lunedì 28 aprile 2014

Sei come sei di Melania Mazzucco letto in alcune classi del ginnasio del Liceo Giulio Cesare di Roma.
Il risultato? Una denuncia contro la docenza, Disinformazione, striscioni omofobi, una stampa complice e poco informata.

Capita che in un liceo classico di Roma, il Giulio Cesare,  al ginnasio, venga letto, anche in classe, il romanzo di Melania Mazzucco Sei come sei (Einaudi, 2013) nel quale Eva dopo la morte del padre biologico viene affidata agli zii e non al compagno del padre, Yuma, che da quando le è stata strappata la figlia  vive ritirato sugli Appennini.


Apriti cielo!
La lettura del romanzo suscita polemiche a non finire (con tanto di striscione omofobo scritto da Lotta studentesca), una denuncia alla procura al danno della docenza rea di avere dato il libro da leggere (compito diventato subito costrizione) e diversi articoli sui principali quotidiani italiani.

La denuncia è di pubblicazioni (sic) oscene e corruzione di minorenne e questo perché in un brano del romanzo si legge di un pompino, pardon, di una fellatio:
Pure, benché sapesse che Mariani Andrea non soltanto lo avrebbe respinto, ma anche tradito e sputtanato, un pomeriggio, quando dopo la partita indugiò nello spogliatoio e si ritrovò solo con lui, Giose decise di agire - indifferente alle conseguenze. Si inginocchiò, fingendo di cercare l'accappatoio nel borsone, e poi; con un guizzo fulmineo, con una disinvoltura di cui non si immaginava capace, ficcò la testa fra le gambe di Mariani e si infilò il suo uccello in bocca. Aveva un odore penetrante di urina, e un sapore dolce. Invece di dargli un pugno in testa, Mariani lasciò fare. Giose lo inghiottì fino all'ultima goccia e sentì il suo sapore in gola per giorni. Il fatto si ripeté altre due volte, innalzandolo a livelli di beatitudine inaudita. Qualche tempo
dopo, però, entrando in classe, sulla lavagna Giose trovò scritto autunno è frocio. E da allora, quella scritta si presentò tutti i giorni.
La morbosità con cui viene descritto questo pompino con ingoio, il sapore di orina opposto all'aggettivo dolce, il sapore che ha in gola per giorni, tutti dettagli che ricordano certi  racconti  erotici pubblicati in rete per fare eccitare chi li legge, rende sicuramente questo romanzo non adatto prima ancora che a un pubblico di minorenni allo scopo per cui ne è stata programmata la lettura. Quella strategia dell'Unar presentata dai quotidiani come il kgb frociarolo che impone e dispone.

Il romanzo di Mazzucco è inadatto non perché è banale nella sua volgarità ma perché è omofobo. Lo dimostra un altro brano immediatamente precedente a quello del pompino.
Fino ad allora Giose aveva saputo dissimulare, si era mimetizzato nel gruppo come un insetto stecco su una foglia: si comportava come i compagni, partecipava alle stesse bravate e quando alla fine del secondo anno di scuola decisero di caricare una mignotta sulla Flaminia, si unì alla comitiva e fece il suo dovere. Nessuno avrebbe mai sospettato che quel ragazzo muscoloso, ruvido stopper della squadra di calcio dell'oratorio, concupito dalle ragazze perché aveva occhi vellutati da cerbiatto, strimpellava la chitarra, amava la poesia a differenza degli altri coetanei primitivi e trogloditi, e per di più era refrattario alle loro avances, la notte si stancava la mano sulle foto di Jimi
Hendrix, Valeri] Borzov e Cassius Clay.
C'è da chiedersi perché i genitori non si siano lamentati del riferimento alla mignotta caricata.
 Io non posso non notare come l'io narrante si periti di precisare come Giose anche se frocio con abbia fatto il suo dovere (linguaggio machista) e tutta quella retorica del ragazzone muscoloso che non può essere mica frocio, come se il romanzo fosse stato scritto durante il ventennio...

Che Mazzucco non sappia scrivere e nella sua non scrittura dia voce ai pregiudizi della donna e dell'uomo medi (quelli del pasoliniano La ricotta) lo si evince anche da quste poche frasi.

Quello che però trovo preoccupante perché denuncia una isteria collettiva è il fatto che ci si attivi per impedire che questo romanzo venga letto a scuola non per le sue dubbie qualità artistiche ma perché ha una trama omosessualista come riportano i simpatici ragazzi e le simpatiche ragazze di Lotta Studentesca (la divisione studentesca di Forza Nuova) che per bocca di Andrea Di Cosimo su faccialibro definiscono il romanzo:
di carattere decisamente omosessualista e fin troppo esplicito. E’ inaccettabile che al giorno d’oggi, con la crisi che impera e con la disoccupazione a livelli record, vengano presentati ai giovani studenti modelli di vita deviati e perversi come se fossero la normalità o rappresentassero una priorità . Il nucleo fondamentale della società è infatti la famiglia, quella tradizionale, formata da padre, madre e figli ed è solo su questo modello che si baserà il futuro della nostra nazione.
Se deviati e perversi vi sembrano aggettivi forti guardate il cartello che compare in testa al video pubblicato su youtube  e sulla pagina FB, che compare per pochi secondi, troppo pochi per permetterne un'agevole lettura, come a tradire un ripensamento dell'ultimo momento.



Stupro di stampo omosessuale, provocazione pedopornografica, ecco gli estremi di una denuncia ben più consistente...

Lo slogan dello striscione invece meriterebbe un premio per la creatività:

Maschi selvatici, un eufemismo per fascisti di merda...


In questa storia però a fare davvero una pessima figura è la stampa che dà sostegno alle tesi dei  fascisti dando una informazione parziale e omofobica ben oltre l'isteria.

I titoli si riferiscono alla trama del romanzo in una maniera da far sembrare la militanza di Lotta studentesca un fascismo alla camomilla.


Giulio Cesare, testo su sesso gay in classe (messaggero)
che, non pago, nell'articolo, a firma del solito Marco Pasqua esperto contromosessualista, usa giri schifosi di parole come  sesso omosessuale (che è meno preciso di sesso tra uomini, visto che il sesso omosessuale può anche essere fra donne...) e che si riferisce al cogenitore di Eva come L’altro genitore, infatti, per la legge italiana non esiste: nel suo caso non è la mamma ma un altro uomo, ancora un padre.

Non da meno il Corsera che si riferisce al brano incriminato come a brano che parla del tema del sesso tra gay non tra uomini o ragazzi ma tra gay, razza a parte, definizione giudicante perché non tutti i maschi che fanno sesso tra di loro sono necessariamente gay  e non solo per via della bisessualità. Si può avere un comportamento gay che non investe l'orientamento sessuale, oppure stare sperimentando... Ma vallo a spiegare alla redazione online del corsera...

Non da meno Repubblica che in un articolo più equilibrato non resiste alla tentazione di descrivere il brano come un brano che narra del tema del sesso tra gay.
Questo segregazionismo da orientamento sessuale è endemico e coinvolge anche parte della popolazione lgbt che usa questo linguaggio discriminatorio come forma di un estremismo identitario un po' fuori tempo massimo...


L'isteria collettiva sta però altrove e cioè nel fatto di contrastare questo romanzo omosessualista come fosse il primo che entra a scuola.
Cosa dire allora dei classici greci, o della poesia di Saffo? 
Per tacere l'Ernesto di Saba, Oscar Wilde, tanto per citare i primi nomi che mi vengono in mente...

L'idea che la scuola sia sotto attacco di una lobby omosessualista lascia intendere che l'omosessualità non sia già dentro la scuola nella letteratura, nella storia e in tutti i campi dello scibile.  L'idea che l'omosessualità debba rimanere fuori dalla scuola è preoccupante ma anche naïf perché le persone non etero già sono dappertutto anche a scuola: tra i banchi, dietro le cattedre, negli uffici amministrativi...

L'idea che l'omosessualità stia fuori dalla societa e che con la richiesta di diritti civili si pretenda di farla entrare nella società è un errore grossolano di prospettiva.

Le persone non etero naturalmente nella società già ci sono anche se non vengono loro riconsociuti i diritti che le persone eteronormate invece hanno... 


La richiesta di diritti serve a riconoscere la parità di almeno 3 milioni di persone, cittadinanza italiana discriminata e repressa, non a fare entrare orde di omosessuali tenuti fuori dai patri confini dalla moralità fascista unico baluardo della normalità.






venerdì 25 aprile 2014

Lorenzo Bernini a proposito del mio post sulla teoria Queer.

Mi scrive Lorenzo Bernini a proposito del mio post sulla teoria Queer.

Invece di rispondere tra i commenti data l'importanza dell'argomento e per dare la giusta visibilità al suo commento e permettermi di rispondere in maniera esaustiva (nei commenti ci sono limiti di spazio) ho deciso di riporatre qui il commento di Bernini nella sua integrità e rispondergli di seguito sempre nel copro del post.

Per seguire questo botta e risposta vi consiglio, se non lo avete già fatto, di leggere il post da cui tutto è inziato. Per farlo cliccate qui.

Questo è il commento di Lorenzo Bernini
Gentile Alessandro,
certo che la parte del testo da lei analizzata che può essermi attribuita è soltanto quella tra virgolette! è una citazione tratta dall'abstract del mio intervento, consultabile qui: http://www.primaveraqueer.it/documenti/abstract/14-elementi-di-teoria-queer-dall-ottimismo-costruttivista-al-pessimismo-antisociale.html
Sono le organizzatrici e gli organizzatori della Primavera queer ad aver scelto la citazione per la homepage del loro evento.

Mi pare piuttosto superficiale e/o pretestuoso da parte sua analizzare un testo che non ho scritto come se lo avessi scritto io, e giudicare il mio pensiero sul queer o addirittura il pensiero queer a partire dall'abstract di una conferenza, la cui funzione è di incuriosire e non di spiegare. Comunque, rispondo a due delle numerose interessanti questioni che solleva a partire dal mio breve testo:

1) "Significante fluttuante" è un concetto ampiamente utilizzato negli studi etnografici e nella linguistica (http://en.wikipedia.org/wiki/Floating_signifier). Se a suo avviso i significanti fluttuanti impediscono la comunicazione, pensi che secondo alcuni autori al contrario la fondano!

2) Nella mia interpretazione di questo concetto, esso non corrisponde a "significante vuoto". E infatti non ho scritto che i movimenti e il pensiero queer siano "privi di regole e di idee" - al contrario indico alcuni punti di ancoraggio attorno a cui il queer fluttua, che come lei ha ben colto sono non soltanto la lotta contro il maschilimo, l'eterosessismo, l'omotransfobia, ma anche la critica all'omotransnormatività (concetto che spiegherò durante il mio intervento).

Grazie in ogni caso per l'attenzione che ha rivolto al mio abstract e soprattutto alla Primavera queer, che come sa è un'iniziativa organizzata da studentesse e studenti dell'Università degli Studi Gabriele D'Annunzio che hanno fatto (e ancora dovranno fare) un grande lavoro di pianificazione e di organizzazione per portare nel loro Ateneo temi che di solito vengono trascurati nell'accademia italiana.

I miei migliori saluti, Lorenzo Bernini

P.S. 1) Mi dispiace deluderla, ma io non sono in alcun modo contrario alla richiesta di diritti matrimoniali e genitoriali per le coppie lesbiche e gay. 2) Guardi che l'uso degli acronimi nel mio testo è più accorto di quanto lei non creda, e che ho ben pensato dove inserire e dove omettere riferimenti alle soggettività bisessuali e trans.
Ed ecco la mia risposta


Gentile Lorenzo,

io non le attribuisco proprio nulla altrimenti non avrei scritto “Se interpretiamo bene le virgolette caporali solo questa parte dell'introduzione è da attribuire a Bernini”.

Rivendico invece il diritto di leggere criticamente qualunque testo sia pubblicato sulla rete, anche se parziale, rimaneggiato, tratto da un abstract.
La mia lettura critica non è certo di stile ma di contenuto per cui che il testo scritto da lei debba “incuriosire e non (…) spiegare” è irrilevante.

Conosco bene il significato di “significante fluttuante”.
Credo che tra la concettualizzazione di Lévi-Strauss e quella da lei riportata nell’abstract ci sia una profonda differenza perché mentre per Lévi-Strauss il significante fluttuante è una eccedenza di significato che “è assolutamente necessaria affinché, in complesso, il significante disponibile e il significato individuato restino nel rapporto di complementarità, che è la condizione stessa dell'esercizio del pensiero simbolico»* mi sembrava di capire che per lei il fluttuare del significante assuma valore di per sé e non garantisca necessariamente la complementarietà tra significante e significato, altrimenti non capisco cosa intende quando rimarca che la parola “Queer” può “essere definita a ogni suo uso, o al contrario può essere utilizzata senza essere compiutamente definita”.
“Queer” non è una diffusa e conosciuta come “Mana (cui si riferiva Lévi-Strauss) è una parola di nuovo conio che, a mio modestissimo parere, necessita  di tutto l’ancoraggio di significato possibile per essere annoverata nel pensiero simbolico.

Non è dunque al significante fluttuante che conferisco una incapacità comunicativa, come lei mi attribuisce, ma alla definizione di significante fluttuante da lei applicata a una parola nuova tutta da definire!

I punti di ancoraggio da lei proposti non mi sembrano sufficienti a denotare un significante, perché gli ancoraggi da lei indicati sono pratiche politiche (“la lotta contro il maschilimo, l'eterosessismo, l'omotransfobia, ma anche la critica all'omotransnormatività”) che fanno riferimento a un fare e non a un costrutto simbolico  cui il fluttuare del significante, almeno nella sua accezione originale, contribuisce a mantenere un collante con un significato di ampio spettro ma preciso e simbolicamente spendibile.
Lalotta a” denota una volontà generica che non connota le specifiche strategie politiche che rimangono non solo vacue ma anche piotenzialmente diverse e antagoniste (l’agone politico contemporaneo mi sembra abbia proprio perso il collante con la realtà e stia girando su astrazioni concettuali della società che hanno perso qualunque funzione simbolica non riuscendo più a interagire e “ad agire” gente, classi sciali, parti stratificate di cittadinanza, vite concrete).
Insomma il suo significante fluttuante mi sembra si attesti simbolicamente in una velleitaria (perché priva di contenuti) “voglia di lottare” che è la stessa che, mutatis mutandis, guidava il movimento studentesco sessantottino (davvero incapace di proporre nuovi strumenti di analisi politica).

Infine dalle precisazioni che mette in calce al suo commento conferma e non risolve i miei dubbi sul suo impianto lessicale.

Lei continua a usare “studentesse” e non fa suo il suggerimento di Alma Sabatini di usare "studenti" come termine epiceno, e si riferisce all’estensione al matrimonio delle coppie dello stesso sesso come a “diritti matrimoniali e genitoriali per le coppie lesbiche e gay” dando per scontato, con una "necessità" vagamente omofoba, che se due persone dello stesso sesso si sposano devono essere necessariamente omosessuali, mentre possono anche essere benissimo bisessuali (come sono il 70% delle famiglie socie di Famiglie Arcobaleno per esempio, che son famiglie di seconda costituzione le famiglie di seconda costituzione che in Italia sono la maggioranza).

Questo considerare tutte le coppie dello stesso sesso come necessariamente gay o lesbiche e non anche bisessuali  conferma l’impressione che avevo avuto leggendo il suo abstract.
E’ chiaro che lei ha “ben pensato dove inserire e dove omettere riferimenti alle soggettività bisessuali”: lei non le prende proprio in considerazione!

Auguri per il Convegno, pensavo di riuscire a venire a seguirlo ma impegni romani per la settimana rainbow temo proprio me lo impediranno.

Sto leggendo con molto interesse il suo “Apocalissi Queer” spero avremo modo di incontrarci per parlarne.

Intanto, grazie per avermi scritto.


*( Lévi-Strauss citato in Josè Gil, lemma Corpo dell’Enciclopedia Einaudi, Torino 1978, p. 1098), mi perdonerà ma, essendo più vecchio di lei, non sono abituato a considerare autorevole come fonte wikipedia.  

giovedì 24 aprile 2014

Qualche articolo postato altrove sul Convegno Love Makes Family e altre cose...


Così anche se qui latito dagli inzi del mese non sono rimasto proprio con le mani in mano e ho pubblicato un paio di articoli nei quali sollevo una critica al binarismo di orientamento sessuale...

Se volete saperne di più andate a leggere Famiglie omogenitoriali? Non vuol dire due gay o due lesbiche che ho pubblicato su Gaynet oppure Love Makes Family. Un convegno della Sapienza di Roma imbrigliato in un’ottica binaria che omette la bisessualità che ho pubblicato su Gaiaitalia.com.


Ritornerò sul concetto con un post ad hoc qui su elementidicritica ma prima vorrei avere qualche parere di voi lurker...

Oppure l'articolo sulla mostra di Pasolini e Roma al Palazzo delle Esposizioni
pubblicato sempre su Gaiaitalia.com

Un’occasione per riflettere sulla società più omofobica d’Europa, la nostra (checcè dica un recente sondaggio)
Non sono le uniche novità collaborative che mi vedono lavorare con altre realtà, associative e non compresa la direzione editoriale di una prestigiosa rivista di cultura online... 

Stay tuned!!!

mercoledì 2 aprile 2014

Elementidicritica fa coming out. E se la teoria queer fosse una sciocchezza assoluta?

E' solo un dubbio, un prurito, un istinto, un'intuizione, ma la teoria queer mi sembra una sciocchezza assoluta.

Non ne so moltissimo, è vero, perciò prendo spunto dalla primavera queer che si svolgerà il prossimo 28 aprile e fino al 3 maggio all'Università di Chieti Gabriele D'annunzio per approfondirne lo studio.


Più di uno stimolo e un'occasione per approfondire questa teoria (ma il plurale è d'obbligo) e cercare di dare una forma sistematica a un dubbio, a una opposizione che ogni fibra del mio corpo prova quando leggo commenti al mondo lgbt da punto di vista Queer.

Per il momento analizziamo l'introduzione pubblicata sul sito della primavera queer chietina scritto da Lorenzo Bernini (docente universitario):

Un gruppo autonomo di studenti e studesse (alcun* dei quali già attivisti nei collettivi Laboratorio Le Antigoni e La Mala Educacion) hanno promosso a Chieti la Primavera Queer come momento di autoformazione, incontro e discussione introno alla teoria queer.
Il progetto è stato presentato al bando 2013 per le attività socio-culturali degli studenti dell’Università d’Annunzio, selezionato e finanziato. Docenti, autori e autrici, noti anche a livello internazionale, si alterneranno in sei giorni di seminari e laboratori.
«Il termine "queer" è un significante fluttuante, la cui ricchezza consiste nel dover essere definito a ogni suo uso, o al contrario nel poter essere utilizzato senza essere compiutamente definito. Da un punto di vista politico, l’aggettivo “queer” si presta pertanto a caratterizzare pratiche politiche radicali in cui la lotta contro maschilismo, eterosessismo, omotransfobia, omotransnormatività non segue strategie o progetti precostituiti, ma viene rideclinata ogni volta dalla contingenza. Da un punto di vista teorico, invece, esso non si attaglia a circoscrivere un preciso ambito disciplinare, ma piuttosto a indicare l’atteggiamento critico di un soggetto che fa del sessuale un motivo di ricerca infinita. Se negli USA c’è ormai chi denuncia l’esaurimento delle cosiddette teorie queer, la loro istituzionalizzazione, la loro complicità con il capitalismo neoliberale, in Italia il crescente interesse per queste pratiche di militanza e di sapere presso le nuove generazioni LGBTIA attesta l’emergere di una nuova coscienza critica che non si accontenta delle rivendicazioni espresse dai movimenti lesbici e gay italiani mainstream negli ultimi trent’anni e si interroga sulla possibilità di altre modalità di pensiero e azione.» (Lorenzo Bernini per la "Primavera Queer")
Partiamo dall'analisi lessicale.

Studesse è termine peregrino per almeno due motivi.

1) Alma Sabatini suggeriva già nel 1986 di usare studenti come sostantivo epiceno (ambigenere) gli e le studenti.
Questo per evitare quella desinenza in essa che deriva dai termini nobiliari dove l'essa sottolineava la moglie di per cui una baronessa non era già un barone donna, ma la donna del barone.

Studessa mantiene la desinenza creando un neologismo inutile e privo di ragione, perchè non direttamente studenta allora?

Il neologismo non impedisce di usare uno studenti senza studesse

per le attività socio-culturali degli studenti
mentre seguendo il suggerimento di Sabatini la frase sarebbe stata

per le attività socio-culturali degli e delle studenti.

2) L'asterisco per sostituire le due desinenze sessuate è largamente superato.

La cosa curiosa è che chi scrive usa l'asterisco per qualcuno e qualcuna ma poi tiene  pronome relativo (dei quali) e  sostantivo (attivisti) al maschile.

La soluzione migliore è quella di trovare un termine ambigenere che sostituisca i termini che vanno invece diversamente accordati.

In ogni caso se si usa l'espediente dell'asterisco lo si deve fare sempre e la frase coerente (più che corretta) dovrebbe essere
Un gruppo autonomo di studenti e studesse (alcun* dei/lle quali già attivist* nei collettivi Laboratorio Le Antigoni e La Mala Educacion)
mentre con un semplice accorgimento può diventare 
(che in parte hanno già fatto opera di attivismo nei collettivi Laboratorio Le Antigoni e La Mala Educacion)
oppure
(che in parte hanno già partecipato ai collettivi Laboratorio Le Antigoni e La Mala Educacion)
Ah, normalmente i nomi di associazioni, etc. vanno tra virgolette o in corsivo, che è la stessa cosa...
(che in parte hanno già partecipato ai collettivi Laboratorio Le Antigoni e La Mala Educacion)
Se sono maestrina dalla penna rossa più che mai è perchè chi rivendica
una nuova coscienza critica che non si accontenta delle rivendicazioni espresse dai movimenti lesbici e gay italiani mainstream negli ultimi trent’anni e si interroga sulla possibilità di altre modalità di pensiero e azione

 non può cadere così miseramente sull'abc della lotta al sessismo nella lingua italiana.

Chi scrive rinuncia per esempio a una regola della grammatica corrente quando dice

Docenti, autori e autrici, noti anche a livello internazionale, si alterneranno in sei giorni di seminari e laboratori.
L'accordo di genere si può fare riferendosi al sostantivo più vicino e quindi si sarebbe potuto scrivere agevolmente
Docenti, autori e autrici note anche a livello internazionale, si alterneranno in sei giorni di seminari e laboratori.
Senza virgola ovviamente come ogni studente di liceo dovrebbe sapere...



Comunque.

Se interpretiamo bene le virgolette caporali solo questa parte dell'introduzione è da attribuire a Bernini.

Qual è questo nuovo che avanza ?

Intanto è un nuovo che si smarca dal movimento lgbt che viene ridotto a movimenti lesbici e gay italiani mainstream.
Niente bisex e niente trans mentre mainstream serve a Bernini  per dire che lui è differente e il movimento lgbt no.

Questa differenza su cosa si basa?


Da un punto di vista politico,
l’aggettivo “queer” si presta pertanto a caratterizzare pratiche politiche radicali in cui la lotta contro maschilismo, eterosessismo, omotransfobia, omotransnormatività non segue strategie o progetti precostituiti, ma viene rideclinata ogni volta dalla contingenza. 

Dunque oltre al maschilismo, eterosessismo, omotransfobia va combattuta anche la omotransormatività che non viene definita ma che credo di non commettere errori se indico come esempio il matrimonio egualitario.

Qual è questa pratica politica radicale?
non segue strategie o progetti precostituiti, ma viene rideclinata ogni volta dalla contingenza.
E' sempre la vecchia idea del noi non abbiamo ideologia o noi non abbiamo regole.

Bernini è un professore eppure vagli a far capire che la regola di chi non ha regole è non avere regole e che l'ideologia di chi non ha ideologie è non avere ideologie...

Una trappola semantica dalla quale non se ne esce fuori.

In ogni caso dire che ogni volta si rideclina non è sufficiente.

Bisogna sempre dire con quali strategie ogni volta si rideclina.
Meglio, ci si deve chiedere quale ideologia o weltanschauung sta dietro queste rideclinazioni.

Insomma sarò anche mainstream ma dubito che Bernini senza delle idee da cui partire riesca a rideclinare alcunché. 


Da un punto di vista teorico, invece,
esso [il termine queer] non si attaglia a circoscrivere un preciso ambito disciplinare, ma piuttosto a indicare l’atteggiamento critico di un soggetto che fa del sessuale un motivo di ricerca infinita.
Da ciò capisco che la weltanschauung di Bernini sussume tutta la questione dell'identità sessuale al sessuale i sentimenti e le affinità elettive non ci sono.

Anche qui credo di non sbagliare troppo se penso che l'assenza dei sentimenti serva a delegittimare la monogamia o la famiglia basata sulla coppia alla quale la teoria Queer contrappone il sesso.


Noto poi che nell'acronimo usato LGBTIA - dove non si sa se la A sta per Ally (persone alleate cioè persone etero alleate alla causa) o sta per Asexual - manchi la Q di Queer (LGBTIAQ).

Strana omissione per un documento sulla teoria Queer!

Si badi bene.

A differenza di altri e altre militanti ho il massimo rispetto per gli acronimi e quel che vogliono indicare o definire.

La mia non è una critica contro l'uso degli acronimi in sé ma, semmai,  una critica  all'hamurabizzazione dell'acronimo di chi cerca di elencare tutte le possibili categorie secondo le quali io sarei GCCP (gay cicciona capellona pederasta...).

Il capolavoro di questa pagina di presentazione è la pretestuosissima definizione semantica  che io riporto per ultima anche se è la prima ad essere fornita.
Il termine "queer" è un significante fluttuante, la cui ricchezza consiste nel dover essere definito a ogni suo uso, o al contrario nel poter essere utilizzato senza essere compiutamente definito.
Di fluttuante più che il significante queer c'è la preparazione linguistica di chi ha scritto queste triste e vetuste sciocchezze. Poco importa se si tratta di un professore di filosofia politica!

Perchè, banalmente, se non ci si accorda sul significato e io intendo per queer una cosa diversa da chi mi legge, o viceversa, allora tra chi scrive e chi legge non c'è comunicazione alcuna ma solo confusione. E' un po' la stessa ingenuità del non avere ideologie...


La grafica.


Da un punto di vista grafico quali sono queste  possibilità di altre modalità di pensiero e azione?

D'annunzio truccato !!!



 Ed ecco cosa succede al D'annunzio versione Il vizietto al passaggio del mouse


Una idea ripetuta anche nella grafica delle altre pagine del sito dove uomini e donne vengono caratterizzati secondo due stereotipi di genere profondamente diversi e non omologhi né sovrapponibili.

Il femminile truccato secondo un immaginario iperbolico e maschile

Il maschile barbuto secondo uno dei caratteri sessuali secondari.

Un carattere biologico per gli uomini e uno culturale per le donne.

Ce ne sarebbe di che dire...

Alla faccia della redeclinazione!

Se poi diamo uno sguardo alla home page del sito si arriva alla mistificazione.



Qui si dà come primo significato alla parola queer un sinonimo neutro (né positivo né negativo) a omosessuale e lo si riferisce come sostantivo, cioè persona omosessuale.

Come secondo significato esteso lo si definisce qualcuno di strano e ambiguo, etc.

Qui Queer allora non è più sostantivo ma aggettivo...

Le cose sono ben diverse se consultiamo invece un dizionario inglese monolingue per esempio il MacMillan online.
Qui giustamente viene prima riportato il senso comune del termine che è dispregiativo per indicare una persona omosessuale.
E poi l'uso positivo del termine utilizzato per riferirsi a persone che sono gay lesbiche bisex trans specialmente da chi lo è.
Sorprendente chiarezza del dizionario!


Vengono poi riportati i due significati primigeni della parola, quello oggi considerato old-fashioend di strano e l'altro di fisicamente malato.

In Send In the Clowns una canzone scritta da Stephen Sondheim nel 1973 per il musical  A Little Night Music la parola queer viene usata nel suo significato originario di strano

Isn't it queer? 
Non è strano?

Chi vuole riscrivere la semantica e usare le parole ridefinendole ogni volta per poterlo fare deve avere a cuore ogni strumento e ogni apparato linguistico.
Se lo usa invece con approssimazione come ci si può fidare e considerare vigorosa la teoria queer che va così vacuamente definendo?

Questo non mette in discussione la validità delle teorie queer di per sé ma richiama l'attenzione di chi quelle teorie vuole studiare e capire.

Perchè è oltremodo fastidioso che strumenti largamente condivisi vengano così misinterpreted in nome di un antagonismo che dovrebbe andare contro il mainstream, ma a vedere gli orrori che si commettono in suo nome, fanno apparire il mainstream l'unica strada percorribile.