martedì 20 maggio 2014

A far l'Europa comincia tu

Il 25 maggio manderemo in Europa 73 eurodeputati ed eurodeputate.

l'Italia sia indietro su tutto anche sui diritti lgbti e nonostante le resistenze della politica italiana lo Stato italiano ha dovuto approvare norme contro la discriminazione (legge 216 del 2003 contro la discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere sui luoghi di lavoro) e ha creato istituzioni contro la discriminazione (come l’Unar, l’Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni) fornendo strumenti alle forze dell’ordine per combattere la violenza di genere e le discriminazioni (come l’Oscad, Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori).

Il fondamentalismo cattolico sta attaccando questi diritti consolidati non solamente in Italia. E' dunque più che necessario  votare e sostenere candidati e candidate che siano come minimo gayfriendly.

Per questo è nata piattaforma europea Come Out che chiede ai candidati e alle candidate per l'Italia italiani di sottoscrivere i suoi 10 punti, che sono riassunti nello spot.

Nel sito della piattaforma sono indicate le persone candidate dei principali partiti (Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Nuovo Centrodestra – UdC, Lega Nord, Fratelli d’Italia-AN, L’Altra Europa con Tsipras, Scelta Europea – ALDE), indicando chi ha aderito alla piattaforma Come Out, le posizioni espresse in tema di diritti delle persone lgbti, di laicità delle istituzioni, di diritto all’autodeterminazione e di contrasto alla violenza e alle discriminazioni, informazioni alle quali si aggiungono le valutazioni di Arcigay.

Questa operazione di monitoraggio proseguirà anche dopo le elezioni per verificare la coerenza rispetto agli impegni presi.
Questo è parte del comunicato che si può trovare sul sito di COME OUT che ho riassunto e, soprattutto, riscritto in una lingua non sessista (solo candidati e non candidate...).

La campagna è organizzata da Arcigay e sostenuta dal finanziamento della  Fondazione Open Society Institute in collaborazione con Osife (Open Society Initiative for Europe) e si avvale del sostegno di Anddos (Associazione nazionale contro le discriminazioni per orientamento sessuale) (che in realtà è una costola di Arcigay con annessi locali e saune staccatosi da Arcigay)


Vale la pena dare una scorsa all'elenco delle persone candidate... anche per chi a votare non ci andrà.

lunedì 19 maggio 2014

Lettera aperta a Nino Spirlì a proposito del suo post E gli etero?


Caro Nino,

ho letto il tuo post sul blog del giornale nel quale ti chiedi perché non ci sono gli etero nell’acronimo (si dice così) lgbtqai.
Capisco che dinanzi questa sigla tu ti smarrisca, quelli della nostra generazione sono abituati a non dare nemmeno un nome all’amore tra persone dello stesso sesso, - ricordi la bella poesia di Wilde? - figuriamoci se sanno cosa sono le persone intersessuate!
Dinanzi certe parole cui l’acronimo fa riferimento ci si può trovare spaesati, forse per questo certe spiegazioni che fornisci tu nella legenda non sono proprio precise e puntuali.
Conosco bene la difficoltà di spiegare concetti sottili e non immediati in poche righe, io stesso, insieme ad alcuni ragazzi, sto scrivendo un primo lessico lgbt in italiano (lo presentiamo al Pride Park di Roma il 6 giugno) ed è grazie a persone più giovani che quei concetti sono riuscito a capirli anche io che appartengo, come te, alla generazione di chi pensava che essere checche, ti definisci tu così, fosse una questione privata, da camera da letto, oppure, come ricorda il grande Paolo Poli, che l’amore tra maschi non esiste, è solo sesso, per l’amore ci son gli amici.
Le nuove generazioni invece sono uscite dalle camere da letto e si comportano esattamente come le persone etero che tu tanto apprezzi, esternando i loro sentimenti proprio come loro, pubblicamente, con lo stesso decoro e lo stesso pudore.

Ed è proprio perché le persone gay, lesbiche, bisex, trans, intersessuate e asessuali (eh sì… c’è una categoria che ti è sfuggita, ah questi giovani!) sono visibili che vengono insultate, aggredite, picchiate e uccise.

Oppure istigate al suicidio
perché a scuola, a lavoro, in casa, in tv, i sentimenti che provano sono descritti come negativi, o irrilevanti, da non nominare nemmeno, o da tenere esclusivamente nelle camere da letto, come pretendi tu, come se le persone etero che tu tanto ami fossero etero solo nelle loro case e non quando vanno in giro con i e le coniugi, portando l’anello al dito che ricorda al mondo intero che sono persone sposate o quando scrivono, parlano, in una parola vivono nel mondo.

Ti chiedi quali sono i diritti dei bisessuali. Sono gli stessi diritti delle persone etero, dei quali le persone bisessuali non godono perché discriminate in quanto bisessuali.

Gli orientamenti sessuali e le identità di genere non rendono le persone bisognose di diritti speciali.
Nessuna persona non etero chiede per esempio un matrimonio omosessuale.

E’ la stampa che si inventa queste categorie, anche il giornale che pubblicato il tuo blog.

Le persone non etero  chiedono che lo stesso matrimonio delle persone etero, l’unico matrimonio che esiste, venga esteso anche alle coppie dello stesso sesso perché adesso non è loro permesso.

Questo non vuol dire, caro Nino, che se tu non vuoi sposarti con l’estensione del matrimonio, tu, in quanto checca,  saresti costretto a farlo.

Vuol dire semplicemente che chi vuole potrebbe farlo e ora non può.

Ma al di là di queste motivazioni che, per motivi generazionali e anche ideologici, evidentemente tu fatichi a capire, c’è una semplice risposta alla tua domanda.

Non ci sono le persone etero nell’acronimo lgbtqai perché per offendere un uomo, qualunque sia il suo orientamento sessuale, non gli si dà dell’etero.

Gli si dà del frocio.

Gli si dà del frocio perché la parola frocio, è per molte persone una parola offensiva di per sé.

Qualunque uomo, anche il più etero, anche Rocco Siffredi, se gli dai del frocio si offende.
Mica ti risponde e che me frega io mica so frocio.

Immagina i giovani e le giovani di oggi che pensano che andare in giro mano nella mano, o darsi un bacio al cinema, o per strada, sia una cosa normale, e che vorrebbero sposarsi, o fare dei figli, proprio come fanno le persone etero che tu ami tanto, e che si sentono dire di no perché l’omosessualità è una perversione, è una malattia, un disordine morale,  perché chi è omosessuale vuole corrompere la gioventù, fare proseliti, diffondere l’omosessualità che è un vizio nelle scuole,  come scrivono in molti anche nel giornale che ospita il tuo blog.

Come credi che si sentano?

Perché ti meravigli tanto se reagiscono?

Solo perché tu continui a vivere la tua affettività nella camera da letto non puoi pretendere che tutte le altre persone facciano lo stesso.

Vedi Nino nessuno vuole venire a raccontare a te o a chicchessia la sua omosessualità.

Ognuno vuole poterla vivere alla luce del sole, fuori da quelle stanze da letto buie dove molte perosne, te compreso, vivono molto bene, senza il tuo imprimatur.

E se questo a te non va bene, chi se ne frega.

Non puoi mica legittimare chi aggredisce due ragazzi perché vanno in giro mano nella mano.

E se sei violento, come credi di essere in diritto tu se ti provocano, te ne vai in galera.

Anche in Italia.

Anche senza le aggravanti per omofobia.

Anche se sei una vecchia checca.


Alessandro Paesano

sabato 17 maggio 2014

Fabio Morici: finalmente un po' di intelligenza italiana.

L'ho consociuto martedì mattina all'evento concuslivo de lecosecambiano@roma.

Cioè non proprio lui ma i suoi video che con una logica inespugnabile, una comicità feroce e spietata non solo irride alle ecolalie dei e delle veterosessuali (felicissimo neologicmo) ma dimostra come non bisogna essere parte in causa (Fabio è etero) per riconsocere che i diritti o sono di tutti e tutte o sono privilegi.

Tutti e tutte le persone lgbt che hanno fatto video di sensibilizzazione devono guardare i suoi video e studiarli bene prima di mettersi a fare video inutili e imbarazzanti.

Guardate, ridete e imparate.

Buon Idahot!!!





Mutrumunuu! N'antro po' me strozzo!


Batman e Robin!





Qui con logica ferrea distrugge contemporaneamente tutti i luoghi comuni contro le omosessualità e sferra un attacco non discriminatorio all'omofobia.
GENIALE

Il video Liberi dall'omofobia del Movimento Pansessuale - Comitato Arcigay Siena. Un altro video inutile.

Quello che i comunicatori e le comunicatrici del nostro paese non sembrano proprio capire è che invece di dire che siamo tutti luberi E LIBERE - maledizione a quest'uso del maschile come neutro, E BASTA!!! - dall'omofobia, invece di sprecare preziosi secondo di counicazione a mostrare ragazzi e ragazze con le magliette bianche a non fare niente sarebbe meglio spiegare perchè dobbiamo liberarci dall'omofobia o che cos'è l'omofobia.









Ma perchè invece di gingillarci con scotch rainbownato, lacci rainbownati, incomprensibili gesti della lingua dei segni, non spieghiamo che l'omofobia non sta nelle perosne lgbt ma nella società?


Due (DUE) le righe che su youtube accompagnano il video:

"Liberi dall'omofobia" è la campagna per la promozione della terza Settimana contro l'omofobia organizzata dal Movimento Pansessuale - Comitato Arcigay Siena.

Si ringraziano:
Paolo La Cola - regia e montaggio
Greta, Luana, Alessio, Francesco - interpreti
5Wblog.com - tshirts
Ma cos'è uno spot delle t-shirts (ci andrebbe un trattino...) o uno spot che deve senisbilizzare contro l'omofobia?

E una volta che il video ha detto che i maschi sono liberi dall'omofobia, le femmine no, tutti dicono, sì certo, e poi non cambia niente.

Chi è omofobo, chi è omofoba, magari senza nemmeno pensare di esserlo, continuerà ad esserlo e noi tutti e tutte, non solo persone lgbt perchè l'omofobia colpisce tutti e tutte, continueremo a non essere libere dall'omofobia.

Già sarebbe molto a essere liberi e libere da video così inutili!

Idahot? No, grazie!


Idahot Internationald Day Against HOmophobia and Transphobia
Giornata internazionale contro l'omofobia e la transfobia.
Una celebrazione in tutto il mondo della diversità sessuale e di genere

Questo si legge nel banner del sito americano


Non mi piace nessuna delle parole scelte per specificare che questa giornata non è solamente  contro ma è anche per.

Checchè ne dicano i teorici e le teoriche queer  i sessi in natura sono due, e i generi, le costruzioni culturali sui sessi biologici, farebbero bene a rimanere due, se li volgiamo in sovranumero dobbia sganciarli dai sessi e diventano allora qualcos'altro.

In ogni caso  l'orientamento sessuale non è solamente il sesso, io sono gay non tanto perché faccio sesso con altri uomini, ma perché me ne innamoro, perché ci vivo insieme, ci metto su famiglia.

Se diversità di genere ricorda che si è sempre donna anche se ci si veste coi pantaloni non è la diversità sessuale a farmi frocio piuttosto che etero.

il movimento lgbt americano sta prendendo una piega terzosessista, essenzialista (la quidditas gay) che trovo profondamente sbagliata, pericolosa e omofoba.

Per cui a leggere il banner del sito americano con pretese di iternazionalità dell'Idahot, così com'è costruito, indica che questa giornata è anche contro chi vede un frocio e pensa a una diversità sessuale.

Io sono uguale non diverso, né minoritario, perché le omosessualità non sono minoranze sessuali altra definizione omofoba, essendo tutti variamente bisessuali le omosessualità pure sono minoritarie nella misura in cui lo è anche l'eterosessualità.

La direzione essenzialista, terzosessista americana è più pericolosa dei campi di concentramento di Hitler (o quelli di rieducazione di Castro) perché isola e separa (noi da voi) una umanità che è unica, differente e non diversa ma dalla stessa dignità.


Di una giornata contro l'omofobia così omofobica non ha bisogno nessuno e nessuna.


lunedì 12 maggio 2014

Le parole per dirlo, quando i diritti mancati diventano diritti dei gay


internazionale-logoCom'è ben spiegato da Luca Trappolin nel libro Citizen Diversity, il report sui risultati della ricerca omonima che ha indagato la dimensione europea dell’omofobia e delle discriminazioni ai danni di gay e lesbiche, molto spesso le persone dimostrano nel modo di esprimersi, e dunque di pensare, dei pregiudizi sulle persone lgbt che nemmeno si rendono conto di avere. Una omofobia non percepita come tale ma che, in quanto discriminatoria, è sempre omofobia. 
Prendiamo per esempio il titolo di un articolo pubblicato su sito di Internazionale Country per i diritti dei gay nel quale si parla del cantante country che già negli anni 70 scriveva canzoni con testi che si riferivano esplicitamente a persone e relazioni tra perosne dello stesso sesso. 
Glissando sul suo sessismo ("i gay", solo al maschile, niente lesbiche...) questo titolo si riferisce a dei diritti qualificandoli come diritti dei gay, cioè delle persone gay. Per chi ha pensato il titolo, l'orientamento sessuale è sufficiente a fare di una persona una razza a parte. E questa è una forma di discriminazione. I titoli sono di solito decisi da altri e quasi mai da chi scrive l'articolo. Questo titolo però è in linea con il contenuto dell'articolo nel quale si legge

Nel 1973 Patrick Haggerty ha pubblicato il suo disco d’esordio, nascondendosi dietro lo pseudonimo di Lavender Country. Canzoni country, per la prima volta registrate e cantate da un uomo dichiaratamente gay per difendere i diritti degli omosessuali.
In realtà la parola gay, mutuata da un aggettivo della lingua inglese, connota le persone ma non la denota. Connota le persone rispetto una discriminazione per la quale tutte le persone omosessuali, o percepite tali, non godono degli stessi diritti delle altre persone.

Il diritto a sposarsi, a vedere riconosciuta la propria unione, la propria affettività, garantita la propria visibilità proprio come tutte le altre persone.

Il matrimonio egualitario non è infatti un istituto ad hoc "per i gay" ma lo stesso istituto di tutte e tutti aperto anche alle coppie dello stesso sesso (coppie che non è detto siano necessariamente omosessuali, esistono anche le perosne bisessuali...).

Parlare dei "diritti dei gay" significa pensare che le persone gay (e lesbiche e bisessuali e transgender, ma capisco che tutte queste parole in un titolo non ci stanno) abbiano esigenze specifiche in quanto persone omosessuali.

Dire diritti dei gay vuol dire riconoscere alle perosne omosessuali dei diritti specifici per esigenze diverse da quelle delle persone non omosessuali. Scrivere diriti dei gay induce in chi legge l'idea sbagliata che i diritti calpestati non lo riguardano o la riguardano direttamente, perchè magari chi legge gay non lo è.

Se invece si informa il proprio pubblico che i diritti mancanti non sono dei gay ma gli stessi diritti di cui chi legeg gode mentre le perosne quelle omosessuali no perchè, in quanto omosessuali, sono discriminate, fa cambaire anche la percezione dell'ingiustizia e della discriminazione in gioco. Perchè i diritti sono gli stessi per tutti e tutte come recita l'Articolo 3 della nostra Costituzione non sono dei nuovi diritti che magari temo possano togliere qualcosa a me.

L'espressione diritti dei gay non riconosce la parità delle persone, di tutte le persone, anche quelle omosessuali, riconoscendone gli stessi diritti, ma le segrega nel recinto dei diritti specifici entro il quale devono rimanere.
Significa tollerare e non accogliere.

Significa perpretare il ghetto ideologico dal quale le persone non eterosessuali stanno con tanta fatica inziando ad uscire.

Perchè chiunuqe può amare una persona delllo stesso sesso, non solamente "i gay"

 L'amore non ha steccati. Anche se un titolo infelice (e omofobo) pretende il contrario.

sabato 10 maggio 2014

Dal 12 al 18 maggio la Settimana Rainbow. Ecco il calendario degli eventi

Roma, 10 maggio – Dal 12 al 18 maggio Roma si tinge dei colori dell’arcobaleno per una intera settimana dedicata ai diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali (Lgbt) e alla lotta all’omofobia e alla transfobia.
L’iniziativa nasce dalla mozione n.63 del 20 ottobre 2013 approvata all’unanimità dall’Assemblea Capitolina, e firmata da tutti i capigruppo, in seguito al suicidio di un ragazzo gay a Roma, avvenuto lo scorso ottobre e che ha profondamente scosso la città. La settimana arcobaleno coinvolge tutto il territorio della città e vede la partecipazione attiva di tutti i municipi e delle diverse associazioni Lgbt romane che daranno vita a un calendario ricco di iniziative.
La Settimana Rainbow è state presentate in Campidoglio dalle consigliere di Roma Capitale Imma Battaglia (Sinistra, Ecologia e Libertà) e Giulia Tempesta (vice capo gruppo Partito Democratico), insieme all’assessora alla Scuola, Infanzia, Giovani e Pari Opportunità, Alessandra Cattoi, e al presidente del XIV Municipio, Valerio Barletta.
In conclusione è stata esposta su Palazzo Nuovo in Campidoglio la bandiera Rainbow che continuerà a sventolare fino al 18 maggio.

Per tutta la Settimana Rainbow sono in programma dibattiti e seminari, eventi di sport e spettacolo, proiezioni di film e documentari, riunioni straordinarie dell’Assemblea capitolina e dei Consigli dei Municipi, stand informativi, letture per bambini e bambine e anche veglie di preghiera per le vittime di omofobia e transfobia.Qui il calendario delle iniziative.

La bandiera arcobaleno per l’intera settimana campeggerà non solo sul Campidoglio, ma anche nelle sedi di tutti i municipi.

"Per la prima volta nella storia - ha ricordato Imma Battaglia - a Roma sventolerà la bandiera Rainbow sulla piazza del Campidoglio e contemporaneamente in tutti i Municipi e questo, grazie alla sensibilità del sindaco Marino e di tutti i consiglieri, è un successo straordinario della politica: è la risposta all’omofobia che una città a vocazione internazionale deve dare al mondo, utilizzando il linguaggio universale della comunità lgbt di cui la bandiera è il simbolo. Ringrazio tutti i capigruppo, soprattutto quelli dell’opposizione, che hanno dato il loro unanime contributo ad una battaglia di civiltà, che chiederemo possa diventare un appuntamento annuale per Roma. La politica in cui credo è questa: la politica che raccoglie con sensibilità le istanze dei cittadini e se ne fa carico al di sopra degli schieramenti".

“I progetti e le azioni messe in campo dall’amministrazione Marino, a partire dalla settimana Rainbow, sono la risposta più efficace a quella che sta diventando una vera e propria emergenza, in particolar modo tra i giovani - sottolinea Giulia Tempesta - Combattere l’ignoranza, gli stereotipi e la paura della diversità rappresenta la vera sfida che abbiamo di fronte. Una sfida che va affrontata a colpi di informazione e con l’arma della cultura, senza miopia, senza paura e con coraggio".

Valerio Barletta ha messo in luce che la sua presenza alla presentazione della Settimana Rainbow sta anche a rappresentare l'impegno di tutti quanti i presidenti dei municipi, sottolinando la diffusione e l'importanza delle iniziative che si svolgeranno in tutti i territori della città. Il presidente ha anche ricordato che presso alcuni municipi è stato già istituito un registro delle unioni civili.

"La mozione approvata dall’assemblea capitolina in seguito al suicidio di un ragazzo gay - dichiara Alessandra Cattoi - pone l’accento anche sulla necessità di promuovere nelle scuole una coscienza vivace e aperta sul tema delle differenze. Questo passaggio è pienamente in sintonia con l’attività che stiamo svolgendo in molti istituti superiori della città per combattere il bullismo omofobico, in particolare attraverso il progetto lecosecambiano@roma, che proprio durante la settimana arcobaleno si concluderà con un grande evento in programma mercoledì 14 maggio al Teatro dell’Opera, con la partecipazione di oltre mille studentesse e studenti". L'assessora ha anche sottolineato quanto si stia facendo per consentire una rapida approvazione del registro delle unioni civili a Roma e quanto questo possa essere importante per esercitare una pressione sul Parlamento in vista dell'approvazione di una legge nazionale.



Io sarò presente a due diverse inziative.

Lunedì 12 al Forte Fanfulla Over The rainbow  ore 18.30

Venerdì 16 presentazione del documentario di Maria Laura Annibali L'altra altra metà del cielo alla biblioteca Flaiano ore 17.30

Per chi può e chi vuole...

giovedì 8 maggio 2014

Il pride quotidiano

Ci risiamo, quasi.

Tra un mese o poco meno ritorna il Pride a Roma.

Il Pride, il gay Pride, quello che molte persone strorcono il naso solo a sentirne il ome, perchè, troppi culi, troppe trans, troppo carnevale. Borghesi che non conoscono la storia, perchè se sapessero che fu proprio una trans, Silvia Rivera, a lanciare la prima bottiglia (o era una scarpa?) contro la polzia che avevafatto l'ennesima retata allo Stonewall Inn capirebbero che le trans sono sorelle di battaglia e che ammazza se c'entrano qualcosa con noi popolo arcobaleno, lesbiche, gay, bisex, trans, queer, asessuali e intersex.
Borghesi che finchè storceranno il naso confermeranno che del pride carnevale, come lo chiamano loro, c'è ancora bisogno, finchè ci sarà anche solo un bourgeois à èpater.
Borghesi che al pride  non ci vengono perchè si lamentano che il pride non serve a niente, non basta mobilitarsi un giorno all'anno.
Ah sì? E tu gli altri 364 giorni dell'anno, dove mentula sei?

Un Pride che a Roma compie 20 anni, dal primo gay pride come si chaimava ancora allora, aperto dall'allora sidaco Rutelli e da Vladimir Luxuria.

Quest'anno riavremo Marino, un fatto altrove di nromale quotidianità e da noi una eccezionale novità visto che dopo Rutelli niente.

Un pride al quale quest'anno potrò frinalmente tornare a partecipare visto che agli ultimi due pride non ho pututo andare, nel 2012 perchè traslocavo dalla casa che era stata mia per 15 anni e l'anno scorso perchè ero al matrimonio di mia cugina nipote, col suo compagno (e il figlio e la figlia già grandi che ci invitavano loro nelle partecipazioni al matrimonio di mamma e papà), che in Italia ci si può sposare solo tra uomini e donne.

Un pride che quest'anno mi vede partecipe non da singolo cittadino, ma da sostenitore di una inizativa alla quale credo moltissimo il pride quotidiano pensata e organizzata da Gaynet e Gaiaitalia.com due realtà di informazione, libere e in crescita che vogliono continuare a crescere per offrire un’informazione che contribuisca alla creazione di un mondo migliore nel quale valga davver la pena vivvere.

Due realtà d'infromazione con le quali mi onoro di collaborare e che costituiscono per me un tandem ideale. L'informazione a tutto campo di Gaiaitalia.com che guarda al mondo, a tutto quello che accade nel mondo, da un punto di vista lgbt e quella di analisi del modo in cui imedia parlano del popolo arcobaleno di Gaynet.it.

Insieme queste due realtà diverse e amiche perchè intellettualmente affini portano avanti un punto di vista LGBT con la convinzione che si possa creare un mondo nuovo dove tutte le persone abbiano cittadinanza. Un mondo che abbia come valore fondante l’uguaglianza di tutte e di tutti e il rispetto dell’altro e dell’altra, del modo in cui ogni persona vede la realtà intera, senza che il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere diventino l’unica ragione per apparire sui media, ancora troppo spesso nella forma del fenomeno da baraccone.

Due realtà dove gossip, i sensazionalismi, i casi umani e vittimismi, vengono banditi e analizzati quelli usati negli altri media nella convinzione elementare che il moviment lgbt si è fin troppo guardato l’ombelico, si è litigato i territori, invece di dedicarsi a un approfodnimento di temi da fare insieme, collaborando, pur rimanendo realtà idnividuali con le proprie differenze.

Per continuare a realizzare tutto questo Gaynet e Gaiaitalia.com hanno organizzato una campagna di crowdfunding, tramite il lancio di “Pride Quotidiano”, un carro inedito nella storia della manifestazione, che seguirà la parata in diretta via radio e via web attraverso uno studio radiotelevisivo a bordo, con ospiti, musica, approfondimenti e interviste.

Un modo per raccontare ciò che spesso si dimentica che  il Pride, come tutto il movimento LGBT e dei Diritti Umani, nasce dalla vita quotidiana delle persone e dalle loro necessità negate, non da uno strano capriccio esibizionista.

Per raccontare questa realtà quotidiana i due siti vogliono stringere un vero e proprio patto con le lettrici, e i lettori, le ascoltatrici e ascoltatori, con chi sosterrà diffonderà e contribuirà alla campagna di finanziamento collettivo.

Il Pride Quotidiano una campagna per la libera informazione a sostegno di una serie di attività culturali e di approfondimento che accompagneranno la realizzazione del carro “PrideQuotidiano”:

- il lancio di Radiogaiaitalia.com, webradio di musica ed informazione indipendente con un punto di vista LGBT, curata tra gli altri, anche da Gaynet;

- la realizzazione di GaiaitaliaTeatroFest, Festival itinerante di teatro sui diritti umani;

- la presentazione dello Stylebook LGBT, a cura di Gaynet, il manuale sul linguaggio rivolto al mondo della stampa sui temi dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere.

Se mille amici ed amiche doneranno 10 euro ciascuno e ciascuna, quei 10mila euro faranno nascere un vero e proprio network indipendente che si rivolge a chi condivide i valori dell’uguaglianza e del pluralismo culturale.

Per contribuire con 10 euri (anche io che sono semidisoccupato me li posso permettere) potete cliccare qui.

Se proprio non volete dare denari potete almeno fare pubblicità al crowfundig sulle vostre pagine dei social network, sui vostri siti e blog, tra le vostre amicizie, con ogni mezzo che faccia tam tam nella comunità e beyond

A chiunque sosterrà il progetto versando una quota, oltre a pubblicare il nome e cognome, in qualità di sostenitori e sostenitrici, sulle pagine del sito il pride quotidiano, Gaiaitalia e Gaynet offriranno (per sempre!):

- 10% di sconto sull’acquisto degli ebooks di gaiaitalia.com (non solo quelli che, presto, pubblicherò anche io, ma proprio tutti!).

- 10% di scontro sull’ingresso ad ogni manifestazione organizzata da Gaiaitalia.com e Gaynet

- 10% di sconto sulla partecipazione a laboratori, workshops e seminari, organizzati da Gaiaitalia.com
 - eventi dedicati ad ingresso gratuito.


Di motivi per venire al pride ce ne sono tanti.

Quest'anno ne abbiamo uno in più!

Contiamoci


venerdì 2 maggio 2014

Lettera aperta della Dirigente Scolastica del Liceo Classico Giulio Cesare


Carissimi,

solo oggi trovo un attimo di tregua per rivolgermi doverosamente a tutti voi, la nostra comunità scolastica – docenti, studenti, genitori e personale ATA –, riguardo all’episodio che ci ha visto dolorosamente e inopinatamente balzare sulle prime pagine dei giornali.
Molto si è detto, ed io per prima, interpellata da stampa, da radio e da televisioni, ho rilasciato molte dichiarazioni, come d’altra parte hanno fatto docenti e studenti. La tentazione sarebbe quindi di tacere e molcire con il silenzio l’offensiva orda mediatica che ci ha colpito. “Al Giulio ci pensiamo noi” hanno scritto ieri i nostri ragazzi sullo striscione esposto all’ingresso: una fulminante verità, un “giù le mani dalla nostra scuola” a chiunque, di qualunque colore sia, abbia tentato – e con successo evidentemente! – di interrompere l’operosa quiete del nostro quotidiano lavoro.
E tuttavia, come dirigente della scuola, sono consapevole di dovere a tutta la nostra comunità un’informazione diretta, senza mediazioni e/o manipolazioni, sui fatti accaduti nella scuola. E dunque questo mi accingo a fare.

Quando il 25 aprile sono stata informata da un genitore della denuncia penale a due docenti del Giulio per aver fatto leggere il libro di Melania Mazzucco “Sei come sei” in due classi quinte ginnasio, - denuncia che peraltro a tutt’oggi non è pervenuta né alla scuola né alle docenti -, il fatto mi è apparso immediatamente strumentale ed odioso.
Il libro infatti era stato assegnato in lettura a casa per le vacanze di Natale e faceva parte di un percorso di lettura ben noto agli studenti e alle famiglie, perché partito in quarta ginnasio, e realizzato con una metodologia laboratoriale a classi aperte nel momento della restituzione della lettura, per un confronto e un approfondimento sia letterario, sia tematico: ad oggi gli studenti delle due classi hanno completato la lettura di 21 testi che spaziano dai classici latini e greci (v. Aristofane e Plauto in traduzione), a romanzi italiani (Vassalli, Ammanniti, Baricco, Gramellini, ecc.) e stranieri (de Saint-Exupéry, Uhlman, Allende, Grossman, Orwell, ecc.) del Novecento e contemporanei, assegnati con l’obiettivo di sviluppare il piacere di leggere, le capacità critico-letterarie e la riflessione tematica sui molti argomenti che qualsiasi testo letterario, per suo statuto, offre alla crescita di ogni lettore. Questa è la letteratura. In alcuni casi, nel corso di questi due anni, i testi proposti sono nati dai suggerimenti degli studenti stessi, le cui curiosità, sottoposte al vaglio delle docenti, sono state assecondate.
Non credo sia necessario poi sottolineare come il tema trattato dal romanzo della Mazzucco sia di assoluta attualità, ed è ben noto a tutti noi sia il fenomeno di bullismo omofobico che serpeggia nelle scuole, sia i drammatici esiti del silenzio su questi temi che hanno visto di recente coinvolti giovani coetanei di alcune scuole a Roma e in Italia. Un tema narrato peraltro dal punto di vista di una ragazza dodicenne (poco meno dei nostri ragazzi), in un libro scritto da un’autrice colta, vincitrice come noto di molti premi letterari (dallo Strega, al Bagutta, al Comisso ecc.), le cui credenziali letterarie non hanno bisogno di difensori, considerate anche le ottime recensioni apparse per questo testo, pubblicato dalla Einaudi, anche questa una casa editrice che non ha bisogno di presentazioni. Come noto, in questo tipo di lavori a casa, non si procede mai alla lettura del testo in classe, e quindi fantasiose sono state tutte le affermazioni di lettura ad alta voce in classe del passo ormai ben noto (10 righe su ca. 300 pagine), tanto fantasiose quanto diffamatorie.

La discussione sul libro si è svolta ai primi di gennaio al ritorno dalle vacanze, prima in ciascuna classe e poi a classi aperte, come sempre, alla presenza di tre docenti, compresa cioè anche la docente di sostegno di una delle classi. Tutti i ragazzi hanno scritto, come d’uso, una relazione a casa sul libro, e poi hanno potuto scegliere nella prova in classe d’italiano di gennaio fra due proposte, una traccia su “I promessi sposi” e un saggio breve sul tema dei possibili diritti delle coppie gay e della loro genitorialità: il dossier fornito per questa argomentazione spaziava da un articolo de “Il Tempo” riferito al nuovo linguaggio di Papa Francesco sui gay, ad un’ intervista ad Alfano uscita su “Avvenire”, ad un’intervista alla senatrice Maria Cecilia Guerra, allora viceministro del Lavoro con delega sulle Pari opportunità, uscita a gennaio sul “Corriere della Sera”; insomma una proposta di riflessione libera e aperta, come è consueto da parte dei nostri docenti e alla nostra scuola.

Naturalmente le opinioni su questi temi sono diverse, come sappiamo, e una coppia di genitori è venuta ad esprimermi le sue perplessità sull’opportunità di leggere questo testo, citandomi il passo incriminato e lamentando di non avere avuto ’diritto di replica’ rispetto alla discussione in corso. La mia lettura del romanzo, la constatazione dei modi in cui la tematica era stata sviluppata, analoga ad ogni altro tema precedentemente e successivamente analizzato in occasione dei diversi testi letti, mi ha mostrato l’equilibrio con cui il lavoro era stato svolto, cui non si poteva attribuire alcun fine tendenzioso e di parte, implicito in ogni richiesta di diritto di replica. La serenità degli studenti era assoluta e i genitori stessi, da me nuovamente incontrati per rassicurazioni, pur confermando la propria contrarietà alla lettura di questo libro, hanno accolto la scelta della scuola, il suo approccio pluralistico, ritenendo di non dovere riaprire il caso (era ormai metà febbraio).

Niente è accaduto fino al 25 aprile. La bomba è di fatto esplosa a scuola il 28, al nostro rientro, anche a seguito della manifestazione di Lotta studentesca, sulla cui natura e finalità non ritengo sia necessario soffermarmi. La costernazione di tutti è evidente nelle lettere che vi allego (con i dovuti omissis a garanzia della privacy delle persone coinvolte), perché possiamo condividere la reazione dei genitori delle due classi, degli studenti delle due classi, del genitore Presidente del Consiglio d’Istituto e dei docenti che, a margine del Collegio del 28 pomeriggio, già precedentemente convocato per tutt’altri motivi, hanno espresso la loro solidarietà alle colleghe e la ferma condanna degli eventi.

Aggiungo che la lettera che più ho gradito, inoltrata a me e a tutti gli altri genitori della classe, è stata proprio quella della coppia che mi aveva con garbo e rispetto – di cui sempre li ringrazio – coinvolto a gennaio. Prendono fermamente le distanze dalla denuncia dei “Giuristi per la vita”, dichiarando: “ci addolora profondamente la notizia di un’azione penale nei confronti dell’istituto da Lei diretto, considerando particolarmente odioso tale mezzo per cercare di imporre le proprie opinioni. Vogliamo perciò esprimerle la nostra assoluta solidarietà, rinnovando ancora una volta a Lei e a tutto il corpo insegnante la nostra completa stima e fiducia”. Grazie. Questo è lo spirito liberale, aperto e democratico a cui credo tutta la nostra comunità si ispiri nell’educazione dei nostri ragazzi.

Un grazie particolare va poi alle docenti, fatemelo dire le ‘mie’ docenti, eccellenti nella scuola, colte e aperte, curiose del nuovo e capaci di vero ascolto dei propri ragazzi: che vengano denunciate, insultate e vilipese è un paradosso di fronte a cui non posso tacere. La scuola va difesa da questi oltraggi. E’ molto del buono che ci resta in Italia. Non sciupiamolo.

Micaela Ricciardi


Roma, 1 maggio 2014


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