sabato 20 giugno 2015

di cosa parliamo quando parliamo di Gender. Le menzogne della chiesa (e accoliti) sull'inesistente ideologia gender

La parola Gender  (genere sessuale, uomo o donna) è stata usata  per la prima volta in riferimento e contrapposizione al concetto di  sesso biologico dalla antropologa femminista Gayle Rubin1.

Rubin voleva distinguere alcune differenze attribuite agli uomini e alle donne, erroenamente ritenute derivanti dal sesso biologico.

Sicuramente il corpo maschile e il corpo femminile presentano delle differenze fisiche e biologiche2.

Ma da queste differenze biologiche non derivano necessariamente tutta una serie di differenze di carattere, temperamento, capacità fisiche e cognitive che di solito vengono attribuite alle persone in base della loro appartenenza a uno dei due sessi.

Ecco allora che può essere utile distinguere tra sesso biologico (le differenze morfologiche e biologiche degli esseri umani in maschile e femminile) e genere (gender) cioè le aspettative che a partire dal sesso biologico una determinata società ha su quella persona.

Quante volte ci siamo sentite dire che non dobbiamo comportarci in un determinato modo perchè quel comportamento non è adeguato al nostro sesso?

Da quando nasciamo siamo segregate nei ruoli di genere attribuiti al nostro sesso e veniamo educate a seguire quei ruoli di genere e non altri.

Lo facciamo già quando siamo ancora nella culla, rigorosamente rosa per le bambine e celeste per i bambini.

Lo facciamo all'asilo quando le bambine sono vestite con colori tenui così da costringerle a non fare giochi in cui ci si sporca mentre ai bambini è consentito sporcarsi, lo facciamo quando ci vengono dati giocattoli nei quali sono già iscritti i ruoli maschio e femmina.

Ma se io "sono femmina" e mi comporto da maschio non è più probabile che sia in errore chi ritiene che quel comportamento che io ho non sia in linea col mio essere femmina?

Se io sono femmina tutto quello che faccio non è forse da femmina?

Se i comportamenti sono iscritti cioè nel mio corpo biologicamente determinato com'è possibile che un comportamento che io ho non sia derivante dalla mio essere femmina?

Se mi correggono un comportamento che io ho spontaneo non vuol forse dire che il criterio di ammissibilità non deriva dal mio sesso biologico ma dalle aspettative che a partire da quel sesso la società ha su di me?

Ecco cos'è la tanto odiata dalla chiesa ideologia (sic!) del gender.

Le differenze nel comportamento, nel carattere, nel temperamento, nelle capacità intellettive non sono iscritte nel corpo ma dipendono dalla singola individualità di ognuna e ognuno di noi.

Così anche se sono donna posso seguire una professione ritenuta maschile (o viceversa) senza snaturare il mio sesso ma, casomai, modificando l'idea (ruolo) di genere che pretendiamo sia determinata biologicamente come le differenze morofologico biologiche dei nostri corpi.

Così quando gli studi di genere indicano come certe sperequazioni tra i sessi derivino dall'idea di genere che costruiamo a partire dai sessi e che queste differenze tra i generi non hanno ragione di essere, la chiesa, artatamente, confonde genere con sesso e pretende di accusare l'ideologia del gender (sic!) di affermare che non esistono differenze biologiche tra i sessi.

Così la pensa il diacono Girolamo Furio quando afferma che
La teoria del gender è una idea che sostiene la non-esistenza di una differenza biologica tra uomini e donne determinata da fattori scritti nel corpo, ma che gli uomini e le donne sono uguali da ogni punto di vista; c'è quella differenza morfologica, ma non conta niente. Invece la differenza maschile/ femminile è una differenza esclusivamente culturale, cioè gli uomini sono uomini perché sono educati da uomini, le donne sono donne perché sono educate da donne.
Se non ci fossero queste costruzioni culturali non ci sarebbero differenze tra donne e uomini e il genere umano sarebbe fatto di persone uguali. In tal modo la sessualità viene dissociata dalla personalità, non viene naturalmente connessa con la costruzione di una persona.
Se osserviamo la realtà vicina a noi, in effetti oggi i ragazzi e le ragazze tendenzialmente sono educati nello stesso identico modo e i genitori si vergognano un po' se dicono alla figlia cose diverse che al figlio, anche se in realtà i ragazzi e le ragazze hanno esigenze diverse, problemi diversi, incontrano ostacoli diversi. Si è imposta la tendenza a negare le differenze.
Ed ecco lo slittamento semantico, peggio, l'ostinazone a insistere su quanto la scienza ha dimostrato non essere vero3: le differenze di carrattere sono iscritte nel corpo biologicamente determinato.

La differenza morfologica conta di per sé  le persone omosessuali lo sanno bene visto che scardinano l'eterosessismo e determinano il diritto ad amare persone dello stesso sesso.

Dello stesso sesso cioè femmine come me o maschi come me.

Com'è possibile dunque che si pretenda che le differenze morfologiche non contano ?

Insomma il corpo sessuato rimane con tutto il suo portato di differenze morfologiche la cui importanza è fondamentale ma non è da quello che derivano le presunte differenze innate nel carattere dei maschi e delle femmine.


La chiesa discrimina le persone in base al sesso a cominciare dal fatto che solo i maschi posso dire messa o diventare papa e le femmine no.

La chiesa pretende che queste differenze tra uomini e donne siano scritte nel corpo come quelle sessuate.


Allora chi è che fa ideologia?




1) Gayle Rubin The Traffic in Women: Notes on the “Political Economy” of Sex

2) Ricordo in nota, per brevità, il fatto che anche le differenze morfologiche tra i sessi benché derivanti dalla biologia del corpo sono co-determinate dalla società: l'idea del corpo maschile tonico e muscloso e di quello femminile muliebre e generoso non derivano dalla biologia ma dalla costruzione sociale del corpo sessuato.


3) rimando su questo punto ad almeno due libri

Lesley Rogers Sesso e cervello Einaudi, Torino 2001

Cordelia Fine Maschi=Femmine Ponte alle Grazie Milano 2011