)  che rivendica con orgoglio la propria timidezza su questi temi criticando le certezze altrui che poi non avrebbero certezza politica in parlamento secondo un realismo maggiore di quello del re per cui se hai bisogno di 80 non chiedi 100 ma 20 perchè tanto di più non ti danno (basta pensare alla proposta sciagurata dello scorso anno, trasversale e non solo interna al pd di chi proponeva per l'Italia la civil parternship segregazionista che tanto il matrimonio non ce lo daranno mai).

Poi Renzi dice cosa vuole fare lui. Civil Parnership alla tedesca perchè impantanarsi in una discussione sul matrimonio non porterebbe a nulla.
Poi cita  la legge Scalfarotto sull'omofobia.
Renzi ricorda che anche Scalfarotto è candidato nelle sue liste a Foggia (Scalfarotto + Alicata, ricordate questi nomi).
E poi ricorda la stepchild adoption un argomento non da poco che riguarda tutte quelle coppie  dello stesso sesso il cui partner della madre biologica non ha nessun diritto legale su quell'infante.
Un elemento importante sfuggito a osservatori attenti come Elfobruno che nel suo Blog non ne parla.

Civati, nella replica, ribadisce che la sua unica certezza è la laicità dello Stato e ci pare cosa buona e giusta, e ricorda a Renzi che in parlamento c'è la maggioranza per votare una legge sul matrimonio egualitario una proposta di legge presentata da Scalfarotto.

Di Elfobruno non possiamo non condividere le conclusioni del suo post che facciamo nostre:

Insomma, sarebbe scontato votare Civati alle prossime primarie. Se solo questi fosse in un partito di cui ci si può fidare. Particolare, quest’ultimo, non trascurabile. Non se sei un gay, una lesbica, una persona bisex o trans nell’Italia di oggi.


giovedì 28 novembre 2013

Manifestazione Love Is Right. L'endorsment si dà sempre ma spesso è un turarsi il naso...


Ho 48 anni e diffido ormai delle prese di pozione di principio.

Guardo al risultato politico e se una campagna, una manifestazione, una rivendicazione mi sembrano giuste e sacrosante mi associo e le sostengo senza che questo significhi dare carta bianca a questa o quella associazione promotrice.

Nel caso della campagna Love is right le associazioni promotrici Agedo, ArciGay, ArciLesbica, Certi Diritti, Equality Italia, Famiglie Arcobaleno, MIT sono interlocutrici di tutto rispetto.

Purtroppo però nel leggere il documento di rivendicazione non posso celare un senso di pochezza e approssimazione che le parole scelte nel comunicato mi trasmettono con la forza di un pugno in un occhio (ahia!).

La nota si apre con le lamentele nei confronti di un emendamento alla legge Mancino approvato da uno dei due rami del parlamento,  del quale non si entra nel merito, dando per scontato che tutte ne siano a conoscenza, rinunciando a informare, anche sommariamente.

Come se gli ammanchi di diritti per le persone lgbt si esauriscano con l'emendamento alla legge Mancino tradendo il provincialismo politico  e la pavidità di chi ha scritto il documento - e di tutte  le associazioni firmatarie che lo hanno accettato senza cambiarne il senso - che invece di chiedere banalmente 100 per ottenere 30 si accontenta, più realisticamente del re, di quel 30 e chiede 20...

C'è un passaggio nel testo che mi ha fatto cadere dalla sedia (ariahia!) quando si definisce la legge Mancino 
fondamentale strumento di contrasto a tutte le discriminazioni, indebolendo la tutela penale necessaria per tutte le minoranze previste nel provvedimento.
Ecco, questa mentalità minoritaria la trovo davvero superata e controproducente.

La legge Mancino non tutela le minoranze, ma considera reato penale la

Discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi (DECRETO-LEGGE 26 aprile 1993, n. 122)
Non si capisce perchè le persone discriminate in base a queste differenze dovrebbero essere considerate una minoranza cioè un gruppo di persone che nell’interno di uno stato si distinguono dalla maggioranza, secondo i casi, per la razza o per la lingua o per la religione, a cui s’accompagna molte volte una diversa coscienza nazionale (dizionario Treccani online).

Anche nel nel caso di una razza o una lingua o una religione queste caratteristiche diventano identificative di un gruppo solo nel momento in cui le si discrimina in base a questa presunta differenza, quindi è la discriminazione a unire non a fare gruppo identitario.

L'estensione della legge Mancino anche alle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere non riguarda la minoranza lgbt, perchè se l'omosessualità pura è una minoranza lo è anche l'eterosessualità, tutte le persone collocandosi nel continuum che va tra etero e omosessualità magari più vicine a uno dei due poli come insegna Kinsey.

Chiedere una tutela in quanto minoranza significa autoghettizzarsi nel recinto dorato della popolazione in via di estinzione, tra i Panda e le tigri bianche, riconoscendo così alla normatività etero la sua preponderanza e sminuendo le omosessualità (e la bisessualità) nei piccoli numeri dell'eccezione alla regola.

Questo modo di pensare è ottocentesco nei modi e novecentesco nella sostanza. Un modo di pensare vecchio, stantio e catto-omofobico.
Io non sono un handicappato che chiede l'abbattimento delle barriere architettoniche io sono un cittadino discriminato in base al mio orientamento sessuale che ha pari dignità e una diffusione identica anche nei numeri a quello etero in quanto entrambi diversamente bisessuali.

Le opzioni di default sono tre non una più due minoranze.

Chi non ha chiaro questo concetto deve farsi da parte e lasciare fare politica a qualcuna che ha le idee non solo più chiare ma anche più precise, più corrette, più politicamente efficaci.

Nel medioevo culturale nel quale il documento accusa il Paese di vivere ci vivono per prime le estenditrici del documento.

Non è purtroppo l'unico orrore concettuale contenuto nel documento.

Se la rivendicazione di 

uguaglianza di diritti, riconoscimento giuridico e sociale delle relazioni, la salvaguardia dell'integrità individuale, di coppia e collettiva.
è sacrosanta e condivisibile, questa non si esaurisce con  
un sistema di leggi che garantiscano le libertà, l'autodeterminazione, i diritti civili! Vogliamo una reale estensione della legge Mancino che contrasti la discriminazione omofobica SENZA SCONTI PER NESSUNO! 
Nè bastano le rivendicazioni successive, 
Il matrimonio egualitario per le persone omosessuali Altri istituti che tutelino le coppie di fatto lesbiche, gay ed etero Riconoscimento e tutela della genitorialità omosessuale Il cambio dei dati anagrafici senza l'obbligo di interventi di riattribuzione dei genitali per le persone transessuali La riscrittura della legge 40.
Manca in queste rivendicazioni un progetto culturale perchè senza una educazione della società tutta al rispetto delle differenze, nelle scuole, nei posti di lavoro, nei mass media, nessuna legge da sola può garantire un reale riconoscimento delle pari dignità.

D'altronde se le estenditrici del documento sono le prime a considerarsi una minoranza la pari dignità dov'è?


Non si tratta solo di una questione politica. Si tratta anche dei concetti e delle parole con i quali i concetti vengono diffusi.


Mi offende come cittadino come uomo e come gay quella frase discriminatoria corporativista e omocentrica (omofoba?) che rivendica
Il matrimonio egualitario per le persone omosessuali.
Primo perchè il matrimonio è lo stesso e non è un matrimonio per le persone omosessuali ma per le coppie dello stesso sesso che è ben altra cosa. 

Gli orientamenti sessuali sono tre e non due, come sanno bene famiglie arcobaleno che hanno tante genitrici che hanno avuto figlie da relazioni con partner dell'altro sesso (non a caso si riferiscono loro non come persone bisessuali ma come persone che hanno scoperto tardi la propria omosessualità).

Secondo perchè non è l'orientamento sessuale a impedire alle persone a sposarsi ma solamente l'assortimento sessuale della coppia.
Dare per scontato che due uomini che stanno insieme siano sempre e solo ed esclusivamente gay e non due persone che si amano E BASTA è tremendamente omofobico e discriminatorio.

Io sono una persona che ama e può amare una donna tanto da farci delle figlie e poi amare un uomo e volerne adottare altri senza che tra le due cose ci sia  contraddizione o costituire per questo una minoranza.

Gli aggettivi  usati nelle due rivendicazioni successive...
le coppie di fatto lesbiche, gay ed etero Riconoscimento e tutela della genitorialità omosessuale
..sono ambigui perchè non si capisce se siano usati nel loro significato letterale di dello stesso sesso o di sesso diverso o indichino un preciso orientamento sessuale.


Dire copie gay,  coppie lesbiche  e coppie etero dice una cosa (coppie dello stesso sesso o di sesso diverso) ma ne lascia intendere un'altra (coppie di froci e di lesbiche o di etero) discriminando così  le persone bisessuali CHE SONO L'UNICA MAGGIORANZA CHE ESISTE.

Se non si capisce questo nessuna rivendicazione sarà mai politicamente efficace;  finché questi o(e)rrori verranno commessi senza che nessuna li corregga non solo le cose non cambieranno ma non si potrà che andare a stare peggio.

Secondo queste solone del movimento lgbt io dovrei vivere col mio matrimonio per froci e le mie leggine di tutela in quanto minoranza.

Devono ammazzarmi prima che io rimanga in silenzio rispetto questa semplificazione criminale, devono uccidermi se non vogliono che combatta finché avranno questa posizione politica, fascista, omofobica, patriarcale e disgustosamente maschilista e sessista (SENZA SCONTI PER NESSUNO! si legge nel documento, con buona pace delle donne).

Sono stanco di questi errori, di questi vizi ideologici, di questa pavidità cattofascista, perchè siamo tutte un po' l'una e un po' l'altra cosa.

Eppure io il 7 dicembre in piazza ci sarò, perchè o organizzo una manifestazione altra, ma non ne ho né le forze né tantomeno il peso politico, o cerco di andare e fare sentire le mie critiche, le mie ragioni  e migliorare il migliorabile.

Perchè rimanersene a casa per preservare una propria verginità e purezza politiche è lo stesso errore che aprì questo Paese al fascismo, quello storico, che non ci ha mai abbandonato, come questo sciagurato documento dimostra amaramente.

E anche perchè chi è assente ha sempre torto.

Per cui esorto tutte a scendere in piazza anche se è Dicembre  e fa freddo e a rivendicare, emendare, protestare, altrimenti si fa come Mussolini che nella marcia su Roma arrivò comodamente in treno.

D'altronde non c'è peggior fascista di una compagna che si smarca dalla protesta perchè lei è di sinistra e continua a fare scelte elitarie con scarso, o nullo, peso politico.


Ci vediamo in piazza, sabato 7 dicembre alle ore 15 a Roma!






lunedì 11 novembre 2013

Tre orientamenti sessuali e due identità digenere. C'è chi rilancia ma non è nemmeno capace di un linguaggio in grado di riconoscere lo status quo!

Tre orientamenti sessuali, gay, lesbica e bisessuale e due identità di genere, maschile e femminile. Questo è lo status quo in campo affettivo e sessuale. C'è poi l'equazione trans che aggiunge una specifica (biologico, trans) alle due identità di genere disponibili, maschile e femminile.
Secondo la teoria queer però si dovrebbe allargare questo set e aumentare il numero delle identità di genere proprio in virtù di quella polarità biologico trans che permetterebbe di fermarsi a un punto qualunque della scala f m proprio come ognuno e ognuna di noi si ferma in un punto qualsia della scala degli orientamenti sessuali.
Ho smepre avuto dei dubbi su questa equiparazione perchè se è chiaro che un punto qualsia della scala Kinsey dice solo statisticamente se mi innamoro o vado a letto con persone del mio stesso sesso o dell'altro o di entrambe non riesco a capire che cosa indicherebbe il fatto che mi fermo esattamente a metà tra f e m oppure più vicino a f o più vicino a m. Se il sesso non è determinato dalla mia biologia da che cosa è determinato? e che cosa c'è tra f ed m?

Sono domande sensate alle quali ancora non ho ricevuto una risposta soddisfacente.

Si fa ancora fatica ad avere una visione completa della versione standard 3 +2.

La bisessualità è ancora giudicata con pregiudizio come una forma ambigua che non vuole scegliere tra uno degli altri due orientamenti sessuali considerati oppositori, nel senso che se ti piacciono le persone del tuo stesso sesso quelle dell'altro devono farti schifo e viceversa per cui una persona bisex è una che non vuole ammettere ...lo schifo per uno dei due sessi, con tutti i corollari e le retoriche del caso, così ci si scopre gay a 40 anni e mai bisex...

Per tacere delle disparità tra f ed m tra misoginia, maschilismo e patriarcato.

Una fatica che è chiarissima nello spazio che nella lingua italiana si riesce a dare a entrambi i sessi. Così in un lancio informativo del Mario Mieli dove si pubblicizza un incontro in cui si parla delle teorie (queer, ma il lancio non lo dice) che vogliono superare la 3 +2 si adotta un linguaggio squisitamente sessista (tranne un timido tentativo egualitario alla fine):



In verde ho marcato le espressioni corrette che annoverano entrambe le opzioni m ed f, in rosso (sono proprio la maestrina dalla penna rossa) quelle lasciate solo al maschile...

Se riusciamo a malapena ad annoverare il sesso femminile nei nostri discorsi e non solo per oggettive difficoltà della lingua, che, pure, ci sono, ma soprattutto per abitudine mentale come faremo a riconsocere anche gli altri sessi che qui tanto disinvoltamente si propone di ampliare?

E, soprattutto, cui prodest?

venerdì 8 novembre 2013

Inzia il Festival Internazionale del Film di Roma

Oggi inizia il Festival Internazionale del Film di Roma e il primo film che vedrò, alle 9.00 in anticipata stampa è l'opera prima

IL MONDO FINO IN FONDO (Italia,  2013) di Alessandro Lunardelli presentato nella sezione Autonoma e parallela Alice nella Città con Filippo Scicchitano (in foto) Luca Marinelli Barbora Bobulova Camilla Filippi Alfredo Castro Manuela Martelli Cesare Serra.
Il film racconta la storia di due fratelli uno dei quali è gay e arriva per amore fino a Santiago del Cile...

Leggerete del film sule pagine di gaiaitalia.com.

Se volete vedere il film le proiezioni ci saranno
8 Novembre, h.17:00 Sala Sinopoli PUBBLICO E ACCREDITATI
15 Novembre, h.17:00 Studio3 (replica) PUBBLICO E ACCREDITATI
Stay tuned!!!

giovedì 7 novembre 2013

Ancora su Simone uccisosi perchè omosessuale. Su un post di Franco Buffoni pubblicato sul sito del Mario Mieli.

Il post di Buffoni pubblicato sul blog del mario Mieli Gay's Anatomy è ineccepibile, e tutto quello che dice è condivisibile.

Beh, quasi tutto.

C'è una frase, scritta sicuramente per svista, o in un eccesso di zelo da riassunto, nella quale Buffoni riduce il suicidio di Simone a un suicidio commesso perché omosessuale.

Questa frase per Buffoni dovrebbe spiegare tutto.

Per me invece non spiega niente.

Perchè omosessuale significa che la causa del suo gesto è da ricercare nella sua omosessualità. Un fatto interno a Simone dunque.

Ora non voglio negare che ci sono tante persone che quando scoprono di essere omosessuali la prendono male e dunque possono arrivare anche a togliersi la vita perchè non sopportano la propria condizione

Perchè magari loro per primi pensano che l'omosessualità sia qualcosa di sbagliato. Se cresci in una società omofoba l'omofobia la puoi anche interiorizzare.

In ogni caso però la mala accettazione della propria omosessualità non si basa su una oggettiva caratteristica disabilitante dell'omosessualità ma sempre su una causa esterna, quello stigma sociale che agisce non solo come pressione sociale ma anche come educazione negativa che possiamo interiorizzare.

Nel caso di Simone poi il suicidio, come ha spiegato bene in un biglietto scritto prima di togliersi la, vita non è avvenuto perchè Simone era omosessuale e non lo sopportava più.
Simone è stato molto chiaro, ha scritto sono ga
y e vivo in una società omofoba dove gli omosessuali sono tagliati fuori da tutto.

A Buffoni bastava aggiungere due parole a quella frase.

Simone si è suicidato perchè DISCRIMINATO in quanto omosessuale.

Adesso è vero che Buffoni ha pubblicato il post sul blog del Mario Mieli (e Dario Accolla che oggi riporta il post sul suo blog cade dal pero e parla di scritto condiviso su facebook: eppure lui scrive per il blog del Mario Mieli quindi è impossibile che non conosca la fonte di quel post...) e quindi pensa che chi legge quel blog sa come vanno le cose.

Ma il messaggio contenuto nelle sue parole ha un significato letterale che è l'unica cosa che resta al di là del contesto comunicativo nel quale è stato detto, scritto, pensato e diffuso.

Chiunque legge che Simone si è ucciso perchè omosessuale non riceve solo una informazione sbagliata ma gli viene implicitamente confermata l'idea che un o una omosessuale si uccide per quello che è un debole un infelice, un diverso da tollerare e curare e non una vittima dell'odio e dello stigma omonegativi.

Scrivere che ci si suicida in perchè si è omosessuali significa fare dell'omosessualità una spiegazione autosufficiente lasciando intendere che se ti scopri frocio è comprensibile tu ti possa uccidere proprio come se scopri che hai un cancro incurabile, o che hai la sclerosi e finirai in carrozzina.

Scrivere che Simone si è ucciso perchè omosessuale vuol dire contribuire a far percepire l'omosessualità come una condizione debilitante di per sé mentre la causa è l'omofobia e l'omosessualità è la vittima di un odio feroce ed endemico.

Un lapsus che nessuno ha colto (non mi sembra almeno che nessuno ne  abbia scritto come ho fatto io) sul quale dobbiamo tutti e tutte chiederci d'onde.

Perchè finché dire o leggere che ci si uccide perchè omosessuali ci sembra una frase sensata (invece di spiegare che ci si uccide perchè si viene discriminati in quanto omosessuali) vuol dire che in fondo in fondo dentro di noi pensiamo che essere omosessuali sia comunque una sfiga pazzesca.


E infatti in molti e in molte si chiedono che cosa abbiamo mai da essere orgogliosi...


E se anche chi dovrebbe liberare la società dall'omofobia ne è così intrinsecamente portatore... l'omofobia regnerà indisturbata ancora per i prossimi 100 anni.

Ed ecco una risposta definitiva a chi continua ancora ad avaere dei dubbi sul matrimonio per le coppie dello stesso sesso...

Inzia il Festival Internazionale del Film di Roma. Non mancano i film a tematica lgbt...

...ne parlo nel mio primo articolo sul sito Gaiaitalia.com.

Buona lettura!

domenica 3 novembre 2013

Ancora omosessualità in The Mentalist

Nell'episodio della serie tv americana The Mentalist andato in onda il 27 ottobre scorso (The Red Tatoo, quinto episodio della sesta stagione) si parla della relazione tra un allenatore e un giovane ragazzo che andava avanti da anni, da quanto il ragazzo era ancora minorenne.

Non vediamo la loro relazione non li vediamo nemmeno mai davvero insieme. Tutto è ricostruito nel finale dell'episodio da Patrick Jane il protagonista della serie.

La relazione tra il ragazzo  e l'uomo è un espediente narrativo che sfrutta la sorpresa del pubblico (e degli altri investigatori\trici del telefilm) che non ha pensato subito al fatto che i due invece di essere amici o soci in affari potessero essere amanti.

Fin qui niente di male.

Sorprende però come una relazione nata in condizioni delicate, quando uno dei due era un minore, (Jane sottolinea che si trattava di una relazione consensuale da parte di entrambi) durata per anni, quindi basta su un sentimento e non sull'occasionale passione dei sensi  sfoci così facilmente nell'omocidio.
Il ragazzo giovane, e ormai maggiorenne, sospettando che il suo fidanzato lo abbia rimpiazzato con qualcuno più giovane di lui (non lo porta con sé a delle gare sportive in trasferta) pensa bene di ricattarlo minacciandolo di far sapere della loro relazione quando lui era ancora minorenne.

Ricatto non perché il giovane vuole ancora avere una storia con lui ma per del vile denaro...
L'uomo ricattato che, pure, ha intessuto col ragazzo una relazione durata anni, cosa pensa di fare? Di ucciderlo a sangue freddo (nel flashback vediamo gli schizzi di sangue).

In questa narrazione non ci si preoccupa di spiegare come si è passati da un amore duraturo al ricatto e all'omicidio.
Le storie tra uomini non durano e se durano possono finire con il ricatto e l'omicidio così, senza soluzione di continuità.

Si fosse trattato di una relazione tra un uomo e una donna si sarebbe sentita la necessità di spiegare meglio il decorso della relazione amorosa.
Se la storia è tra due due uomini il torbido che evidentemente quella relazione porta con sé consustazialmente  basta per giustificare lo scartamento dall'amore al ricatto e all'omicidio a sangue freddo. Ed ecco come si possono utilizzare dei personaggi gay per raccontare una storia esagerata fregandosene delle ripercussioni che questi personaggi pososno avere sull'immaginario collettivo mediatico contribuendo a uno stigma già di per sé feroce e mefitico.

Complimenti a Eoghan Mahony che ha firmato la sceneggiatura.


Lettera aperta a Domenico Naso.

Leggo una sua lettera aperta pubblicata dal Fatto quotidiano  nella quale lei critica il passaggi di un'altra lettera, scritta da Carlo Gabardini e pubblicata su Repubblica della quale lei riconosce la bellezza perché lancia un messaggio di speranza e di ottimismo a chi, gay o bisessuale, vive la propria condizione con sofferenza, disagio e dolore.
Ma è sbagliato, fortemente sbagliato, un passaggio: “Essere gay è bellissimo”. No, non lo è. Essere gay è normale, non bellissimo. Ed è questo il concetto che deve passare in un paese omofobo come l’Italia.
Vorrei farle notare l'omonegatività del suo assunto: il disagio, la sofferenza o il dolore che provano le persone non etero non dipendono dalla propria condizione come pensa lei, bensì dalla pressione sociale dello stigma che fa percepire l'omosessualità come fa lei come una condizione (con un termine ottocentesco), come una minoranza (quando, lo diceva Kinsey più di 50 ani fa, siamo tutti e tutte diversamente bisex...), insomma come un problema oggettivo e non come una opzione di default della sfera sessual affettiva delle persone.

Se i gay, le lesbiche e le persone bisex soffrono è sempre  a causa di qualcun altro (qualcun altra)  non per una loro oggettiva condizione come lascia intendere lei con le sue infelici parole.

Le sfugge poi il senso politico della frase essere gay è bellissimo che è la reazione più che spontanea e legittima di chi risponde con orgoglio a chi pretende che l'omosessualità sia di per sé indice di un disordine morale inaccettabile (come pretende la chiesa) sia una malattia da curare (come è stato fatto anche in Italia ancora nel 1974 quando Giovanni Sanfratello il ragazzo di  Aldo Braibanti venne sottoposto a elettrochoc e coma insulinici per curarlo dall'omosessualità).

Solo chi ignora quale sia il portato dell'omonegatività del nostro Paese può minimizzare con disinvoltura come fa lei su una reazione di orgoglio e di entusiasmo che nasce come risposta positiva allo stigma.

Quello che lei fa derivare da quella frase di orgoglio reattivo allo stigma è nella sua mente e non certo nella frase né nelle persone non etero.

Dire che essere gay è bellissimo non significa certo asserire la superiorità dell'omosessualità o la sua divinizzazione (?!) come pretende lei.

Accusare di equivoco narcisistico chi cerca di rimanere a fronte alta nonostante le ingiurie, le percosse, le aggressioni fisiche e verbali, le opinioni che descrivono l'omosessualità come malattia, depravazione, perversione morale,  non solo è ingiusto ma è squisitamente omfobico.

Lei pretende che di fronte a una omofobia feroce non si possa reagire nemmeno dicendo che essere gay è bello.

Essere gay sarebbe normale ma così non è grazie anche a persone come lei che trovano fastidioso che se qualcuno ci dice che siamo malati noi reagiamo con il sorriso e diciamo non è una malattia è una cosa bellissima.
Nemmeno reagissimo violentemente e chiudessimo la bocca all'omofobo a suon di calci e pugni come gli omofobi fanno con noi.

Il suo pregiudizio è davvero intollerabile e dimostra ancora di più la necessità di affermare di fronte a una intolleranza che abita anche la mente di chi pretende di tollerarci che essere gay è bellissimo.

Se ne faccia una ragione, caro omofobo!

I funerali di Simone: la responsabilità per la sua morte è sempre altrove.


Giovedì 31 Ottobre si sono svolti i funerali di Simone, il ragazzo ventunenne che si è tolto la vita in segno di protesta per l'omofobia della società italiana che lo discriminava.  

Funerali cattolici, in chiesa.

Quella chiesa che dell'omosessualità, nel suo catechismo, dice:
le relazioni omosessuali [sono] gravi depravazioni,  la Tradizione ha sempre dichiarato che "gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati".
I neretti sono miei. Potete leggere il passo integrale in fondo al post.

Questo passo del Catechismo fa della chiesa uno degli agenti di creazione e propaganda dell'omofobia.

Tra le mani che hanno spinto Simone giù da quel terrazzo quelle delle chiesa sono le prime.

Non mi interessa sapere se Simone avrebbe gradito il funerale cattolico o no.

Ci sono moltissimi froci che schizofrenicamente vanno in chiesa o si sentono cattolici anche se la chiesa li tollera e solo se sono casti.

D'altronde i funerali servono ai vivi  non certo ai morti, che non ci sono più.

Però predicare l'accoglienza e gridare contro la discriminazione proprio da una delle sedi della prima Agenzia che crea e diffonde omofobia ha in sé oltre che un che di macabro, di disgustoso, di profondamente ingiusto, anche un che di grottesco.

Pensate ai figli e alle figlie che affidiamo alle parrocchie, dove si organizzano corsi di danza, musica, arte (mentre lo Stato e le istituzioni laiche latitano) e dove viene insegnata loro la propaganda omofoba (misogina, misoneista, antidemocratica, patriarcale, etc etc), nemmeno perchè i genitori e le genitrici credono in quella propaganda ma perchè è tradizione.

Non bastano leggi contro l'omofobia.

C'è bisogno di un cambiamento culturale. E quello non lo compiono le leggi. Le leggi possono dare solo direttive generali.

La società la cambiano solo  le persone.

E per cambiare davvero le cose dobbiamo impedire alla chiesa di fare danni.

Ma per farlo dovremmo chiudere tutte le parrocchie, tutti i centri cattolici, tutti questi covi di fanatici e fanatiche che mangiano il corpo e bevono il sangue del figlio del loro dio per guadagnarsi la vita eterna e intanto discriminano e istigano al suicidio.

Il funerale di Simone in chiesa non serve a Simone, serve alla chiesa per rifarsi una verginità di non omofobia.

Così il parroco omofobo (chiunque militi in una agenzia che ha nel suo catechismo delle parole di discriminazione per le persone omosessuali le accetta e ne diventa diffusore) hanno avuto il fegato di dire:
Pur con l'amore della sua famiglia  Simone non è riuscito a superare le fatiche e le difficoltà della vita quotidiana, nonostante i suoi valori forti e i suoi principi. Pensiamo a quanto potesse stare male, a quanto forte fosse il suo disagio che nessuno è riuscito ad ascoltare e comprendere. (repubblica)
Quello che il parroco si guarda bene dal dire che parte del disagio di Simone era provocato proprio dalla non accettazione della sua famiglia che viene invece presentata come famiglia amorevole. 
Che il disagio era causato dalle parole dure di critica del catechismo della chiesa cattolica, o di quante e quanti relegano l'omosessualità a una questione privata della camera da letto da non ostentare o esibire.


Serve anche ai genitori di Simone per smarcarsi da quella cultura del silenzio cui avevano costretto il figlio che temeva le loro reazioni (non sappiamo con quanto fondamento) tanto da averlo indotto a non dichiararsi con loro.

Quanta differenza tra le parole del padre di Simone (che poi non sono sue ma quelle di una lettera di sua figlia Ilaria, sorella di Simone) e quelle della madre di Bobby Fischer...

Manca a questo padre (e alla sorella di Simone)  l'onestà intellettuale di dire non sapevo che le convinzioni nelle quali ero stato cresciuto potessero discriminare al punto tale da non lasciare spazio alcuno per nessuna manovra che non fosse quella di uscire dall'agone e togliersi la vita.
L'onestà intellettuale di chi, avendo sbagliato per tutta la vita, si accorge degli errori commessi e chiede scusa.

Invece il padre di Simone, calpestandone la dignità umana si erge a genitore attivista, che ha sempre saputo, e combattuto a fianco del figlio contro lo stigma discriminante e si permette di dire Chi è bersaglio della società ha bisogno di avere fiducia in sè stesso e saper chiedere aiuto omettendo di dire che lui quell'aiuto al figlio non è stato capace di darlo, che lui era uno dei tanti anonimi ma ferocemente presenti autori della discriminazione, dello stigma.

Tutte le persone che sono convenute in chiesa erano lì per auto assolversi e declinare la propria responsabilità per la morte di Simone, una responsabilità che ci inchioda tutti e tutte, senza esclusione, ogni volta che non protestiamo per un titolo di giornale discriminatorio, ogni volta che non interveniamo quando frocio o lesbica vengono usate e considerate come parole offensive, ogni volta che una istituzione, una personalità politica, una persona in tv discrimina gli uomini e le donne in base al loro orientamento sessuale.

Le persone che erano in chiesa si sono autoassolte facendo di Simone un diverso che soffriva come ha scritto nella lettera* letta dal padre sua sorella Ilaria, delle parole infami (Sentirsi diversi non è bello per nessuno ma per fortuna ci sono persone accoglienti che danno conforto a chi è in difficoltà) che fanno di Simone non la vittima di una società feroce ma un'anima fragile, spaurita e diversa.  Arrivando a mentire quando afferma che La tua famiglia non ti ha mai lasciato solo e ti ha appoggiato in tutte le scelte.

Ed ecco che i carnefici, le carnefici, diventano le persone che accolgono.





*C'era una volta un anatroccolo, dal corpo fragile, diverso dagli altri, perseguitato da tutti. L'anatroccolo vaga senza meta, debole e inferiore, è brutto ma buono e diventerà un cigno bellissimo. Un viaggio triste ma positivo, l'anatroccolo conserva la sua identità. Te la ricordi Simone, era la tua favola preferita. Sentirsi diversi non è bello per nessuno ma per fortuna ci sono persone accoglienti che danno conforto a chi è in difficoltà. Mi dicevi vado per la mia strada e sono fiero di me. Anche nei momenti in cui hai lottato in silenzio e con coraggio per affrontare la paura del mondo, sempre col sorriso e l'umiltà. Prima di aprire le porte contavi fino a 10 prima di uscire e andare a combattere contro le ingiustizie e incoerenze della gente. La tua famiglia non ti ha mai lasciato solo e ti ha appoggiato in tutte le scelte. Hanno detto e scritto che eri solo ma non è vero, sei stato tu a combattere proprio con la tua famiglia per la giustizia e la verità, quando ci hai raccontato della tua omosessualità. Il tuo sogno si stava realizzando. Ogni giorno ti vengo a trovare lì da dove ti sei lanciato nel vuoto. Ma si riempie il cuore a vedere che sei nell'animo di tutti, adulti e bambini. Chi pensa che eri un ragazzo fragile sbaglia: sei portavoce di un nucleo collettivo. Il messaggio è arrivato, Simone, ti posso assicurare, ci sei riuscito alla grande. Con questo gesto hai fatto capire che chi è in difficoltà ed è un bersaglio della società deve chiedere aiuto e trovarlo. Grazie per essere stato un bravo fratello e un grande figlio. Con i miei occhi lucidi prego per te. Ti vogliamo tanto bene». Un lungo applauso attraversa la chiesa di S.Giustino. Papà Fabio aggiunge, con straordinaria compostezza e dignità, nel dolore: «Lui sarà sempre la mia sentinella, e io sentinella per lui. Porterò il suo messaggio in tutto il mondo, lui mi darà la forza. (fonte il tempo)


Castità e omosessualità

2357 L'omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un'attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, 238 la Tradizione ha sempre dichiarato che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati». 239 Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.

2358 Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.

2359 Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.
(fonte Il catechismo della chiesa cattolica i neretti sono miei)

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venerdì 1 novembre 2013

Corlazzoli guarda che la parola omofobia nei dizionari c'è! Sull'enensimo post omofobo di Alex Corlazzoli sul suo blog su Il fatto quotidiano

Corlazzoli non è nuovo ai lettori di questo blog.

Stavolta un suo post, come al solito pessimo, apparso sul suo blog pubblicato nel sito del Fatto Quotidiano  ci serve come esempio per tastare il polso al paese come cartina al tornasole per spiegare ai quanti e alle quante ne hanno purtroppo ancora bisogno cosa sia l'omofobia.

Nel suo post Corlazzoli  prima mente sulla difficoltà di trovare sui dizionari la parola omofobo.

Mente perchè omofobo è registrato in Zanichelli 2009 (agg., s.m), in GRADIT (VII vol.: agg., s.m.) e in Treccani (s.m.), (fonte accademia della crusca).

Mente anche perchè se nelle edizioni precedenti dei dizionari omofobo non c'è, ma c'è omofobia, registrata in tutti i dizionari consultati (Sabatini Coletti 2008, Zingarelli 2009, Devoto-Oli 2009, GRADIT, Treccani) (fonte sempre accademia della crusca).

E da omofobia è facilmente derivabile la definizione di omofobo...

Ma non è l'unico momento in cui nel post Corlazzoli fa il finto tonto.

Omofobia che c'è addirittura nel mio Zingarelli del 1994 è definita, già allora,  come: Avversione per l'omosessualità e gli omosessuali.
Avversione
cioè Viva ostilità  (sempre dal mio Zingarelli 94).

Corlazzoli invece continua a fare il finto tonto e riporta la definizione strettamente etimologica in base alla quale è stato coniato il termine:

omofobia ovvero la paura irrazionale, assurda nei confronti delle persone omosessuali
e dà questa definizione en passant mentre si chiede, basendo, come mai la parola non sia registrata nei dizionari...

Fa il finto tonto perchè se fosse filologo fino alla fine dovrebbe definire omofobia come paura irrazionale di ciò che è uguale (omo) o dello stesso sesso (se si intende omo come abbreviazione di omosessuale) e non, come fa lui, come la paura irrazionale, assurda nei confronti delle persone omosessuali.

Omosessuale infatti filologicamente significa dello stesso sesso  e non già persona gay o lesbica.

Definire l'omofobia non come una avversione, cioè come abbiamo visto,come una viva ostilità ma come paura irrazionale e ridicola minimizza non solo sull'omofobia ma anche su chi è omofobo e omofoba.

Gli omofobi e le omofobe non sono persone vittime di omofobia cioè colpite da una paura irrazionale e assurda che subiscono e non agiscono sono persone invece che discriminano sapendo di discriminare, perchè l'ostilità è un atto o un comportamento da nemico (sempre il mio Zingarelli 94) una cosa che si fa con l'intenzione di fare insomma.

Basta vedere il richiamo al diritto alla libertà di espressione cui si sono rifatti gli omofobi e le omofobe nel nostro parlamento.
Una malattia non è una opinione... Non lo è nemmeno una paura irrazionale.

Cercando online si può trovare una storia approfondita della nascita del termine e del suo vero significato.
Oppure si possono trovare definizioni più qualificate come quella riportato dalla sezione giustizia del sito della Commissione Europea (non proprio il blog di un maestro insomma...) che definisce l'omofobia come

a mixture of negative attitudes and feelings towards lesbian, gay, bisexual and transgender (LGBT) people.
un miscuglio di atteggiamenti e sentimenti negativi verso le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT)
Specificando subito dopo che 
It is an unacceptable violation of human dignity and it is incompatible with the founding values of the EU.
Si tratta di un'inaccettabile violazione della dignità umana ed è incompatibile con i valori fondanti dell'Unione Europea.
Altro che paura irrazionale!
Se Corlazzoli non ha le idee chiare lui per primo come può spiegare checchessia alla sua classe?

La parola va, riconosciuto, ha un etimo infelice e andrebbe forse sostituita con una più precisa e meno facilmente (furbescamente?) fraintendibile.

Soluzione alternative ce ne sono diverse (una di queste è omonegatività) ma nessuna veramente efficace e, soprattutto, nessuna che si sia diffusa come omofobia.

In ogni caso basta sapersi intendere.

Ora bisogna riconoscere a Corlazzoli la stessa furbizia di tutte le persone che discriminano per razzismo, maschilismo, sessismo e omofobia: proprio mentre dicono di rispettare la categoria discriminata in realtà la stanno discriminando.

L'esempio più eclatante è poche righe più sotto nello stesso articolo quando Corlazzoli se ne esce con un delirante
Dobbiamo parlarne a scuola, dovremmo aprire le nostre classi a persone omosessuali che possano portare la loro esperienza, che possano raccontare che sono costrette a migrare in Svezia per potersi sposare. Come Giovanna che quest’estate a Stoccolma mi ha raccontato di avere una moglie e due bambine a cui l’Italia non riconosce nemmeno il cognome.
Gay lesbiche e bisex come i Mufloni. A scuola non ci sono e per farli vedere alle classi delle nostre scuole bisogna portare gli e le studenti allo zoo.

Corlazzoli dimentica (o fa finta di ignorare) che i gay e le lesbiche, le persone bisessuali e trans SONO GIA' NELLE NOSTRE SCUOLE proprio come nella società intiera e vengono quotidianamente discriminate  e costrette all'invisibilità proprio da atteggiamenti omofobici come quello di questo maestro deficiente (lui che è così attento alla filologia non si offenderà perchè conosce il vero significato dell'aggettivo) che crede che il problema si risolva facendo entrare queste strane creature a raccontare il loro vissuto di discriminazione.

Per trovare le vittime dell'omofobia caro Corlazzoli basta guardare nelle tue classi dove giovanissimi e giovanissime che si affacciano alla vita e costruiscono la propria identità sono costretti dagli omofobi come te a pensare che le omosessualità, la non eterosessualità,  non sia una normale opzione di default ma una eccezione, un accidente, da tollerare e difendere come si difendono i Panda in via di estinzione.

Tra l'altro caro maestro deficiente la Svezia fu il quinto paese europeo a riconsocere il matrimonio egualitario nel 2009 dopo Olanda, Belgio, Spagna e Norvegia, e, oggi, si sono aggiunti anche Francia e Inghilterra.

L'ultimo affondo questo omofobo furbetto e surrettizio lo fa quando relega la lotta all'omofobia all'educazione sessuale:
Forse è arrivata l’ora che il ministro dell’Istruzione prenda chiaramente posizione e introduca finalmente, come in molte altre nazioni d’Europa (Francia, Germania, Svezia, Finlandia) l’educazione sessuale nei programmi didattici fin dalla scuola primaria senza relegarla in qualche pagina del libro di scienze o alla buon senso del prof di religione.
Forse sarebbe ora che il ministero dell'Istruzione sollevi dall'incarico persone male informate e piene di pregiudizi come te caro Corlazzoli che dsicrimini - anche se affermi surretiziamente di fare il contrario - facendo dell'omosessualità che riguarda la sfera affettiva e sentimentale una mera questione sessuale da mettere tra la profilassi delle malattie sessualmente trasmissibili e l'aborto.

Tutto questo è omofobico, è omofobia pura, che non è affatto  una irrazionale paura ma un atteggiamento ostile e nemico.
Un clima culturale diffuso anche da chi a parole pretende di spezzare una lancia in favore dell'omosessualità e così dicendo non fa che discriminare, minimizzando sull'omofobia e relegando l'omosessualità una questione di sesso.