domenica 5 gennaio 2014

L'omofobia c'è sempre. E' ovunque. E' nell'aria che respiriamo. E' nei giornali che leggiamo. E' anche nel modo con cui ci raccontano del suicidio di un ragazzo gay accettato dalla famiglia.

Forse stiamo sbagliando tutto.
Forse quando cerchiamo di parlare di discriminazione e omofobia lasciamo fuori un portato più segreto, più intimo, più taciuto e sottile, spesso nascosto dalla presunta omofobia interiorizzata quella che ancora oggi porta molti mezzi di stampa a parlare di accettazione della propria omosessualità come si trattasse di una malattia invalidante che ci costringe su una sedia a rotelle.

Dinanzi all'ennesimo suicidio di un ragazzo gay suicidio per il quale la stampa si precipita a spiegare che il giovane aveva problemi di alcool ed era depresso - come a dire frocio sì ma aveva anche altri problemi penso che dobbiamo fermarci un attimo azzerare i nostri racconti e cercare di spiegarci meglio perchè finora veniamo fraintesi e strumentalizzati.  
Noi militanti noi piccoli e piccolissimi comunicatori come il sottoscritto che scrive su questo modestissimo blog.

Spiegare che prima ancora di qualunque accettazione personale familiare scolastica amicale e lavorativa che sia noi persone omosessuali siamo colpite da un clima omo-negativo, da un modo di considerare l'omosessualità sminuente, da un modo di impiegarla anche come insulto e come paragone negativo che ci tarpa le ali prima ancora che noi stessi scopriamo che ci piacciono i ragazzi invece delle ragazze. Perchè quando lo scopriamo il problema non è di accettare questa presunta diversità ma il fatto di essere privi degli strumenti per poterci esprimere per sentirci rappresentati  e presenti al mondo come i nostri coetanei etero.

Finché le omosessualità non saranno viste come una opzione di default e chiedere a un ragazzo ma hai il ragazzo? con la stessa naturalità con la quale gli chiederemmo se ha la ragazza nessun omosessuale per quanto risolto e accettato in famiglia potrà davvero essere libero e dunque felice.

Non per un impedimento interno ma per una mancanza di spazi rappresentativi sociali, una mancanza che lo induce al silenzio, a tenersi le cose dentro a non sentirsi parte integrante della società ma una cosa diversa, a se stante.

Basta vedere come la notizia della morte  di Alessandro R. un giovane ragazzo omosessuale di 21 anni viene data dalla stampa.

Ogni giornale usa una strategia narrativa diversa.

Qualcuno usa l'omosessualità come spiegazione di tutto Suicida perchè gay , mentre messaggero nel titolo non menziona proprio l'orientamento sessuale del ragazzo (Casilino, 21enne litiga con la madre e si lancia nel vuoto dal settimo piano), e il corriere usa una via di mezzo  (Si lancia dal settimo piano a 21 anni«Perché offendere un gay non è reato?»).

Eppure ognuno di questi usa la stessa retorica narrativa, che si riferisce a un innuendo che fanno dell'omosessualità non un problema indotto dalla società ma un problema oggettivo della persona (un disagio legato alla sua omosessualità scrive l'Ansa).


Visto però che in famiglia e dagli amici era accettato (o ma che bravi!) allora si il motivo mica era tanto quello...
Suicidio a Torpignattara: 21enne gay si lancia dal settimo piano davanti alla madre
Il motivo del gesto non sembra da attribuirsi all'omosessualità, che famiglia e amici conoscevano e accettavano (romaToday)
Potrebbe interessarti: http://www.romatoday.it/cronaca/suicidio-via-casilina-ragazzo-gay-21-anni.html

Seguici su Facebook: http://www.facebook.com/pages/RomaToday/41916963809
Suicidio a Torpignattara: 21enne gay si lancia dal settimo piano davanti alla madre
I carabinieri ritengono che il giovane non avesse problemi perché gay nemmeno fuori di casa ma le indagini proseguono. (Rinaldo Frigani sul corriere)

Quanta incomprensione in queste frasi.
Quanto imbarazzo nel non sapere che nome dare alle iniziative delle associazioni omosessuali compreso il Gay Pride cui Alessandro partecipava, come scrive Frignani sempre sul Corriere.

Come se bastasse l'accettazione in casa per renderci la vita facile fuori di casa dove un immaginario collettivo gay non c'è e se c'è è mutuato dal pregiudizio etero-sessista patriarcale.


Finché Frignani e chi lo pubblica e chi lo legge troverà sensata la farse I carabinieri ritengono che il giovane non avesse problemi perché gay nemmeno fuori di casa non pensando (ma come si fa?) che lo stigma discrimina ogni secondo della esistenza delle persone non eteronormate i ragazzi gay continueranno ad uccidersi non per delusioni d'amore come Frignai ipotizza, ma perchè la società non riconosce loro un posto dignitoso tanto quanto quello che riconosce agli altri.



E se nessuno lo ha ancora capita la responsabilità è anche un po' nostra di militanti.

Fermiamoci e riflettiamo.

Un pensiero d'affetto alla famiglia di A.R e alle sue persone care che ha lasciato con un senso di colpa che non è solo loro ma di tutta la società nessuna e nessuno escluso. 

Enrico Verga non è tanto meglio dei colleghi che critica con argomentazioni omofobiche e diversi svarioni.

Lo so, l'articolo non è di ieri, ma di quasi due mesi fa.

Anzi non è nemmeno un articolo visto che si tratta di un post pubblicato nel blog di Enrico Verga ospitato però sul sito de Il Fatto quotidiano.
Insomma il solito trasformismo all'italiana.

Cosa dice Verga nel suo post ? Se la prende giustamente contro i giornalisti che invece di fare informazione fanno gossip.

In particolare Verga si lamenta che

Riotta (giornalista affermato) (...) nella sua breve intervista video [dice] (...) che la moglie di De Blasio era lesbica. Poco prima leggo un articolo di Rampini, esimio inviato di Repubblica (...) [il cui]  occhiello [dice] “De Blasio vince le primarie democratiche con il 40 per cento dei voti. A novembre sfiderà il repubblicano Lhota. Moglie ex lesbica dichiarata, figlio star su YouTube è un avvocato dei diritti dei cittadini”.
Bene, direte, ecco un giornalista che si rende conto delle sciocchezze che scrive la nostra classe di giornalisti. Il problema è che Verga si limita ad accusare la stampa di fare gossip e non informazione  se
una delle note più piccanti della vittoria di De Blasio sia che ha una moglie ex lesbica e un figlio con pettinatura Afro.
Però per lui dire di una donna che è ex lesbica è una cosa che ha senso. Arriva anzi addiritura a scrivere


credo che semplicemente la signora De Blasio abbia cambiato idea per amore del marito.
Cambiato idea Capito l'antifona? 

Se hai una relazione con una persona del tuo stesso sesso e poi ne intessi un'altra con una persona dell'altro sesso non significa che ti sei innamorata di due persone diverse, ma che hai cambiato idea.

Molto più vicino di quanto creda ai giornalisti che pretende di criticare Verga da gli stessi errori e continua a prendere per buono anche lui il gossip del quale che accusa i colleghi di fare, senza accorgersi mai che parlare di una donna che in precedenza ha avuto storie con donne e ora sposata con un uomo come ex lesbica non è solo ridicolo ma anche discriminatorio (non sarà il caso che, come la maggior parte di noi ha un comportamento bisessuale?).

D'altronde Verga le idee tanto chiare sugli orientamenti sessuali non le ha infatti scrive
Ora bene inteso io sono etero, lo dico non per fare outing ma semplicemente per chiarire che non ho una posizione positiva o negativa verso chi è gay, etero, lesbica, transex. Ognuno può far quel che vuole con il suo corpo e la sua anima finché non reca danno a terzi.
Bene inteso cioè è ovvio che (Sabatini Coletti online).

Ovviamente la norma è l'eterosessualità, l'omosessualità è l'eccezione da spiegare, giustificare, cui dare donde.

D'altronde uno che fa di cognome Verga come può essere gay?

Vagli a spiegare al Verga che anche le omosessualità sono una opzione di default come l'eterosessualità e dunque quel suo beninteso non è solamente discriminatorio ma anche squisitamente omofobo (non sia mai che mi prendono per un frocio).


Una omosessualità, conf-fusa con la transessualità, ridotta a qualcosa che si fa col corpo e con l'anima, e non a qualcosa che si prova cioè sentimenti emozioni affetto amore, attrazione.

Senza rendersi conto di quante semplificazioni discriminatorie scrive Verga se la prende con gli

italiani (...) [sono] ignoranti della lingua inglese
ma anche lui mi sembra che la lingua inglese la mastichi poco, infatti confonde, come tutti e tutte, coming out (dichiarare pubblicamente la propria omosessualità) con  outing (denunciare pubblicamente l'omosessualità di qualcun altro che ufficialmente ha una posizione contro l'omosessualità).

In ogni caso un uomo etero non ha mai bisogno di fare coming out, perchè, proprio come Verga pretende gli venga riconosciuto  (ben inteso), secondo il sentire comune siamo tutte e tutti eterosessuali fino a prova contraria.
 
Pur avendo ragione da vendere nel lamentarsi che la stampa fa gossip e non informazione Verga è il primo a fare disinformazione arrivando addirittura  scrivere vere e proprie menzogne come quella che pretenderebbe che 
l’attuale Papa sta aprendo le sue posizioni verso tutti gli orientamenti 
Orientamenti ? Quali orientamenti? Politici? Religiosi?  Sessuali? Non si capisce...

Già perchè Verga non dimostra solo di non conoscere bene il lessico inglese ma nemmeno quello italiano: si riferisce infatti all'occhiello (Frase posta sopra il titolo di un articolo di giornale o rivista, stampata in corpo inferiore Sabatini Coletti) dell'articolo di Rampini mentre in realtà si tratta del sommario (sottotitolo di un articolo di giornale che ne sintetizza il contenuto Sabatini Coletti).


Ora passi l'errore (anche se l'impaginazione del quotidiano la si studia al liceo, ma tant'è), però ci vuole fegato a criticare i colleghi e fare lo stesso, se non peggio.

Insomma un classico esempio di bue che dice cornuto all'asino...

Un bue omofobo però.