lunedì 28 novembre 2016

La mia esperienza a uno dei tavoli di discussione per il piano antiviolenza femminista di "Non una di meno".

Ieri ho partecipato a uno degli otto tavoli di discussione per il piano
antiviolenza femminista organizzati da Non una di meno il giorno dopo la manifestazione fiume contro la violenza contro le donne (e non sulle per far capire che la violenza è sempre contro le persone su cui la si fa).

Una assemblea nazionale, dopo quella dell'8 ottobre, articolata per tavoli tematici, alla conclusione dei quali si sono presentati in plenaria i temi emersi dai tavoli per decidere su come dare continuità e respiro al percorso di elaborazione, di confronto e proposta per il piano.

Tra gli 8 tavoli, tutti interessanti, ho scelto quello più affine al mio lavoro di formatore,  dal titolo


Educazione alle differenze, all’affettività e alla sessualità: la formazione come strumento di prevenzione e di contrasto alla violenza di genere (per leggere le linee tematiche del tavolo, così come l'argomento degli altri sette tavoli, cliccate qui).

Credo che il nostro fosse il tavolo più nutrito visto che ci è stata data l'aula magna della facoltà di Psicologia a Via dei Marsi,  che comunque era piena a metà.

Al primo colpo d'occhio colpiva la bassissima percentuale di uomini che non superava il 3% delle persone convenute.
Un dato che nessuna durante la mattinata ha voluto notare o rimarcare, sicuramente perché l'organizzazione è femminista e si rivolge a donne abituate a stare tra donne, che non hanno motivi di cercare la presenza maschile, ma molte altre sono le ragioni politiche, sociali, antropologiche e di movimento di questa agghiacciante asimmetria.

C'è intanto il problema  generale che nelle nostre scuole il 79% del corpo docente è donna.
Una percentuale che sale fino a quasi il 100% nelle scuole dell’infanzia, è al 95% nella scuola primaria e all’85% in quella secondaria di primo grado.
Nella scuola secondaria di secondo grado le docenti costituiscono il 59% del totale ma le percentuali variano in base al tipo di Istituto, nei licei pedagogici si sale all’85%
Questi dati, relativi all'a.s. 2013-2014, sono estrapolati dall'indagine TALIS del Miur. 

Evidentemente l'insegnamento viene percepito come una funzione di cura e dunque annoverato tra quelle caratteristiche prettamente femminine.
Questo però non vuol dire affatto che l'istruzione sia in mano alle donne.
Man mano che saliamo di grado e andiamo all'università vediamo come la presenza femminile nella docenza diminuisce. Al vertice della piramide ci sono sempre i maschi. 

In un articolo del Fatto Quotidiano del 2014  Barbara Mapelli, docente di pedagogia delle differenze all’Università Bicocca di Milano commenta così questi dati:

“La conseguenza della femminilizzazione (...) è che vengono meno figure maschili autorevoli di riferimento che sarebbero importanti per i bambini e per i ragazzi che in genere hanno come unico parametro il padre, spesso assente. Inoltre molti di loro vivono la scuola come un luogo di donne, dalle quali mantengono un certo distacco e diffidenza. Questo crea un allontanamento verso la cultura in generale che viene identificata come femminile. Il fenomeno ha conseguenze disastrose: gli uomini leggono meno, vanno meno a teatro e al cinema, rendono meno a scuola in termini di voti e si laureano meno delle donne”
Un commento discutibile che però riconosce il portato di un problema culturale (e sociale) che in un consesso come quello di ieri, di donne che vogliono stilare un programma femminista di lotta alla violenza contro le donne in ambito scolastico e formativo, non è stato nemmeno preso in considerazione.

Il fatto che rispetto il campione nazionale (79%) le donne ieri fossero il 97 % delle persone presenti richiede qualche ulteriore domanda: come mai questo ulteriore abbassamento?
Non dico bisognasse rispondere durante il tavolo, ché l'argomento era un altro, ma almeno porsi la domanda e riconoscere il problema del dato statistico emerso sarebbe stato d'uopo. 
Gli uomini non partecipano perché non sentono il problema della violenza contro le donne un problema loro? Oppure a fare educazione alle differenze sono solamente le docenti e le formatrici ? 
Sono solamente le prime domande che mi vengono in mente.
Ieri invece nessuno degli interventi ha nemmeno sfiorato l'argomento... 

Gli interventi... 
L'organizzazione del tavolo ha pensato di dare parola a chi lo voleva chiedendo di intervenire sui contenuti e le priorità rispetto l'argomento del tavolo, suggerendo una griglia di 4 domande:

Cosa? 

Cos'è l'educazione di genere? Cosa non è? 

Per chi? A chi si rivolge?

Chi deve attuarla?
il Miur?
le ASl?
I centri antiviolenza?
Le associazioni?

Cosa c'è? Quale il quadro di riferimento legislativo?


Gli interventi non si sono attenuti alla griglia che raramente è stata presa in considerazione almeno come riferimento diretto, poi, naturalmente, quanto detto negli interventi poteva essere riportato alla griglia ma non tanto perché gli interventi vi interagivano  ma semmai perché era sempre possibile ricondursi ad essa.

Il tempo concesso  a ogni intervento - due minuti - non ha permesso di approfondire nessuno degli argomenti trattati così il report che ha dovuto sintetizzare gli oltre 50 interventi  ha giocoforza dovuto appiattire ancora di più quel che ogni persona aveva già dovuto appiattire di suo nei due minuti concessi.

Credo che il tavolo di ieri - così condotto - non sia servito a nulla (per tacere dei 45 minuti di ritardo rispetto i tempi previsti...).

Sarebbe stato meglio preparare prima le persone che vi si erano iscritte proponendo in mailing list le domande di griglia e invitando tutte, e tutti, a scrivere una propria proposta articolata, e una volta compilato un regesto o una sintesi delle proposte fatte, individuare gli argomenti più caldi e discutere specificamente su quelli nel tavolo di ieri. 

L'impressione che ho avuto sentendo gli interventi (di caratura diversissima, a cominciare dal mio nel quale mi sono limitato a lanciare l'allarme per l'incidenza delle Ist sulla popolazione giovanile) è che ognuna, sono stato l'unico uomo a intervenire, abbia più sentito ed espresso l'esigenza di dire la sua che piuttosto quella di contribuire davvero ai contenuti del tavolo.

Ad essere maliziose sembrerebbe proprio che la prima esigenza delle donne intervenute sia quella di parlare, segno evidente che la società non dà loro questa possibilità.
Parlare spesso pacatamente, ma qualche volta urlando, in alcuni casi solo perché infervorate, in altri invece come forma convinta di comunicazione, troppo ormonale per i gusti di chi scrive.

In ogni caso non basta esprimerne quello che si pensa per fare di un intervento un intervento politico.

Nessuna ha pensato a confrontarsi con un pensiero generale ma ha preferito un'autoreferenzialità un po' sterile e fine a se stessa. Performativa. Un po' come quando ci indigniamo su facebook cliccando la faccina arrabbiata. A che serve? Cui prodest?

Non vorrei essere frainteso. I contenuti ci sono stati ma sono indicazioni così di massima da costituire un abc per principianti che in un consesso come quello di ieri dovrebbe essere dato per garantito (granted...). Invece così non è.

Evidentemente è ancora necessario spiegare cosa è l'educazione alle differenze di genere. 

Gli interventi migliori sono emersi da docenti anziane, dove l'aggettivo si riferisce non tanto all'età anagrafica ma alla preparazione politica, quelle donne che  il femminismo lo hanno fatto davvero perché le giovani donne presenti al tavolo il femminismo lo cercavano di dire in base a ragionamenti iperbolici al limite dell'offesa, come quella donna che negava l'esistenza dell'omofobia, parlando di riflesso psicologico (?) mentre per lei si tratta di eteronormatività, come una cosa escludesse l'altra.

Di seguito alcune delle cose dette, scelte con un personalissimo e sindacabilissimo criterio soggettivo basato su quello che ha colpito me che non vuol dire necessariamente sia quello più importante che è stato detto, anzi.

1) L'educazione alle differenze di genere non è una disciplina a sé (con buona pace della rappresentante della rete delle conoscenze che ha chiesto, urlandolo, un'ora di educazione sessuale). Non è una materia di insegnamento. E' un punto di vista, un bagaglio di saperi curricolari che attraversa e informa di sé  ogni disciplina insegnata a scuola, dalla matematica alle scienze, all'italiano.

Molte hanno suggerito di riformulare curricola e programmi o di riformulare i libri di testo che devono essere riscritti, non contenere delle appendici sui temi femminili o di genere o di identità sessuale.

2) Il linguaggio. 
Intanto non sessista mentre alcune (comunque troppe) delle donne presenti usavano con troppa disinvoltura un maschile inclusivo che ha dato da fare a molte delle astanti senza che la presidenza si preoccupasse di almeno notare il problema (eppure siamo in un consesso femminista...).

Il linguaggio comune richiamato da molte non per uniformarci a un pensiero unico ma per capire di cosa parliamo quando diciamo educazione affettiva o alla sessualità.

Alcuni interventi interessanti sull'idea di pedagogia nella disposizione delle aule per esempio, che però diluisce troppo il portato femminista e contro la violenza contro le donne in un discorso troppo vasto e dunque politicamente inincisivo (si dirà?).

3) Il problema della violenza sulle donne migranti, sulle persone migranti di seconda generazione, sulla necessità di intermediazione culturale, o, dal lato più scolastico, sulla vita di strada dei e delle minori senza accompagno che, invece di andare a scuola, stanno nei centri di accoglienza e dunque per strada.

 4) Quale femminismo?

Quello dell'uguaglianza o quello della differenza?

Le pratiche non violente son davvero legate alle donne non per un loro percorso di liberazione ma per una essenzialità femminina che le distingue dai maschi guerrafondai come ha detto qualcuna molto disinvoltamente? 
Ci sono stati alcuni interventi che valorizzano quella capacità di accoglienza e accudimento che vengono ancora letti come femminili e che io, fossi una donna, rispedirei al mittente.

Almeno personalmente credo che l'accoglienza femminile sia il risultato di una organizzazione sociale ed economica del lavoro e non derivi da una specificità femminile.

Che le donne ancora oggi adibiscano a queste funzioni è un dato di fatto ma la funzione sociale è tutto da dimostrare che derivi da una predisposizione naturale.

Da questo punto di vista sembra molto interessante l'idea di praticare per il prossimo 8 marzo uno sciopero delle donne. Cioè uno sciopero dalle funzioni sociali cui ancora oggi le donne, qualunque posizione sociale o lavorativa abbiano raggiunto, sono chiamate e indirizzate. 

E qui torniamo alla scarsissima presenza maschile ai tavoli...

5) La formazione delle persone adulte. Una formazione autogestita, permanente, dal basso. Questo vuol dire rivalutare i collegi docenti svuotati di ogni funzione decisionale, vuol dire sensibilizzare la docenza a una formazione consapevole ma anche aprire le scuole alle associazioni, magari costituite in una rete, per garantire la scientificità degli interventi e non permettere a chiunque di dire la qualsiasi.

Non sono rimasto alla plenaria, a dire il vero ho abbandonato il tavolo subito dopo la lettura del report, anche perché le persone iscritte a parlare  dopo la lettura del report invece di riferirsi al report magari aggiungendo quel che non c'era (moltissime cose) hanno continuato a dire IO IO IO.

Sono rimasto deluso dall'organizzazione e dall'umanità, dalla donnità, delle donne presenti che, tranne qualche notevole eccezione, mi sono tutte sembrate chiuse in un individualismo che purtroppo sminuisce le rivendicazioni di auto emancipazione a un revanchismo borghese e solipsistico che nasconde una totale mancanza di vita in comune, di vita insieme, tra donne, come succedeva negli anni 70...

Credo che sono questi gli argomenti sui quali le donne e non solo di non una di meno debbano interrogarsi se questo movimento vuole davvero costituirsi come soggetto politico e non come l'ennesima organizzazione di rappresentanza che sostiene solamente se stessa in un suicidio politico talmente evidente del quale - a quanto pare - nessuna se ne accorge.








lunedì 26 settembre 2016

Non diventiamo civili a colpi di legge: perchè non serve una legge contro l'omofobia nel caso di aggressione paterna ai danni della figlia lesbica nella gaystreet di Roma

Avrete letto i fatti, così come ci sono stati raccontati con colore di cronaca (terribile e omofoba) dalla stampa ma anche dal movimento.

I geniutori (padre e madre) e una zia di una ragazza 21enne hacco compiuto un raid nella gay street romana, individuando la fidanzata della figlia\nipote che hanno schiaffeggiata.
Poi il padre ha dato un pugno (o forse più di uno) alla figlia (colta da un attacco di panico) e ha messo a soqquadro il Coming Out lanciando tavoli e sedie.
Quando sono giunti i carabinieri che hanno identificato padre madre e zia la ragazza non ha sporto denuncia.

Prima ancora di analizare la dinamica dei fatti (e sì che di domande da fare ce ne sono) tutti e tutte hanno chiesto, urlando indignati e indgnate, la promulgazione dela legge contro l'omofobia senza pensare, così, di getto.

Adesso la legge contro l'omofobia così come era pensata  originariamente, prima che Scalfarotto (ogni aggettivo è inutile, basta il cognome) la svuotasse di qualunque significato,  applica delle aggravanti di pena per altri reati.

Non è un reato di per sè nel senso stretto del termine come il furto o l'omicidio che sono atti concreti e identificabili.
E' una aggravante: quando tra i motivi che hanno portato qualcuno o qualcuna a commettere un reato c'è l'omofobia.

Per rimanere nei due esempi se io rubo o uccido perchè la vittima è omosessuale la legge contro l'omofobia aggiunge un'aggravante alla pena già prevista dal codice penale.

Dunque a ben vedere la legge contro l'omofobia costituisce una vendetta.
Un aumento di pena tutt'altro che edeucativo, certo non un deterrente, ma una vigliacca e inutile aggravio di pena.
Ecco riemergere l'anima frocaiola del popolo italaino fascista da sempre e per sempre.


Sia ben chiaro.
Non stiamo dicendo che di questa legge non ci sia bisogno o che non sia giusta.
Perchè la legge vieta anche la diffusione di idee parole e atti di odio contro le persone omosessuali.

Ma le forze in gioco in questa specifrica vicenda, dolorosa per la società italiana e romana, sono di ben altra portata.

Torniamo ai fatti.
La prima domanda che mi viene in mente è, fra tutti i froci e le lesbiche presenti nel locale e alla gay street come mai nessuno e nessuna han pensato di immobilizzare il padre, la madre e la zia?
Come mai nessuno e nessuna han pensato almeno di separe padre e figlia?
Come mai il rapporto numerico, sicuramente a favore degli e delle astanti, e non delle due aggreditrici e dell'aggressore, non è stato usato a vantaggio dell'aggredita?

Perchè nei resoconti non si è spiegato come mai l'aggressione è stata compiuta, a leggere le ricostruzioni, nell'indifferenza generale?

Io non sono un eroe ma l'unione fa la forza e se ci sono latre persone con me ci provo a fermare un uomo che picchia una ragazza a rischio di essere picchiato anche io come gli altri.

Quale legge sull'omofobia piuò istillare un senso di solidarietà che non trova altro modo di esprimersi che nel mantra "legge sull'omofobia"?
A quando una legge contro l'omossione di soccorso? Ah no aspetta, quella c'è già...

Entriamo adesso nel cuore del problema.
La ragazza non ha denunciato padre madre e zia.
Ne prendo atto e rispetto la sua scelta. Trovo disumano però che lo Stato lasci a lei l'incombenza della decisionedi sporgere querela.
Se tuo padre o tua madre o una tua familiare ti aggrediscono anche se sei maggiorenne sotto sotto un motivo ci sarà. Se non ti sta bene querelali altrimenti arrangiati.

Ecco cosa trovo incivile.
La prole minorenne è tutelata al di là della sua volotà. Quella maggiorenne è lsciata a se stessa.

Così non è solamente  il popolo italiano che sta a guardare. Sta a guardare anche lo Stato che sembra dire se hai dei genitori violenti arrangiati.

E intanto ci si gingilla con una legge contro l'omofobia che non c'azzecca proprio nulla...







mercoledì 15 giugno 2016

Omar Mateen la sua (presunta) omosessualità e la (il)logica conseguente omofobia interiorizzata.


Lo avrete letto anche voi, a quanto pare, si dice, Omar Mateen l'autore della strage al Pulse, il gay bar di Orlando, era gay.

Le prove?

A sentire il Fatto quotidiano L’uomo aveva più volte frequentato il Pulse, la discoteca gay teatro della strage e faceva uso di app per appuntamenti al buio tra omosessuali.

Quindi cari amici etero e bisex  state attenti! Basta la frequentazione in un locale per omosessuali o la frequentazione di una chat per appuntamenti al buio tra omosessuali e siete catalogati come persone gay, ma che dico persone, proprio come gay.


Per il Fatto Quotidiano basta entrare in un locale per gay per essere gay.

Un pettegolezzo dei peggiori corroborato da un si dice discriminatorio e inconsistente:

(...) la sua prima moglie Sitora Yusufiy (...) In un’intervista a una tv brasiliana riportata dal New York Post ha spiegato che Mateen aveva tendenze omosessuali.



Tendenze omosessuali. Una veloce ricerca su google individua siti omonegativi come i primi a imegare questa definizione che, di per sè, non spiega nulla.
Va bene, si dirà l'ha usata la prima moglie di Mateen. Vero. Ma al (o alla) giornalista sta bene così com'è visto che non sente la necessità di darne ulteriore spiegazione.

In ogni caso, rimanendo nel puro piano linguistico viene da domandarsi se Mateen fosse gay - cioè prevalentemente coinvolto in relazioni sentimentali e sessuali con altri uomini - o avesse tendenze omosessuali magari aveva solamente un comportamento omosessuale (=faceva sesso con altri uomini).

Ah, saperlo!

Nel mondo patriacale in cui si seprime la stampa italiana la sola frequentazione di un locale per gay basta per alimentare il sospetto infgamante che diventa automaticamente certezza.


Mateen frequentava locali gay la ex moglie afferma che aveva tendenze omosessuali e dunque è gay.

Il gossip nell'articolo continua.

Una volta il padre, Seddique Mateen - afghano e sostenitore dei talebani – lo ha persino chiamato ‘gay’ davanti a lei. La rivelazione segue quella di un compagno di scuola di Mateen, il quale sostiene che una volta gli ha chiesto di uscire.

Qual è la prima parola che viene in mente per inusltare un uomo? Gay.

Non sappiamo le circostanze o i motivi per cui il padre lo ha chiamato gay ma le nostre speculazioni valgono quelle dell'autore (o autrice) dell'articolo che però mostra questo dato aleatorio come probante certezza.

Lo stesso vale per il compagno di scuola al quale Mateen avrebbe chiesto (cioè almeno 12-15 fa) di uscire.

Non pago l'articolo continua

Tante anche le testimonianze di chi, omosessuale o frequentatore di locali gay, era entrato in contatto con lui (...)  Mateen sarebbe stato visto nel bar almeno una decina di volte.

Sarebbe stato o è stato?  Il sospetto basta, lo sanno bene le tante persone i tanti ragazzi il cui sospetto di omosessualità diventa automaticamente certezza.

Che faceva in questi locali per gay Mateen? Ci provava con altri avventori? Si concedeva a baci appassionanti o magari di più?

No, secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano

“A volte se ne andava in un angolo a bere da solo, altre volte si ubriacava al punto da alzare la voce e diventare aggressivo”, ha raccontato all’Orlando Sentinel Ty Smith, cliente abituale del Pulse. 

(...) Un altro frequentatore del locale, Kevin West, ha invece raccontato al Los Angeles Times di essersi messaggiato con Mateen a fasi intermittenti per un anno, attraverso un’app di messaggistica solitamente usata dalle persone gay.

Quel che l'articolo del Fatto quotidiano si guarda bene dal dire però, è che nello stesso articolo citato  dell'Orlando Sentinel  si legge che Kevin non aveva mai incontrato Mateen ma lo aveva visto nel Pulse la sera della strage un'ora prima la sparatoria inziasse*-

E che Mateen fosse stato visto anche a Disney World forse altro luogo della strage che voleva compiere...

Al Fatto non inteerssa dare infromazioni ma solo costituire e consolidare per Mateen una identità gay.

Una identità negata ai testimoni che lo avrebbero visto al Pulse definiti omosessuali o frequentatori di locali gay.

Vai spiegare a F. Q, l'autore (sic!) di questo articolo pieno di gossip e di pregiudizi omofobici che  non basta scopare con un uomo per essere gay (e, in ogni caso visto che Mateen si era sposato e aveva avuto figli dalla moglie al limite era bisex...) che quello è il comportamento omosessuale che da solo non basta a individuare una persona come omosessuale, perchè l'orientamento sessuale coinvolge anche la sfera relazionale e quella affettiva.
Una distinzione troppo sottile per chi pensa che chi rimorchia su grindr e app simili cerca appuntamenti al buio malcenlando un (pre)giudizio negativo sul fatto che si rimorchiano sconosciuti ignorando che non si sceglie al buio perchè i profili sono provvisti di foto (quasi smepre) del viso...



Non sappiamo nulla del vero orientamento sessuale di Mateen nè tanto meno del suo comportamento.
La sua frequentazione dei locali e delle chat per gay non prova nulla perchè poteva trattarsi di una serie di premeditati sopraluoghi prima di compiere la strage.

Che Mateen, l'uomo che ha compiuto una strage, uccidendo 49 persone, altri esseri umani, uomini  e donne, non necessariamente gay e lesbiche (ci sono anche le persone bisessuali e gli amici e le amiche etero), sapere che Mateen fosse gay a cosa serve? Cosa ci spiega? Come copntribuisce a intepretare questo suo gesto criminale e di odio?


L'idea che i gesti di odio nei confronti delle perosne omosessuali nascano da una non accettazione di una propria negata e nascosta omosessualità sono quanto di più pernicioso e omofobo ci sia.

Servono a deresponsabilizzarci tutti e tutte (ah non era uno normale che ha ucciso i froci, era frocio pure lui) servono a nascondere che la società sostiene e legittima le esternazioni di odio quelle parole di odio esibite in nome del diritto di opinione che non vengono perceptie come omoegativa ma che lo sono invece squisitamente.

Servono  a gettare una luce di instabuilità e di autolesionismo sulle perosne omosessuali che si odiano al punto da uccidersi tra di loro.

Servono a fare delle perosne omosessuali dei mostri e non delle vittime. Proprio come si tende a dipingere cme mostri qui maschi eterosessuali che ex fidanzati o mariti uccidono ferocemente le ex in nome di un sentimento di proprietà patrarcale e agghiacciante.

Niente mostri! E' solo il retaggio di un patriarcato che è vivo più che mai e che sta sfaldando anche quell'ultimo tenue baluardo di difesa di uno spirito critco sempre più assente e inane.

Mateen era frocio. Quella strage è una cosa da froci.
Se la sono cercata.
Come ha scritto Taormina.
Come scrisse il tempo il giorndo dopo l'omicidio di Pasolini.

Le vititme di Mateen sono state uccise due volte. La prima da lui e la seconda da tutti e tutte noi che preferiamo gingillarci con il gossip scambiandolo per informazione.

O quanto aveva ragione Mao!

*They had never met, West said, but he watched as Mateen entered the club about 1 a.m. Sunday, an hour before the shooting began.

lunedì 7 marzo 2016

Luca Varani, o del linciaggio morale

Non c'è niente da fare la stampa italiana quando può confermare luoghi comuni e discriminazioni anche nel modo di pensare non si tira mai indietro.

E' il caso dell'omicidio di Luca Varani che viene riportato da Rinaldo Frignani sulla cronaca romana del corsera con dei toni giudicativi al limite del linciaggio morale.

La colpa di Varani è quella di avere amicizie omosessuali che la sua fidanzata ignorava.

Amicizie omosessuali
in italiano non significa niente.
Come fanno a essere omosessuali le amicizie? casomai sono omosessuali le persone non già le lo amicizie...
Omosessuali poi prima che gay e lesbica significa dello stesso sesso, e allora tutte le amicizie tra maschi sono omosessuali.

Ma per Frignani omosessuali sono gli amici e dunque diventano tali anche le amicizie...

Per Frignani non ci sono altre ragioni oltre quelle per frequentare due ragazzi gay un po' come dire che non esiste amicizia tra ragazzi etero e ragazze...

Stessa ideologia patriarcale e maschilista.

La giovane (...) non conosceva tutto del compagno. Non sapeva che frequentava giri strani, e persone che facevano uso di stupefacenti:

I giri strani dunque non riguardano l'uso di stupefacenti (e alcool) ma proprio il fatto che i due giovani fossero omosessuali

Questa frequentazione è indice di una sua doppia vita. Una vita tormentata e in contraddizione. Frigani evidentemente ignora che esiste anche la bisessualità che si possono amare uomini e donne senza essere ambigui o indecisi.


Tutto l'articolo si basa sui si dice e su illazioni dell'autore prive di qualunque base probatoria con vistose contraddizioni sfuggite evidentemente anche al capo redattore.

Luca e la sua ragazza infatti stavano insieme da quando avevano 14 anni o in un rapporto cominciato l’anno scorso, come si legge poco dopo? Ah saperlo!

Quel che conta sono le ipotesi basate sul nulla sulle quali Frignani costruisce una teoria labile come i castelli di carte.
Attimi di serenità, tuttavia, alternati con altri di delusione e rabbia per il comportamento del ragazzo che le sfuggiva spesso - almeno a leggere i post -, non le rispondeva al telefono, postava lui stesso sul social messaggi critici verso le unioni omosessuali, come se volesse allontanarsi da quella realtà che invece frequentava di nascosto dalla sua compagna.
Quindi se esprimi messaggi critici (critici con quale senso e significato non ci è dato sapere, se sei critico sei automaticamente "contro") hai qualcosa da nascondere (ed ecco svelata tutta la portata criminale di chi pensa che chi è omofobo lo è perché cerca di nascondere una omosessualità latente).

L'affondo finale per il quale Frignani meriterebbe essere radiato dall'ordine è un capolavoro di omofobia e xenofobia.
Varani, un giovane originario della ex Jugoslavia, poi adottato da una famiglia romana, dopo aver vissuto anni difficili in un centro d’accoglienza per minori in quello che era il suo paese da poco uscito dalla guerra civile. In Italia aveva trovato l’opportunità per ricominciare una vita piena d’affetto e di amore. Anche quello della sua fidanzata, ignara del mondo che ha finito per uccidere il suo Luca.
 Slavo, orfano, originario di un paese che ha subito la guerra civile, tutti elementi che confermano l'anormalità e l'ambiguità di Varani e danno plausibilità alla sua doppiezza, e alla sua morte violenta. Non siamo molto lontani dal tempo che nel 1975 parlando dell'omicidio di Pasolini parlava di un frocio che se l'era cercata. 

Per Frignani se l'è cercata anche Varani, ingenuo e sprovveduto, dalla doppia vita, colpevole di non sapersi scegliere tra la vita tenera ed etero con la ragazza e quella strana ed esecrabile con i due ragazzi omosessuali che lo hanno ucciso.

Chissà se era per permettere articoli come questo che Alessio De Giorgi ha rivendicato la legittimità del titolo, pessimo, poi cambiato, di gay.it sui festini gay frequentati da Varani...

Infine se l'efferatezza dei due presunti omicidi ci fa basire quando ce ne chiediamo il perché leggiamo certi commenti dei social riportati sempre da Frignani:

Nei commenti di amici e conoscenti, c’è chi scrive: «Devono pagare. La pena di morte in questi casi è legittima. Non ci sono sbarre e processi per questa crudeltà. Solo la morte». E un altro che dice: «Il tuo Luca non ha ceduto al gioco e questi balordi hanno pesato fosse più divertente ucciderlo. Ma stai certa che in cella gli faranno vedere tanti bei giochini, che gli faranno passare la voglia di divertirsi».
Giustizia sommaria, senza processo.
Vendetta a base di soprusi sessuali tramite i quali far passare la voglia di divertirsi. Non di uccidere ma di divertirsi.
L'allusione non è all'omicidio ma al sesso tra maschi...
Non rendiamo mostri i due presunti omicidi di Luca. Perché hanno tanti fratelli e sorelle in tutte quelle persone che hanno commentato in questi termini il loro atto criminale.


sabato 6 febbraio 2016

Disinformare il pubblico sulla pdl Cirinnà; La stampa e il fatto quotidiano e la "devianza sessuale" dell'articolo 122 del codice civile.

Non sono un giurista, quindi chiedo scusa sin d'ora se nell'esporre quanto segue commetterò vizi di forma o errori terminologici.
Sono però persona di cultura media capace di informarsi e per documentarmi sui fatti di cui vi voglio evincere ho speso non più di 40 minuti in ricerche su internet.

La notizia, che ho avuto dal blog  gayburg che fa riferimento a un articolo de La stampa e anche da un lettore o lettrice anonime di questo blog che mi ha riportato il link de il Fatto Quotidiano  verte su una presunta incongruenza della pdl Cirinnà.

L'incongruenza riguarderebbe
è la norma che prevede la nullità dell’unione se uno dei coniugi scopre la «deviazione sessuale» dell’altro; il problema è che in giurisprudenza si definisce «deviazione sessuale» proprio l’omosessualità. Dunque, secondo il testo, se due uomini si sposano e dopo un po’ uno scopre che l’altro è gay...  (La stampa)
Riportata così la "notizia" è fumosissima: non si cita l'articolo del codice, ci si riferisce a due uomini che si uniscono civilmente come a due uomini che si sposano...

Ma tant'è, la disinformazione è fatta e si spala altra merda sulla pdl Cirinnà.

Il fatto quotidiano è appena più preciso nei dettagli

Il caos giuridico deriva dal fatto che il ddl si rifa [sic] all’articolo 122 del codice civile, dove si stabilisce che il matrimonio è nullo se uno dei coniugi capisce di aver commesso un “errore essenziale su qualità personali” del partner: fra gli errori causa di nullità c’è anche quello che riguarda la “deviazione sessuale” del coniuge che nella giurisprudenza indica l’omosessualità.   (il Fatto Quotidiano).
 Prima della riforma del 1975 l'articolo 122 riportava che
“il matrimonio può essere impugnato da quello degli sposi il cui consenso…è escluso per effetto di errore. 2 L’errore sulle qualità dell’altro coniuge non è causa di nullità del matrimonio se non quando si risolve in errore sull’identità della persona” 
(fonte sito articolo29 )
Con la riforma del 1975 oltre all'identità della persona sono ragione di annullamento anche la malattia, l'anomalia o la devianza sessuale.

Ora, a differenza di quanto affermato da Mattia Feltri su La stampa e da F.Q. sul Fatto, l'omosessualità non può essere qualificata come malata in ossequio alla delibera dell’OMS del 1990.

Lo stesso vale per  la qualifica di devianza sessuale. Infatti
Sempre ricordando l’opinione autorevole dell’OMS, che vuole che l’omosessualità sia,  come è, una variabile normale del comportamento sessuale umano, va escluso che la stessa possa qualificarsi una “deviazione sessuale”. Tanto anche ai sensi del DSM, il noto repertorio psichiatrico, in cui essa non figura più.
(fonte sito articolo29 )
Infine anche per la anomalia 
Tornando alla esegesi della ultima fattispecie residua dell’art. 122 co III n 1) c.c., quella della ‘’anomalia’’ , il vocabolario della Treccani la definisce come: Irregolarità, difformità dalla regola generale, o da una struttura, da un tipo che si considera come normale. Data la nota e vincolante definizione della OMS della omosessualità come “variante normale” non può, a nostro avviso, essere data della anomalia una definizione simile. (fonte sito articolo29 )

Queste considerazioni si riferiscono alla sentenza del 13 febbraio 2013 (Pres. ed est. Canali) del Tribunale di Milano, sezione nona civile che recita:
Il matrimonio civile, in cui un coniuge abbia taciuto all’altro la propria omosessualità e che abbia cagionato l’assenza di rapporti sessuali, può essere annullato per causa di errore; l’omosessualità di un coniuge non è qualificabile tuttavia come errore su una malattia, anomalia, o deviazione sessuale, bensì come errore sulla identità complessiva del coniuge. 
In ogni caso l'omosessualità di uno dei due o delle due nubendi può essere avocata come motivo per l'annullamento dell'unione solamente quando l'omosessualità sia stata CELATA cosa che nel caso delle unioni tra persone dello stesso sesso per evidenti motivi non si applica.

Non so qual è stata l'agenzia stampa che ha diffuso questa snotizia. La persona che ha scritto il dispaccio dovrebbe essere deferita all'Ordine dei giornalisti.

Ciononostante Mattia Feltri e F.Q. avrebbero dovuto avere il buonsenso di verificare la notizia come ho fatto io che giornalista non sono ma che nel giro di 40 minuti mi sono informato sulla dimensione di questa non notizia il cui unico scopo è quello di gettare discredito sulla pdl e chi l'ha fatta.

Siamo oltre la deontologia. Qui non si tratta di spacciare per informazione una opinione personale.

Qui si sta disinformando il pubblico destabilizzando e influenzando l'opinione pubblica durante un dibattito parlamentare.




venerdì 5 febbraio 2016

La pervicace disinformazione di Repubblica: gli esperti che si dividono sulle "adozioni gay".

Che Repubblica sia il peggior giornale nazionale d'Italia lo ripetiamo da anni. Un mantra che ci accompagnerà alla tomba, a meno che la sorte non ci regali la sua chiusura, che ci auguriamo, chissà.

Credevamo avesse già raggiunto il fondo ma con questo articolo la redazione di Repubblica si è messa a scavare.

La notizia (inesistente) vede l'ennesimo omofobo esprimere una opinione non competente.

Il presidente della SIP (Società Italiana Pediatria) Giovanni Corsello ha pubblicato in data 27 gennaio un post nel quale afferma senza averne le competenze specifiche che

Studi e ricerche cliniche hanno messo in evidenza che questi processi possono rivelarsi incerti e indeboliti da una convivenza all’interno di una famiglia conflittuale, ma anche da una famiglia in cui il nucleo genitoriale non ha il padre e la madre come modelli di riferimento.

Un post non scientifico visto che non si citano le fonti di questi fantomatici studi, ma poco importa. In quanto pediatra e non psicologo l'opinione disinformata di Corsello vale quanto quella mia informata.

Da pediatra Corsello può esprimersi sulla Varicella non certo sui modelli di riferimento paterni e materni visto che nel 2011 l’Associazione Italiana di Psicologia ha dichiarato che
i risultati delle ricerche psicologiche hanno da tempo documentato come il benessere psicosociale dei membri dei gruppi familiari non sia tanto legato alla forma che il gruppo assume, quanto alla qualità dei processi e delle dinamiche relazionali che si attualizzano al suo interno.
Bastava informarsi dunque, e sì che la dichiarazione è di 5 anni fa...

La più grave responsabilità di Repubblica è di dare legittimità a una opinione personale che non ha alcuna autorevolezza scientifica, visto che chi la esprime non ne ha le competenze per farlo.

Non ci interessa qui il teatrino di Corsello che ritratta e dice di essere stato frainteso (nello stile squisito di Berlusconi).
Per il seguito di questa non notizia rimandiamo alla rete che ne parla a profusione, per esempio qui e qui.


Quel che ci appare insopportabile, anzi, criminale, è il titolo che Repubblica dà alla notizia
Adozioni gay e bambini: gli esperti si dividono
Nell'articolo Corsello è contraddetto da una opinione competente quella di  Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di psichiatria ma per Repubblica Corsello e Mencacci sono entrambi esperti e le loro opinioni contrastanti segnano una divisione che, invece, nel mondo accademico e professionale, non c'è.

Fossimo in uno Stato davvero democratico Repubblica dovrebbe essere censurata.
Purtroppo possiamo solamente smettere di comprarla sperando che chiuda.


Ma c'è dell'altro.

Adozioni gay al di là del terrificante uso dell'aggettivo gay cioè omosessuale maschile riferito ad adozioni, come se le adozioni avessero orientamento sessuale fa riferimento alle adozioni, cioè alla facoltà di una persona di adottare un bambino o una bambina.

Questa facoltà per lo Stato italiano è riconosciuta solamente alle coppie sposate e, dunque, almeno per il momento, alle coppie di sesso diverso.


La pdl Cirinnà non consente alle coppie dello stesso sesso di adottare bambini o bambine. 
Questo diritto resta alle coppie sposate.

La stepchild adoption è tutt'altra cosa. 

Si tratta di riconoscere come genitore e genitrice anche il o la partner della madre biologica o del padre biologico che sono diventati e diventate genitori grazie a una qualche forma di procreazione assistita.

Genitori single la cui prole non ha un padre o una madre biologiche visto che sono donatori e donatrici anonime.


La stepchild adoption permette al e alla partner genitori single di vedere riconosciuta legalmente la persona con la quale convive e con la quale è diventato o diventata genitore o genitrice. 

Non è dunque vero nemmeno che la stepchild adoption incentiverebbe la GPA, come non è vero che non riconoscere la stepchild adoption la disincentiva. 

Le persone continuerebbero a ricorrervi e a crescere la prole insieme al compagno o alla compagna di vita.
Quel che cambia è che senza la Stepchild anche se la coppia dovesse dividersi il figlio o la figlia resterebbe senza il secondo genitore o la seconda genitrice che nella sua vita esiste ma non per lo Stato.


Non si tratta solo di un diritto in positivo. 
Ma anche di un obbligo. 

Se una copia di uomini o di donne si separa di fatto il compagno o la compagna non biologiche non hanno nessun obbligo nei confronti della prole del compagno o della compagna. 

E di genitori assenti e sfuggenti ne esistono in ogni compagine familiare altrimenti non ci sarebbe la stepchild adoption per le famiglie etero...

La stepchild adoption è pensata dunque per la tutela della prole e non si presenta come diritto della persona adulta.


La stepchild adoption tra l'altro non è legittimante e riconosce legalmente solo il o la parnter del genitorie o della genitrice biologiche. 
I genitiori e parenti di chi viene riconosciuto o riconosciuta dalla stepchild adoption non rientrano nel ricosncimento legale: nonni e nonne, zii e zie, fratellastri e sorellastre per lo Stato continuano a non esistere.

La stepchild adoption toglie di fatto parte della famiglia al bambino e alla bambina nate in coppie omogenitoriali.

Questo pechè la stepchild adoption nasce nell'alveo dalla famiglia etero e permette di riconoscere una nuova figura genitoriale nel caso in cui la figura genitoriale biologica esistente sia assente dalla vita della prole...

Nonni e nonnne zii e zie già esistono anche se il padreo o la amdre sono assenti...

Nel caso di coppie omogenitoriali invece la seconda figura genitoriale biologica non esiste visto che si tratta di un donatore o una donatrice anonime non esitno dunque nemmeno il resto dei e delle parenti di questa figura anonima...

Qunidi la stepchild adoption è proprio il minimo garantito e andrebbe rafforzata e riconosciuta come 
vera e propria adozione legittimante. Invece la si vuole sostituire con un affido rafforzato... 

Per non ricosnocere legitima delle familgie omogenitoriali si colpisce la prole con una ipocrisia che solo il mondo cattolico rende sistema politico.



Possiamo comprendere che una persona qualunque non capisca la differenza, ma che un quotidiano che pretende di fare informazione faccia confusione tra adozioni e stepchild non ha giustificazione alcuna. 

O chi scrive non sa di cosa parla e allora non dovrebbe scrivere. 


O lo fa per un proprio scopo politico e allora non dovrebbe pretendere di informare.


E chi disinforma pretendendo di informare compie un atto criminale.

Ma da chi riconsoce competenze a chi comeptenze non ha cosa ci possiamo aspettare?

Che Repubblica chiuda, per sempre. 

 

lunedì 1 febbraio 2016

Lucia Ocone "Bandierò" e l'insulto maschilista.

Apprendo da Gay.it che ieri a "Quelli che il calcio" la televenditrice Veronica, il personaggio inventato e interpretato da Lucia Ocone, ha venduto Baindierò.

La struttura dello sketch, per chi non lo conosce, prevede la vendita di un oggetto molto comune presentato come oggetto innovativo da utilizzare per gli usi più improbabili...

Una truffa evidente e comica.

Nel caso della bandiera rainbow, presentata come Bandierò, viene venduta come localizzatore di presenza "quando incontri su tinder o grind" od offuscatore di luce "quando ricevi in casa (e non in camera come dice gay.it)
 
Evidentemente anche per Ocone quando si parla di omosessualità viene in mente solamente il sesso, quello vicino al libertinaggio, e mai i sentimenti.


La continua allusione al sesso liberitno è presente in tutti gli sketch non solamente in questo: lo si capisce dai continui innuendo, Veronica o, almeno, la sua amica Marika, si prostituisce.

I continui riferimenti alla prostituzione (nei commenti di Veronica anche i due della Gialappas sarebbero clienti di Marika) sono triti e confermano tutto l'impianto valoriale maschilista e patriarcale su cui si basa lo sketch.

Veronica\Ocone nel commentare gli e le astanti al Family Day non trova niente di meglio che lasciare intendere che gli uomini presenti sono sue conoscenze di vecchia data (cioè clienti) e le donne sue "vecchie amiche" (cioè prostitute).

Insomma per sfottere chi ha partecipato al family day Ocone non trova niente di meglio che dare della mignotta alle donne e del puttaniere agli uomini.

Ci mancava solo l'insinuazione che gli uomini fossero froci... ma a quello ci ha pensato Travaglio col suo editoriale del 27 di cui ho già parlato.

Credo nella buona fede di Ocone e le concedo pure che non si sia resa conto dell'offesa che le sue osservazioni "comiche" fanno alla dignità della donna, di tutte le donne, anche di quelle omofobe del family day.

Ma lo sport nazionale di dare della mignotta a una donna non è accettabile mai nemmeno per scherzo, non in tv almeno.

Negli anni 70 i froci vantavano la mignottagine propria e delle altre froce, non la nascondevano, non la usavano come una arma di discriminazione e di offesa.

Anzi lucciole e froce trovavano nell'uso del corpo autodeterminato quella comune sororanza con la quale si smarcavano dalla morale borghese che, a quanto pare, oggi nel tempo del family day anche il movimento di liberazione lgbt ha riabbracciato.

Magari le donne del family day fossero tutte mignotte, cioè donne che sono libertine come gli uomini. Purtroppo le donne del family day sono sessualmente represse come ci insegna Costanza Miriano e la donna sottomessa.

E poi che vuotezza politica quella di chi per criticare una posizone omofoba e antidemocratica non ha meglio di dire che chi ha quella posizone è una mignotta.

Eppure gay.it ha trovato questo sketch positivo solo perchè Ocone solidarizza con gli amici orgogliosi con quei froci che trasfromano la professione di misoginia in uno sport machista.

Il patriarcato è ancora talmente diffuso che family day e family gay (con marrazzo che inneggia ai diritti gay) sono le due facce della stessa medaglia di una soceità profodnamente divisa tra uomini e donne tra etero e gay dove il fallocentrismo patriarcale rende comuqnue gli uomini, anche quelli forci, migliori e con più potere delle donne. Una società che è la stessa identica di quella mussoliniana del ventennio.

La generazione che ha fatto la differenza, quella che faceva politica 40 anni fa, oggi è superata per mere ragioni anagrafiche.

Il nuovo che avanza non ha la capacità di andare al di là di queste stantie contrapposizioni  e invece di integrare le persone in una soceità complessa ma coesa e solidale dove la singola persona convive con chi intraprende una vita a tre (o più) si preferisce etichettare e dividere la gente in sottocategorie (tutte quelel assurde della queer theory per esempio) illudendosi che ognuno e ognua abbia un minimo di libertà di manovra, anche se dentro a un recinto sempre più angusto.

Ci si dimentica che se non si partecipa non c'è libertà e senza libertà non c'è democrazia.

L'unico collante è ancora quello del maschilismo che ci fa dire a tutti e tutte di una donna che avversiamo che è mignotta senza che nessuno o nessuna si arrabbi mi chiedo come facciamo poi a rivendicare una più equa distribuzione dei diritti, sviliti a diritti gay, senza vergognarci un po'.

Beh, io me ne vergogno, tanto.

venerdì 29 gennaio 2016

Travaglio: un editoriale contro il Family Day ma il linguaggio è trasnfobico, omofobo, maschista

Non mi è mai piaciuto Travaglio.

Non mi fido di un uomo che ha avuto come mentore Indro Montanelli, un fascista vero, mica i uaqquaraquà che abbiamo oggi, uno tutto d'un pezzo che teneva una busto di Mussolini sulla scrivania.

Per capire perché non mi piace Travaglio basta leggere l'editoriale pubblicato il 27 u.s. sul Fatto Quotidiano.

Nell'editoriale, dal titolo Multifamily Day il giornalista (ma oratore gli si addirebbe di più) addita la contraddittorietà di chi inneggia alla famiglia tradizionale, quella tra uomo e donna,  ma ha alle spalle uno o due divorzi.

Però lo fa in una maniera volgare, maschilista, poco interessato a sottolineare l'agire politico di chi sostiene il Family Day quanto piuttosto a screditare direttamente le persone.

Così le mogli compagne e amanti di questi uomini poco affidabili sono tutte avvenenti in un lessico in perfetto equilibrio tra maschilismo ed eterocentrismo (Travaglio non si sognerebbe mai di dire di nessun uomo che "è avvenente").  Le scenate di gelosia servono a restituire con un frasario da giornalaccio scandalistico dei reati ben più gravi (non ricordati e dunque lasciati solo alla memoria di chi legge) mantenendo la fumosità di una critica generica di caratura moralistica e non politica.
Anche rivolgersi alle tre donne menzionate come alle Tre Grazie è degno di una ironia da bar completamente irricevibile perché Travaglio fa leva su quel sessismo patriarcale e maschilista che è la stessa matrice ideologica dell'omofobia.

Per Travaglio coloro che sostengono il Family Day non sono persone da criticare perché negano diritti di cui loro godono a certe categorie di persone ma sono degli adulteri corrotti e con molte amanti...

D'altronde per Travaglio quelli per cui la pdl Cirinnà costituisce un parzialissimo riconoscimento non sono diritti umani universali riconosciuti anche alle coppie dello stesso sesso ma alle coppie gay (cioè di omosessuali maschi) e non coppie dello stesso sesso o, al limite, omosessuali, dove l'aggettivo omosessuali significa anche dello stesso sesso.

Non è una differenza della forma ma della sostanza perché quel che dirime la questione delle unioni civili e del matrimonio non è l'orientamento sessuale dei membri delle coppie ma il loro assortimento sessuale.
E non si può desumere il primo dal secondo: due uomini che stanno insieme non sono necessariamente gay possono anche essere bisex.
Lo stesso vale per le lesbiche se Travaglio non le escludesse usando un linguaggio sessista, ma in questo è in ottima compagnia.

Qualunque sia il loro orientamento sessuale due uomini e due donne in Italia non si possono sposare non già in quanto gay o in quanto lesbiche ma in quanto persone dello stesso sesso.
Tant'è che quando in una coppia etero (di sesso diverso) uno dei due o una delle due partner cambia sesso quel matrimonio viene automaticamente cancellato.

Ma tant'è per Travaglio i diritti sono delle coppie gay.





Altro scivolone quando Travaglio riporta le voci su Gasparri Ai tempi dello scandalo Marrazzo ci fu chi provò a infangarlo: Libero raccontò di un politico che bazzicava gli stessi trans col soprannome “Chiappe d’oro”.

Travaglio dice i trans al maschile fuori tempo massimo per potersi trattare di un fraintendimento dopo che persino l'Unar ha ricordato alla stampa che i trans sono i maschi trans cioè donne biologiche che transitano verso il sesso maschile e che gli uomini biologici che transitano verso quello femminile sono LE trans.
Non ci sono più scuse che tengono, chi continua imperterrito a dire I trans lo fa per scelta, per disprezzo, perché vuole ricordare a queste presunte signorine che sono nate maschio e al maschile ci si deve loro riferire.

Non pago Travaglio allude alle pratiche sessuali che Gasparri avrebbe fatto con queste donne trans quella penetrazione anale ricettiva (lo chiamavano chiappe d'oro) evidentemente per Travaglio chiunque pratica del sesso anale ricettivo è gay lo so che è difficile da capire anche per molte persone omosessuali ma non sono le pratiche sessuali a determinare il nostro orientamento sessuale, bensì il coinvolgimento emotivo affettivo e relazionale.
Insomma per Travaglio  se Gasparri è chiappe d'oro è un frocio e quindi che ci va a fare al Family Day?

Mi sembra una argomentazione un tantino omofoba  la solita solfa di chi vuole offendere qualcuno dandogli del frocio e si sa i froci lo pigliano del culo, perché il culo ce lo hanno solo loro gli etero e le donne hanno un altro tipo di orifizio. D'altronde Travaglio coltiva lo stesso gusto dei classici di Montanelli e sicuramente ricorderà Marziale.

Infine la ciliegina sulla torta quando Travaglio allude all'omosessualità dei preti che vanno al family day coi loro fidanzatini dove, per non farsene mancare nessuna, al maschilismo aggiunge il paternalismo quel fidanzatini sminuente che normalmente si si usa per rivolgersi ai e alle partner degli e delle adolescenti ma che in questo caso si riferisce volgarmente alla tenera età dei partner dei prelati con una allusione alla pederastia.
Di nuovo Travaglio usa l'orientamento sessuale per sminuire le persone e offenderle non certo per denunciarne l'incoerenza e l'ipocrisia altrimenti ricorderebbe anche le fidanzatine dei preti.

Anche quella è una contraddizione visto che i preti dovrebbero seguire il nubilato.
Ma vuoi mettere?
Dire di un prete che scopa con una donna fa meno scandalo (anzi non lo fa per niente) di dire che un prete ha un fidanzatino.

Di questo editoriale fascista e patriarcale disgustosamente omofobo e transfobico io faccio volentieri a meno e lo rispedisco al mittente perché mi offende, mi offende come gay, e come cittadino la cui intelligenza è misconosciuta pensando mi si possa impunemente ammannire un linciaggio morale spacciandolo per un j'accuse politico.

Per questo invito caldamente Travaglio ad andare al Family Day (cosa avevate capito?!?!) degno posto  per chi usa un frasario e delle argomentazioni squadriste.

Perché Travaglio offende anche te.

Se lo consoci lo eviti.

Proprio come il Family Day


mercoledì 20 gennaio 2016

Può l'anarcocapitalismo essere omofobo? Sulle critiche "da sinistra" alla campagna "svegliatitalia" per le unioni civili.

Le immagini incriminate sono queste.

Mostrano due corpi dello stesso sesso coperti da una bandiera italiana mentre si inneggia al Paese affermando che un Paese civile protegge l'amore.

E' una immagine della campagna nazionale per la manifestazione del 23 gennaio quando le persone scenderanno nelle piazze di oltre 40 città a ricordare che questo Parlaento deve approvare una legge imprescindibile nonostante la sua pochezza e il suo spirito segregazionista.

Queste immagini sono una bella metafora che mostra il Paese, cioè il popolo,  proteggere le persone e il loro amore. Una bandiera come una coperta che copre.
Un Paese del quale essere orgogliose e orgogliosi.

Una campagna comunicativa azzeccata ma che a tante e tanti non è piaciuta per quello che hanno visto nelle immagini ma che, a essere intellettualmente onesti e oneste, in queste immagini non c'è.


Il blog incrocidegeneri scomoda addirittura l'omoazionalismo statunitense, lamentandosi di una bandiera che inneggia a una idea di civiltà considerata razzista, il discorso retorico sulla quale inneggerebbe alla discriminazione nazionalista (il blog dice razzista che non significa nulla visto che non parliamo di razza e che, la razza non ha una dimensione scientifica) additando come nemici gli Stati che non riconoscono i diritti lgbt. 

Quindi se critico le leggi omofobe della russia di Putin per incorcidegenri sono razzista.

Ora non sono certo uno sciovinista, tutt'altro, ma la banidera italiana non mi fa schifo perchè è la stessa che sfilava nel Paese il 25 aprile del 1945 quando il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) proclamò l’insurrezione in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti.

Questa è la bandiera della Repubblica, la bandiera dello Stato italiano che 40 anni fa ha prodotto alcune dele leggi di più alta civiltà per un Paese arretrato come l'Italia: divorzio, interruzione della gravidanza, legge Basaglia sulla chiusra dei manicomi nuovo Stato di Famiglia che cancellava quello mussoliniano del 42, legge sul cambio di sesso (la prima in Euroopa) e, più recentemente, la legge sullo stupro come reato sullla persona e non più per la morale.

In questa bandiera mi ci identifico. 
E' a questa bandiera che chiedo di ratificare i diritti della persona e non diritti dei gay e delle lesbiche come conciona incrocidegeneri.

Lo sa bene chi ha fatto questa campagna  che, oltre alle due immagini con coppie dello stesso sesso, ha prodotto anche una terza immagine



 Un uomo e una donna abbracciati non dalla bandiera italiana, perchè quei diritti le coppie di sesso diverso già li hanno, ma abbracciate da una bandiera raibow mentre si afferma che chi ama i diritti li vuole per tutti (sessisticamente)

   
L'anarcocapitalismo del blog incrocidegeneri fa i suoi discorsi - anche condivisbili - anti imperialisti a spese delle persone omosessuali e bisessuali riducendo l'ammanco di diritti umani ai loro danni a una mera retoriche dei diritti sessuali.

La conclusione del post fuori da ogni cocncretezza politica  afferma
A fronte di una retorica che vorrebbe imporci ordine e disciplina e ci chiede di giurare fedeltà allo stato-nazione in cambio di una rassicurante normalità piccolo-borghese, è tempo di essere INCIVIL*!
In barba ai figli e le figlie di famiglie omogenitoriali che sono bambini e bambine di serie b, in barba alle coppie di sesso diverso che se non si sposano non hanno diritto alcuno (e che la proposta di legge Cirinnà invece  riconoscerebbe, istituendo per tutte le coppie anche le convivenze di fatto), in barba a tutte quelle persone che, escluse dal il matrimonio, non possono dire alla società "io e questa perosna stiamo insieme e come coppia contribuiamo al bene comune al nbene della nazione".

Per l'anarcocapitalismo dobbiamo rimanere tutte e tutti divisi, sole e soli, avere un welfare individuale dove non contano la solidarietà o lo spirito di corpo, dove non conta la rete di affetti (non sempre e non solo sessuati) che la società reale, di cui incrocidegeneri ignora l'esistenza, sta realizando, concretamente, al di là di riflessioni teoriche e sterili, perchè sdradicate dal tessuto sociale, dal qui e ora, dalla continegnza evenemenziale.

Quando il pensiero "anti" si standardizza a una retorica priva di umanità e di senso di concretezza e di responsabilità si ottengono risultati come questo, squisitamente omofobi, capitalisti e individualisti e anche sgrammaticati.

In un senitre antisessista più di facciata che di sostanza si scrive incivil* credendo di  declinarlo al maschile e femminile ignorando che incivile è parola ambigenere e rimane invariata al maschile e al femminile.
Però poi nel testo non si evitano dei squisitamente sessisti maschili inclusivi (come diritti dei neri, solo al maschile e direttamente neri, non già persone, ma razza a parte, o quel participio passato "protetti" solo al maschile... ma tant'è).

A queste persone ho solo una cosa da dire. Studiate, e ringraziate chi esattamente 70 anni fa ha dato la vita perchè voi poteste scrivere queste cazzate senza che nessuno venisse a casa vostra ad arrestarvi.

ITALIA SVEGLIAAAAAAAA