lunedì 12 maggio 2014

Le parole per dirlo, quando i diritti mancati diventano diritti dei gay


internazionale-logoCom'è ben spiegato da Luca Trappolin nel libro Citizen Diversity, il report sui risultati della ricerca omonima che ha indagato la dimensione europea dell’omofobia e delle discriminazioni ai danni di gay e lesbiche, molto spesso le persone dimostrano nel modo di esprimersi, e dunque di pensare, dei pregiudizi sulle persone lgbt che nemmeno si rendono conto di avere. Una omofobia non percepita come tale ma che, in quanto discriminatoria, è sempre omofobia. 
Prendiamo per esempio il titolo di un articolo pubblicato su sito di Internazionale Country per i diritti dei gay nel quale si parla del cantante country che già negli anni 70 scriveva canzoni con testi che si riferivano esplicitamente a persone e relazioni tra perosne dello stesso sesso. 
Glissando sul suo sessismo ("i gay", solo al maschile, niente lesbiche...) questo titolo si riferisce a dei diritti qualificandoli come diritti dei gay, cioè delle persone gay. Per chi ha pensato il titolo, l'orientamento sessuale è sufficiente a fare di una persona una razza a parte. E questa è una forma di discriminazione. I titoli sono di solito decisi da altri e quasi mai da chi scrive l'articolo. Questo titolo però è in linea con il contenuto dell'articolo nel quale si legge

Nel 1973 Patrick Haggerty ha pubblicato il suo disco d’esordio, nascondendosi dietro lo pseudonimo di Lavender Country. Canzoni country, per la prima volta registrate e cantate da un uomo dichiaratamente gay per difendere i diritti degli omosessuali.
In realtà la parola gay, mutuata da un aggettivo della lingua inglese, connota le persone ma non la denota. Connota le persone rispetto una discriminazione per la quale tutte le persone omosessuali, o percepite tali, non godono degli stessi diritti delle altre persone.

Il diritto a sposarsi, a vedere riconosciuta la propria unione, la propria affettività, garantita la propria visibilità proprio come tutte le altre persone.

Il matrimonio egualitario non è infatti un istituto ad hoc "per i gay" ma lo stesso istituto di tutte e tutti aperto anche alle coppie dello stesso sesso (coppie che non è detto siano necessariamente omosessuali, esistono anche le perosne bisessuali...).

Parlare dei "diritti dei gay" significa pensare che le persone gay (e lesbiche e bisessuali e transgender, ma capisco che tutte queste parole in un titolo non ci stanno) abbiano esigenze specifiche in quanto persone omosessuali.

Dire diritti dei gay vuol dire riconoscere alle perosne omosessuali dei diritti specifici per esigenze diverse da quelle delle persone non omosessuali. Scrivere diriti dei gay induce in chi legge l'idea sbagliata che i diritti calpestati non lo riguardano o la riguardano direttamente, perchè magari chi legge gay non lo è.

Se invece si informa il proprio pubblico che i diritti mancanti non sono dei gay ma gli stessi diritti di cui chi legeg gode mentre le perosne quelle omosessuali no perchè, in quanto omosessuali, sono discriminate, fa cambaire anche la percezione dell'ingiustizia e della discriminazione in gioco. Perchè i diritti sono gli stessi per tutti e tutte come recita l'Articolo 3 della nostra Costituzione non sono dei nuovi diritti che magari temo possano togliere qualcosa a me.

L'espressione diritti dei gay non riconosce la parità delle persone, di tutte le persone, anche quelle omosessuali, riconoscendone gli stessi diritti, ma le segrega nel recinto dei diritti specifici entro il quale devono rimanere.
Significa tollerare e non accogliere.

Significa perpretare il ghetto ideologico dal quale le persone non eterosessuali stanno con tanta fatica inziando ad uscire.

Perchè chiunuqe può amare una persona delllo stesso sesso, non solamente "i gay"

 L'amore non ha steccati. Anche se un titolo infelice (e omofobo) pretende il contrario.