mercoledì 10 dicembre 2014

La maternità omogenitoriale fa capolino in uno spot: le parole con cui lo dice la stampa.

La vodafone lancia la rete 4g con Fabio Volo come testimonial.
Nello spot mentre Volo recita Bisogna avere pazienza, ci vuole tempo, dobbiamo fare un passo alla volta. Ma magari invece no. Magari invece è arrivata l’ora di avere coraggio due amici e un'amica si lanciano da un dirupo nel mare mentre una donna che ha appena partorito viene raggiunta dalla sua compagna che prima guarda il neonato\la neonata e poi la bacia castamente sulla fronte.





Il blog Lez Pop  accoglie lo spot commentando che laddove la politica non arriva ci pensa il marketing ed è il segno che i tempi cambiano. Del resto, come afferma Fabio Volo alla fine del video: «Noi non siamo fatti per aspettare». (il neretto è nel testo)

Lez pop si accontenta di poco...
A vedere bene lo spot la presenza della coppia è un'apparizione fugace e timida, a comincare dal bacio sulla fronte, sororerno e poco da donne innamorate.
D'altronde si sa, la maternità, chiunque sia la persona che la neo-mamma ha accanto come amante, viene presentata come qualcosa di a-sessuato.
Un bacio meno parentale e più sensuale avrebbe legittimato di più l'amore tra due donne mentre così viene semplicemente legittimata la maternità anche di una coppia di donne.

Coppia di donne, non già coppia lesbica.

Perchè due donne che stanno insieme non sono necessarimante lesbiche, possono anche essere bisessuali.
In ogni caso ci interessa davvero stabilire l'orientamento sessuale delle persone partendo dall'assortimento sessuale della coppie?

Due donne stanno insieme.

Il loro stare insieme fa di entrambe due lesbiche?

Non necessariamente. Allora non esprimiamoci su cio che non è certo.


Invece dalla stampa la coppia viene definita lesbica.

Oddio.

Non proprio.

Quasi l'unanimità della stampa alla parola lesbica preferisce un maschilista e odioso donne gay o unioni gay.
 
Lo spot Vodafone con Volo e due mamme gay
titola il giornale


Il corriere titola Mamme lesbiche nello spot Vodafone ma poi ci ripensa nel sottotitolo
Per la prima volta una pubblicità italiana mostra una coppia di genitori gay. 

Adesso, è vero che genitori,  maschile plurale, nella lingua italiana, designa tanto il padre quanto la madre, ma trattandosi nello specifico di due madri e di nessun padre non era forse il caso di usare genitrici? E genitrici lesbiche e non genitrici gay?

C'e dell'altro.

Da un lato un prete sull'Huffigtonpost usa lo spot per chiedere che l'unione tra persone dello stesso sesso non venga chiamata matrimonio, ma venga usato un altro nome perché se no si litiga, ci si insulta, ci si irrigidisce. E, da rigidi, la verità sfugge. 

Secondo la solita supremazia culturale etnocentrica della chiesa cattolica, che fa disgusto e orrore,  si scippa il matrimonio laico, che è l'unico ad avere validità legale in Italia, e lo si attribusice alla chiesa cattolica pretendendo che il matrimonio, che è di tutti e tutte, cambi nome così che il matrimonio cattolico e discriminatorio possa essere solamente delle coppie di sesso diverso.

Un terrorismo culturale insostenibile da rispedire al mittente senza mezzi termini.

Dall'altro lato Queer blog invece fa professione di lesbofobia affermando una deliratente anormalità delle coppie omogenitoriali quando afferma che
qualche italiano che vedrà la pubblicità capirà senz'altro che bisogna avere coraggio anche per superare le diversità e le barriere che dividono ciò che è ordinario da ciò che invece non lo è.
Ordinario cioè: Conforme all'ordine, alla regola, alla norma.

Dal che si deduce che per Mik di Queerblog (che chi legge questo blog già conosce per le sue ecolalie) una famiglia omogenitoriale è fuori dall'ordinario, cioè non consueta, dunque anormale.

Squisito esempio di lesbofobia...

Se invece di pretendere di cambaire il mondo, che cambia benissimo da solo, provassimo prima a cambiare noi stesse e noi stessi...