mercoledì 30 luglio 2014

La delibera del consiglio comunale di Verona e l'idelogia della vita




Una delibera del consiglio comunale di Verona ha approvato in data 23 luglio 2014 un documento nel quale si riconosce alla famiglia formata dall'unione di un uomo e una donna un ruolo primario nella trasmissione dei valori etici, culturali, sociali, spirituali e religiosi, tutelandone il diritto al compito educativo con particolare riferimento all'educazione sessuale.

La delibera invita sindaco e giunta di Verona, nelle scuole di competenza comunale,

a vigilare affinché, nelle scuole di competenza comunale, venga data un’adeguata
informazione preventiva ai genitori sul contenuto dei progetti di educazione all’affettività e alla sessualità, come pure sugli spettacoli e sugli eventi ludici, che vengono proposti ai loro figli;

a delegare al Coordinamento Servizi Educativi l’onere della raccolta delle segnalazioni dei genitori e degli insegnanti sui progetti di educazione all’affettività e alla sessualità, come pure sugli spettacoli e sul materiale didattico, che risultino in contrasto con i loro principi morali e religiosi;

a predisporre uno strumento di raccolta delle segnalazioni di cui sopra, con apposito spazio sul portale del Comune ed eventualmente anche attraverso un numero verde, istituito dal Comune o da qualche altro ente o associazione, che se ne assumesse l’onere;
al Comune spetterebbe comunque il compito di darne adeguata pubblicità;

a riferire periodicamente alla Commissione competente sulle segnalazioni di cui sopra

Lasciando agli altri organi di informazione di restituire il portato politico di questa delibera con relative prese di posizione pro e contro la delibera stessa, qui vogliamo leggere il documento approvato cercando di sviscerarne i valori e le idee che lo sottendono e lo sostengono.


1) La famiglia "naturale"[1] è solo quella fondata da uomo e donna.

Si vuole contrastare l'equiparazione delle famiglie formate da persone dello stesso sesso con quelle di sesso diverso con una considerazione biologica.

Non si dice però che la prole, per essere procreata, ha bisogno di un gamete maschile e un gamete femminile, né che necessita dell'unione fisica biologica di un uomo e una donna. Dando per scontata questa verità biologica si afferma direttamente che
         
La famiglia formata dall'unione di un uomo e una donna è l'unica istituzione           naturale in cui può nascere una vita.

Non già la funzione biologica ma l'istituzione costruita a partire da questa funzione riproduttiva.

Questo è un salto logico che va argomentato e non deriva necessariamente dall'assunto biologico.
Questo salto logico non tiene conto dell'evolversi delle compagini familiari che hanno visto donne single (o vedove) crescere la prole da sole proprio come, uomini single (o vedovi) facevano lo stesso.

Non basta rimanere incinta o mettere incinta per costruire una famiglia.

Ci vuole una volontà e una intenzione che non derivano semplicemente  dall'unione sessuale biologica tra un uomo e una donna.

E' la religione (cattolica e non solo) a pretendere che la creazione di vita in seguito a un atto sessuale significhi l'affermazione  della volontà di mettere su famiglia.

Coerentemente a questa idea totalizzante (e totalitaria) la religione cattolica vieta non solo la dissoluzione del matrimonio, solo all'interno del quale  si può legittimamente procreare, ma anche ogni forma di controllo delle nascite.
Anche per quanto concerne la procreazione assistita la legge 40, fino alla recente sentenza della Consulta, vietava la fecondazione eterologa, per lo stesso principio di purezza biologica dell'unione tra uomo e donna che non consente l'intervento di gameti esterni alla coppia.  

Questa ingerenza nella vita privata delle coppie "etero" dà la misura della ferocia sessuofoba con cui si vuole imporre la propria morale. Una morale che da un lato impone che ci sia una famiglia appena una diciassettenne rimane incinta dopo aver fatto sesso, magari per la prima volta, con il suo ragazzo, ignara persino dei primi rudimenti di profilassi anticoncezionale e di maternità e paternità consapevoli[2] e dall'altro si dice no a quelle coppie che invece vorrebbero tanto un figlio ma non possono averlo per problemi di sterilità, poco importa se congeniti o consustanziali.

L'ideologia della vita propugnata dalla chiesa è uno strumento di controllo dei corpi delle donne e degli uomini, uno strumento di controllo della prole, in violazione di tutti i diritti fondamentali dell'uomo e della donna.

Non solo si delegittimano le coppie dello stesso sesso in quanto sterili, si delegittimano anche le coppie etero in quanto sterili.

L'idea della sterilità si traduce in un divieto per qualunque coppia, anche etero, dell'impiego di gameti terzi, un divieto che discrimina tutte le coppie che, quale che sia il motivo.

Denunciare queste posizioni come meramente omofobe non individua appieno la portata di una ingerenza illegale, incostituzionale e disumana.

Quando, più avanti, nella delibera si asserisce che

          la famiglia è una comunità di affetti e di solidarietà, in cui si apprendono e si           trasmettono valori culturali, etici, sociali, spirituali e religiosi, essenziali per lo       sviluppo e il benessere dei propri membri e dell’intera società; è inoltre il luogo dove le generazioni si incontrano e si aiutano reciprocamente ad affrontare le       difficoltà della vita e a svolgere il loro ruolo nella società  

questa descrizione è valida per ogni compagine familiare, dalle famiglie allargate a quelle ricomposte alle famiglie formate da coppie dello stesso sesso senza prole o con prole. Tutte le coppie che costituiscono famiglia si riconoscono in questi principi (con esclusione dei valori religiosi che valgono solo come diritto ma non come elemento necessario affinché quella compagine venga riconosciuta come familiare). Tutte le coppie che costituiscono una famiglia hanno una (due) famiglie di origine anche due donne e due uomini e anche loro possono avocare delle generazioni precedenti proprio come le famiglie di sesso diverso.

La discriminazione è tra l'unica forma di famiglia prevista dalla religione cattolica, formata dai genitori non divisi biologici della prole, e tutte le altre compagini familiari.

Le persone omosessuali e bisessuali così come le persone trans devono solidarizzare anche con le famiglie non tradizionalmente etero perché sono tutte colpite dalla stessa discriminazione ideologica di una religione patriarcale sessuofoba oscurantista e sadica.

Se si pensa al percorso di liberazione della donna e, anche della famiglia, si è passati dal ludibrio delle ragazze madri e dalla distinzione tra prole legittima (nata nel matrimonio) e prole illegittima (nata fuori dal matrimonio) al diritto della singola donna di gestire la gravidanza da sola, all'equiparazione della prole in qualunque compagine familiare nascano

Dunque l'idea di famiglia naturale formata dall'unione di un uomo e una donna come unica istituzione naturale in cui può nascere una vita è talmente restrittiva da discriminare non solamente le famiglie formate da coppie dello stesso sesso ma anche tutte le altre famiglie "etero", da quelle ricomposte[3] e quelle ricostituite[4] non costituite dall'unione di un uomo e una donna genitori biologici della loro prole.

Il tentativo di far derivare dalla dimensione biologica della procreazione umana un imperativo morale e religiosa è in contrasto con lo stesso articolo 16 della
carta dei diritti dell'uomo,  citato nella delibera, che, in un comma precedente (1) dice chiaramente:

          Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare
          una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione.

L'ideologia della vita, basandosi su un credo religioso e non su un diritto civile costituzionalmente garantito non può essere imposto per legge, dello Stato o morale, all'intera cittadinanza, ma solo a chi liberamente vuole aderire a tale morale.

2)  La famiglia “naturale”, formata dall’unione di un uomo e una donna, è  l’ambito sociale più adatto ad accogliere i minori in difficoltà, anche attraverso l’istituto dell’affidamento e dell’adozione .

Questa affermazione è falsa.

La corte Cassazione nella sentenza 3572 del 14 febbraio 2011 ha aperto verso le adozioni anche a persone single sostenendo che i tempi sono maturi perché si possa provvedere

          ad un ampliamento dell’ambito di ammissibilità dell’adozione di minore da parte di         una singola persona anche con gli effetti dell’adozione legittimante

Moltissime persone a questa sentenza hanno   sostenuto che la prole per  crescere  bene  ha   bisogno   di   una  madre  e  di  un  padre.

l’Associazione Italiana di Psicologia ha emesso allora un comunicato stampa nel quale smentendo questo luogo comune precisa che

le affermazioni secondo cui i bambini, per crescere bene, avrebbero bisogno di una madre e di un padre, non trovano riscontro nella ricerca internazionale sul rapporto fra relazioni familiari e sviluppo psicosociale degli individui. Infatti i risultati delle ricerche psicologiche hanno da tempo documentato come il benessere psicosociale dei membri dei gruppi familiari non sia tanto legato alla forma che il gruppo assume, quanto alla qualità dei processi e delle dinamiche relazionali che si attualizzano al suo interno. In altre parole, non sono né il numero né il genere dei genitori adottivi o no che siano a garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano.

Questo vale per genitori e genitrici etero e single, ma anche per single di altri orientamenti sessuali e  per tutte le compagini familiari esistenti nello Stato Italiano famiglie ricomposte e allargate, comprese le famiglie omogenitoriali di prima e seconda costituzione.

Per i consiglieri e le conigliere del comune di Verona anche un padre o una madre etero e single non hanno i requisiti per adottare o avere in affido minori di ambo i sessi propri come un padre e una madre di altro orientamento sessuale.

Anche qui tacciare l'ideologia della vita come omofoba è una accusa vera ma parziale.

3) L'omofobia c'è.

Dire che l'accusa di omofobia alla delibera e all'ideologia per la vita che la sottende sia solo parzialmente omofoba non vuol dire che non lo sia o che la delibera non prenda esplicita pozione contro le compagini familiari formate da persone non etero.

La delibera introduce queste posizioni affermando che

          Da qualche tempo la famiglia “naturale” sta subendo un’aggressione culturale senza
          precedenti, che vorrebbe equipararla alle unioni di persone dello stesso sesso,           riconoscendo loro il diritto all’adozione e alla “produzione” di bambini con l’utero in          affitto.

Riconoscere a nuove compagini familiari (come abbiamo visto non esclusivamente omogenitoriali) la stessa dignità legale e morale di famiglia non costituisce necessariamente un attacco alla famiglia etero indivisa (non divorziata o irsposata) di genitori biologici di prole.

L'integrazione di un diritto non toglie nulla al primo nucleo che dio quel diritto godeva.

Tradurre l'allargamento dei diritti come aggressione culturale è prima ancora che disgustosamente fascista
naïf .

L'idea di famiglia etero con genitori biologici di prole è cambiata nell'arco degli ultimi 70 anni passando dalla famiglia del capofamiglia e della patria potestà del vecchio statuto mussoliniano del 1942 alla nuova famiglia coi coniugi che hanno pari diritti e doveri del nuovo stato di famiglia del 1975.
Anche quella è una aggressione culturale alla famiglia naturale?

Ogni forma di tutela della donna e della prole rispetto la vecchia impostazione patriarcale che concedeva molto di più all'uomo che alla donna (ricordiamo il diritto di riparazione del maschio stupratore che poteva evitare la galera se sposava la donna, abrogata solamente nel 1982) possono essere altrettanti attacchi culturali alla concezione della famiglia naturale quella codificata nei precetti che San Paolo dà nei vangeli…

Ogni volta che le persone cercano di ragionare sull'uso condiviso di parole cercando di sottrarsi a un linguaggio razzista maschilista e sessista si danno dei consigli, si fanno delle raccomandazioni, che certo non hanno valore di legge né arrivare a un obbligo di segure quei cosnigli e quelle raccomandazioni.

In questa delibera si afferma il contrario. Per la delibera l'aggressione culturale

          arriva persino a minacciare i giornalisti (NOTA-1), a condizionare gli
          insegnanti nel loro ruolo educativo (NOTA-2), a indottrinare i bambini con           spettacoli e opuscoli tendenziosi (NOTA-3), a impedire lo svolgimento di convegni       sui temi familiari  (NOTA-4), a proporre la galera per chi dichiara di preferire       l’unione tra un uomo e una donna (NOTA-5) e, in prospettiva, ad insegnare giochi     erotici ai bambini per rimuovere ogni loro futura avversità ai rapporti sessuali di ogni tipo (NOTA-6).

Una serie di menzogne che analizzeremo punto per punto nel prossimo post.



[1] termine preso in prestito dalla nostra costituzione, art 29 La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio dove ha un significato diverso da quello della lingua comune quel naturale significando solamente che la famiglia, come istituzione,  è pre-esistente alla Carta Costituzionale che, dunque, non la istituisce, ma la riconosce.

[2] Ci riferiamo al diritto alla salute e all’autodeterminazione della madre genetica e biologica.
Cfr. Adriana Di Stefano  Tutela del corpo femminile e diritti riproduttivi: biopotere e biodiritto nella vicenda italiana in tema di diagnosi reimpianto
[3] Le famiglie ricomposte sono quelle famiglie che vengono a comporsi progressivamente dopo la separazione e il divorzio, quando più nuclei familiari vengono costituiti dai genitori separati.

[4] Le famiglie ricostituite sono quelle in cui uno o entrambi i partner che formano il nuovo nucleo familiare portano figli da unioni precedenti.