martedì 30 giugno 2015

L'unità e le parole per dirlo: quel "nozze gay" sconsigliato nel paginone centrale da Delia Vaccarello ricompare in prima pagina... La mano destra non sappia quel che fa la sinistra!

Oggi è tornato in edicola L'unità!

Da bravi picciotti lo abbiamo comperato (veramente abbiamo mandato il nostro fidanzatino...).

Dopo il mancamento (nostro e fidanzatinoque) per  l'immagine del papa che campeggia non solo in prima pagina ma addirittura accanto al logo della testata...
abbiamo apprezzato alcuni dei contenuti del giornale.
La pagina culturale dedicata al Don Chisciotte e il paginone centrale a cura di Delia Vaccarello sul matrinmonio egualitario con tanto di occhiello sulle parole per dirlo che sconsiglia il termine nozze gay a favore di matrimonio egualitario nel quale si spiega che non si tratta di nozze gay perchè lesbiche e gay non chiedono nozze speciali.

Parole sacrosante però nozze gay torna inopinatamente in prima pagina, nel sommario di un titolo di basso taglio che si riferisce al paginone in questione


Adesso non mi dite quel che già so e cioè che i titoli non li decide l'autrice dell'articolo.
Lo so io e lo sa anche Delia che ha scritto giusto.

Non ce l'ho neanche con chi fa i titoli che, evidenemtente, o ignora i consigli di Delia o li avversa.

Però che si mandi in stampa un giornale con una contraddizione così evidente tra titolo in prima e articolo... vien da chiedersi ma chi controlla 'sto giornale?

Tra il papa in prima con la sua enciclica (ma anche no...) e le parole sconsigliate che rientrano belluinamente dalla finestra c'è da pensar male e temere che questa nuova Unità non duri sei mesi.

Oppure siamo noi che non ci sta mai bene niente...

domenica 28 giugno 2015

La campagna di comunicazione del Gay village 2015: maschilista, fallocentrica e patriarcale.

Un ragazzo giovane, seminsvestito, solo, tonico e bello guarda diritto in camera, in un campo, di notte dal quale spuntano tanti microfoni diritti. E' la nuova campagna di comunicazione del Gay Viillage 2015.


Vediamo insieme di  leggerne la forma, il contenuto, il racconto e il discorso.





Da un punto di vista grafico e fotografico le due foto sono di qualità nettamente superiore alle campagne degli ultimi anni. Una qualità grafica che si rifà vagamente a quelle di Pierre et Gilles.


 



Paesaggio notturno che evidenzia il fatto che il ragazzo sia a torso nudo (non fa più caldo...), il corpo lucido (di olio piuttosto che di sudore) l'incavo dell'inguine bene in vista e che allude alla parte pubica coperta dalla pattina slacciata della tuta di lavoro.

Un lavoratore dei campi visto in un momento di riposo.

Anzi in una posa ideale visto che il ragazzo ha sulla spalla una zappa che non sta certo usando visto che nel campo i frutti (i microfoni) in realtà sono maturi e pronti da cogliere.

Una situazione apparentemente realistica ma in realtà simbolica.

Di notte non ci capiterebbe mai in un vero campo di incontrare un fattore a torso nudo e con la zappa sulle spalle in tempo di raccolta.

Questo bel ragazzo lo possiamo incontrare al Gay Village. 

Giovane, bianco e palestrato.
Prestante, maschile, che sa come usare la zappa. 

I frutti della terra sono dei microfoni, esplicitamente fallici, le corone evidenti glandi di altrettanti peni turgidi e pronti all'uso.

Dei frutti dal sapore diverso, una diversità sessuale, una diversità di orientamento sessuale.

Insomma questo ragazzo garantisce che quei simboli fallici, cioè che i cazzi che puoi trovare al gay village, sono cazzi di maschio e non d'altro genere...

Un ragazzo solitario circodanto da tanti cazzi.

Nessuna relazione sociale qui se non quella della parte per il tutto. Se sono gay mi piace il cazzo non i ragazzi come me.

Un sesso consumato in solitudine, tanti cazzi per uno solo uno solo per tanti cazzi.
Niente sentimenti, niente relazioni niente rapporti interpersonali nemmeno per una sana scopata.

Io e i cazzi. I cazzi e me.

Niente affettività.

Niente famiglia,
chè la famiglia è una cosa per etero mica per noi gay ai quali piace il cazzo  e poi torniamo nell'anonimato lì dove stiamo tanto bene senza dar fastidio a chicchessia con la nostra ingombrante e ostentata visibilità.

C'è anche una versione femminile di una cifra completamente diversa.



Sempre ambientazione notturna, la ragazza non è ripresa frontalmente ma di spalle, il torso girato per far vedere il viso comunque di tre quarti. Rispetta al ragazzo ripresa con un rango di importanza inferiore.

Più vestita della sua controparte maschile, con degli shortini a pelle che le fasciano il sedere la ragazza non posa ma lavora annaffia dei frutti della terra, cioè delle sfere da discoteca.

Tiene in mano un tubo dal quale esce un generoso getto d'acqua.

Altro evidente simbolo fallico, di fertilità, di potenza (il getto, lo schizzo di acqua, orina o sperma...).

L'headline diversa dal precedente cartellone si rifà a una delle tre funzioni femminili relegate dal patriarcato alla donna: nutrire, assieme ad accudire e procreare.

Sappiamo come nutrirvi.

Noi donne lo sappiamo.

Sappiamo come servirvi come farci  oggetto di desiderio, schiave per la vostra cura e il vostro piacere...

Mentre il ragazzo seiminudo piace ai ragazzi come alle ragazze a quali perosne si rivolge questa ragazza normovestita?

Non certo alle donne lesbiche (o bisex) che dovrebbero essere la precipua controparte dei ragazzi gay del precedente cartellone.

Questa immagine è rivolta ancora ai ragazzi, stavolta  quelli etero.

Tette e culo bene in vista, la fica no d'altronde la fica è interna non lascia segni esteriori della sua presenza.

Mentre nel primo cartellone il cazzo è la parte per il tutto in questo poster la ragazza è il tutto per la parte...

Anche lei in solitudine, senza relazione, senza sentimenti, senza affettività.

Due immagini fallocentriche, vetuste e anni 50 che inquadrano l'omosessualità nella sua ristretta pulsione sessuale, priva di affettività e sentimenti, priva di relazioni umane ignorando che anche quando si fa sesso si è in due e in due c'è sempre uno scambio, una interrelazione, altrimenti si tratta di autoerotismo...

Ecco cos'è questo doppio messaggio.

Un invito ai segaioli di tutti e tre gli orientamenti sessuali.

Venite e riempietvi la bocca qui vi sanno nutire di un sapore nuovo.

Che poi il nuovo sa tanto di vecchio, della stessa merda maschilista fallocentrica e patriarcale poco importa, purchè veniate e paghiate...



sabato 20 giugno 2015

di cosa parliamo quando parliamo di Gender. Le menzogne della chiesa (e accoliti) sull'inesistente ideologia gender

La parola Gender  (genere sessuale, uomo o donna) è stata usata  per la prima volta in riferimento e contrapposizione al concetto di  sesso biologico dalla antropologa femminista Gayle Rubin1.

Rubin voleva distinguere alcune differenze attribuite agli uomini e alle donne, erroenamente ritenute derivanti dal sesso biologico.

Sicuramente il corpo maschile e il corpo femminile presentano delle differenze fisiche e biologiche2.

Ma da queste differenze biologiche non derivano necessariamente tutta una serie di differenze di carattere, temperamento, capacità fisiche e cognitive che di solito vengono attribuite alle persone in base della loro appartenenza a uno dei due sessi.

Ecco allora che può essere utile distinguere tra sesso biologico (le differenze morfologiche e biologiche degli esseri umani in maschile e femminile) e genere (gender) cioè le aspettative che a partire dal sesso biologico una determinata società ha su quella persona.

Quante volte ci siamo sentite dire che non dobbiamo comportarci in un determinato modo perchè quel comportamento non è adeguato al nostro sesso?

Da quando nasciamo siamo segregate nei ruoli di genere attribuiti al nostro sesso e veniamo educate a seguire quei ruoli di genere e non altri.

Lo facciamo già quando siamo ancora nella culla, rigorosamente rosa per le bambine e celeste per i bambini.

Lo facciamo all'asilo quando le bambine sono vestite con colori tenui così da costringerle a non fare giochi in cui ci si sporca mentre ai bambini è consentito sporcarsi, lo facciamo quando ci vengono dati giocattoli nei quali sono già iscritti i ruoli maschio e femmina.

Ma se io "sono femmina" e mi comporto da maschio non è più probabile che sia in errore chi ritiene che quel comportamento che io ho non sia in linea col mio essere femmina?

Se io sono femmina tutto quello che faccio non è forse da femmina?

Se i comportamenti sono iscritti cioè nel mio corpo biologicamente determinato com'è possibile che un comportamento che io ho non sia derivante dalla mio essere femmina?

Se mi correggono un comportamento che io ho spontaneo non vuol forse dire che il criterio di ammissibilità non deriva dal mio sesso biologico ma dalle aspettative che a partire da quel sesso la società ha su di me?

Ecco cos'è la tanto odiata dalla chiesa ideologia (sic!) del gender.

Le differenze nel comportamento, nel carattere, nel temperamento, nelle capacità intellettive non sono iscritte nel corpo ma dipendono dalla singola individualità di ognuna e ognuno di noi.

Così anche se sono donna posso seguire una professione ritenuta maschile (o viceversa) senza snaturare il mio sesso ma, casomai, modificando l'idea (ruolo) di genere che pretendiamo sia determinata biologicamente come le differenze morofologico biologiche dei nostri corpi.

Così quando gli studi di genere indicano come certe sperequazioni tra i sessi derivino dall'idea di genere che costruiamo a partire dai sessi e che queste differenze tra i generi non hanno ragione di essere, la chiesa, artatamente, confonde genere con sesso e pretende di accusare l'ideologia del gender (sic!) di affermare che non esistono differenze biologiche tra i sessi.

Così la pensa il diacono Girolamo Furio quando afferma che
La teoria del gender è una idea che sostiene la non-esistenza di una differenza biologica tra uomini e donne determinata da fattori scritti nel corpo, ma che gli uomini e le donne sono uguali da ogni punto di vista; c'è quella differenza morfologica, ma non conta niente. Invece la differenza maschile/ femminile è una differenza esclusivamente culturale, cioè gli uomini sono uomini perché sono educati da uomini, le donne sono donne perché sono educate da donne.
Se non ci fossero queste costruzioni culturali non ci sarebbero differenze tra donne e uomini e il genere umano sarebbe fatto di persone uguali. In tal modo la sessualità viene dissociata dalla personalità, non viene naturalmente connessa con la costruzione di una persona.
Se osserviamo la realtà vicina a noi, in effetti oggi i ragazzi e le ragazze tendenzialmente sono educati nello stesso identico modo e i genitori si vergognano un po' se dicono alla figlia cose diverse che al figlio, anche se in realtà i ragazzi e le ragazze hanno esigenze diverse, problemi diversi, incontrano ostacoli diversi. Si è imposta la tendenza a negare le differenze.
Ed ecco lo slittamento semantico, peggio, l'ostinazone a insistere su quanto la scienza ha dimostrato non essere vero3: le differenze di carrattere sono iscritte nel corpo biologicamente determinato.

La differenza morfologica conta di per sé  le persone omosessuali lo sanno bene visto che scardinano l'eterosessismo e determinano il diritto ad amare persone dello stesso sesso.

Dello stesso sesso cioè femmine come me o maschi come me.

Com'è possibile dunque che si pretenda che le differenze morfologiche non contano ?

Insomma il corpo sessuato rimane con tutto il suo portato di differenze morfologiche la cui importanza è fondamentale ma non è da quello che derivano le presunte differenze innate nel carattere dei maschi e delle femmine.


La chiesa discrimina le persone in base al sesso a cominciare dal fatto che solo i maschi posso dire messa o diventare papa e le femmine no.

La chiesa pretende che queste differenze tra uomini e donne siano scritte nel corpo come quelle sessuate.


Allora chi è che fa ideologia?




1) Gayle Rubin The Traffic in Women: Notes on the “Political Economy” of Sex

2) Ricordo in nota, per brevità, il fatto che anche le differenze morfologiche tra i sessi benché derivanti dalla biologia del corpo sono co-determinate dalla società: l'idea del corpo maschile tonico e muscloso e di quello femminile muliebre e generoso non derivano dalla biologia ma dalla costruzione sociale del corpo sessuato.


3) rimando su questo punto ad almeno due libri

Lesley Rogers Sesso e cervello Einaudi, Torino 2001

Cordelia Fine Maschi=Femmine Ponte alle Grazie Milano 2011

sabato 13 giugno 2015

C'è omofobia e omofobia. Le risposte di Massimiliano Fedriga, Lega Nord omofobo medio

Il celeste scolaroLa vicenda ha un'origine editoriale, la pubblicazione del libro Il celeste scolaro di Jona Emilio, cugino di Federico Almansi, lo studente tredicenne del quale Umberto Saba si innamorò facendone la musa della sua ultima produzione poetica.


L'innamoramento di Saba è cosa nota, ma è rimasta tra quelle pagine non dette della storia della nostra letteratura.

L'uscita del romanzo, del quale non so nulla e sul quale dunque non mi esprimo, ha scatenato le ire delle italiani genti che, stimolate dalla parola scolaro hanno bollato Saba di pedofilia.

Pedofilia è l'attrazione sessuale verso bambini e bambine, impuberi o prepuberi, cioè prima (impuberi) o subito prima (prepuberi) dello sviluppo sessuale(1).

Cioè con bambini e bambine fino intorno a circa 10 anni di età.

La parola pedofilia oggi  è attestata con una definzione calzante col reale comportamento delle persone pedofile come deviazione sessuale caratterizzata da attrazione erotica verso i bambini, talora accompagnata da forme di sadismo | (est.) attrazione erotica verso persone giovanissime come la definisce lo Zingarelli online (versione in abbonamento non verificabile da link, ergo dovete fidarmi della mia parola) che usa il maschile plurale come neutro sottintendendo anche bambine che poi, secondo i dati del telefono azzurro, sono le prime vittime ad essere colpite da abuso sessuale.

Lo Zingarelli del 1993 dà della parola pedofilia una definzione completamente diversa, imptando un collegamento con il desiderio omosessuale dei maschi verso bambini e giovani:
 attrazione erotica, spec. omosessuale, verso bambini e giovinetti

Una definizione simile la si trova ancora oggi sul dizionario online di Repubblica 
Attrazione erotica verso bambini e fanciulli, spec. del proprio sesso.

La legge italiana è precisa sulla liceità o meno del sesso con minori ed è legata all'età del consenso
fissata a 14 anni. Per un o una minore di 13 anni
il consenso non viene considerato valido, indipendentemente dalla controparte nel rapporto sessuale. Se il minore ha meno di 10 anni, si applica la circostanza aggravante di cui all'articolo 609-ter, secondo comma del codice penale italiano;

  • tra i 13 e i 14 anni: il consenso non è ancora considerato pienamente valido, ma esiste una causa di non punibilità nel caso in cui gli atti sessuali vengano compiuti consenzientemente con un minore di 18 anni, purché la differenza di età tra i due soggetti non sia superiore a tre anni;
  • tra i 14 e i 16 anni: viene considerato validamente espresso il consenso, salvo che l'autore dei fatti sia l'ascendente, il genitore, anche adottivo, o il di lui convivente, il tutore, ovvero conviva con il minore, o che il minore gli sia stato affidato per ragioni di cura, educazione, istruzione, vigilanza o custodia;
  • tra i 16 e i 18 anni: viene considerato validamente espresso il consenso, salvo che il fatto venga compiuto con abuso di potere relativo alla propria posizione da una delle figure citate nel punto precedente.
Ben diversamente da quanto ritiene il comune sentire che non fa differenza tra una persona di 17 anni e una di 13 usando indifferentemente la paorla minore.

Non  dimentichiamoci tra l'altro di come la sensibilità sociale alla minore età e al sesso sia cambiata negli ultimi 100 anni.

Mia nonna, per esempio si sposò a 15 anni e a 16 fece già il primo figlio...

Insomma se saba si è innamorato di un ragazzino di 13 anni basta per farne un pedofilo?

Secondo lo Zingarelli del 93 (e Repubblica di oggi) sì.

Secondo la legge italiana e lo Zingarelli di oggi un po' meno.

Questo non è bastato per i sessuofobi moralisti di ogni orientamento politico che hanno accusato Saba, che non si può difendere, di pedofilia e. come nostro solito comune, ha fatto fare dichiarazioni inopinate e non sempre qualificate perchè incompetenti e non informate.

Così Klaus Davi nel suo KlausCondicio ha intervistato diversi uomini politici (donne no) sulla questione.


Il viceministro Gabriele Toccafondi, AP, ha dichiarato, sbagliando, che:

"La legge parla chiaro: la relazione con un minorenne è un preciso reato e come tale è condannabile e si chiama pedofilia"


Falso.

La legge italiana parla di Atti sessuali con minorenne e distingue i casi in cui il o la minore abbia prestato il suo consenso da quelli in cui vi è stata vera e propria costrizione.


Il reato di pedofilia (che è un termine improprio) riguarda invece la legge 269/1998 Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù, chiamata informalmente, e con terminologia inesatta, "legge anti-pedofilia" e una ulteriore modifica con inasprimento delle pene e ampliament delle tipologie di reati con a legge n. 38 del 2 marzo 2006 (38/2006), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 15 febbraio 2006, recante titolo: Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo Internet (legge che modifica la precedente normativa in particolare adeguandola ai recenti accordi internazionali e alla decisione quadro europea).

Questa zona d'ombra che mette sullo stesso piano il sesso fatto con minori prima o dopo dell'età del conenss l dice lunga sull sessuofobia e sulla disinformazione dei nostri (e dele nostre beninteso) governanti.

Solo per questo Toccafondi da viceministro si dovrebbe dimettere per la sua ignoranza (o artata disinformazione che è ancora peggio...) in materia giuridica.


Sullo stesso piano le affermazioni di Massimiliano fedigra (Lega Nord) che considerano a differenza della legge italiana gli atti sessuali coi minori di 18 anni illegali.

E' interessante però la risposta che Fedigra dà ad alcune domande insinuanti di Davi.

1) Davi chiede: due genitori omosessuali posono crescere dei figli gay?

e Fedigra risponde che la considerazione è senza senso altrimenti dai genitori etero dovrebbero uscire solo figli e figlie etero

2) Davi chiede se lo scambio d'affetto tra due persone dello stesso sesso  potrebbero scioccare i bambini e fedigra risponde che non c'è differenza con lo scambio d'affetto tra un uomo e una donna.

Quel che crede Fedigra è che la prole abbia bisogno di una mamma e di un papà e che due uomini o due donne non possano garantire loro questo diritto per default.

Un passo avanati è stato fatto rispetto alle tante persone, anche omosessuali, che pensano che l'omosessualità sia di per sé uno choc per l'infanzia.

Non tutti gli omofobi sono uguali.






1) In psichiatria si definisce “pedofilo” un soggetto che abbia una età minima di 16 anni e che sia di almeno 5 anni maggiore del bambino oggetto di fantasie, impulsi, atti sessuali. Non si può invece parlare di pedofilia se il soggetto è un tardo-adolescente che intrattiene una relazione sessuale perdurante con un bambino di 12-13 anni (American Psychiatric Association (2007). DSM-IV-TR. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali - Text Revision. IV Edizione Edizione italiana a cura di V. Andreoli, G. B. Cassano e R. Rossi.)

Fonte Telefono azzurro



venerdì 5 giugno 2015

Announo dedica una puntata all'omogenitorialità: quando i diritti vengono affrontati come opinioni

Abbiamo visto tutte ieri sera  Announo il peggio della tv generalista, che ha affrontato l'argomento dell'omogenitorialità facendo esprimere una serie di opinioni a gente niente affatto qualificata: una ex soubrette come Alba Parietti (che dice che molti preti sono gay repressi e quindi diventano pedofili) un prete, che c'è in ogni programma della tv italiana, di stato e non (e dice che gay si diventa in seguito a una violenza) , uno scrittore omosessuale e omofobo (che viene invitato per le sue opinioni tranchant) come Aldo Busi che viene per parlare di sé non importa se questo parlare danneggi altre persone, e poi semplici persone, uomini e donne, etero e gay.
Tutte sono chiamate a esprimere la loro opinione sul modo in cui la redazione del programma, tramite servizi fatti andando anche lontano (la realtà americana), dà la sua versione dei fatti su argomenti completamente diversi: dalla procreazione assistita (la gestazione per altri) alle teorie riparative, più due interviste a genitori in coppie dello stesso sesso,e alcuni servizi su una clinica (guarda caso a pagamento) sulla gestazione per terzi, e le affermazioni di un figlio cresciuto da due mamme che dice di non essere felice.

Invece di fare informazione, sui diritti mancati, sul vuoto legislativo italiano, su cosa dice la psicologia oggi sulle funzioni genitoriali, si dà modo alla gente in studio di esprimere una opinione non qualificata,  senza alcuna competenza per esprimere una opinione su quell'argomento.

Dov'erano le psicologhe? Dove le avvocate? Dove le mediche? Dove le militanti omosessuali? Ma non i ragazzi e le ragazze mandate allo sbaraglio da sole convincendo il pubblico che gay e lesbiche sono sole ma la rete di solidarietà che esiste tra associazioni e semplici amicizie e gruppi di frequentazione.

Announo  ha messo sullo stesso piano di dignità le opinioni di singoli cittadini  e cittadine che parlano a titolo personale, con le opinioni discriminatorie e cariche di odio della chiesa e dei suoi seguaci, permettendo senza censura alcuna che un prete, anziano e privo di competenza alcuna sul campo specifico, dicesse che i figli nati dall'inseminazione artificiale o dalla gestazione per terzi sono ogm.


Questo è uno stupro culturale.

Si è consumato un reato   davanti gli occhi delle persone astanti e del pubblico in casa, perché quel che interessa al programma è fare audience per gli inserzionisti pubblicitari della rete non informare il pubblico.

Immaginatevi se invece dell'omogenitorialità si stesse parlando dei matrimoni misti, o della segregazione razziale, o della discriminazione religiosa.

Ieri sera ad Announo le garanzie costituzionali sono state sospese come nella scuola Diaz durante il g8.
La violenza di tutte le affermazioni per continuare a negare i diritti ad alcune cittadine e cittadini è stata feroce ed efferata allo stesso modo.

Ieri sera abbiamo assistito a uno stupro culturale in diretta. Dove come al solito i maschi mettono bocca sul corpo femminile dicendo, loro che non rimangono incinta, se le donne possono farlo o meno e perché.

Con un uso della lingua ignominioso (come l'ashtag figliodigay, così doppiamente e disgustosamente sessista, perchè no figliadilesbica?) e discriminatorio(ma chissà quanti di noi sono figli e figlie di perosne bisessuali...)

L'Italia è davvero ferma agli anni 50 del secolo scorso.

Questa tv rimasta ferma a quella degli anni 80 è criminale, fascista e violenta come le squadracce di mussoliniana memoria.

Una televisione che contrappone al buonsenso dei e delle giovani, l'arroganza omofoba di Nicolosi, Adinolfi e della Chiesa criminale.

L'arroganza stupratrice di un infotainment che legittima certa feccia cattofascista facendone uno dei due poli della discussione, mettendo sullo stesso piano i diritti mancati e le teorie del tutto prive di qualunque fondamento scientifico di un vescovo che non ha competenza alcuna.

E i militanti di alcune associazioni (solo uomini, le donne, più intelligentemente si sono rifiutate) partecipano a questo scempio e alla fine ringraziano anche di essere stati invitati.

Ierisera si è consumato un delitto in diretta e purtroppo ne siamo state tutte complici.

Per un resoconto dello stupro culturale che si è perpretato ierisera ai danni delle perosne omosessuali cliccate qui 

Le uniche frasi di buonsenso quelle di Di Pietro (sono e rimarrò orgoglioso di averlo votato alle politiche) e quelle di Galimberti.

Il resto uno stupro di massa feroce cattofascista e omofobo.

Oggi il movimento di liberazione omosessuale è tornato indietro di almeno 20 anni.





giovedì 4 giugno 2015

Announo: quando l'omofobia serve a fare audience

La seconda anticipazione dal reportage di Andrea Casadio, che giovedì sarà al centro della nuova puntata di Announo: un viaggio dentro al mondo gay, dai matrimoni alla procreazione per altri, fra pregiudizi e realtà. Siamo nella chiesa di San Giovanni in Lupatoto, Verona. Un uomo di nome Luca racconta come è “guarito” dall’omosessualità: la sua storia, cui è ispirata anche la contestata canzone “Luca era gay” di Povia, è diventata esemplare per chi crede che l’omosessualità non sia una condizione naturale, ma una sorta di malattia. “Non ce nessuna prova scientifica che dice che non si possa uscire dall’omosessualità” racconta, e i fedeli rincarano la dose: “Se avessi un figlio gay? Mi sparo”; “Se a uno dai una motivazione di vita sana non ha bisogno di essere gay. I gay non esistono”.
I gay non esistono... Le lesbiche tanto meno

Questo il frasario di Announo, il programma di raidue  la7 che propone per il suo pubblico un viaggio nel mondo gay dal titolo i gay non esistono.

Per chi ha scritto queste righe tutte le perosne omosessuali lo sono allo stesso modo e fanno tutte le stesse cose, un po' come dire che se Berlusca fa i festini li fanno tutti gli etero.

Si intervistano persone sconosciute alle quali si fanno epsrimere opinioni personali sull'omosessualità senza competenza alcuna, e si presneta l'omosessualità come intrinsecamente in oppsozione alla fede, cioè al matrimonio, come se un uomo non possa amare un uomo e poi una donna senza smettere di essere gay, perchè le parole non sono descrizioni ma attestazioni di esistenza.
Se sei gay puoi smettere di esserlo e diventare (o tornare ad essere etero). con buona pace delle perosne molto più vaste delle etichette entro le quali cerchiamo di costringerle; con buona pace della bisessualità che attesta pari dignità ai due orientamenti sessuali che tutt'altro che oppostiori e in competizione sono naturali varianti del comportamento umano.

Che si sfrutti l'ignoranza altrui per un pugno di audience propalando in maniera così disgustosa l'omofobia anche sulla tv di stato è qualcosa che 40 anni fa avrebbe fatto cadere governi.

Adesso ce ne stiamo tutti zitti e tutte zitte a osservare.

Beh magari non proprio tutte.