lunedì 19 maggio 2014

Lettera aperta a Nino Spirlì a proposito del suo post E gli etero?


Caro Nino,

ho letto il tuo post sul blog del giornale nel quale ti chiedi perché non ci sono gli etero nell’acronimo (si dice così) lgbtqai.
Capisco che dinanzi questa sigla tu ti smarrisca, quelli della nostra generazione sono abituati a non dare nemmeno un nome all’amore tra persone dello stesso sesso, - ricordi la bella poesia di Wilde? - figuriamoci se sanno cosa sono le persone intersessuate!
Dinanzi certe parole cui l’acronimo fa riferimento ci si può trovare spaesati, forse per questo certe spiegazioni che fornisci tu nella legenda non sono proprio precise e puntuali.
Conosco bene la difficoltà di spiegare concetti sottili e non immediati in poche righe, io stesso, insieme ad alcuni ragazzi, sto scrivendo un primo lessico lgbt in italiano (lo presentiamo al Pride Park di Roma il 6 giugno) ed è grazie a persone più giovani che quei concetti sono riuscito a capirli anche io che appartengo, come te, alla generazione di chi pensava che essere checche, ti definisci tu così, fosse una questione privata, da camera da letto, oppure, come ricorda il grande Paolo Poli, che l’amore tra maschi non esiste, è solo sesso, per l’amore ci son gli amici.
Le nuove generazioni invece sono uscite dalle camere da letto e si comportano esattamente come le persone etero che tu tanto apprezzi, esternando i loro sentimenti proprio come loro, pubblicamente, con lo stesso decoro e lo stesso pudore.

Ed è proprio perché le persone gay, lesbiche, bisex, trans, intersessuate e asessuali (eh sì… c’è una categoria che ti è sfuggita, ah questi giovani!) sono visibili che vengono insultate, aggredite, picchiate e uccise.

Oppure istigate al suicidio
perché a scuola, a lavoro, in casa, in tv, i sentimenti che provano sono descritti come negativi, o irrilevanti, da non nominare nemmeno, o da tenere esclusivamente nelle camere da letto, come pretendi tu, come se le persone etero che tu tanto ami fossero etero solo nelle loro case e non quando vanno in giro con i e le coniugi, portando l’anello al dito che ricorda al mondo intero che sono persone sposate o quando scrivono, parlano, in una parola vivono nel mondo.

Ti chiedi quali sono i diritti dei bisessuali. Sono gli stessi diritti delle persone etero, dei quali le persone bisessuali non godono perché discriminate in quanto bisessuali.

Gli orientamenti sessuali e le identità di genere non rendono le persone bisognose di diritti speciali.
Nessuna persona non etero chiede per esempio un matrimonio omosessuale.

E’ la stampa che si inventa queste categorie, anche il giornale che pubblicato il tuo blog.

Le persone non etero  chiedono che lo stesso matrimonio delle persone etero, l’unico matrimonio che esiste, venga esteso anche alle coppie dello stesso sesso perché adesso non è loro permesso.

Questo non vuol dire, caro Nino, che se tu non vuoi sposarti con l’estensione del matrimonio, tu, in quanto checca,  saresti costretto a farlo.

Vuol dire semplicemente che chi vuole potrebbe farlo e ora non può.

Ma al di là di queste motivazioni che, per motivi generazionali e anche ideologici, evidentemente tu fatichi a capire, c’è una semplice risposta alla tua domanda.

Non ci sono le persone etero nell’acronimo lgbtqai perché per offendere un uomo, qualunque sia il suo orientamento sessuale, non gli si dà dell’etero.

Gli si dà del frocio.

Gli si dà del frocio perché la parola frocio, è per molte persone una parola offensiva di per sé.

Qualunque uomo, anche il più etero, anche Rocco Siffredi, se gli dai del frocio si offende.
Mica ti risponde e che me frega io mica so frocio.

Immagina i giovani e le giovani di oggi che pensano che andare in giro mano nella mano, o darsi un bacio al cinema, o per strada, sia una cosa normale, e che vorrebbero sposarsi, o fare dei figli, proprio come fanno le persone etero che tu ami tanto, e che si sentono dire di no perché l’omosessualità è una perversione, è una malattia, un disordine morale,  perché chi è omosessuale vuole corrompere la gioventù, fare proseliti, diffondere l’omosessualità che è un vizio nelle scuole,  come scrivono in molti anche nel giornale che ospita il tuo blog.

Come credi che si sentano?

Perché ti meravigli tanto se reagiscono?

Solo perché tu continui a vivere la tua affettività nella camera da letto non puoi pretendere che tutte le altre persone facciano lo stesso.

Vedi Nino nessuno vuole venire a raccontare a te o a chicchessia la sua omosessualità.

Ognuno vuole poterla vivere alla luce del sole, fuori da quelle stanze da letto buie dove molte perosne, te compreso, vivono molto bene, senza il tuo imprimatur.

E se questo a te non va bene, chi se ne frega.

Non puoi mica legittimare chi aggredisce due ragazzi perché vanno in giro mano nella mano.

E se sei violento, come credi di essere in diritto tu se ti provocano, te ne vai in galera.

Anche in Italia.

Anche senza le aggravanti per omofobia.

Anche se sei una vecchia checca.


Alessandro Paesano