sabato 16 febbraio 2013

Omonormatività e imperialismo gay. Su un irricevibile omolesbofobico post di Jamila Mascat pubblicato sul blog Marginalia:

Purtroppo mi è capitato di leggere un post, pessimo, su Marginalia, un blog amico, che lego sempre con molta attenzione, e che, a dire il vero, raramente si occupa di questioni lgbt - non è un velato "rimprovero" ma solo una constatazione anche io qui su elementidicritica mi occupo poco di questione femminile, lo faccio sul mio altro blog...- mi è capitato di leggere, dicevo, un post che partendo da queste considerazioni arriva ad accusare il movimento lgbt di omonormatività e imperialismo gay.

Non vomitate subito, cerchiamo di vedere prima come l'autrice del post arriva a questa accusa.


Il post pubblica, in traduzione italiana dall'originale francese, presumo, un intervento scritto da Jamila M.H Mascat dal titolo Coming Out nel quale, come anticipa l'autrice del Blog che ce lo propone, dopo averlo tradotto (presumo sempre io) A partire da una quasi-cronaca della manifestazione organizzata a Parigi dall' Inter-lgbt il 27 gennaio scorso, Coming out affronta luci e ombre del dibattito sul cosiddetto mariage pour tous, invitando "ad immaginare altro e meglio".

Già gli aggettivi utilizzati tradiscono il giudizio negativo sull'estensione del matrimonio. Il cosiddetto, biosgna immaginare meglio e altro insomma questo matrimoni non s'ha da fare sempra dirci Enza Perilli in arte Marginalia.

Il post è molto lungo e vi invito a leggerlo per conto vostro. Qui cercherò di individuare alcuni punti nodali che fanno di questa donna (Jamila, non Enza) una omofoba tout-court.

Dunque cosa dice Jamila?

Parlando di matrimonio Jamila accenna al fatto che viene invitata sia a quelli civili che a quelli religiosi e che ne ama il cerimoniale che è più quello religioso che civile (si parla di promesse che non ci sono nel matrimonio civile almeno non in Italia) e più quello protestante che cattolico, il lancio del bouquet, le promesse, appunto, che abbiamo visto in tanti film americani...
In Italia il bouquet si conserva...

Insomma Jamila confonde le acque e con la scusa dei matrimoni cui presenzia equipara quello religioso a quello laico compiendo un falso ideologico perché in nessuna rivendicazione lgbt si richiede l'estensione del matrimonio religoso... A Jamila preme sottolineare che chi si sposa non lo fa per una sostanza ma per una cerimonia.
Non critico tanto questo modo di vedere critico la maniera surrettizia con cui Jamila porta il discorso su questo livello senza dirlo apertamente ma con un falso tono colloquiale che usa dei termini irricevibili.
Jamila usa infatti un linguaggio sessista per esempio dice che fa sempre il regalo agli sposi, al maschile.
Per un blog attento al sessismo non c'è male...

Sessista o, meglio, patriarcale e maschilista, sono anche i verbi che Jamila usa come quando dice
Al bouquet non ci tengo, ma le promesse mi fanno impazzire, sarà quell’ostinata invocazione d’eternità che prova a fottere l’intermezzo del tutti-i-giorni, o forse solo il pensiero della cattiva sorte che mi rattrista. (il neretto è mio).

Fottere è verbo così squisitamente maschilista che quando l'ho letto in un blog dal quale ha appreso molto sul sessismo un altro po' cado dalla sedia.

Tutto il frasario di Jamila è maschilista:

Gli ho chiesto di sposarmi soltanto una volta, nel 2005, quando per motivi urgenti e spiacevoli sembrava che fossi costretta a partire per l’Arabia Saudita, e non avrei potuto farlo senza accompagnatore. Avrei avuto bisogno di un marito. Poi non se ne è fatto più niente di quel viaggio né di quel matrimonio. Sono tradizionalista, dicono le mie amiche più libertine e le mie compagne più liberate. In effetti, per esempio, finora non ho mai fatto una cosa a tre.
La liberazione delle donne per Jamila passa dunque per un libertinismo sessuale promiscuo e da orgia.

Ancora complimenti a Marginalia per ospitare un intervento così friendly nei confronti delle donne più liberate...

Jamila è maschilista ma molto abile e conosce bene le strategie retoriche del discorso.

Quindi prima di
affondare i suoi fendenti su chi richiede l'estensione del matrimonio riconosce (cioè finge di farlo) la legittimità di questa richiesta.


Parlo dal punto di vista di chi dispone di un privilegio etero, come mi è stato fatto notare spesso negli ultimi tempi. Lo so, e sono così privilegiata da poter decidere perfino di potermene non servire, sapendo che in caso di emergenza, lui, il privilegio, in fondo sta là, da usare se mai ce ne fosse bisogno. Di buoni motivi per sposarsi non ne vedo, se non certo proprio tutte quelle ottime ragioni messe in campo dal movimento lgbtq durante la campagna pro mariage, cioè tutti quei diritti sociali e di cittadinanza che dipendono da questo tanto conteso diritto civile.(i neretti sono miei)
Ed ecco la semplificazione ideologica che passa nel cavallo di troia dell'apparente riconoscimento della legittimità della richiesta di estensione di un diritto mancato: lei di motivi per sposarsi non ne vede se non  i diritti sociali così li chiama.

E qui si compie il primo scippo.

Jamila pretende che si richieda l'estensione del matrimonio per i diritti sociali che sono dei privilegi.
Privilegi che per lei non derivano dallo status di coppia ma da quello di singoli.

Su questo ha perfettamente ragione: perchè due amici che vivono insieme non possono avere gli stessi diritti amministrativi di una coppia di donne di uomini o mista in fatto di eredità, subentro nel contratto di locazione, etc?

Infatti ci sono delle leggi, come i pacs, che dirimono la questione. E lei che è francese dovrebbe saperlo bene visto che i pacs in Francia ci sono dal 99.
Le persone pacsate non sono necessariamente amanti, possono anche essere amiche e solidali.
Perchè allora si può pacsare solo una coppia e non tre o cinque persone?

Perchè i pacs non sono nati per restituire alle coppie dello stesso sesso parte dei diritti negati ma per tutelare le coppie di sesso diverso che pur potendo non si sono sposate.

Ma proprio in virtù de fatto che queste persone qualunque ne sia il motivo non hanno usufruito del matrimonio che tra le altre cose garantisce anche questi diritti si è esteso l'effetto dei pacs anche alle coppie dello stesso sesso e alle coppie di amici.


Nei pacs è vero i diritti amministrativi del matrimonio svengono trasferiti ancora in base al fatto che si è una coppia. Trasferire questi diritti alle singole è una rivendicazione sacrosanta che però non ha nulla a che fare col l'estensione del matrimoni che intraprende il cammino opposto. Il cammino di chi chiedendo che la sua unione venga riconosciuta pubblicamente e dallo stato si sente rispondere che più accedere ai diritti da singolo perchè la sua unione non è famiglia.

Non sono i diritti amministrativi che le persone in coppia dello stesso sesso vogliono quando chiedono l'estensione del matrimonio. Affermarlo non vuol dire semplificare le cose ma vuol dire affermare il falso.

L
'estensione del matrimonio non serve ad acquisire gli stessi privilegi delle coppie etero(=di sesso diverso) come pretende Jamila.

Se il motivo per cui lo si richiede fosse quello dei vantaggi amministrativo- economici basterebbe a queste coppie andare da un notaio (come infatti molte coppie hanno fatto). Questi sono i consigli che in Italia dà la destra di Fini o posto alle strette qualche prelato illuminato del Vaticano.

Insomma non sono argomentazioni gayfriendly quanto piuttosto reazionarie e omofobe, com'è possibile che Vincenza non se ne renda conto?

L'estensione del matrimonio serve soprattutto a legittimare le unioni omosessuali(=tra persone dello stesso sesso) a dire che anche due donne e due uomini in coppia che si amano e fanno sesso sono importanti per la società e contribuiscono alla crescita allo sviluppo e al benessere della società tanto quanto le coppie di sesso diverso.

Solo una vulgata naif del marxismo può leggere la richiesta del matrimonio come accesso ai privilegi economico-amministrativi delle persone etero. <

La vulgata di chi fa teoria sulla pelle e sulla vita di tante famiglie ognuna con una storia diverse, come anche lettrici e lettori di questo blog hanno raccontato.

Jamila fa finta di ignorare che la rivendicazione riguarda il riconoscimento pubblico e dunque di Stato sulla legittimità di queste unioni.

Ci si sposa per far sapere al mondo, pubblicamente, e per riconoscimento statale  che Alessandro ama Francesco col quale fa anche l'amore.

Ma Jamila che aborre il matrimonio deve cercare di rederlo inutile a tutti i costi e per farlo applica una logica che farebbe inorridire Aristotele: 

Proprio perché è un privilegio, dico: non estendiamolo, piuttosto smontiamolo, liberiamocene.
Per essere onesti e chiari.
Io personalmente non amo il matrimonio.
Non ci tengo a sposarmi.
Non solo perchè non c'è nessuno che vuole sposarmi all'orizzonte (chissà...) ma perchè non mi interessa il matrimonio.
Eppure so che ci sono molte persone che vorrebbero sposarsi e che non possono.
E questa è una discriminazione contro la quale politicamente lotto.

Non è che siccome io personalmente non amo il matrimonio dico e duqnue non devi amarlo nemmeno tu.

In ogni caso che io non ami il matrimonio o meno è irrilevante perchè anche se lo amassi non potrei sposarmi. 


Allora lotto anche per me per il diritto di dire no al matrimonio potendo scegliere se sposarmi o no. Altrimenti sembra che non lo voglio perchè non lo posso avere.
Il matrimoni non è l'uva e io non sono la volpe.

In ogni caso che una donna etero che dunque ama gli uomini e che se vuole può sposarsi anche se non lo fa, venga a dire a me, che non voglio sposarmi ma che se pure lo volessi non lo potrei fare e dunque rispetto lei sono un cittadino di serie b, che devo rinunciare al matrimonio perchè possiamo andare oltre al matrimonio, beh scusare ma mi sembra un'enorme presa in giro.

E' come dire a un ragazzino del Biafra ostentando una bistecca che non si mangia perchè si è, che so, vegani, bambino cattivvo che vorresti la bistecca (ma non la puoi avere) non mangiare la carne ci sono altri cibi meno indigesti non pensi a quei poveri animali che muoiono? .

Bella presa in giro no?  Matriarcale, patriarcale, sadica, e schiofsamente moralista diq uel moralismo scifoso da comunisti anni cinquanta che epuravano le donne dal partito perchè intessevano relazioni al di fuori del matrimonio o avevano un orientamento sessuale omosex...

Ma dove vuole arrivare Jamila?

A una riconfigurazione giuridica che permetta di attribuire diversamente quegli stessi diritti vincolati ora al matrimonio.
Jamila manca completamente la questione dei diritti mancanti e appronta una strada in cui i diritti individuali dovrebbero essere riconosciuti a tutte e tutti senza la clausola del more uxorio. 

Facciamo uno sforzo immenso di immaginazione e pensiamo a unioni che possano assumere la forma che meglio credono ed essere legittime per questo. Pensiamo che io, mio padre, la mia prozia e la sua fidanzata possiamo fare famiglia.
Giusto e vero. Ma anche Stefano e Federico che si sono sposati a New York fanno famiglia.  Solo che sono dovuti andare negli Stati Uniti per vedersela riconosciuta pubblicamente. E siccome in nessun modo il matrimonio può essere cancellato per le coppie etero che se vogliono continuano a sposarsi dire alle coppie omosessuali non chiedete il matrimonio chiedete di più significa perpetrare solo sulla loro pelle una discriminazione che a Jamila non toccherà mai perchè lei può sempre sposarsi anche se non lo fa.

Insomma da un lato Jamila si illude di ammantarsi della stessa santita ascetica di chi è vegetariano perché rinuncia di sua sponte al matrimonio dall'altro si comporta terroristicamente come gli uomini che discettano di aborto decidendo su un copro che non è il loro. Jamila decide della vita di famiglie che non saranno mai la sua visto che lei è etero.

Immaginiamo che tre donne che si amano possano fare famiglia perché si amano, e nel modo in cui scelgono. Pensiamo a due uomini e due donne che possono crescere una bambina e insieme fare famiglia. Pensiamo anche che un collettivo di individui legati da pratiche e rapporti affettivi, o un gruppo di conviventi o semplicemente singoli che condividono relazioni di cura e solidarietà possano disporre dei diritti di famiglia.
E qui, di nuovo, Jamila fa un uso retorico molto furbo del termine famiglia dandone un significato più ampio.
Perchè io con alla mia  prozia voglio bene ma non ci faccio l'amore.
Io faccio l'amore con Francesco e lo Stato non mi permette di sposarmi con lui perchè siamo due uomini.

Ignorando la necessità della legittimazione delle unioni di persone dello stesso sesso Jamila dimostra di ignorare una disperata necessità che lei non può capire perchè a lei non capiterà mai di venire picchiata perchè va in giro mano nella mano col suo compagno\fidanzato\uomo\marito.
Eppure in quanto donna Jamila dovrebbe capire la discriminazione del patriarcato che vive sulla propria pelle... ma la solidarietà di classe evidentemente non le appartiene.


Questo modo minimizzante e matriarcale di sminuire e criticare una sacrosanta rivendicazione politica mi ferisce e mi fa arrabbiare mettendo alla prova la mia feminifilia, inducendomi in tentazione di essere anche io almeno una volta nella mia vita maschilista e liquidare queste considerazioni come farebbero tanti maschietti con meno scrupoli di me.
La mia è una boutade naturalmente che spero mi comprenderete leggendo il resto dello scritto di questa donna sciagurata.


Dopo aver messo alla berlina l'amore di Franesca e Luciana  contrapponendogli quello di Alessio e la sua prozia arriva il fendente, ecco l'affondo delirante e matriarcale con cui Jamila liquida il movimento lgbt in una maniera disumana:

Qualche giorno fa su Le Monde si parlava, forse per la prima volta, di omonazionalismo e imperialismo gay. Due espressioni anche un po’ cacofoniche, davvero. Suona molto meglio “favolosità”, che è sempre stata una delle parole d’ordine del movimento transqueer (delle cui rivendicazioni, per inciso, mi sembra che non ci sia granché traccia nelle piattaforme dei gruppi pro-mariage, ma potrei sbagliare).
L'ironia sottile del camp la può usare solo una persona omosessuale altrimenti si incappa in orrori omofobici come questa considerazione di Jamila che non si accorge del sottile maschilismo con cui certi uomini iperbolizzano la loro idea di femminino nel parlare di se stessi al femminile o nel travestirsi.

Ma siamo sicuri che Jamila sia una femminista? Io inizio a dubitarlo davvero...


In ogni caso anche qui Jamila dimostra davvero di no avere capito affatto la questione:

Se no dei due coniugi di una coppia sposata, dunque un uomo o una donna, cambia sesso anche non chirurgicamente, il matrimonio viene sciolto automaticamente perchè due persone dello stesso sesso non possono essere sposate. Se si estende il diritto al matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso eccome se la rivendicazione riguarda anche le persone transgeder...

Quindi quel rimprovero oltre ad essere schifosamente maternalista è anche falso!

Evidentemente qui, continuando con il suo laboratorio di alchimia sociale e antropologica sulla pelle altrui e con la predisposizione profondamente razzista di chi accetta la diversità non come una variante naturale allo stesso genere umano e donnano ma come una identità a sé separata e diversa Jamila pensa a una pluralità di sessi oltre quelli maschile e femminile, gli unici che io conosco, ma non si capisce perchè secondo lei nel matrimonio tutti questi sessi non possano rientrare....

Ma forse sto dando a Jamila troppa importanza lei dopotutto vuole solo cancellare il matrimonio. Però siccome certo non cancella il matrimonio già esistente quello delle coppie etero si accontenta di criticare che le persone omosessuali lo chiedano anche per loro arrivando a dire che

Di favoloso il mariage pour tous pare che abbia ben poco, e le bandiere francesi ancora meno. Una favola vera, più bella dei Promessi sposi e del ritornello di Beyoncé, una favola pour tou.te.s potrebbe aspirare a molto di più.

E soprattutto dovrebbe tenersi alla larga da ogni forma di discriminazione diretta o indiretta (perché il fatto di subirne una non dà diritto a perpetrarne o ignorarle altre), e a debita distanza dall’égalité di cui altri gruppi e minoranze continuano a fare le spese.
Adesso, verbigrazia, estendere il matrimonio a tutte le coppie quali minoranze discrimina?
L’articolo di Le Monde si conclude prefigurando uno scenario apocalittico: la Francia, campo di battaglia del fronte omonazionalista, tragicamente divisa in due blocchi, omofobi da una parte e xenofobi dall’altra.
Qui, credo, si fa riferimento a una clausola della legge sull'estensione al matrimoni che vuole riconoscere come coppie sposate anche quelle in cui uno dei due componenti della coppia sia un cittadino straniero nel cui paese di origine il matrimoni per le coppie dello stesso sesso non è contemplato. 
Il che equivale a dire che non ci sia alternativa all’omonormatività (questa è la definizione migliore che ho trovato in circolazione: "homonormativity = a politics that does not contest dominant heteronormative assumptions and institutions, but upholds and sustains them, while promising the possibility of a demobilized gay constituency and a privatized, depoliticized gay culture anchored in domesticity and consumption", L. Duggan).
cioè in traduzione per far capire anche chi non capisce (complimenti a AMrginalia che ha lasciato il testo solamente in inglese...)
una politica che
non contesta le ipotesi e le istituzioni eteronormative dominanti, ma la conserva, mentre promette la possibilità di una collegio elettorale gay smobilitato privatizzato, di una cultura gay depoliticizzata e ancorata alla domesticità e al consumo.
Insomma Jamila quello che dice la chiesa. Che le persone omosessuali comprano i bambini per una voglia consumistica di genitorialità che non compete loro.

Per fortuna, invece, c’è chi come qui, qui e qui, ci aiuta ancora a credere alle favole
(Jamila M.H Mascat, 11 febbraio 2013)
 
Ripeto, è facile per Jamila dar via un diritto che a lei non piace, ma che le altre persone come lei continuano ad avere. Un po' meno facile è convincere a darlo via a quelle persone che quel diritto non ce l'hanno ancora e che già vivono in famiglie niente affatto eteronormate e che vorrebbero vedersi riconociute.

Ma invece di garantire al genitore non biologico il diritto di continuare a crescere suo figlio anche in caso di morte del compagno\compagna Jamila ci suggerisce di andare  vivere con la nostra prozia.

Un esercizio retorico contro il matrimonio che passa con le scarpe coi tacchi 30 sulla pelle di tutte quelle persone donne e uomini che pur costituendo famiglie continuano a essere discriminate anche da queste bacchettone del laboratroio politico fatto sulla pelle altrui.

Questa è omo-lesbofobia bella e buona.
Un odio da maestrina da chi crede di saperne di più e invece non solo non sa niente e non capisce niente ma cova un odio pericoloso e irricevibile.

Purtroppo non dobbiamo dimenticare che il primo femminismo mal vedeva il lesbismo, affermando che era un problema personale e non politico (non lo dico io lo dice Edda Billi... non so se mi spiego) figuriamoci come certo femminismo contemporaneo (basato su slogan e non su analisi sociali serie basta dare uno sguardo ai blog che Jamila cita a fine del suo scritto) può vedere l'omosessualità ancora oggi...
Se Jamila vuole andare a di là del matrimonio perchè invece di vivere con la persona che ama e con la quale fa sesso vuole vivere con la sua prozia faccia pure. Vada a vivere con la sua prozia.

Ma perchè deve imporre di fare lo stesso anche a noi verbigrazia non si capisce proprio il motivo.

Cara Vincenza Perilli mMeno moralismo veteromarxista omofobico. Più rispetto democratico per chi la pensa diversamente da te.
Bisogna essere smepre contro lo stato etico qualunque sia l'etica che si abbraccia. Perchè la tua non è migliore della mia e un diritto allargato è un bene per tutte e per tutti. Anche per te.

Purtroppo Jamila  e Marginalia che la traduce la pubblica e la sostiene si comportano in maniera antidemocratica e fascista.

DOBBIAMO DIRGLI DI SMETTERE.