mercoledì 10 dicembre 2014

La maternità omogenitoriale fa capolino in uno spot: le parole con cui lo dice la stampa.

La vodafone lancia la rete 4g con Fabio Volo come testimonial.
Nello spot mentre Volo recita Bisogna avere pazienza, ci vuole tempo, dobbiamo fare un passo alla volta. Ma magari invece no. Magari invece è arrivata l’ora di avere coraggio due amici e un'amica si lanciano da un dirupo nel mare mentre una donna che ha appena partorito viene raggiunta dalla sua compagna che prima guarda il neonato\la neonata e poi la bacia castamente sulla fronte.





Il blog Lez Pop  accoglie lo spot commentando che laddove la politica non arriva ci pensa il marketing ed è il segno che i tempi cambiano. Del resto, come afferma Fabio Volo alla fine del video: «Noi non siamo fatti per aspettare». (il neretto è nel testo)

Lez pop si accontenta di poco...
A vedere bene lo spot la presenza della coppia è un'apparizione fugace e timida, a comincare dal bacio sulla fronte, sororerno e poco da donne innamorate.
D'altronde si sa, la maternità, chiunque sia la persona che la neo-mamma ha accanto come amante, viene presentata come qualcosa di a-sessuato.
Un bacio meno parentale e più sensuale avrebbe legittimato di più l'amore tra due donne mentre così viene semplicemente legittimata la maternità anche di una coppia di donne.

Coppia di donne, non già coppia lesbica.

Perchè due donne che stanno insieme non sono necessarimante lesbiche, possono anche essere bisessuali.
In ogni caso ci interessa davvero stabilire l'orientamento sessuale delle persone partendo dall'assortimento sessuale della coppie?

Due donne stanno insieme.

Il loro stare insieme fa di entrambe due lesbiche?

Non necessariamente. Allora non esprimiamoci su cio che non è certo.


Invece dalla stampa la coppia viene definita lesbica.

Oddio.

Non proprio.

Quasi l'unanimità della stampa alla parola lesbica preferisce un maschilista e odioso donne gay o unioni gay.
 
Lo spot Vodafone con Volo e due mamme gay
titola il giornale


Il corriere titola Mamme lesbiche nello spot Vodafone ma poi ci ripensa nel sottotitolo
Per la prima volta una pubblicità italiana mostra una coppia di genitori gay. 

Adesso, è vero che genitori,  maschile plurale, nella lingua italiana, designa tanto il padre quanto la madre, ma trattandosi nello specifico di due madri e di nessun padre non era forse il caso di usare genitrici? E genitrici lesbiche e non genitrici gay?

C'e dell'altro.

Da un lato un prete sull'Huffigtonpost usa lo spot per chiedere che l'unione tra persone dello stesso sesso non venga chiamata matrimonio, ma venga usato un altro nome perché se no si litiga, ci si insulta, ci si irrigidisce. E, da rigidi, la verità sfugge. 

Secondo la solita supremazia culturale etnocentrica della chiesa cattolica, che fa disgusto e orrore,  si scippa il matrimonio laico, che è l'unico ad avere validità legale in Italia, e lo si attribusice alla chiesa cattolica pretendendo che il matrimonio, che è di tutti e tutte, cambi nome così che il matrimonio cattolico e discriminatorio possa essere solamente delle coppie di sesso diverso.

Un terrorismo culturale insostenibile da rispedire al mittente senza mezzi termini.

Dall'altro lato Queer blog invece fa professione di lesbofobia affermando una deliratente anormalità delle coppie omogenitoriali quando afferma che
qualche italiano che vedrà la pubblicità capirà senz'altro che bisogna avere coraggio anche per superare le diversità e le barriere che dividono ciò che è ordinario da ciò che invece non lo è.
Ordinario cioè: Conforme all'ordine, alla regola, alla norma.

Dal che si deduce che per Mik di Queerblog (che chi legge questo blog già conosce per le sue ecolalie) una famiglia omogenitoriale è fuori dall'ordinario, cioè non consueta, dunque anormale.

Squisito esempio di lesbofobia...

Se invece di pretendere di cambaire il mondo, che cambia benissimo da solo, provassimo prima a cambiare noi stesse e noi stessi...


martedì 9 dicembre 2014

Le accuse gratuite al corpo insegnante in un post del blog il grande colibrì


Parlando di omofobia nelle scuole sul blog il grande colibrì, Gianfranco, niente cognome, afferma con granitica sicurezza che 
In molti casi non vi sono posti più escludenti, discriminanti, volgari della scuola. Inutile sorprendersi. La colpa? Assolutamente non degli adolescenti che, anzi, si prestano a voler percepire ciò che li circonda, ma dei professori che continuano ad essere in molti casi una delle categorie più aberranti che la storia ricordi.
Per corroborare questa affermazione tranchant e troppo generalizzante  Gianfranco porta delle argomentazioni deboli.

Gianfranco è professore (non ci è dato sapere di quale materia) e tanto basta a dare autorevolezza alle sue opinioni. 
Essere un insegnante e vivere ogni giorno tra le mura di una scuola, mi porta a credere che questo nuovo ombelico del mondo della querelle omofoba incentrato nella scuola italiana non sia una forzatura dei media ma una realtà tangibile e terribilmente vera.  

 Quale querelle omofoba?
La cronaca recente ci rimanda alla campagna promossa da Forza Nuova a Milano per segnalare tutti gli insegnanti che dissertano sulle tematiche del gender (repubblica.it), per non parlare dell'aggressione ad Assisi subita da un quattordicenne da parte di un docente dopo che il primo sarebbe stato additato come conoscitore della questione omosessuale. Per aver risposto il giovane sarebbe stato brutalmente malmenato (giornaledellumbria.it). E se non bastasse pensiamo alla docente di religione di Torino che ha sostenuto che l'omosessualità si può curare (repubblica.it), per poi giungere a qualche diocesi (e non solo) che vorrebbe monitorare tutte le scuole dove si continua ad affrontare la questione pericolosa del gender (repubblica.it).
Dei quattro esempi riportati uno riguarda Forza Nuova che invitava a denunciare il corpo docente, un altro una richiesta fatta dalla Diocesi sempre a danno della docenza.
Degli unici due casi imputabili al corpo docente il primo riguarda  un fatto eccezionale, per fortuna molto più che raro nelle nostre scuole, quello di un docente che ha aggredito fisicamente uno studente minorenne, il secondo caso riguarda il contenuto omofobo di una lezione di una docente di religione. 
Un po' poco per corroborare l'affermazione che i  professori continuano ad essere in molti casi una delle categorie più aberranti che la storia ricordi.
Dinanzi ad alcuni e alcune insegnanti  che hanno pensieri e comportamenti omofobi, ma anche maschilisti, sessisti e patriarcali, ci sono altrettanti e altrettante insegnanti che fanno il loro lavoro davvero bene tanto che se quelle persone cui Gianfranco riconosce il merito di sensibilizzazione* 
entrano nelle scuole è solo ed esclusivamente grazie al corpo docente, perché senza l'autorizzazione degli organi di autogoverno delle nostre scuole (dal Collegio Docenti al Consiglio d'Istituto) nessuno e nessuna può entrare a scuola.

La retorica di fondo dalla quale Gianfranco parte per il suo j'accuse è generalista e mette sullo stesso piano responsabilità della singola persona a problemi strutturali  delle scuole alle mancanze dei programmi scolastici ministeriali dai quali il corpo docente non può derogare sensibilmente.

Così l'affermazione che il corpo docente  continua ad essere in molti casi una delle categorie più aberranti che la storia ricordi mal si accorda con la considerazione che 
- mentre le scuole cadono a pezzi, in alcune province nelle classi si resta al freddo e al gelo per mancanza di fondi, noi docenti viviamo la condizione di classe lavoratrice meno considerata a livello planetario, si fanno i conti con la carta e quella igienica sparisce nel momento del bisogno. 
Delle due l'una.

O la classe docente è quella meno considerata (e il primo a considerarla poco è proprio l'autore di questa denuncia) o è una delle categorie più aberranti che la storia ricordi.

Che Gianfranco si decida.

A leggere in tralice il post di Gianfranco  non posso evitare di notare e far notare come tutto il post sia un profluvio di plurali maschili usati come neutri ambigenere.

Gianfranco scrive i professori ma intende anche le professoresse, parla di allievi ma intende anche allieve.
Per chi critica al corpo docente l'imposizone di un insegnamento che fa continuo riferimento a quella distinzione marcata tra ruolo maschile e femminile, in quella esaltazione di ciò che è da uomini o meno non c'è male. 
Per coerenza critica Gianfranco si dovrebbe almeno provare ad affrontare il problema del sessismo linguistico.
Invece il pensiero di Gianfranco è squisitamente, cioè, disgustosamente, maschilista e sessista.
Vediamo.
Il calendario va avanti verso il 2015, mentre alcune mentalità restano ferme ai tempi del libro "Cuore". E poi giammai sia nominata la parola "preservativo" in un discorso. Giammai! Per poi ritrovarsi ad avere allievi malati o allieve in attesa.
Dunque per Gianfranco le infezioni sessualmente trasmesse (non son chiamate più malattie da una decina di anni perché quel che si trasmette sessualmente non è già la malattia ma l'infezione, non lo diciamo noi ma l'Istituto Superiore della Sanità) son prese solo dai maschi, le femmine restano invece incinte...
Naturalmente per ogni ragazza che è in attesa c'è un ragazzo che ha contribuito a quell'attesa mentre le infezioni sessualmente trasmesse non guardano in faccia né al sesso biologico né all'orientamento sessuale.
Visto che parliamo di insegnamento e che Gianfranco mette in ballo le informazioni non si può sottrarre dal vaglio della weltanschauung che emerge dal suo modo di parlare, e scrivere.

Così come non si può tacere dell'italiano stentato di alcuni passaggi del post di Gianfranco:
Provate a manifestare in certi luoghi un desiderio di travalicare il proprio genere alla ricerca di una nuova identità in classi dove si combatte quotidianamente affinché si raggiunga uno sviluppo dell'ormone pari alla quantità di becchime assunto da tante galline che razzolano in un cortile.
Quali luoghi?
Chi combatte per lo sviluppo dell'ormone?
Chi sono le galline?
Cosa è il becchime? 
Che significa travalicare (cioè esagerare, trascendere; superare, oltrepassare o, ancora, trasgredire fonte Dizionario Garzanti online ) il proprio genere ? 

Ancora.
Si impedisce di credere che si possa amare una persona dello stesso sesso non perché si è malati e che contro l'amore non c'è pillola che tenga per guarire ma solo l'amore e l'accettazione verso se stessi.
Infine la pretesa che l'omofobia riguardi solamente il corpo docente e che ristagni nelle scuole e non dal mondo esterno è davvero naïf e tradisce un modo di vedere per compartimenti stagni. Se l'omofobia è nelle scuole non c'è perché lì vi nasce.. Semmai lì vi transita attraverso tutte le persone che a scuola vi lavorano siano esse insegnanti o studenti.

Ivi compresi anche quegli insegnanti che trattano colleghi e colleghe con una prosopopea che attesta un odio di classe davvero insostenibile...


* Le iniziative di discussione, spesso avviate grazie ad associazioni o alla volontà dei singoli, sono poi osteggiate proprio da quei gruppetti di docenti che della rigidità mentale hanno fatto l'unico vessillo in nome dell'elasticità con la quale accettano che certe vite possono essere spente lentamente 

domenica 7 dicembre 2014

Combattere le discriminazioni con una discriminazione? Sui dipendenti "solo gay" di un birrificio gayfriendly

La notizia è semplice e anche abbastanza curiosa.

Espedito Alfano, un imprenditore pugliese di 45 anni,  vice presidente nazionale del Movimento italiano del turismo birra e direttore dell’associazione Mondo Birra nata in Puglia produce da circa un un anno la birra artigianale IDEM sulle cui etichette in due colori diversi, giallo e rosso, riportano i simboli dei pianeti Marte e Venere, accoppiati a due a due.
Una etichetta criptica di non immediata lettura.


Sul sito della birra si legge
 

Le virgolette sulla sola parola diritti fa tremare i polsi perché, pur non volendo, ridicolizza i diritti. Ben diverso sarebbe stato se le virgolette fossero state poste sull'espressione "diritti gay" a indicare l'inapropriatezza di un'espressione usata per brevità di comunicazione. Non esistono infatti "diritti gay" ma solo diritti disattesi alle persone non etero.
Sul sito della birra si legge anche:
Due birre per non dimenticare che ci sono paesi dove l’omosessualità viene punita con la pena di morte;
Due birre per non dimenticare che ci sono Paese dove l’omosessualità viene curata con i trattamenti medici coatti come se fosse una malattia;
Due birre per non dimenticare che l’Italia è tra gli ultimi paesi europei in tema di diritti delle coppie di fatto.
Scopi nobili ma che non si capiscono minimamente dall'etichetta  del prodotto venduto e che non vengono certo combattuti comperando la birra.

La sensibilizzazione sociale fatta dal prodotto è infatti così blanda da ridursi a una operazione pubblicitaria, legittima, che non eccelle però in efficacia comunicativa.

Secondo La Gazzetta del Mezzogiorno (che titola la birra gay" Alfano avrebbe detto (coi quotidiani il condizionale è d'obbligo)
"Noi siamo degli agevolatori di discussione: i giovani vedono l'etichetta, si incuriosiscono, vanno su Internet, si informano, parlano e questo a noi va bene, suggeriamo un tema di discussione".


Sulla pagina facebook della birra si legge un florilegio di articoli ridicoli che pubblicizzano la lotta alla discriminazione con una controdiscriminazione, illegale anche in Italia, delle persone non gay.


Da un punto di vista politico e sociologico è interessante notare come la cultura contro le discriminazioni sia una pratica che ignoriamo se pensiamo di fare davvero lotta contro le discriminazioni assumendo solo persone gay.

Nessuno se ne rende conto, nemmeno il Mario Mieli che riporta la notizia per spirito di corpo senza rendersi conto della discriminazione in atto.
A meno che non si creda che una discriminazione possa risarcirne altre...

Non mettiamo in discussione la buona fede di nessuno.
Ma troviamo sintomatico che questa buona fede creda di sollecitare il discorso contro l'omofobia rivendicando una pratica di discriminazione ridicola e illegale.

Essere gayfriendly non lo si dimostra preferendo nelle assunzioni i gay ma, casomai,  riconoscendo in azienda a tutti di dipendenti e tutte le dipendenti gli stessi diritti delle coppie sposate, per esempio...

E che nessuno se ne accorga accontentandosi del primo maldestro tentativo di sensiblilizzazione la dice lunga sul pressappochismo italiota che non risparmia nessuno. Nemmeno gli amici del Mario Mieli che saranno esperti di "cose gay" ma non di diritti della cittadinanza tutta che dinanzi a una così palese discriminazione dovrebbe gridare "al ridicolo!" e non compiacersi.



Purtroppo si pensa male e si pratica peggio.



giovedì 4 dicembre 2014

Un annuncio di rinascita fatto dalla famiglia di un ragazzo trans diventa per Queer Blog un annuncio di coming out da trans.


Lo so, è un classico esempio di pelo nell'uovo, e sembra che mi accanisca contro Queer Blog.


Però  non posso non far notare il provincialismo culturale nostrano e non dico solamente di Queer Blog ma dell'italico paese tutto, che vuole usare sempre l'inglese (la lingua) anche quando l'inglese (chi lo parla) certe parole non le userebbe mai.


La notizia è molto bella di per sé.


La diciannovenne Elizabeth Anne ha transitato di sesso e da donna è approdata al sesso maschile con il nome di Kai Bogert.

Le persone trans parlano del giorno in cui iniziano a vivere la propria vita con il sesso (o il genere, non sappiamo se Kai ha compiuto una riassegnazione chirurgica del sesso) d'elezione come giorno di nascita o rinascita.


Così sua madre ha pensato bene di pubblicare sulla pagina delle nascite del The Courier-Mail, un giornale Australiano di Brisbaine, un annuncio nel quale ritratta l'annuncio dato 19 anni prima.

Ecco l'annuncio

traduzione letterale

Ritrattazione – Bogert

Nel 1995 abbiamo annunciato l’arrivo della nostra progenie, Elizabeth Anne, come figlia. Lui ci ha informato che ci eravamo sbagliati. Oops! Colpa nostra. Ora ci piacerebbe presentarvi il nostro meraviglioso figlio - Kai Bogert.
Amarti è la cosa più semplice del mondo. Pulisci la tua camera.











Che l'inglese non sia proprio di casa con chi ha fatto la traduzione pubblicata da Queer Blog lo si capisce leggendo la loro traduzione, con parole interpretanti (Retraction non è "correzione" ma ritrattazione, e sprogget non è cicogna ma letteralmente prodotto delle gonadi, io l'ho tradotto con progenie) che nell'annuncio originale non ci sono, ma sorvoliamo...

Cosa dice l'articolo del The Courier Mail che riporta la notizia?

Che una madre per mostrare sostegno a suo figlio che fino a qualche settimana fa era una figlia ha usato un annuncio sul giornale.
Il titolo dell'articolo recita: Mum takes out classified ad to show support for son Kai Bogert who used to be a daughter (Mamma tira fuori annuncio per mostrare il sostegno per il figlio Kai Bogert che è stato una ragazza).

Come riporta la notizia Quuer Blog ?

Fa coming out come transessuale e i genitori pubblicano sul giornale l'annuncio di nascita corretto

Il mario Mieli (dal quale apprendo della notizia) corregge almeno in parte e rimportando il testo integrale del Bolg senza commento alcuno almeno titola

Fa Coming Out come FtM: i genitori reagiscono in modo stupendo!
Titolo nel quale Kai viene giustamente presentato per quello che è un Ragazzo FtM da Femmina a Maschio.

Ma in entrambi casi si usa coming out che in questa circostanza non non c'entra nulla.

Se Kai abita ancora coi gentiori e dall'annuncio crediamo proprio di sì, credo che i suoi genitori si siano accorti della sua transizione da femmina a maschio.

Quindi non si capsice di quale coming out Roberto Russo (autore dell'articolo) vada parlando.

Coming out infatti si fa quando fai dichiarazione pubblica del tuo orientamento sessuale che, non essendo visibile, viene normalmente presunto essere quello etero.

Per quello dici no guardate io sono gay, sono lesbica, sono ...

Fare coming out da trans (ma che pessimo modo di eprimersi) lo si può fare solamente quando si è persone consociute al mondo con un sesso e si rivela il proprio sesso di nascita.

E' quello che ha fatto la modella Geena Roncero, donna trans MtF che ha dichiarato di essere nata maschio.

Ma non si può proprio fare coming out nella famiglia presso la quale si vive!

E' un modo di esprimersi approssimativo non solo di chi non consoce evidentemente la lingua inglese ma di chi ragiona per classificazioni standard, caselle rigide e defintorie (far coming out da trans) e non ha le idee chiare su nulla di quello sul quale, lo stesso, ha laa presunzione di scrivere.


Fare coming out come uomo non significa proprio nulla si tratta di un'approssimazione insostenibile che induce a confusioni presso un pubblico già distratto che potrebbe di nuovo confondere orientamento sessuale con identità di genere...

Eppure nel Courier Mail la parola coming out non viene mai usata perchè loro, che l'inglese lo parlano e in quella lingua pensano sanno bene che in quel contesto non c'entra niente.

Russo, che quando scrive sembra non pensare nemmeno nella sua madre lingua, usa un frasario sensazionalistico, con concetti usati a casaccio, definizioni tranchant sull'orlo della discriminazione e che scadono nel ridicolo involontario come quando Russo scrive: 
Kai, dal canto suo, ha raccontato quello che ha significato per lui fare coming out come uomo transessuale dinanzi alla sua famiglia ad appena 19 anni 
Mi immagino la scena.

Kai: -  Mamma, papà ero donna e mo' so' uomo!
Mamma e Papà: -  Uh caro non ce ne eravamo mica accorti!!!

Però, 'sti genitori, distratti!!!!



 Russo è talmente obnubilato dal cambiamento di sesso che non ha pensato che quella transizione è avvenuta per stadi, passo dopo passo, tutti visibili ed evidenti alla familgia, e che quell'annuncio non era una presa d'atto di un cambaimento del quale rano a consocenza evidenemtente già da tempo ma un omaggio al figlio nel giorno della sua (ri)nascita come maschio.

Vallo a spiegare a Russo che vede solamente coming out...

Il Mario Mieli si limita a riportare quel post senza colpo ferire, rendendosi così complice di uno scempio concettuale imbarazzante, perchè spiegatemi con quale faccia andiamo a dire alla stampa blasonata che deve usare un lessico rispettoso e corretto quando i siti con la parola gay nell'url sono i primi a non farlo.

Allora caro Roberto, prima di scrivere pensaci bene, perchè poi là fuori ti leggono e si disinformano!

Qualche pensiero sulle dichiarazioni criminali di Inga Priede, deputata lettone del partito di governo Unità


Inga Priede, deputata del Consiglio regionale del Kandava (Lettonia) e capo del dipartimento regionale del partito di governo “Unità”, il più grande partito lettone di centro destra, a proposito del matrimonio egualitario ha scritto alcuni tweet nei quale collega il tasso di natalità alla presenza o meno delle persone omosessuali e poi ringrazia i Tedeschi durante l'occupazione Nazista per avere ucciso gli omosessuali facendo così aumentare le nascite nel suo Paese.
Priebe ha prima scritto che i cittadini e le cittadine del Kandava erano sotto shock per l'apertura del matrimonio alle persone gay  e che le persone gay della regione non sono orgogliose perché ci sono dei valori di base (non leggendo il lettone ci rifacciamo alle dichiarazioni riportate del New York Observer e dalla traduzione di google traduttore del tweet di Pirede in lettone). E poi ha ribadito che Grazie a dio i tedeschi, al loro tempo, hanno sparato ai gay. Il tasso di nascita stava così risalendo (Thank God! The Germans shot them in their time. Birth rate was going up).

Il tweet voleva essere una frecciatina contro  Ilse Vinkele, ex ministra del Welfare dello stesso suo partito, promotrice della legge sul riconoscimento dei matrimoni tra persone dello stesso sesso e la parità dei diritti sociali. Le conseguenze non si sono fate attendere mentre Vinkele  ha minacciato di voler citare in giudizio Priede per istigazione alla violenza il suo partito l'ha costretta a rassegnare le dimissioni.

Le sue dichiarazioni oltre che per la disgustosa omofobia  in un paese il cui ministro degli esteri Edgars Rinkevics ha fatto coming out un mese fa, sono imbarazzanti anche per il riferimento ai nazisti di per sè, visto che la Lettonia ha visto uccidere per mano nazista più di 70,000 persone ebree dii nazionalità lettone, 2000 rom, e un numero sconosciuto di persone omosessuali. Un genocidio compiuto anche grazie al collaborazionismo Lettone che vede la popolazione divisa tra chi ancora li odia e dà loro la caccia e uno sparuto gruppo di veterani che il 16 marzo di ogni anno fanno marcia a Riga (la capitale Lettone) orgogliosi di avere ingrossato le fila delle SS naziste...

Se a questo dato storico si aggiunge la questione del tasso di natalità del paese che è argomento sensibile (l'attuale popolazione di 2 milioni di unità ha visto un calo del 13% dal 2000 e se la tendenza non si inverte altre 500mila persone verrano perse entro il 2050) si capisce quanto l'affermazione di questa omofoba di merda sia entrata a gamba tesa in tante questioni nazionali e non solo in quella dell'omosessualità.


Dietro pressione dei vertici del suo partito Inga Priede è stata per frotuna costretta a chiedere pubblicamente scusa e a rassegnare le dimissioni.

Questa notizia ha tanto da insegnarci.


1) La democrazia lettone è più forte di quella italiana.


Dinanzi a dichiarazioni omofobiche di pari gravità nessuno dei nostri esponenti di partito ha mai rassegnato le dimissioni (e quando le dimissioni ci sono state, per dichiarazioni di disgustoso maschilismo, ci sono stati militanti gay che difendevano il maschio di turno che aveva augurato a una donna di essere stuprata...)


2) Si pretende che le persone omosessuali siano sterili.


In virtù del fatto che due persone dello stesso sesso non possano procreare tra di loro le si considera sterili a priori.
Ignorando che come singole perosne gay  elesbcihe sono fetili come tutte le altre persone e che, oggi, grazie alla tecnologia medica  e al contributo solidale di donatori e donatrici di gameti e di donne che si prestano alla gestazione per conto terzi anche, le coppie dello stesso sesso possono procreare.


Non procreano biologicamente tra di loro, ma questo è un dettaglio.

Quel che conta è che nel momento in cui si forma una coppia questa coppia, se vuole, può procreare.


E' proprio questo il motivo per cui si nega il diritto di procreazione alle coppie dello stesso sesso.


Perché la coppia che procrea contribuisce ancora di più al bene pubblico della comunità e se una coppia dello stesso sesso fa prole si integra ancora di più nel tessuto sociale.


Il fatto che due persone dello stesso sesso non possano procreare tra di loro è un impedimento fisico dello stesso ordine sociale di quello della coppia di sesso diverso sterile o semisterile.

Una coppia di donne risolve il problema nello stesso identico modo di una coppia uomo donna dove è l'uomo a essere sterile.


Solo la coppia di uomini intraprende una via radicalmente diversa.

Ma da un punto di vista tecnico la donna con problemi di feritlità in coppia con un uomo gestisce la gravidanza di un figlio biologicamente non suo proprio come una donna che gestisce la gravidanza per conto terzi.

Se tutti fossimo gay (e lesbiche) ci estingueremmo.

Se tutti intraprendessimo esclusivamente delle relazioni tra persone dello stesso sesso dovremmo solo metterci d'accordo per fare prole. Non ci estingeuremmo nemmeno nel caso di una dittatura gay e lesbica.

Tra l'altro delle due l'una o l'ascesa dei diritti gay sta minando la natalità oppure il paineta sta esplodendo arrivando a 10 miliardi nel 2050.



3)   La retorica della minoranza è ancora dura da morire.


diritti mancati  delle persone non etero non sono diritti ad hoc ma diritti mancati quelli di tutte le altre persone perché le persone non etero sono come tutte le altre persone e godono già degli stessi diritti.

Invece si parla dei diritti delle minoranze sessuali come se le minoranze sessuali avessero bisogno di diritti particolari. Come se le persone non etero fossero una minoranza sessuale.


Minoranza sessuale è infatti una doppia discriminazione.


Non è affatto vero che le persone non etero siano una minoranza.
E' dai tempi di Kinsey che è stato assodato scientificamente che siamo tutte e tutti almeno un po' bisessuali e che dunque le minoranze sono l'eterosessualità e l'omosessualità pure mentre la maggioranza delle persone si attesta su una bisessualità anche se spesso non equidistante ma spostata verso uno dei due poli etero - omo.


In ogni caso non si tratta di una minoranza sessuale perché l'orientamento sessuale non riguarda solo il sesso che facciamo ma anche i sentimenti e le relazioni sentimentali, affettive.

D'altronde non si chiede il diritto di poter scopare con chi ci pare.
Si chiede di poter accedere al matrimonio, no?


Eppure RAI news parla di parità dei diritti sociali delle minoranze sessuali in un  capolavoro discriminatorio disgustoso (perché involontario).


Rai News è in buona compagnia.

L'autore (o l'autrice) anonimo (o anonima) del Blog Gayburg parla di diritti dei gay il cui sessismo della lingua impiegato ha conseguenze grottesche.

L'espressione  diritti dei gay significa solamente uomini omosessuali e lascia fuori le donne.

Diritti delle PERSONE omosessuali, oppure diritti dei gay e delle lesbiche, sono forme davvero inclusive.

L'uso del maschile plurale come neutro è un viziaccio che c'hanno pure i froci (o le lesbiche)...




Queste derive discriminatorie inintenzionali sono una squisita dimostrazione che chi parla male pensa male.


A proposito, Inga Priebe è la donna raffigurata nella foto a destra.
Quella raffigurata sul sito Gayburb è  Ilse Vinkele, ex ministra del Welfare, ma non sono sicuro che a Gayburg lo sappiano...



5) Nesssuno e nessuna si perita di correggere le dichiarazioni di Priede. 

Le persone omosessuali come tutte le altre vittime dei campi di concentramento non sono morte per fucilazione ma sono state gasate. Ma la storia è un'oponione e non interessa a nessuno. Non certo a Rainews nè a Gayburg che nulla ci dicono sulla storia Lettone (a differneza del New York Observer dal quale ho mutuato le informazioni che ho riportato). Da cui possiamo anche dedurre che


6) La storia non abita in Italia.

Senza memoria stroica non c'è popolo e senza poplo non c'è nazione.

La Lettonia lo sa bene e  Priebe viene fatta dimettere.

Da noi si gioca a chi la spara più grossa (Giovanardi e i bambini comprati).

Italia paese di merda.

E buon Natale!

mercoledì 3 dicembre 2014

E' morto Alfredo Cohen


Alfredo D'Aloisio, in arte Alfredo Cohen, Cohen era il cognome della madre, è morto a Tunisi per cause naturali all'età di 72 anni.

Da quasi un paio di decenni si era ritirato a vita privata lontano dall'impegno politico e artistico che lo avevano visto coinvolto sin dalla giovinezza, quando militava nel Fuori!  essendone stato uno dei fondatori, quando scriveva poesie, o pièce teatrali, quando eseguiva canzoni o recitava.


Figura oggi magari poco conosciuta, ma sarei felice di essere smentito, Cohen ha indicato una strada precisa per la militanza, quella dell'attivismo, oggi tanto poco frequentata, e della ricerca politica anche nel teatro e nella canzone.

Nel teatro Cohen debutta nel 1974 con lo spettacolo Dove vai stasera amico? nel quale interpreta una galleria di personaggi gay, animando il dibattito sulla lotta contro il sessismo e il moralismo piccolo-borghese, continuando l'anno successivo con lo spettacolo di monologhi e canzoni Oggi sul giornale e nel 1976 con Salve signori sono normale, dove decostruisce i luoghi comuni feroci della stampa borghese sull'omosessualità con una ironia precisa e implacabile.

L'anno dopo pubblica l'album Come barchette dentro un tram, del quale firma testi e musiche, arrangiato e prodotto da Franco Battiato e Giusto Pio.

Nel disco parla di omosessualità maschile come in Italia nessuno aveva fatto allora e mai farà dopo.
Con ironia precisa e implacabile  Cohen racconta di marchette in Tre mila lire (tremilalire se vuoi
toccare, tremilalire sbrigati ho fretta, vuoi fare l'amore con me? tremilalire)



o di amore non canonizzato secondo i parametri borghesi   in Non ho ricchezze non ho paesi non ho tesori non ho città (un cesso di stazione mi darà più speranze della vostra maledetta tranquillità).





Canzoni da riascoltare o magari ascoltare per la prima volta per basire.


Nel 1978 torna a teatro col monologo Mezzafemmina e za' Camilla, con il quale ottiene un grande successo in tutta Italia.

Nel 79 torna a collaborare con Battiato e Giusto Pio pubblicando un 45 giri che contiene i brani Roma e Valery.

Valery è dedicata all'allora giovanissima transessuale Valérie Taccarelli, attivista del Cassero di Bologna e oggi esponente del MIT (Movimento Identità Transessuale).

 

Rimaneggiata fortemente nel testo ma sorprendentemente con delle sopravvivenze  di quello originale di Cohen Valery nel 1983 diventerà Alexanderplatz portata al successo da Milva.

Il confronto tra il testo originale e le sopravvivenze del testo di Cohen nella versione  pop riscritta da Battiato per Milva (il Battiato fascistissimo sopravvalutatissimo e tanto amato soprattutto a sinistra) rende merito all'impegno di Cohen e getta nuove luci ermeneutiche sul testo della versione di Milva altrimenti ostico.

Valery








La bidella ti fa ripetere una lezione troppo antica:
mi piace di più lavare i piatti, spolverare, fare i letti,
poi starmene in disparte come vera principessa
prigioniera del suo film
che aspetta all'angolo con Marleen...
Hai le borse sotto gli occhi tuoi di Liz Taylor,
e suoni Schubèrt.

Alexanderplatz 

La bidella ritornava dalla scuola
 un pò più presto per aiutarmi, ti vedo
stanca hai le borse sotto gli occhi,
 Come ti trovi a Berlino Est?

(...)

E la sera rincasavo sempre tardi
solo i miei passi lungo i viali
e mi piaceva, spolverare, fare i letti
Poi restarmene in disparte
come vera principessa prigioniera del suo film,
che aspetta all'angolo come
Marlene hai le borse sotto gli occhi,
Come ti trovi a Berlino Est


La denuncia di Cohen del ménage familiare dalla morale sessista della bidella diventa in Battiato una cosa che alle donne piace fare.

Provatevi a dirmi che Battiato non è fascista.

Negli anni successivi Cohen lasciata la critica al sessismo e al moralismo borghese per dedicarsi a spettacoli nei quali analizza la società contemporanea alternando sempre monologhi a canzoni.

Ci sarebbe da citare la sua particina in Parenti Serpenti (Italia, 1992) (dove interpreta Armando  La Fendessa) se il film di Monicelli non fosse così disgustosamente omofobo da glissare.

Ancora uno spettacolo teatrale al teatro 'de Servi di Roma e poi il ritiro dalle scene.

Non so se ad Alfredo Cohen avrebbe fatto piacere questo mio beve excursus. Dato il ritiro a vita privata forse lo avrebbe infastidito.

A me invece infastidisce che di tutti i siti che ho consultato per scrivere queste noterelle solamente uno sia un sito lgbt, quella fonte inesauribile di notizie e dati che è il sito di Giovanni Dall'Orto

Il resto delle mie fonti sono siti di poesia (fondazione Sandro Penna), siti sulle canzoni contro la guerra, siti su dischi poco sconosciuti o riviste online, di diversa caratura ed estrazione politica ma che sanno riconoscere la cultura senza parlarne solo per spirito corporativista, perché Cohen era gay. Se ne parla perché Cohen faceva cultura, senza gai aggettivi di sorta.

Ecco, credo che questa mancanza sulla rete di siti "gay" che parlano di Cohen restituiscano in prospettiva la differenza fondamentale tra la militanza frociarola contemporanea, tutta concentrata sul nome della cosa e poco sulla sostanza, e l'attivismo, quello vero, quello di Cohen che oggi non trova riscontro alcuno.


C'è forse da  meravigliarsi che da quasi vent'anni Alfredo se ne stava in quel di Tunisi ?